LA LETTERA
di
Louise
de Valois
Quel pomeriggio Oscar era tornata a casa con André per riposarsi un
po, come ormai accadeva sempre più di rado. In piedi vicino alla finestra, guardava
la pioggia battere violentemente contro i vetri. Era maggio, eppure latmosfera, con
quellacquazzone, era più triste che mai: Oscar aveva trascorso la mattinata con il
principe Louis Joseph, laveva portato a cavallo con lei, gli aveva fatto assaporare
quegli ultimi attimi di vita che gli restavano. "Povero bambino, pensava, è così
giovane
".
Allimprovviso udì dei passi nel grande salone e una voce
familiare, quella del "suo" André: "Oscar, ho saputo che il conte di
Fersen è partito per la Svezia - disse tutto dun fiato - e ti ha anche mandato una
lettera, ma forse non ti è ancora stata recapitata". La voce voleva essere incolore,
eppure lorecchio attento di Oscar vi lesse una nota dansia. Non rispose nulla,
anzi cambiò discorso: "André, per favore, prepara i cavalli: siamo in
partenza!".
E così Fersen le aveva scritto una lettera
rimase per qualche
attimo davanti alla finestra, poggiando la fronte sul vetro umido. Fersen
non lo
aveva visto per mesi, forse qualche anno
da quella volta che venne a trovarla a
palazzo Jarjayes, dicendole che laveva riconosciuta al ballo
Oscar sirrigidì a quel ricordo, si staccò dal finestrone e
cominciò ad attraversare il salone a larghi passi. Sì, laveva intravisto qualche
volta a Parigi, in testa al suo reggimento, ma lo aveva evitato di proposito. Poi il
destino li aveva fatti rincontrare: il conte aveva salvato la vita a lei e ad André,
qualche giorno prima, quando erano stati assaliti da una folla inferocita a Parigi. Mentre
i suoi passi rimbombavano nel lungo corridoio, Oscar ripensava a quella sera
"Il mio André è in pericolo!" gli aveva gridato, mentre Hans, incredulo, si
allontanava per salvare il suo amico. Quella sera Oscar aveva capito chiaramente di amare
André, ma la scoperta era recente, ed essa stessa faticava ancora ad accettare questa
nuova realtà. Per il conte svedese ormai non provava più niente, se non
un
fastidioso imbarazzo che tuttora la assaliva solo a sentirlo nominare. Chissà cosa le
aveva scritto?! Scendendo lo scalone di marmo, si rese conto, suo malgrado, di essere
incuriosita dal contenuto di quella lettera. Ma perché, poi? Certamente non lo amava
più, ormai da tempo, e si ripeteva che mai e poi mai sarebbe ritornata sui suoi passi,
qualunque cosa vi avesse letto. Eppure era una lettera rivolta a lei
quante volte, in
passato, aveva sognato questo evento
specie quando Hans partiva per i suoi lunghi
viaggi: in Svezia, in America; invece le aveva scritto adesso, dopo che la loro amicizia
era finita.
Oramai era arrivata nelle scuderie, dove il fido André la aspettava:
"I cavalli sono pronti, Oscar, possiamo partire". "Bene, andiamo", gli
rispose, e uscirono insieme alla volta di Parigi.
Oscar rimase in caserma più di una settimana, poiché erano in corso
gli Stati Generali e lei doveva guidare il suo reggimento perché mantenesse lordine
a Parigi. Appena tornata a casa, la vecchia governante le corse incontro con qualcosa in
mano: "Oscar, cè una lettera per te. Me lha consegnata un valletto
dallaccento straniero, proprio il giorno in cui tu sei partita per Parigi. Mi ha
detto di consegnarla personalmente nelle tue mani" le disse, guardandola con aria
interrogativa. "Ah sì, grazie" fece Oscar, con una voce metallica volutamente
indifferente, "la leggerò più tardi".
Stranamente agitata, si rese conto che quasi correva per le scale: era
la sua lettera, non cera dubbio! Con una grafia ampia ed elegante era scritto sulla
busta "Per il Comandante dei soldati della Guardia Colonnello Oscar François de
Jarjayes". Arrivata nella sua stanza, Oscar si tolse luniforme e riprese un
po di fiato: sì, era emozionata e curiosa, e questo la innervosiva, perché
si ripeteva- non aveva alcun motivo di esserlo.
Aprì la busta e ne estrasse quattro fogli, scritti con la stessa
elegante grafia: la conosceva bene, dopo aver portato tante volte i messaggi del conte
alla regina Maria Antonietta!
« Mia cara Oscar,
so che questa lettera sarà una sorpresa per voi, infatti non vi ho mai
scritto in passato, ma vi assicuro che avrei voluto farlo già tempo addietro, e me
lha impedito solo il rispetto del patto che ci siamo scambiati in occasione nel
nostro "addio" a palazzo Jarjayes. Vi avevo promesso che non ci saremmo più
visti, che sarei sparito dalla vostra vita, eppure il destino ha voluto che ci
incontrassimo ancora, e così ho sentito di dovervi scrivere le mie riflessioni.
Quella famosa sera vi ho detto che siete stata per me il migliore amico
che abbia mai avuto: con questa lettera voglio solo confermare questo dato di fatto, e
assicurarvi che la mia amicizia e la mia stima per voi non verranno mai meno, e che vi
sarò grato fino alla fine dei miei giorni.
Quando vi ho conosciuto ero poco più che diciottenne, abbagliato dalle
bellezze della Francia e dal fasto di Parigi, e sono rimasto conquistato dal fascino della
principessa Maria Antonietta. Ricordo benissimo quella sera di gennaio in cui si è
giocato il mio (triste) destino: lo splendore della principessa mi abbagliò e da allora
ho smesso di ragionare (o forse non ho mai cominciato) con la testa e ho ascoltato solo le
ragioni del cuore. Vi ho vista come langelo custode della delfina, un soldato (così
pensavo allora di voi) dallo sguardo fiero e leale, al servizio fedele del suo signore. Ma
ciò che mi ha colpito di più (e per cui mi siete entrata nel cuore) è stata
laudacia e la generosità che avete dimostrato in occasione dellincidente
occorso alla principessa quando volle imparare ad andare a cavallo. Inginocchiato al
cospetto di sua maestà Luigi XV, pensavo: "Che giovane coraggioso! Ha rischiato la
propria vita per salvare la principessa, ed ora non esita a farlo di nuovo per salvare
quella del suo attendente!"; e così, spinto dallammirazione per voi, trovai
anchio il coraggio per implorare il re che non condannasse a morte nessuno.
Ma la sorpresa è stata grande quando, dopo che avevate perso i sensi,
sono venuto a casa vostra con André e ho scoperto che eravate
una donna! Non avrei
mai immaginato che potesse esistere una donna come voi! Le donne, erano state per me, fino
ad allora, delle graziose creature, nate per rendere piacevoli le giornate di noi uomini:
qualcuna era particolarmente bella e affascinante (come la principessa, di cui mi ero già
invaghito), ma non avevano certo le virtù tipiche delluomo: il coraggio, la
determinazione, soprattutto la lealtà. Conoscendo voi, mi sono ricreduto (anche se donne
simili sono più rare a trovarsi di un tesoro!).
Ho accettato subito, anche se malvolentieri, il vostro consiglio di
partire per la Svezia, quando ormai le voci dei cortigiani sulla simpatia della
principessa per me si facevano sempre più indiscrete: perché era dettato dal buon senso
e dalla razionalità, e perché mi era stato offerto da voi con grande discrezione, e in
virtù dellaffetto devoto che provavate per Maria Antonietta, ma con una
determinazione che non ammetteva repliche. Quella sera ricordo di avervi chiesto se vi
sentivate a vostro agio nei panni maschili, o se invece avreste preferito conoscere le
gioie di una donna: lamore soprattutto. Mi avete risposto che eravate perfettamente
a vostro agio e che non avevate rimpianti. Ma io a quella risposta non ho mai creduto fino
in fondo, anche se durante tutti questi anni avete fatto di tutto per convincermene ».
Oscar trasalì mentre leggeva le parole di Fersen: ma dove voleva
arrivare? Non gli bastava averla umiliata in casa sua, dopo la sera del ballo? In un
impeto di rabbia e di vergogna, stava per accartocciare la lettera, ma poi la curiosità
fu più forte, e riprese la lettura
«Ricordate quando, al mio ritorno, vi ho salvato
da quei malviventi che vi avevano teso un agguato? Ero preoccupatissimo quando mi siete
svenuta fra le braccia, e non mi calmai finché non vi vidi riprendere conoscenza, a
palazzo Jarjayes. Mi chiedeste se avevo intenzione di tornare dalla regina: ma il vostro
sguardo non era più minaccioso come quattro anni prima, bensì (ma allora non me ne
accorsi) quasi malinconico. Io lo so, il vostro affetto per la sovrana è così grande che
vi siete immedesimata in lei, cercando di sentire la stessa gioia che avrebbe provato lei
nel rivedermi.
Quando vi dissi che avevo intenzione di sposarmi
la vostra
reazione mi sorprese: pensavo sareste stata soddisfatta (così non avrei più creato
problemi alla regina), invece mi sembraste quasi dispiaciuta (pensavate sempre al
dispiacere che le avrei provocato). Ma quella volta non vi ho ascoltato: ciò che provavo
per Maria Antonietta era più forte di qualsiasi buona ragione, e così
sono iniziate
le nostre sofferenze. Non mi perdono tuttora (eppure non avrei potuto farne a meno) di
avervi coinvolto nella nostra relazione pericolosa: siete diventata la nostra sola ancora
di salvezza, permettendoci di vederci di nascosto e di scambiarci messaggi. Lo facevate
per il grande affetto che vi legava alla regina, pur sapendo che era una cosa proibita, ma
davvero non potevo immaginare la profonda sofferenza che nascondevano i vostri occhi
azzurri ogni volta che incrociavano i miei.
Quando decisi di partire per lAmerica, dopo il famoso ballo a
corte in cui mi avete impedito di commettere sciocchezze, ero veramente disperato: sapevo
che era lunica cosa da fare, sia per il mio bene che per quello della regina, ma
avevo la morte nel cuore, e leggevo anche nei vostri occhi la tristezza e la
preoccupazione per il mio futuro. Orami vi stavate affezionando a me, come, del resto, io
a voi. Durante la mia permanenza oltreoceano ho pensato spesso a voi: al vostro coraggio
come soldato, alla vostra lealtà come servitore dei reali e come "amico". Sì,
dico "amico" perché io un vero amico non lho avuto mai: da piccolo sono
stato educato da un precettore, poi ho cominciato a viaggiare e lunico legame
stabile della mia vita è nato a Versailles. Dei veri "amici" ne avevo solo
sentito parlare; delle donne, poi, ero fermamente convinto che non ci si potesse fidare,
quindi unamica donna era unidea che non mi aveva mai sfiorato. Invece
lunico riscontro reale che ho avuto siete stata voi. Spesso mi sono chiesto "ma
perché Dio non lha fatta nascere uomo!": così avrei potuto raccontarvi molte
più cose, magari viaggiare insieme. Comunque voi facevate di tutto per nascondere la
vostra femminilità, e così ho cominciato davvero a considerarvi un "amico".
Fino a quando
Quella sera del ballo a Parigi non cera la regina, ed io vi ero
andato per sentirmi meno solo. Orami avevo capito che dimenticare Maria Antonietta era una
pura illusione, non solo: non era neanche giusto, visto che in quel momento lei aveva
davvero bisogno di me. Così avevo deciso di rimanere al suo servizio per tutta la mia
vita (se adesso ho deciso di partire di nuovo è perché mi sono reso conto che la mia
presenza a corte è alquanto ingombrante, e i sovrani hanno bisogno di stare un po
da soli, in questo momento difficile).
Quando vidi quella splendida dama attraversare la sala, rimasi come
folgorato da tanta bellezza: aveva un fascino insolito, uneleganza fuori dal comune
e uno sguardo magnetico ».
Istintivamente Oscar chiuse gli occhi e si lasciò andare al ricordo di
quella sera: lui la teneva fra le braccia, la guardava ammaliato
"Ma che stupida
che sono!" pensò allimprovviso "è stato uno dei più
grossi errori della mia vita!" Riprese subito a leggere. Tutto si era fermato attorno
a lei: era talmente concentrata che non sentiva più le consuete voci e i rumori della sua
casa.
«Come ho fatto, però, a non riconoscervi!
Eravate a viso scoperto
Ma labito, lacconciatura e le circostanze erano
così lontane da voi che mi fu impossibile pensarci, anche per un attimo. Accettaste
subito di ballare con me (solo poi ho capito: eravate lì per questo!). Non riuscivo a
togliervi gli occhi di dosso; vi dissi che assomigliavate incredibilmente ad una persona a
cui tenevo molto, e vi spiegai anche i motivi della mia stima. E infine vi dissi cosa
provavo realmente per voi: vi consideravo "il mio migliore amico".
A quel punto la vostra reazione inaspettata mi fece realizzare la
verità: eravate voi! Rimasi talmente stordito da questa rivelazione, che non ebbi il
coraggio di seguirvi fuori dal salone. Cosa avrei dovuto dirvi? Ero talmente imbarazzato!
Inutile dirvi che la mia serata finì lì: corsi a casa e mi rinchiusi in camera mia a
pensare, a ricordare, a piangere. Sì, ho pianto, perché ho capito tutto il vostro
dramma, non solo di amante non corrisposta, ma di donna costretta a vivere come un uomo.
Da quella sera ho cominciato a considerarvi in maniera diversa, a
pensare a voi come una donna: bellissima e passionale, ma che io non avrei mai potuto
amare.
Sono venuto a farvi visita appositamente, quella sera di ottobre,
perché volevo dirvi ciò che sentivo, ma che in realtà non sono riuscito ad esprimere, e
che cerco ora di spiegarvi con questa lettera. Ora lo so, ho sbagliato tutto rivelandovi
che vi avevo riconosciuto: non ho riflettuto a sufficienza sulla vostra sensibilità che
avrei potuto offendere, ma mi sono fatto prendere da un impeto di "affetto" per
voi, e perché no, anche da un pizzico di orgoglio maschile».
Ancora una volta Oscar fu sul punto di strappare la lettera, che stava
riportando alla luce una ferita profonda, non ancora del tutto guarita. Le tornò di
prepotenza in mente quella scena: Fersen che le afferrava il polso, lei che fuggiva
rovesciando il tavolo
Già, l"orgoglio maschile". Di cui Hans
parlava, le era costata unumiliazione mai subita prima: vedersi scoperta, sentirsi
colpevole di essersi innamorata di un uomo irraggiungibile, di uno che la considerava il
suo migliore amico, dellamante della sua regina. "Perché avete voluto dirmelo,
Hans, perché?
" Cominciò a singhiozzare mentre a stento riusciva a
distinguere, tra le lacrime, le righe seguenti
« Sì, volevo dirvi che per me siete una donna
meravigliosa, completa, dotata di tutte le qualità che le donne dovrebbero avere
(dolcezza, onestà, affabilità) ma anche delle più nobili qualità maschili (coraggio,
lealtà, fedeltà). La vostra femminilità, così abilmente nascosta, che avete voluto
rivelare solo a me, è così affascinante che sicuramente mi avrebbe conquistato, se il
mio cuore non fosse già di unaltra. La mia intenzione era questa: di farvi un
complimento e di invitarvi ad essere voi stessa, cioè una splendida donna.
Invece ho ottenuto un effetto del tutto contrario alle mie aspettative:
avete pensato che volessi prendermi gioco di voi, o peggio ancora, approfittare dei vostri
sentimenti nei miei confronti. Lerrore è stato mio, e non potrò mai perdonarmelo,
perché mi è costato la vostra amicizia, a cui tenevo tantissimo. È giusto che abbiate
deciso di non volermi più vedere, e sono sicuro che questa è stata una delle cause che
vi ha spinto ad abbandonare la Guardia Reale.
Ma io non vi ho dimenticata: e come potrei? Ve lho anche
promesso!
Se adesso ho deciso di rivelarvi tutto ciò, è perché dal nostro
ultimo incontro ho capito molte altre cose importanti di cui voglio parlarvi.
Quando, qualche sera fa, vi ho salvata da una folla impazzita che
voleva linciarvi, nei pressi di Saint Antoine, mi è sembrato che sia stato il destino a
farci incontrare. È stato un bene per voi, perché grazie al mio intervento siete
scampata da chissà quale pestaggio (il povero André avrebbe certamente trovato la
morte!), e per me perché avevo desiderio di rincontrarvi e di sapere che non pensavate
più a me.
Siete rimasta sbalordita nel vedermi di fronte a voi, ma tale reazione
è durata pochi attimi, perché subito avete pensato, angosciata, ad André. Già, al
"vostro André".
Da quando lo amate? »
"Già, da quanto tempo lo amo?" pensò Oscar
"Non lo so neanchio. Da poco, da quando ho capito che Hans non era per me? Da
quando André mi ha confessato il suo amore?" Mentre era intenta a queste
riflessioni, Oscar sentì dei passi per le scale, e la voce di André che la chiamava:
"Oscar, dove sei? La cena è in tavola!". Si stava dirigendo verso la sua
stanza. Oscar avrebbe voluto nascondere la lettera e andargli incontro, ma era come
paralizzata dallemozione. André bussò. "Sei qui?". Non ottenendo
risposta, aprì la porta, e la vide seduta alla scrivania, con la lettera fra le mani, il
volto pallido e un espressione quasi spaventata. Capì subito che era la lettera di
Fersen, e nelle macchie irregolari che ne sbiadivano la grafia riconobbe delle lacrime.
"Scusami, Oscar, non pensavo
Volevo dirti che la cena è pronta, ti
aspettiamo", e si affrettò ad uscire.
"Ecco" pensò Oscar fra sé "adesso André
penserà che sono ancora innamorata di Fersen! Ma che mi è preso?". Si alzò per
avvicinarsi alla finestra. Si avvicinava il tramonto, e il giardino dei Jarjayes era
avvolto da una dolcissima luce rosata, che rendeva caldo anche il grigio marmoreo delle
fontane. "Da quando lo amo?" Pensò ancora una volta, tornando alla sua
scrivania
« Forse da sempre, ma non lavete mai
voluto riconoscere. Magari non lo avreste neanche voi saputo chiaramente, se non ci
fossimo trovati in quella situazione. Avete gridato che era in pericolo, che dovevate
salvarlo, e questa sembrava essere la vostra unica preoccupazione. Quando io ho
sottolineato le vostre parole
siete rimasta immobile, attonita, colpita come da una
freccia al cuore, da quella rivelazione che avevate appena fatto a voi stessa.
Anchio sono rimasto sorpreso, ma ho dovuto correre in suo aiuto,
preoccupato quanto voi per la sua sorte. Non ci ho parlato, con André, perché ho dovuto
attirare la folla in un altro quartiere. Ma avrei voluto dirgli: "Corri da lei,
perché non pensa che a te!".
André, a sua volta, è innamorato di voi da una vita. So di non dirvi
cose nuove, immagino che lo sappiate meglio di me. Ma ve lo dico per togliervi da ogni
dubbio e indugio (se ne avete ancora qualcuno). Vi ama da sempre, sicuramente da prima che
ci conoscessimo. Il giorno dellincidente di Maria Antonietta, in cui anche voi
perdeste conoscenza, sembrava impazzito per il dolore e per il senso di colpa che lo
attanagliava. Mi rivelò che eravate una donna, e che avevate rinunciato alla vostra
femminilità per accontentare i desideri di vostro padre; nel suo sguardo lessi tutto
lamore che provava per voi, e la sofferenza nel vedervi costretta a vivere una vita
che non vi apparteneva.
Conosco da allora i suoi sentimenti, e ne ho avuto conferma in ognuno
dei nostri incontri. Ho indovinato anche che lui sapesse cosa provavate per me, dal modo
in cui mi ha accolto quando sono tornato dallAmerica: rimase di sasso, mentre voi
correvate felice verso di me sulla collina, salvo poi dimostrarsi di unaccoglienza
impeccabile, superato lo sgomento iniziale.
È una persona straordinaria, André: mi ha voluto bene perché voi me
ne volevate, mi è stato amico per amor vostro, e questo è veramente insolito (per non
dire impensabile) per un "rivale in amore". Forse sapeva di non avere speranze
(eppure continuava a dedicarvi tutta la sua vita), oppure lo credo più probabile
ha deciso di aspettare in silenzio e di rispettare le vostre scelte? O forse sapeva
che io non ero la persona giusta per voi, e che prima o poi vi sareste accorta di amarlo?
In tutti i casi, lo ripeto, egli è una persona eccezionale, e come
tale è lunico uomo che potrebbe dividere la sua vita con voi. Sì, Oscar, voi
meritate ben altro che me: io non sono che un codardo e uno sconsiderato, mentre lui è
luomo più maturo e generoso che abbia mai conosciuto. Lunico problema
(perché ho imparato che i nostri amori non possono essere senza problemi!) è che André
non è un nobile: dovrete chiedere il permesso del re per sposarvi. Scusate se parlo già
di matrimonio, mentre forse voi vi state ancora interrogando sulla profondità dei vostri
sentimenti! ».
Oscar sorrise al pensiero di un matrimonio con André
era
una prospettiva che non laveva mai sfiorata, e al momento le sembrava lultima
cosa a cui pensare. Però
ne era certa: voleva continuare a dividere la sua vita con
lui, ma in maniera molto più completa di quanto non avesse fatto finora
« Scusatemi ancora, Oscar, se mi permetto di
intromettermi nella vostra vita privata, ma ho sentito in me fortissimo il bisogno di
dirvi queste cose. Siate felice, Oscar! Non rinunciate più ai vostri diritti! Vivete come
una donna, vivete lamore che avete a portata di mano! Non lasciatevi sfuggire
questoccasione! Me lavete detto anche voi: "lamore può portare
alla felicità completa o a una lenta e triste agonia": la felicità è davanti a
voi, nella persona di André! Se il problema è vostro padre, state sicura che dopo
qualche resistenza, sarà felice anche lui, perché un padre vuole solo il bene dei propri
figli; inoltre so che lui vi ha già proposto il matrimonio. Vi prego, Oscar, non
deludetemi. Siete sempre stata così coraggiosa: adesso è arrivato il momento di
sfoderare tutto il coraggio che avete, per cambiare radicalmente la vostra vita. Dovevo
dirvelo, perché mi sento anchio responsabile della vostra infelicità.
Quando leggerete questa lettera io sarò già in Svezia, e non so se ci
rivedremo mai più. Non vi lascio il mio indirizzo perché voglio rispettare il nostro
patto. Non voglio che mi rispondiate (anche perché sono quasi sicuro che non lo fareste);
mi basta sapere che avete letto i miei pensieri e che avete deciso di essere finalmente
voi stessa: una donna magnifica!
Unultima raccomandazione: anche se avete lasciato la Guardia
Reale, siate vicina a Maria Antonietta nei momenti difficili che quasi certamente i
sovrani dovranno affrontare. Fatelo anche per me.
E ricordatevi che sarete per sempre LA MIA MIGLIORE AMICA, e che ho
voluto bene a voi e ad André come a dei fratelli.
Con affetto e gratitudine infiniti,
vostro Hans Axel di Fersen »
Il sole era ormai quasi tramontato, quando Oscar terminò di leggere.
Si alzò lentamente dallampia poltrona e si avviò verso la porta. Esitò ancora un
attimo, ripensando a tutto quello che Fersen le aveva scritto. Lo aveva quasi odiato, in
questi mesi, ma ora improvvisamente sentiva verso di lui un affetto disinteressato, mai
provato prima. Le sue scuse erano servite a qualcosa, come anche il tono accorato con cui
le aveva comunicato i suoi pensieri, da cui si deduceva un sincero interesse per la sua
vita e il suo futuro. "Va bene, Hans, seguirò i consigli del mio migliore
amico!" si disse -. Sì, doveva ammetterlo, il conte rimaneva il suo migliore
amico. "Dopo il mio André!" pensò, poi con un gesto deciso girò la maniglia e
uscì sul pianerottolo.
Fine
Lispirazione per questa fanfiction lho avuta
rivedendo la 34° puntata dellanimé, dove si accenna allesistenza di una
lettera di Fersen per Oscar, ma poi se ne perdono le tracce.
Chiedo scusa a Gaia se parte della mia
"Lettera" assomiglia a parte della sua "Fuga", ma quella di cui parlo
io è tutta un'altra lettera, scritta in un altro contesto e con altre intenzioni!
Louise de Valois
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