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Il mio André

seconda parte

di Claudine

Il pittore stava ultimando il quadro. Oscar era immobile, con la mente che inseguiva mille immagini, mille sensazioni. Sentirsi ricordare quel giorno in cui Maria Antonietta era giunta a Parigi era stato molto dolce e molto doloroso. Com'era giovane, allora; com'era fiera, sicura, felice… come non lo sarebbe stata mai più. Tutto era carico di promesse, tutto ancora da venire, da costruire, da inventare. In quel momento non aveva compreso che la felicità era già lì, in quell'attimo perfetto, in quell'entusiasmo, in quella luce dorata. Lei e Maria Antonietta erano lontane, ormai. Troppe cose le dividevano. Ma in fondo al suo cuore la regina era ancora la splendida giovane principessa con cui aveva condiviso un sogno, un attimo di perfetta felicità. Quante illusioni perdute, quanti sbagli… Era stata colpa sua, forse? Quanti errori… ma chi non ne aveva mai commesso? Si sentì tremendamente stanca, la fronte le scottava; da alcuni giorni era preda di una strana febbre. Pensare al passato non era una cosa salutare, lo sapeva bene. Ma ultimamente le capitava sempre più spesso. Ed un'immagine dominava tutte le altre, la più cara, la più dolorosa: Andrè. Quella scena con suo padre… la tormentava come una ferita che non si sarebbe mai più richiusa. Andrè le aveva salvato la vita, ancora una volta. Suo padre gli aveva chiesto con tono beffardo se intendesse sposarla, e lui aveva risposto semplicemente: "Si". Quel "Si" risuonava nella sua testa ancora adesso. Andrè voleva sposarla… lo aveva detto senza la minima esitazione, come se sapesse che non poteva essere altrimenti. Non poteva essere altrimenti. Era già sposata a lui, in fondo. Cosa dovrebbe essere il matrimonio? L'unione di due anime, un cammino in comune… tutte cose che tra loro due erano esistite da sempre. "Il mio Andrè… ". Mio nel vero senso della parola, pensava Oscar sentendo un dolore nel centro del suo essere. Lui si era dato a lei da sempre, aveva consegnato la sua vita nelle sue mani. Che tremendo potere le aveva dato: il potere di far soffrire, gioire… Andrè sapeva amare. Sapeva donarsi senza incertezze, e lei? Aveva paura di scoprirsi fragile, indifesa, esposta al dolore di vivere davvero. Quali erano le parole giuste, i gesti dell'amore? Ma esistevano poi davvero? "Allora uccidete prima me" aveva detto lui "Altrimenti sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo". La donna che io amo. Aveva chiamato le cose col loro nome, ancora una volta. Aveva atteso impassibile che il generale l'uccidesse. Se davvero suo padre l'avesse fatto… era sicura che lo avrebbe supplicato di uccidere anche lei. Il legame tra loro non poteva spezzarsi, non finché avrebbe avuto vita. Non riusciva ad immaginare di sopravvivergli, in alcun modo. E se fosse accaduto? Questo pensiero le provocò un'angoscia insostenibile, un presagio di dolore. Anche questo era l'amore: l'ansia continua, l'incertezza del domani, il desiderio che tutto potesse durare per sempre immutato, al di fuori del tempo. Il tempo le aveva già portato via tante cose, e non poteva perdere questa, la più preziosa di tutte. Ancora non era riuscita a parlargli dei suoi sentimenti. Avrebbe desiderato disperatamente che lui capisse, capisse quanto lo amava. Sarebbe bastato dirglielo, lo sapeva, ma… non ci riusciva. Nella sua mente glielo aveva già detto tante di quelle volte che le sembrava impossibile che lui non riuscisse a leggervi dentro, a capire. O forse lo sapeva già? Forse lui… la conosceva così bene che non poteva non aver compreso. Il pittore aveva terminato, per quel giorno. Si stava facendo buio, persa nei suoi pensieri non se ne era resa conto. Il pittore uscì, ed Oscar si avvicinò alla grande finestra affacciata sulla sera. "Quante sere della mia vita ho passato con te…" pensò ricordando mille momenti condivisi con Andrè, mille tessere di un mosaico che ora le sembrava incredibilmente chiaro. "Com'è andata oggi?" disse una voce alle sue spalle. Era lui. Non si voltò, rimase immobile ad ascoltare i suoi passi che si avvicinavano. Lui le si affiancò, e lei rispose: "Bene. In fondo è rilassante non dover fare altro che rimanere immobile, per una volta". Lui sorrise e guardò al di là del vetro, senza parlare. Rimasero in silenzio, vicini, come avevano già fatto più di mille volte. Oscar scrutò il suo profilo con la coda dell'occhio. Com'era bello… "Il mio Andrè" pensò ancora una volta. Ecco… ora avrebbe potuto allungare una mano, prendere la sua… avrebbe potuto abbracciarlo, stringerlo, sembrava così facile… Non si mosse. Sentì la mano di lui sfiorarle un braccio e sussultò. Lui la guardò stupito, e poi disse: "Oscar… volevo dirti che domani, quando andrai a Parigi, verrò con te". La sua mano era ancora sul suo braccio, ferma, sicura… Adesso l'avrebbe coperta con la sua e l'avrebbe stretta, e lui… "Oscar, che hai?" chiese Andrè fissandola. Lei si riscosse e lui allontanò la sua mano "Niente, perché?" chiese con noncuranza "Non so…" disse lui "Sembri assente, lontana…" "No, scusami, è che io… ultimamente ho molti pensieri, ed allora… " "Dovresti riposare un po’ di più" disse lui guardandola con dolcezza. La mente di Oscar si bloccò. Quante volte l'aveva guardata così? Tantissime, eppure ora sentiva il suo cuore fermarsi. Ricambiò il suo sguardo, in silenzio. Perché era così difficile colmare quella piccola distanza che li separava? Pregò in silenzio che fosse lui a farlo, che facesse anche un piccolo gesto. Ma non era giusto, in fondo. "La donna che io amo… " aveva detto. Quella donna era lei, che non riusciva a dimostrargli il suo amore. Ora avrebbe detto qualcosa. Immaginò se stessa dire: "Hai detto che mi ami davanti a mio padre, hai offerto la tua vita per me. Io farei lo stesso, perché ti amo. Ti amo". Invece disse: "Come sta il tuo occhio, Andrè? Hai avuto ancora dei problemi?". Lui si ritrasse impercettibilmente abbassando lo sguardo e rispose: "Benissimo. Non ho più alcun problema, Oscar. Non devi preoccuparti". "Come sarebbe baciarti?" pensava Oscar fissandolo. L'aveva baciata, una volta, ma era stato un bacio pieno di rabbia, di dolore. Come si faceva a dire ad un uomo a cui si era causato tanto dolore: "Io ti amo?". La fiera Oscar François de Jarjayes si sentiva una vigliacca. Avrebbe ucciso con le sue stesse mani chiunque avesse osato chiamarla così, ma era come si sentiva in quel momento. "Non ero preparata a questo" pensò sconsolata "In fondo, mi hanno sempre insegnato a non essere una donna". "Andiamo" disse Andrè all'improvviso "La cena sarà pronta". Lei annuì e lo seguì, sentendo come se un filo invisibile la legasse a lui, come se lontana da André qualcosa dentro di lei si spegnesse. "E' questo, forse" pensò uscendo "è questa forza che sento dentro di me a farmi paura. Sento che potrei fare qualsiasi cosa". Qualsiasi,fuorchè riuscire a dirgli che lo amava.

Continua...

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