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Una nuova vita 

seconda parte

di Manuela

Tornati a casa, Bernard aspettò che Oscar si allontanasse per rimanere finalmente da solo con la moglie per poter parlare più liberamente con lei. "Alain ha un sacco di amici, potrebbe darci una mano. So che spesso lui ed Andrè uscivano insieme: io non so dove andassero. Se lo sapessi sarei andato io a controllare personalmente, ma Alain certamente lo sa e potrebbe andarci lui, se io e te glielo chiedessimo". "Va bene, allora fai una cosa, vai a casa sua e parlagli del tuo piano, ma mi raccomando una cosa ……….." "cosa?" Domandò Bernard a Rosalie "Non diciamo nulla ad Oscar, il momento del parto è sempre più vicino ed è meglio non farle avere altre emozioni, per oggi ne ha avute abbastanza ………". All’improvviso l’argomento venne bruscamente interrotto, perché Oscar e Nicole, comparvero sulla soglia della cucina: la bambina aveva fame e bisognava darle da mangiare; in fondo era giunta l’ora di pranzo. Bernard prese a giocare con la figlia, cosa che, quando era a casa, faceva sempre con grande gioia della piccola mentre Oscar e Rosalie iniziarono ad apparecchiare la tavola. Rosalie la guardò attentamente e le venne da pensare: "Guardala un po, è felice come una Pasqua per questo figlio che aspetta. Mi auguro che la vita non le riservi altre brutte sorprese, ha già sofferto troppo". Oscar, sentendosi osservata, si girò verso di lei e la guardò interrogativamente: "Scusate, se vi stavo guardando, ma osservavo che ultimamente state proprio bene" le rispose Rosalie.

Dopo aver pranzato Bernard, d’accordo con la moglie, con la scusa che aveva troppo lavoro, uscì prima di casa e, con passo svelto, arrivò a casa di Alain. Bussò alla porta ma lui non rispose; attese qualche minuto poi ci riprovò ma anche questa volta il tentativo andò fallito, lui non c’era. Stava scendendo rapidamente le scale per andarsene, quando la signora del piano di sotto, avendo sentito che qualcuno cercava Alain, aprì la porta: "Mi scusi ………….", disse la donna rivolgendosi al giovane che le stava passando avanti "……… sta cercando il ragazzo che abita di sopra?" Domandò incuriosita, Bernard allora le si avvicinò e le rispose: "Sì, sono un suo amico, per piacere mi saprebbe dire dove posso trovarlo?" "Guardi ……." Rispose la donna prontamente "………. a quest’ora va a lavorare in una locanda, si chiama la Bonne Table". "Per fortuna so dov’è, la ringrazio signora lei mi è stata molto utile". La donna richiuse la porta, e lui andò subito a cercarlo alla taverna, dove lo trovò dietro un bancone di legno, intento a lavare dei bicchieri. "Ciao Bernard! Ci vediamo di nuovo come stai?" Gli chiese allegramente quando lo vide: "Io sto bene, non sapevo che tu avessi abbandonato l’Esercito" gli rispose Bernard stringendogli la mano: "Beh sai, dopo quel fatidico giorno, noi siamo stati considerati dei traditori, per fortuna che non siamo finiti di fronte alla Corte Marziale …………. ti verso da bere?" Gli chiese mettendogli davanti un bicchiere. "Va bene, dammi una birra" gli rispose Bernard tranquillamente. "Senti un po …………." attaccò Alain mentre gli versava la birra nel bicchiere "Mi racconti quello che è successo dopo quel fatidico giorno ………. come ha fatto a salvarsi?" Alain, aveva quella domanda in testa da quando aveva rivisto Oscar sana e salva quella mattina, ed ora che Bernard era lì davanti a lui, forse ne avrebbe saputo qualcosa in più, ed in effetti così fu. Bernard gli spiegò esattamente tutto quello che era successo dal 14 luglio in poi, di come si erano accorti, lui e sua moglie, che Oscar era viva e dei loro dubbi sulla morte di Andrè. Alain ascoltò attentamente e, dopo che l’amico ebbe finito di parlare, lo rassicurò sulla sua disponibilità: "Se ci sono delle possibilità di trovarlo vivo lo troveremo, però mi domando una cosa ………….se così fosse, perché non si è fatto vivo con me o con Voi? Lui sa benissimo dove abito e, se non sbaglio, conosce anche il vostro di indirizzo ……..". Bernard stette in silenzio un attimo prima di rispondergli laconicamente: "E’ probabile …………. che il colpo che abbia subito gli abbia causato qualche problema, magari con la memoria, io non so più cosa pensare, e poi, ricordati una cosa Alain, Andrè stava diventando completamente cieco, ed anche questo, non gioca certo a suo favore". "Questo è vero", rispose prontamente l’amico. "Per me va bene, nel mio tempo libero ……….girerò tutta la città, se sarà necessario e, se è vivo lo troverò, inizierò a cercare nelle bettole che frequentavamo insieme; sai per dirti la verità Bernard anche io, non so il perché, ho sempre avuto qualche dubbio sulla sua morte".

Dopo essersi accomiatati, Bernard uscì dalla taverna, lasciando Alain solo e meditabondo: "Inizierò a cercarlo da subito" pensò tra se e se. Detto questo, si avvicinò all’oste, un uomo basso e grasso che portava un grembiulone largo in vita più sudicio di lui, ed iniziò subito a spargere la voce: "Se sai qualcosa dai tuoi amici gestori di taverne come te ……..……… " gli disse rivolgendosi familiarmente "fammelo sapere subito, tu sai dove vivo, vieni da me e me lo dici, te ne prego è una cosa importantissima!".

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Passò un altro mese e vennero i primi di Febbraio, Oscar, secondo il parere del medico era oramai guarita completamente dalla tisi ed era entrata nel settimo mese di gravidanza, la sua pancia era diventata veramente enorme sembrava dovesse partorire da un momento all’altro. Bernard ed Alain erano sempre in contatto, si vedevano con regolarità alla solita taverna, Alain aveva sparso la voce a tutti, era entrato in tutte le taverne, in tutti i locali, aveva girato mezza città, ma ancora niente, comunque non si era mai arreso, aveva ancora tanti posti in cui cercare. Un giorno, mentre Oscar stava facendo colazione in cucina con Rosalie e Nicole, Bernard era già andato al lavoro, ricordò improvvisamente una cosa molto brutta e dolorosa, e decise di parlarne con Rosalie, sentiva il desiderio di sfogarsi con qualcuno, sentiva la necessità di aprire la sua anima e di condividere i suoi pensieri con un’amica, e chi, meglio della piccola Rosalie, avrebbe saputo ascoltarla? "Sai Rosalie …….." disse Oscar rabbugliandosi improvvisamente: "proprio oggi, un anno fa, io prendevo la decisione più tremenda di tutta la mia vita ………..". Rosalie le si era intanto avvicinata, "……….. decisi di abbandonare il Comando della Guardia Reale per andare a comandare i Soldati della Guardia e di vivere come un uomo. In questo modo credevo di poter cancellare il mio essere donna, ma quanto mi sbagliavo! Lo comunicai ad Andrè nel modo più tremendo, gli dissi …………………. che siccome avevo intenzione di dimenticarmi di essere una donna, non avrei più avuto bisogno dei suoi servizi; devo avergli fatto molto male sai ………..…..", Rosalie la ascoltava con attenzione, senza interromperla ed Oscar, dopo una breve esitazione, riprese subito il suo racconto: "Quando glielo comunicai, lui mi rispose con una frase che, all’epoca, mi fece veramente infuriare, mi disse ………… che una rosa, sia essa bianca o rossa, non potrà mai diventare un lillà, una donna è una donna Oscar, non si può andare contro se stessi, questo mi disse Andrè, ed io, per tutta reazione, feci una cosa veramente orribile!". Mentre Oscar raccontava queste cose a Rosalie, si guardava con gli occhi sbarrati, la mano destra che ora tremava davanti a lei, e con voce spenta continuò il suo racconto: "Lo colpii …………… per ben due volte, io lo colpii in pieno viso con questa maledetta mano! E allora ……………. mio Dio ………. deve essersi sentito veramente disperato per fare quello che ha fatto in seguito …….……. ". "Perché cosa è successo dopo?" Chiese a questo punto la giovane amica preoccupata ed incuriosita al tempo stesso. "Mi bloccò i polsi, mi baciò con forza, poi subito dopo mi gettò prepotentemente sul letto, io gridavo disperata, ma lui era troppo fuori di sé dal dolore per capirlo e così ………. mi strappò di forza la camicetta". "COSA!?!" La giovane donna a quella rivelazione inaspettata a momenti cadde dalla sedia, ma Oscar, non facendo caso alla sua reazione continuò imperterrita: "Poi ………… riuscì a fermarsi, mi chiese umilmente perdono per quello che aveva fatto …………… ma io ero troppo adirata con lui per capire la sua disperazione. Scoppiò a piangere e mi giurò su Dio che non mi avrebbe mai più fatto una cosa del genere. Mi disse anche che mi amava che, probabilmente, mi amava da sempre e che avrebbe dato la sua vita per me, poi dopo se ne andò via dalla mia stanza, lasciandomi così …………….. ", a quel punto Oscar non riuscì più a continuare, lacrime copiose le rigavano le guance. "Santo cielo! Quante volte l’ho trattato male e quante volte lui ha chinato il capo davanti alle mie scenate, sai Rosalie …………. una volta arrivai addirittura al punto di accusarlo di essere lui il famigerato Ladro che rubava ai ricchi per donare ai poveri e lui, per tutta risposta, mi aiutò a catturarlo travestendosi da Cavaliere Nero, mi ricordo che tutte le notti andavamo a svaligiare le case dei nobili per attirarlo nella trappola, ed alla fine ci riuscimmo, Bernard cadde nel tranello ma ……… battendosi in duello con la spada, Andrè ebbe la peggio e fu ferito all’occhio sinistro. Vedi amica mia ……………..", si asciugò gli occhi arrossati dal pianto con un fazzoletto che Rosalie le aveva dato in quel momento e, con voce più calma, continuò: "Io ho un grandissimo rimpianto, se solo mi fossi accorta prima di amarlo, forse ora sarebbe tutto diverso, ma purtroppo ho scoperto questo sentimento dentro di me troppo tardi: ero così maledettamente impegnata a pensare a me stessa, ai miei tormenti interiori, che non vedevo la sua disperazione, io non avevo neanche capito che stava perdendo anche l’uso dell’occhio destro …..……………. lui aveva preferito tenersi tutto dentro di sé; Dio solo sa quanto avrà sofferto! Ha fatto tutto questo solo per continuare a proteggermi. Alain solamente sapeva delle sue precarie condizioni fisiche, ma non poteva dirmi niente perché Andrè glielo aveva fatto giurare". Davanti a quella rivelazione così scottante e così dolorosa Rosalie cominciò timidamente a piangere, ma poi, prese coraggio e le prese le mani tra le sue per farle capire che non era da sola."Credo di capire meglio di quanto voi possiate immaginare ………………., vedete Madamigella, anche io ho fatto soffrire molto il mio Bernard ………….. ", a quella rivelazione Oscar rimase di stucco "Ma che dici!" Esclamò guardandola diritta negli occhi "Si è così ………." Rispose Rosalie arrossendo a quel ricordo: "vedete Francoise, quando voi lo avete mandato a vivere qui da me, io non l’ho accettato subito bene ……..… " Rosalie abbassò lo sguardo veramente imbarazzata, ma Oscar la esortò a continuare "raccontami ……. non so nulla della Vostra storia d’amore", la ragazza prese fiato e continuò: "Io all’epoca volevo bene ad un'altra persona, vedevo che lui si attaccava molto a me e non mi faceva per niente piacere. Mi innervosiva da morire questo fatto, una volta arrivai addirittura a dirgli che doveva andarsene di casa, perché le sue premure mi infastidivano". "E lui lo fece?" Domandò Oscar interrompendola dolcemente "No, mi rispose che anche se io non lo volevo, lui sarebbe rimasto per proteggermi, io non capivo da che cosa volesse proteggermi, ma più tardi ci arrivai, vedete amica mia …………. lui voleva proteggermi da me stessa, sapeva bene che i miei sentimenti per quest’altra persona non mi avrebbero portato a nulla di buono, ma lui rimaneva lì, accanto a me e soffriva tremendamente. Alle volte lo scoprivo a piangere, non gli chiedevo mai il perché, anche se il motivo lo conoscevo bene, non volevo rigirare il coltello nella piaga e poi ……………, ero troppo egoista, mi importava solo di me e dei miei sentimenti non ricambiati, un giorno però successe una cosa che mi aprì gli occhi …………………….." "cosa successe?" Chiese Oscar incuriosita, Rosalie ora si stava tirando su la manica destra del vestito che indossava quel giorno per mostrarle una piccola cicatrice sul gomito "eravamo andati al mercato, me lo ricordo ancora come se fosse ieri, stavo scegliendo delle mele, quando, ad un certo punto, una ragazza mi minacciò di morte brandendomi davanti un coltello, se non gli avessi dato tutti i soldi che erano nella borsetta, Bernard in quel momento si era allontanato da me per andare a prendere della verdura ad un altro banco, così mi dovetti difendere da sola, ma, nella colluttazione io rimediai una coltellata al braccio. Le mie urla devono averlo scosso, si precipitò come una furia su quella ragazza ………… con una forza! Poi, dopo averla immobilizzata con una corda datagli da un passante, venne da me a chiedermi gentilmente come stavo: io ero sanguinante, quando vide che ero stata ferita, diventò quasi pazzo …..………". "Roba da non crederci" commentò Oscar sorridendo amabilmente, dopo aver sentito il racconto di Rosalie. "Non ce lo vedo Bernard a fare l’innamorato sofferente". "E invece andò proprio così, mi ricordo che si mise a correre urlando ai quattro venti che c’era bisogno di un medico. Lì mi resi conto di quanto era veramente dolce e di quanto lo amavo, mi resi conto che stavo sprecando la cosa più bella, perché, vedete Madamigella, il bello era che si era fatto male anche lui nella colluttazione con quella ladra, ma non aveva minimamente pensato alla sua ferita, aveva pensato solo a me! Solo ed esclusivamente a me!" A quel punto Oscar fece una domanda a Rosalie che le stava a cuore da diverso tempo: "Dimmi Rosalie …….. quella persona di cui tu mi parlavi prima ………………….. per caso ero io?" Le chiese guardandola diritta negli occhi e la ragazza non potè fare a meno di annuire con la testa prima di avere il coraggio di risponderle: "Si ma, vedete, sono cose passate. Adesso io amo e adoro mio marito e considero voi come una dolcissima e "GRASSISSIMA" sorella maggiore" concluse Rosalie ridendo improvvisamente, vedendo la faccia paonazza di Oscar che ironicamente le rispose: "Grazie per il bel complimento!" E d’improvviso si mise a ridere anche lei.

Intanto Alex aveva finito di lavorare sull’ennesima carrozza, che aveva le ruote completamente rovinate, e stava chiudendo bottega per andare a fare un po di spesa. Jean Luc gli aveva detto che avevano un ospite a pranzo e che serviva del pane; non gli aveva detto chi era, anche perché di sicuro non conosceva la persona che il suo amico aveva invitato. Chiuse bottega e, stringendosi nell’ampio mantello nero che indossava come al solito, uscì: il tempo era veramente bello quel giorno, anche se l’aria si era fatta gelida; non era ovviamente la giornata ideale per andare a fare una cavalcata "Una cavalcata!" Si scoprì a pensare lui "Se ho pensato questo, forse significa che io ne ero capace un tempo!" Poi d’un tratto iniziò ad avere come un piccolo flash nella sua mente, vedeva due persone che cavalcavano, probabilmente lungo le sponde della Senna, uno era lui e l’altra …………… l’altra, era quella giovane donna bionda che sognava tutte le notti. Per riprendersi dallo choc subito, dovette andare a sedersi sulla prima panchina libera che trovò nel parco che era vicino alla falegnameria: "Mio Dio! Ho ricordato una cosa! Ho ricordato una cosa! Allora forse posso guarire, evviva!" Si alzò quasi di scatto, correndo come un pazzo raggiunse la casa di Jean Luc, voleva tanto parlare con qualcuno di quello che gli era successo che non si ricordò neanche di comperare il pane: bussò alla porta ma Jean Luc non rispondeva, allora prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni e l’aprì, entrò in soggiorno, buttò il mantello sopra una sedia e si diresse direttamente in cucina, dove trovò l’amico intento a preparare il pranzo "Alex il pane!" Gli disse lui non appena lo vide: "Scusami, me ne sono dimenticato, vado subito a comperarlo, sai oggi mi è successa una cosa veramente bella, ma così bella che mi sono completamente dimenticato di fare la spesa". A quella frase Jean Luc si girò verso di lui incuriosito: "Bene, se proprio è una cosa bella, siediti e raccontami" gli rispose invitandolo a sedersi.

 

E, mentre Alex raccontava a Jean Luc quello che era successo poco prima, Alain si stava cambiando d’abito per uscire da casa. Quel giorno aveva chiesto un permesso speciale, ed era uscito prima dal lavoro: "Finalmente qualcuno mi invita a pranzo, oggi sì che mangerò qualcosa di decente; il cibo della Taverna è un completo schifo!" disse tra se e sé mentre, davanti allo specchio, si infilava rapidamente un paio di pantaloni neri e una camicia di lino bianca "Ecco! Ora sì che sembro un essere umano!". Prese la giacca ed uscì, fuori la giornata era veramente splendida, anche se l’aria era fredda, il Sole che lo colpì in pieno viso gli sembrò un inaspettato dono del cielo.

 

Oscar intanto si era rasserenata molto: parlare di quell’argomento con qualcuno e sentire che Rosalie aveva più o meno commesso gli stessi sbagli la tranquillizzò molto e poi, a renderla felice, c’era il bambino che nel suo ventre scalciava più che mai. "Buono amore mio ….……… buono, la mamma ti ama tanto sai!" Oramai dialogava con lui per empatia, ogni cosa che le capitava il bambino la percepiva immediatamente, quel piccolo esserino che ancora non aveva visto la luce del Sole, riempiva già tutta la sua vita ed i suoi pensieri. Fino a poco tempo fa per lei un’esperienza del genere sarebbe stata impensabile, ma nella vita mai dire mai e questo lo aveva imparato a sue spese. "Sai piccolo mio, quando nacqui io nessuno era contento: mio padre voleva un figlio maschio e di una femmina proprio non sapeva cosa farsene, ma a me invece importa solo che tu stia bene e che sia una persona sana, onesta e leale. Per nulla al mondo imporrei a te le stesse scelte tremende che mio padre ha imposto a me". Suo padre ………..…. Oscar ultimamente pensava molto spesso a lui; non lo odiava per quello che aveva fatto e poi, all’ultimo momento, il Generale si era accorto dell’errore commesso ed aveva cercato di rimediare, anche se in maniera molto goffa, ma oramai il destino si stava per compiere, il dado era tratto, ed era inutile tornare indietro, non si poteva cancellare quello che era stato, ma si poteva di certo migliorare il futuro.

 

Riandò con la mente a ritroso, rivide sé stessa a quattordici anni quando, per ordine di suo padre, si trovò costretta a prendere delle decisioni tanto importanti, quanto definitive per la sua vita. Andrè era stato l’unico che aveva cercato in tutti i modi di dissuaderla, di farla ragionare, ma non ci era riuscito, se solo gli avesse dato retta ……….. pensò. Scacciò subito quel pensiero, in fondo se fosse vissuta come una donna normale, di sicuro avrebbe avuto una vita meno banale, si sarebbe sposata sempre per ordine del padre, con qualche nobile spocchioso, ed avrebbe fatto la fine delle sue sorelle. Concluse infine che era andata meglio così, almeno si era battuta per quello in cui aveva sempre creduto e, poi era pur sempre meglio pensare di aver vissuto per qualcosa, piuttosto che non aver vissuto affatto.

Poi il suo pensiero andò a quando aveva deciso di aiutare Rosalie accogliendola nella sua casa e alla vicenda che più le pesava sul cuore: la cattura del Cavaliere Nero. In tutti quei passaggi così importanti della sua vita Andrè era sempre stato con lei, come una presenza inquieta ma rassicurante, era sempre stato pronto a difenderla e non le aveva mai chiesto niente, l’accettava per quello che era, aveva sacrificato tutto se stesso per lei, lui in cambio aveva ricevuto troppo poco, Oscar era immersa in questi pensieri, quando il bimbo nuovamente scalciò dentro di lei: le aveva dato di sicuro una ginocchiata. Amorevolmente passò una mano sul suo ventre per calmarlo: "Non sono triste piccolo mio, ora penso a queste cose in maniera più serena, anche perché …………….. ho la netta sensazione che il tuo papà sia ancora vivo e che vivremo insieme per lunghi anni, bisogna solo aspettare sai …..………." disse a bassa voce quasi volesse cantargli una ninna nanna.

Alex, dopo aver finito di parlare di quello che gli era successo con Jean Luc, si decise ad uscire lasciando in casa l’amico che finiva di apparecchiare la tavola. Alain intanto era giunto a destinazione, arrivò davanti alla porta e bussò energicamente: "Arrivo! Un attimo!" Rispose qualcuno da dentro; dopo un minuto la porta si aprì e la grossa figura di Jean Luc apparve da dietro la porta. "Vieni amico mio, entra,! Sono proprio contento di rivederti!" Esclamò l’uomo spostandosi per farlo entrare. "Ciao Jean Luc, è un secolo che non ci vediamo ……….. posso accomodarmi? Ho portato un paio di bottiglie di buon vino". E, detto questo, gli consegnò il pacco che conteneva le due bottiglie di vino rosso. "Grazie hai avuto un ottimo pensiero, vieni entra, ti faccio vedere la casa". Alain rimase stupefatto: la casa di Jean Luc era veramente molto carina, piccola, povera ma pulita e confortevole. C’era una cucina, due camere da letto, anche se piccole ed un un piccolo soggiorno" "un autentica reggia!" Esclamò soddisfatto l’ospite, poi il suo sguardo si spostò sul tavolo che non era apparecchiato per due, ma per tre e bonariamente gli domandò: "Chi è l’altro invitato?" A quella domanda Jean Luc sorrise tristemente: "Un mio amico, vive con me …..…… un ragazzo tanto bravo, sai non è stato molto bene ultimamente, non ha familiari, non ha praticamente nessuno, ed io l’ho accolto in casa mia". "A giudicare da come ne parli devi volergli molto bene" "Beh! ……. Si" rispose tranquillamente Jean Luc facendo cenno al suo ospite di sedersi. "Tra poco te lo presento, è andato a comperare del pane qui vicino …….. aspetta, sento dei passi probabilmente è lui". Detto questo, si alzarono tutti e due per andare incontro alla persona che si stava avvicinando: "Jean Luc sono tornato, dove sei?" Domandò Alex ancora nell’ingresso, nel sentire quella voce Alain sobbalzò improvvisamente: "Possibile?" Si domandò incredulo, ma non fece in tempo a formulare altri pensieri che Alex gli era comparso davanti all’improvviso. "Ma non è possibile, tu sei …………….……" Alain aveva gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore, Alex lo guardò interrogativamente "Chi è questo estraneo?" Pensò lui continuando a guardarlo. "Perché mi guarda in quel modo? Forse mi conosce, forse sa qualcosa di me?" "Tu sei Andrè …………… Andrè ………………. finalmente ti ho trovato!" Esclamò Alain abbracciandolo calorosamente sotto lo sguardo strabiliato di Jean Luc che non aveva capito nulla. "Ti ho cercato tanto, veramente tanto" "Dunque ……….…..tu mi conosci? Puoi dirmi chi sono? Sai qualcosa di me?" Alain ora era più sorpreso che mai, cosa era successo al suo amico? Si domandò, Fu Jean Luc a rispondergli prontamente: "Vedi Alain …………" gli disse "…….. questo ragazzo non ricorda assolutamente nulla del suo passato; ora ti racconterò per filo e per segno quello che gli è successo. Dunque, devi sapere…………………………….……".

Terminato il racconto di Jean Luc che spiegò dettagliatamente ad Alain tutto quello che era successo, toccò ad Alain raccontare ad Andrè tutto quello che sapeva su di lui, gli raccontò di quando lo aveva conosciuto nella locanda, che erano diventati molto amici, gli raccontò di quando gli altri commilitoni lo avevano massacrato di botte perché avevano scoperto che lui, per anni, aveva fatto il servitore in una famiglia di nobili, gli raccontò del perché lui si fosse arruolato nell’Esercito e, ovviamente gli raccontò di Oscar …………………. Nel sentire quel nome, il ragazzo sobbalzò dalla sedia, se non lo avessero sorretto sarebbe di certo caduto, sentire quel nome e ricordarsi d’improvviso tutto il suo passato fu tutt’uno: ebbe una febbre altissima per tutta la notte, durante la quale tutte le tessere perse nella sua mente andarono di nuovo a posto: ora si ricordava perfettamente di Palazzo De Jarjayes, della Reggia di Versailles, si ricordava della Regina Maria Antonietta quando era ancora una principessa e giocava in giardino a rincorrere le farfalle: mio Dio ora tutto era di nuovo al suo posto! Alain rimase lì con lui a vegliarlo per tutta la notte insieme al fido Jean Luc e la prima cosa che disse, quando si risvegliò, fu: "Alain raccontami, cosa è successo ad Oscar? Dimmelo!" Domandò accoratamente: "Un altro miracolo" rispose l’amico sospirando pesantemente. "Vedi ………….. dopo che ti abbiamo creduto morto, abbiamo sofferto tutti tantissimo, ma lei in maniera particolare. Ti ha addirittura vegliato fuori dalla Chiesa per tutta la notte sotto la pioggia battente, poi il mattino dopo io andai a cercarla e la trovai per strada: era distrutta, annientata, non era più lei ….……….." un’ombra di dolore passò improvvisamente sul volto di Andrè, ma Alain non facendoci caso continuò il suo racconto: "Provai a parlarle, le feci capire che doveva continuare a lottare. Lei all’inizio mi rispose che non ce la faceva più a vivere, si sentiva molto stanca, ma io insistetti dicendole che anche tu lo avresti voluto, allora fece una cosa veramente eroica, per non dire pazza: si mise di nuovo al comando dei Soldati e, con lei in testa, iniziammo a prendere la Bastiglia a colpi di cannonate, però ……………. nella lotta, anche lei venne ferita e in maniera grave …..……." a questa frase Andrè si agitò ancora di più: "Cosa le è successo?" Domandò: "La credemmo morta, (anche il medico legale che era con noi constatò il suo decesso) ma anche per lei il buon Dio ha provveduto: quella sera Bernard e Rosalie la portarono via, volevano fare la veglia funebre a casa loro, ma una volta arrivati a casa Rosalie con sgomento si accorse che invece era viva, in coma, ferita ma viva. La fecero curare come meglio non si poteva ed ora si è completamente ristabilita". Il ragazzo ora sembrava di colpo più sereno. "Sa che sono vivo?" Gli chiese guardandolo negli occhi. "Beh, ha dei dubbi e, come può, esce per cercarti dappertutto, ma non può più uscire tanto spesso .………. certo se ti vedesse adesso …….. guardati, sei cambiato, addirittura ci vedi molto meglio rispetto all’ultima volta che ti ho visto, o sbaglio?" "Non ti sbagli in effetti. Il riposo forzato cui sono stato sopposto involontariamente e gli occhiali che porto sempre, hanno fatto quasi un miracolo. Non ho, e non avrò mai più una vista perfetta, ma la situazione è molto migliorata, ma dimmi …..….. " Chiese preoccupato Andrè "Mi hai detto che non può uscire tanto spesso, perché?" Alain adesso era veramente in forte imbarazzo: come faceva a dargli una notizia del genere? Comunque oramai si era spinto troppo oltre, doveva dirglielo: "In primo luogo: per un motivo di sicurezza, ora si fa chiamare Francoise, poi ……………. Perché ……………….." Alain ora tamburellava nervosamente con le dita. "Quale è il secondo motivo dimmelo!" Lo esortò Andrè incuriosito e preoccupato al contempo. "Beh, vedi amico mio, pare che tu il tuo dovere lo abbia fatto pienamente bene: la tua donna è incinta di un figlio tuo!" Andrè lo guardò come se Alain stesse parlando una lingua diversa, ma quelle parole, lo colpirono diritte al cuore come un fulmine a ciel sereno."Un figlio! Un figlio nostro! Oh Dio Santo che bello! Voglio alzarmi subito, voglio correre immediatamente da lei" e ce ne volle del bello e del buono per fargli cambiare idea. Per il momento una cosa del genere era veramente sconsigliabile per lui, un pò, perchè doveva prima riprendersi del tutto, e poi, perchè Alain aveva intenzione di parlare di questa scoperta prima con Bernard e con Rosalie, così insieme avrebbero potuto trovare il modo più adatto per dirlo ad Oscar.

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Passò così una settimana. In quei giorni Alain e Bernard si incontrarono spesso al giornale dove lavorava Bernard, per decidere, insieme a Rosalie, sul come dirlo ad Oscar ma, dopo aver parlato a lungo, nessuno dei tre venne a capo di niente. Intanto Oscar si chiedeva sempre di più dove andava di buon ora Rosalie tutte le mattine: le lasciava la bambina per un paio d’ore e se ne andava via. Quando tornava poi, era sempre nervosa e non le si poteva dire nulla. "Basta che non sia in mezzo ai guai, se no toccherà a me andare a difenderla, di nuovo come una volta .………" pensava Oscar ridendo di gusto a quei ricordi: come le sembrava lontano il tempo in cui Rosalie viveva in casa sua.

Andrè, oramai completamente ristabilito, anche secondo il parere del medico, era letteralmente in preda all’ansia e ci volle la pazienza del povero Jean Luc per tenerlo fermo. Avrebbe voluto correre subito da lei, ora si ricordava dove abitavano Bernard e la moglie, ma Jean Luc ogni volta che lo vedeva uscire lo bloccava immediatamente: "Non puoi farlo" gli diceva mettendosi tra lui e la porta: "E’ incinta, se ti vede all’improvviso, le prenderà un colpo, abbi pazienza hai aspettato tanto, puoi attendere ancora un po, non ti pare? Ma che vuoi ……….. " continuava imperterrito l’amico "che abortisca al settimo mese di gravidanza?". Allora lui, mogio mogio se ne tornava sui suoi passi: "Va bene ……… farò quello che dici tu; il fatto è ……………… caro amico mio, che io non ce la faccio proprio più, sono stato lontano da lei troppo a lungo".

Finì così anche il mese di Febbraio e venne Marzo, il momento fatidico oramai si avvicinava: tra un mese, avrebbe stretto il suo bambino tra le braccia. Ultimamente si sentiva in preda ad un ansia incredibile, non vedeva l’ora di tenerlo in braccio, di stringerlo dolcemente a sè, di scoprire che faccia aveva. Anche se oramai era veramente grossa come una mongolfiera, usciva abbastanza spesso di nascosto per andare a cercare Andrè da sola, aveva la sensazione che Bernard e Rosalie le tenessero nascosto qualcosa. Quando chiedeva a Bernard informazioni sulle sue ricerche, lui faceva in modo di cambiare discorso; Oscar si innervosiva ma non ribatteva e la stessa cosa le succedeva con Rosalie. L’unica che era calma in quel periodo era la piccola Nicole che, oramai, la considerava una vera e propria "ZIA" e con la quale le piaceva tantissimo giocare. Quella mattina Oscar disse a Rosalie che andava a comperare degli abitini per il piccolo e, senza aspettare risposta, uscì di casa.

Non aveva la più vaga idea di dove andarlo a cercare, così, dopo solo un ora di ricerche infruttuose, tornò indietro stanca ed affamata. Come se le avesse letto nel pensiero, Rosalie le aveva preparato una buona tazza di cioccolata calda, alimento di cui Oscar era sempre stata particolarmene ghiotta. "Tu sai sempre in anticipo di che cosa ho voglia, mi spieghi come fai?" Domandò lei dopo averla ringraziata per il pensiero. "Vi conosco troppo bene oramai. A proposito ……….." chiese Rosalie sedendosi accanto a lei "………. cosa avete comperato per il bimbo?" A quella domanda Oscar si sentì presa in trappola e quindi, per la prima volta in vita sua, fu costretta a raccontare una bugia: "Proprio nulla, non ho trovato nulla che mi piacesse". Non era vero, la realtà era che il fatto di dover comperare delle cose per suo figlio era una scusa, Rosalie lo capì immediatamente, ma non profferì verbo, riprese la tazza che Oscar le porgeva vuota e la lavò nella tinozza pensierosa. A quel punto Oscar sbottò: "Senti Rosalie, si può sapere cosa avete tu e Bernard? Siete sempre così nervosi …….……. se sapete qualcosa che io non so, siete pregati di dirmelo!" La ragazza si sentì punta sul vivo, ma capendo perfettamente il suo stato d’animo le rispose gentilmente: "Sapete ……….. non volevamo ancora dirvelo, volevamo prima essere sicuri …………. ma ci sono delle novità per quanto riguarda il vostro Andrè………", Oscar rimase di stucco: "Delle novità?" Pensò tra se e se, "ma perché non me lo hanno detto prima? ……..……" l’amica intuendo al volo il suo pensiero proseguì il discorso prima che lei potesse aprire bocca, dicendole: "Non è ancora una cosa certa, ma pare che sia stato visto un uomo che corrisponde alla descrizione fatta pubblicare da Bernard .…….…………..". "Dove è stato visto?" Domandò Oscar sedendosi quasi di scatto su una poltrona che era li vicino: "Pare qui a Parigi". Ovviamente quello che diceva Rosalie era una pura e semplice bugia, non poteva ancora dirle la verità "per il momento almeno" pensò la giovane donna tra se e se."Chi è che l’ha visto? Vorrei parlarci ………… te ne prego Rosalie Dimmelo!" Oscar ora parlava con un tono di voce veramente alterato, invece Rosalie non facendoci volutamente caso, le rispose nel modo più tranquillo possibile: "Non si può fare mi dispiace …….………….., questa persona è dovuta partire all’improvviso, Jules, si chiama così la persona che forse lo ha visto, è un nostro amico. Successivamente ha anche svolto delle indagini per noi, ma non è riuscito a sapere null’altro. So che comunque tornerà in città tra un paio di mesi: è dovuto andare fuori per motivi di lavoro; non ci ha saputo dire altro, mi dispiace infinitamente". E, con questo, Rosalie fece terminare il discorso, lasciando Oscar interdetta; fuori intanto aveva iniziato a piovere fortemente.

Un turbine di pensieri le avvolgevano la mente ora: finalmente c’era una prova che forse Andrè era vivo, chissà se la stava cercando? Mille ricordi le tornarono in mente in quel momento, chiuse gli occhi: Rosalie era andata di sopra per lasciarla un po da sola, sapeva che in questo momento aveva bisogno di solitudine. Si ricordava di loro due da piccoli quando litigavano, era sempre lui a fare il primo passo, a chiederle scusa. Oscar sorrise a quel ricordo, ripensò al momento in cui venne accusato da Re Luigi XV dell’incidente accorso a Maria Antonietta: era serio, compunto, ma non aveva paura, era coraggioso, lo era sempre stato. Quante volte le aveva impedito di commettere stupidaggini, come quella volta che videro il Duca di Saint Germain uccidere il piccolo Pierre solo perché lo aveva derubato per sfamarsi, era intervenuto lui a placare la sua ira: lei era già scesa dalla carrozza pronta a sfidare il Duca a duello davanti a tutti, l’aveva veramente sempre difesa a costo di rinunciare a se stesso. Stanca e provata da mille emozioni, si addormentò di botto sulla poltrona, e fu così che la trovò Rosalie, scendendo mezz’ora dopo: per non farle sentire freddo l’amica le mise addosso una coperta di lana, poi in punta di piedi se ne andò, lasciandola dormire tranquillamente.

Intanto Bernard ed Alain in quel momento stavano attraversando Parigi in carrozza, andavano a casa di Jean Luc, dove ovviamente Andrè li stava attendendo ansiosamente. Jean Luc non c’era, era andato a lavorare anche oggi che era Domenica, quindi fu solo Andrè ad accoglierli e fu felice di vedere sopratutto Bernard, gli strinse la mano calorosamente non appena lo vide "ciao Bernard, come stai?" "Bene" gli rispose Bernard allegramente "non ci fai entrare? Fuori fa freddo e piove". Erano rimasti ancora tutti e due sulla soglia di casa bagnati come pulcini, Andrè prontamente si scansò di lato "ma certo scusatemi, sapete ………. sono così emozionato, vi prego ……….. datemi i vostri mantelli ed accomodatevi, fate come se foste a casa vostra". Detto questo, gli fece togliere i mantelli che avevano addosso, sistemandoli su una sedia che Jean Luc aveva in salotto e fece accomodare i due ospiti su due poltrone che erano davanti al camino, servendo loro due bicchieri di buon vino rosso che Jean Luc aveva comperato per l’occasione prima di andare a lavorare. Fu Bernard il primo a parlare: "Ti dobbiamo innanzitutto chiedere scusa, se ti stiamo facendo aspettare così tanto, lo so che sei impaziente, ma abbi la forza di attendere ancora un po, ti assicuro che quando partorirà, tu sarai lì ……… con lei". Andrè aveva gli occhi lucidi per la commozione: da quando aveva recuperato la memoria, tutto il suo pensiero andava sempre alla sua Oscar ed al loro bambino, si rammaricava di non essere lì con loro, ma ovviamente capiva il perché, bisognava essere cauti nelle condizioni in cui si trovava Oscar, una emozione del genere poteva esserle fatale. "Comunque ti portiamo buone notizie, la sua salute oramai non desta più preoccupazioni, le ferite sono completamente guarite, il bimbo sta bene e scalcia da morire, dovevi vedere la faccia che ha fatto, quando, per la prima volta, lo ha sentito muoversi dentro di se, era diventata praticamente paonazza, ma era veramente felice" concluse Bernard sorridendo, Alain intanto ascoltava la conversazione silenziosamente. "Avrei voluto essere lì con lei!" Sentenziò amaramente Andrè. "Non preoccuparti", gli rispose Bernard: "Ti assicuro che avrete una vita intera per stare insieme, tutti e tre".

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I giorni e le settimane passarono velocemente. Oscar e Rosalie in quel periodo erano impegnatissime a finire di preparare il corredino per il piccolo e, un bel giorno, mentre Oscar era in camera sua, intenta a mettere a posto le cose che Rosalie aveva cucito amorevolmente, fu assalita da un dolore fortissimo che la piegò in due, poi subito dopo un altro ancora più forte: fece solo in tempo a gridare flebilmente "Aiuto!" Prima di accasciarsi a terra. Rosalie, per fortuna, la sentì immediatamente e, dalla cucina che era al piano terreno, corse su come una furia: "Che succede! Vi sentite male?"Gli chiese preoccupata vedendola a terra che si contorceva dai dolori. "Ho dei dolori fortissimi al ventre, forse sta nascendo! Aiutami ……………… non lasciarmi da sola!" Rosalie allora prese coraggio, riuscì a farla alzare lentamente da terra e piano piano la fece stendere sul letto che era lì vicino, poi immediatamente dopo rifece le scale al contrario come una furia, meno male che Bernard era ritornato in quel momento: "Presto corri!" Lo investì la moglie "Madamigella ha le doglie, forse sta partorendo, vai a chiamare il medico ………..…….. spicciati!" Bernard non se lo fece ripetere due volte, corse in strada come un matto, Rosalie intanto ritornò di nuovo su accanto ad Oscar che gridava come un aquila, i dolori ora erano molto più forti di prima. "State tranquilla, tra poco arriverà il dottore, Bernard è andato di corsa a chiamarlo" le diceva la giovane tenendole la mano, e, in effetti, nel giro di cinque o dieci minuti, il medico e la levatrice arrivarono, seguiti a ruota da Bernard. Il dottore, assistito dalla levatrice, visitò minuziosamente la partoriente ed esclamò soddisfatto: "la dilatazione è al massimo e il piccolo si presenta nel modo giusto, non resta che farla spingere, forza signora, tra un pò avrà il suo bel bambino tra le braccia". "Ma io non ce la faccio più! Mi sento morire!" Gridò Oscar in risposta all’esortazione del medico, intanto Bernard aveva chiamato in disparte la moglie sussurandole all’orecchio che era venuto il momento di chiamare Andrè."Va bene" rispose lei a bassa voce, Bernard allora uscì di casa immediatamente e, dopo aver chiamato una carrozza a noleggio, andò di corsa a casa di Jean Luc, ma, con enorme disappunto, non trovò nessuno dei due. "Forse sono andati al lavoro, devo andare subito lì …..……." La bottega, per fortuna, distava solo pochissime centinaia metri, ma a lui sembrarono chilometri. Intanto a casa di Rosalie, Oscar spingeva più che mai e si contorceva paurosamente dai dolori, Rosalie la aiutava come poteva, "state tranquilla, sto iniziando a vedere la testa, tra pochissimi minuti lo terrete tra le braccia" "non ce la faccio più!" continuava a ripetere la partoriente.

"Ti ho trovato finalmente! Ciao Jean Luc ………." Bernard era entrato nella falegnameria come una furia, ma, prima che i due si potessero riavere dalla sopresa, Bernard abbordò Andrè che, in quel momento si era voltato verso di lui per guardarlo meglio: "Scusa se ti interrompo mentre stai lavorando Andrè, ma devi sbrigarti a venire con me, Oscar sta partorendo adesso!" "Cosa! Sta partorendo! Corriamo allora ………..…. " Andrè sembrava di colpo impazzito, lasciò immediatamente il martello che aveva in mano, e, come un forsennato, uscì immediatamente dal negozio, senza neanche mettersi il mantello sulle spalle, lasciando Jean Luc interdetto. "Sta partorendo nostro figlio, devo sbrigarmi, devo!" Continuava a ripetere tra se e se, mentre correndo come un pazzo attraversava le strade umide di Parigi (aveva piovuto, anche se per pochi minuti), inseguito da un esausto Bernard. Arrivati a casa, la prima cosa che Andrè vide quando varcò furiosamente la soglia, fu Rosalie che veniva loro incontro con un bellissimo maschietto tra le braccia che urlava sonoramente la sua fatica per essere venuto al mondo. Vedendolo Rosalie si avvicinò e fece l’atto di porgerglielo. "Andrè, questo è tuo figlio! Prendilo in braccio", gli disse la giovane con voce solenne, Andrè rimase estasiato a quella vista, stette lì, come istupidito con quel fagottino tra le braccia: come era bello ……. e quanto gli somigliava; aveva i capelli biondi di Oscar, ma gli occhi erano verdi come i suoi. "Amore mio ………..……. piccolo di papà! ……….. Rosalie ……….. Oscar come sta?" Chiese Andrè volgendo lo sguardo in direzione di Rosalie che, tra le braccia del marito, aveva iniziato a piangere come una fontana. "Sta bene, è un po stanca, ma sta bene". "Lo ha visto?" Le domandò ancora Andrè, Rosalie aspettò un attimo prima di rispondergli: "Ancora no, glielo porterai tu, adesso vai ……………………… il vostro momento è finalmente arrivato, la sua stanza è quella in fondo a destra", gli rispose la giovane asciugandosi gli occhi arrossati dal pianto con un fazzoletto che le aveva dato Bernard. Andrè ora era veramente prossimo alle lacrime: "Finalmente posso vederla …..…… ", mormorò a bassa voce quasi avesse paura che quello che stava vivendo, fosse soltanto un bel sogno, poi si riscosse ed iniziò a salire le scale lentamente, portando in braccio il loro bambino come se fosse un tesoro, arrivò nelle vicinanze della stanza di Oscar, si fermò improvvisamente, ebbe un attimo di esitazione, poi finalmente aprì la porta ed entrò discretamente in quella minuscola stanzetta. Oscar era distesa sul letto, esausta ma felice, aveva gli occhi chiusi, non si era girata verso la porta, pensava che fosse Rosalie che le portava il bambino "E’ andato tutto bene vero Rosalie?" Chiese con voce affannata, e lui dolcemente le rispose: "Girati amore mio …………….. così ti presento nostro figlio". Oscar nel sentire quella voce tanto amata, gettò di colpo un grido, si voltò di scatto e lo vide, non ci poteva credere, lui era lì, davanti a lei e la guardava teneramente, aveva il loro splendido bimbo tra le braccia, le sembrò un sogno, invece era la pura e semplice realtà. "Amore mio …….. amore mio ……….." Oscar visibilmente emozionata, iniziò a piangere come una bambina. Andrè ora era accanto a lei e le aveva preso le mani tra le sue "sono qui, non devi più piangere, sono qui con nostro figlio, è veramente bello sai ………….. " Oscar allora, gli tese finalmente le braccia e lui gli diede il bambino in braccio, lei non parlava più, era troppo contenta, guardava il viso perfetto del loro piccolo, era veramente una miniatura, poi dopo guardò Andrè: "Io lo sapevo che tu eri vivo, lo sapevo! Dio mi ha fatto il miracolo, ti ho cercato tanto ma non ti trovavo, ad un certo punto ho creduto di impazzire, ma ora che tu sei qui, io sono finalmente felice", detto questo lo trasse delicatamente a sé, facendo attenzione a non far del male al piccolo e dolcemente lo baciò: il miracolo tanto atteso finalmente era compiuto, poi, guardandolo con più attenzione, si accorse che lui portava gli occhiali e gli chiese preoccupata come stesse la sua vista e lui le raccontò, anche se molto brevemente, per non stancarla, la pura e semplice verità.

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Passò un mese, e la nuova famiglia che si era composta, continuava a vivere nella casa di Bernard e Rosalie, Andrè (con dispiacere di Jean Luc che oramai lo considerava come un fratello minore, ma comprendeva le sue ragioni) aveva lasciato la casa del suo amico per andare a vivere in quella di Bernard. Però, per ovvie ragioni di spazio, i tre erano stati sistemati in una stanza più grande, dove Andrè, con i soldi del suo stipendio (continuava sempre a lavorare nella bottega come falegname) aveva comperato un letto più grande per loro due ed una culla per il loro piccolo, visto che fino ad all’ora avevano usato quella che Rosalie aveva in precedenza comperato quando era nata la piccola Nicole che, da un pò, dormiva tranquilla nel suo lettino.

Era bellissimo osservarli fare i genitori, sembravano nati per questo, pensava Rosalie, ma ad Oscar ed Andrè iniziava a pesare il fatto di continuare ad abitare con Rosalie e con Bernard, sentivano che dovevano lasciarli un po da soli; ultimamente quella casa era veramente affollata e, approfittando di un dopo pranzo qualsiasi, affrontarono la questione: "Rosalie vieni dobbiamo parlarti di una cosa" ormai Oscar si era completamente ristabilita dal parto e, quindi, scendeva regolarmente a mangiare con gli altri. "Ditemi pure ragazzi" rispose la ragazza, asciugandosi le mani sul grembiule mentre finiva di lavare i piatti: "Non è giusto continuare ad abitare qui" iniziò a dire Oscar, mentre si trasferivano in camera da pranzo, ed Andrè rincarò la dose: "Vedi Rosalie, noi avremmo deciso di andare a vivere altrove, anche perché noi pensiamo che anche voi avrete bisogno del vostro spazio, della vostra intimità …….". "Ma per noi……" rispose Rosalie esitante, poi si fece forza e proseguì "……. non c’è assolutamente problema; vedete siamo veramente felici di avervi con noi, oramai siamo abituati a vedervi scorazzare in giro per casa, Madamigella ……….. io un tempo ho avuto Jeanne come sorella ……….." Oscar annuì, sì se la ricordava anche troppo bene quella piccola arrampicatrice sociale, era così diversa dalla sua Rosalie. "Ma lei non mi voleva per niente bene, poi dopo ho avuto Charlotte come sorella, ma come voi ricorderete non c’è stato dato modo di conoscerci e di volerci bene, così, mi sono attaccata a voi due come ad un fratello e ad una sorella veri, ed anche a Bernard è successa la stessa cosa, per cui, anche se stretti, noi vogliamo che continuiate a vivere con noi, ve ne prego!" La sicurezza con cui Rosalie pronunciò queste parole, fece capitolare sia Oscar che Andrè, i quali non trovarono la forza di continuare a discutere: in fondo, oramai erano diventati come una vera famiglia.

Quella sera, dopo aver vegliato a lungo il piccolo Alain, che dormiva beatamente nella sua culla, Andrè prese tra le braccia la sua donna e la condusse verso il letto, facendocela cadere sopra :"Cosa hai intenzione di farmi?" Domandò lei guardandolo con una tenerezza infinita. "Fare l’amore con la donna che amo" rispose semplicemente Andrè guardandola teneramente negli occhi. E così fu.

I raggi del Sole che entrarono prepotentemente nella loro stanza il mattino dopo, svegliarono i due innamorati che però, decisero di godersi ancora mezz’oretta di intimità, visto che il piccolo dormiva ancora dopo aver preso il latte alle sei del mattino. "Senti amore ……….." mormorò Andrè all’orecchio di Oscar, la giovane ora si era girata verso di lui per ascoltarlo attentamente: "dimmi Andrè …………" gli disse guardandolo in faccia."Ti ricordi quello che mi hai fatto promettere, quando pensavi che stessi per morire? Beh ……………. sai ………… stavo pensando ……………, cosa ne diresti, se mantenessi la promessa fatta quel giorno e ci sposassimo sul serio? Ti vorrei portare in quella chiesetta di campagna dove si tenevano le riunioni alle quali io partecipavo, e lì, finalmente davanti a Dio, vorrei poter consacrare la nostra unione". Andrè ora era veramente e vistosamente emozionato, aveva la voce che gli tremava quando aggiunse: "Sai, ti amo così tanto che vorrei proprio che tu diventassi mia moglie ………………". Davanti a quella profferta d’amore così disinteressata e così tenera, gli occhi di Oscar si illuminarono di una luce nuova, intensa, gioiosa, non ci poteva credere, "l’uomo che amo, che mi ha dato tutto se stesso, ora mi sta chiedendo di essere sua moglie ……" pensò lei felice. "Si amore mio ………..sbrighiamoci perché non vedo l’ora" gli rispose abbracciandolo fortemente. Poi d’un tratto ebbe una idea "senti …………. e se facessimo una cerimonia doppia?" Andrè non capiva "Doppia! Perché?" "Si …….." continuò lei guardandolo in faccia "ci potremmo sposare e, contemporaneamente, far battezzare nostro figlio, tu che ne dici? Ti va l’idea?" "A me sembra splendida" gli rispose lui prontamente.

La notizia venne accolta da tutti con immensa gioia e si diedero da fare tutti quanti per organizzare quella doppia cerimonia. Anche se Oscar ed Andrè avevano deciso di fare una cosa molto intima, era pur sempre una cerimonia importante ed andava preparata per bene. Bernard si incaricò di far ottenere ad Oscar e ad Andrè dei documenti nuovi; dovette lottare non poco per averli, non fu affatto facile far cancellare il loro atto di morte e far apparire Oscar, non più con quel nome, ma solo con il nome di Francoise. La cosa ancora più difficile, fu quella di registrare il piccolo con ritardo ma, con le conoscenze che aveva, ci riuscì. Rosalie pensò invece a cucire l’abito da sposa di Oscar, di nascosto da Andrè perché portava male che lo sposo lo vedesse prima del fatidico giorno. Era un abito semplice ma molto bello, di raso in seta, non bianco ma color panna e con lo strascico lungo: addosso le stava veramente un amore. Jean Luc invece pensò agli anelli. Alain, nel suo tempo libero andava in giro a fare compere per il bambino; lui era il suo "ZIO" adottivo e poi, che onore! Si chiamava come lui. Quando Oscar ed Andrè gli comunicarono il nome, si sentì molto felice, era veramente contento del pensiero che i suoi amici avevano avuto nei suoi confronti: in fondo, era come se questo nipotino glielo avesse dato la sua dolce sorellina Diane, morta suicida quasi un anno e mezzo prima.

Finalmente il giorno delle nozze (23 giugno, questa era la data) arrivò: Andrè si era preparato prima di tutti e, avvolto nel suo abito da sposo che era di colore nero, si diresse in carrozza, davanti la Chiesa ad aspettare la sua amata, e lì ebbe l’ennesima sorpresa, infatti, ad attenderlo trovò niente di meno che la nonna.

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Alain era andato il giorno prima a Palazzo De Jarjayes: il Generale e la moglie non c’erano, erano ancora in viaggio e Marie, che lo aveva accolto in casa, era dunque da sola. Approfittò immediatamente di quell’occasione per dire a quella anziana donna, tanto triste per la "MORTE" dei suoi due ragazzi, tutta la verità, le raccontò di come erano stati salvati, del fatto che Andrè era rimasto per un lungo periodo senza memoria, della gravidanza della sua "bambina", come la chiamava affettuosamente lei, che aveva partorito un bel maschietto e di come, alla fine, erano riusciti a ritrovarsi. A quella rivelazione Marie rimase a dir poco a bocca aperta, Alain le dovette subito dare una sedia se no sarebbe caduta ai suoi piedi come un sacco di stracci.

"Nonna!" Esclamò stupito Andrè nel vederla davanti a lui. "Come hai fatto a sapere ………………" le chiese il giovane avvicinandosi emozionato nel riabbracciare la sua nonnina che lo stava aspettando davanti all’entrata della piccola chiesa. "Io ti uccido!" Rispose la vecchia Marie, ritrovando all’improvviso tutta l’energia di un tempo." Perché quando hai recuperato la memoria, non mi hai detto niente, razza di canaglia!" Esclamò nervosamente brandendogli davanti alla faccia un pugno chiuso e poi, senza aspettare risposta gli chiese con voce più dolce: "Perché porti gli occhiali?" Andrè stette un attimo pensieroso, prima di risponderle francamente: "Perché avevo iniziato ad avere problemi all’occhio destro, così ho dovuto metterli, scusami nonna, se non ti abbiamo avvertita prima che eravamo vivi tutti e due, ma abbiamo dovuto farlo per motivi di sicurezza personale, e poi ora ………………………. abbiamo un bambino". A quella spontanea ammissione, la nonna gli sorrise dolcemente: "Si …………… lo so, il tuo amico Alain mi ha detto tutto, sai …… non vedo l’ora di conoscere il mio bisnipote e speriamo che non abbia ripreso da te ………scellerato che non sei altro, dai ……… vieni entriamo". Dolcemente lo prese sottobraccio e fu lei ad accompagnarlo dinanzi all’altare.

 

Gli altri arrivarono poco dopo in due carrozze separate. Quando Oscar entrò, accompagnata da Bernard, bellissima, quasi eterea, con quel vestito che le metteva in risalto il punto vita ritornato di nuovo sottile dopo il parto, con quel bouquet di rose bianche tra le mani che sembrava un completamento alla sua bellezza, i capelli tirati in su, Andrè ringraziò mentalmente Dio per avergli dato quel bellissimo regalo, poi, dietro di lei venivano: Rosalie che teneva in braccio il piccolo Alain (i compari di battesimo ed i testimoni per il matrimonio erano lei e Bernard), Nicole che era in braccio ad Alain e Jean Luc per ultimo.

Arrivata davanti all’altare, Oscar si accorse improvvisamente della presenza della nonna di Andrè che era al primo banco, e le sorrise dolcemente. "Come è bella oggi la mia bambina ………… " pensò la vecchia Marie tra sé e sé. "Se solo il padre la vedesse così come è adesso, finalmente felice e serena ………….... ", ma non ebbe tempo di formulare altri pensieri. La doppia cerimonia era finalmente iniziata e, quando il prete concluse con la consueta frase: "Vi dichiaro marito e moglie", anche Oscar ringraziò mentalmente Dio per averle dato tutto quello che aveva e sorridendo per la gioia si girò a guardare negli occhi il proprio "marito", finalmente dopo tante sofferenze, la felicità era alle porte.

(Fine)

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