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Pensieri & Parole

di Sonia   

Una variazione sul ritorno del conte Fersen, spero sia di gradimento. E’ garantita un’abbonante implosione di sentimenti e pensieri, come capita spesso nelle opere della Maestra Ikeda


Era una mattinata limpida e dolce, cristallina come può esserlo solo la creazione di un assolato giorno di Dicembre…Andrè era appoggiato vicino al camino, con le braccia conserte, e la guardava "Non esiste donna più bella", pensava contemplando il viso di Oscar. Un viso concentrato, serio ed espressivo. Perfetto nei tratti ma non banale, elegante ma non algido né zuccheroso…pensava che avrebbe volto baciare quelle labbra morbide, sfiorare quelle lunghe ciglia socchiuse che lasciavano intravedere le luci turchesi…Ma lui era solo un servo, poteva solo guardarla in silenzio. Oscar era totalmente rapita da un mondo fatto di armonie sublimi che s’intrecciano e si rigenerano…Mozart…suonare la rendeva serena, in quell’attimo era ubriaca di musica, era musica lei stessa: non un corpo, nn un individuo…solo un suono puro e libero tra i tanti, piccola parte di una toccante melodia. Suonava spesso per liberare l’animo dai pensieri, per renderlo più nudo e vulnerabile per farlo avvicinare alla verità. Perché voleva capire cos’è una donna, cos’è il suo cuore e cos’era lei…essere nota tra le note la rendeva lieve e libera, una pagina bianca, un cielo sgombro dove ogni verità poteva cercare di volare.

Sorrise di piacere e alzò il viso verso Andrè - Che dici? - chiese - Ti piace questa?-

In quel momento lei era Oscar come nel profondo, libera da costrizioni e dolori.

Ora, ora poteva: Andrè sfilò un fiore dal vaso e glielo porse. Come ad una donna, perché Oscar lo era checché volesse il padre. Non lo era per convenzione né per educazione…lo era nella sua natura più profonda e nascosta…e lei non lo sapeva.

Oh, grazie! Grazie Andrè…Adoro i fiori bianchi! Preferisco le rose, ma in attesa della stagione, questo è un ottimo sostituto!- annusò il fiore, mentre con l’altra mano continuava a suonare.

Seguendo le braccia di Andrè che si incrociavano di nuovo, lo sguardo le cadde sul petto, ampio e forte, sulle spalle grandi e affidabili come il suo cuore…Oscar sentì una strana sensazione e perse il sorriso: una verità nuova si era affacciata sul suo cielo, ma troppo nuova per accettarla senza difficoltà.

Parigi sta diventando invivibile, la miseria morde anche i muri- disse

Io mi preoccupo per il tuo braccio, ora. La tua ferita potrebbe riaprirsi se non ti riposi-

Uff…Senti: queste cose ad un militare capitano! Piuttosto dovrei preoccuparmi per i tuoi polmoni!-

I miei?- Andrè strabuzzò gli occhi

Si. Copriti di più il petto. - gli disse seccamente Oscar, mentre pensava a come era ampio, com’era bello, così dannatamente maschile, così attraente. Non doveva pensare a certe cose!

Ma è più importante il tuo braccio…La ferita è ancora recente e tu…pare che lo stai picchiando, il pianoforte!-

Lo faccio apposta, suono apposta con violenza: devo recuperare il tempo!- ribatté Oscar con una durezza imposta. In realtà aveva suonato con calma, finché il pensiero della bellezza di Andrè non era andato a scompaginare le purissime armonie in cui amava annullarsi.

Rimasero un po’ in silenzio, ma oscar aveva perso quello stato spirituale che le consentiva di suonare, e poi stava volando troppo in alto. Era svanito l’incanto delle note, restava solo il fastidio al braccio e le preoccupazioni.

- Andiamo fuori, Andrè. Devo allenarmi con la spada. Devo recuperare il tempo perso!

I prati erano costellati di brina, fragile creatura di ghiaccio che velava tutto, rilucendo sotto il sole freddo.

Oscar, non sarebbe meglio che tu riposassi un po’….? Anche suonando ti sei sforzata.-

Lo chiami sforzo? Anche le ferite, come ti ho detto, fanno parte del gioco….Mi chiedo solo come ti abbia fatto a sentire le mie urla-

In effetti…beh, non le ho proprio sentite…Ho sentito qualcosa dentro…non so spiegarti cosa, e sono corso a cercarti- rispose Andrè con un filo di imbarazzo

Mh, vabbè…sei un alieno che ha rubato il corpo ad un uomo. Poche chiacchiere, si incomincia! – disse passandogli la spada

Ma il dottore ha detto…-

Il dottore è pagato per parlare, io per fare il mio dovere, cioè combattere. Non risparmiarmi nessun colpo, Andrè1!- urlò, e gli si scagliò contro.

Lui attaccò con un misto di tristezza e compassione nello sguardo: Oscar digrignava i denti e, nonostante la temperatura, aveva il viso rigato dal sudore. La riabilitazione era molto dolorosa.

" Dovere e dolore…questa è la tua vita, Oscar." Pensava lui, vedendola reprimere i lamenti " dovere e dolore…sembra una condanna biblica…Solo dovere, dovere e dolore"

- Che stai facendo?!- gridò Oscar – I tuoi colpi non sono forti! Bada Andrè che non voglio nessuna pietà-

E va bene, farò come vuoi! – urlò, e le si scagliò contro con tutta la forza che teneva repressa "per te, lo sai, farei qualunque cosa….qualunque cosa…"

I fendenti furono energici e terribili, Oscar resistette con orgoglio, indietreggiò e ad un certo punto gettò la spada, urlando, e stringendo a sé il braccio, quasi per tenerlo attaccato

- Oscar, ti ho fatto male?-

No, no. Scusa, non volevo urlare. Bravo, ti ringrazio: ora ho messo a fuoco quali mosse sono più dolorose. Ci eserciteremo sempre su queste. Devo tornare in forma quanto prima. –

Andrè scosse la testa – Ora però riposati – disse. Oscar nicchiò e alla fine si convinse. Mentre camminavano nel giardino c’era un gran silenzio.

Questa ferita ha fatto del bene a ben tre persone – disse lei con ironia amara - a Girodel, che mi sostituisce d è felicissimo…Idiota…A te, che sei riuscito a battermi per una volta, e a me, che ho finalmente recuperati la voce. Devo ammettere che, se avessi le corde vocali di un uomo, farei meno fatica a gridare gli ordini…per fortuna ho questa voce insolita, poco femminile: scura, profonda…-

Andrè sorrise " Sciocchina…adorabile e orgogliosa…" pensava " le risposte alle tue domande, te le stai dando da sola senza accorgertene…La tua voce non è scura e insolita. È sensuale. E io ti ho battuta perché sono un uomo, le mie braccia saranno sempre un po’ più forti delle tue, per quanto tu possa massacrarti di fatica. Gli altri uomini non ti battono perché non hanno avuto una maestra di scherma come te…"

Ci fu un lungo silenzio, si sentiva solo l’erba indurita dalla brina scricchiolare sotto i loro piedi.

Poi un altro scricchiolio si aggiunse, alzarono lo sguardo. Come dal nulla, apparizione scesa da una nuvola, fu davanti a loro un uomo che aveva sul viso la poesia dell’inverno. Gli occhi lilla come le nuvole all’alba, i capelli cinerei e lisci che carezzavano la pelle chiara e il sorriso di mare in pace.

Madamigella Oscar, è un piacere rivedervi…Sono tornato, come avevo promesso….-

Oscar non capì cosa le successe: le gambe si mossero da sole, il dolore al braccio svanì e il l cuore pulsò così forte da tradurre il suo pensiero in parola - Fersen! Siete tornato! Dio, sono felice! Fersen!-

Il camino crepitava pigramente e Fersen raccontava dei mesi passati in Svezia dei fratelli Fabien e Sophie, del padre, di re Gustavo e delle voci "sulla soldatessa davvero in gamba" che circolavano spesso. Oscar si limitava i suoi commenti radi e incisivi e scopriva di perdersi nelle parole di Fersen, anche se avesse declamato una ricetta di cucina si sarebbe smarrita nel movimento della sua bocca perfetta che articolava con sobria grazia le parole, quegli occhi viola che sfioravano le cose senza soffermarsi…

" Ma che ti prende, Oscar’ Cos’hai ? Perché ti senti in Paradiso? Vorrei chiedergli di restare, di parlare di noi, non di guerra…"

Sapete – disse Oscar- ho raccolto molti trattati medici. Mi sono sempre chiesta: se scoppiasse una guerra io cosa poteri dare ai miei soldati? Penso che la medicina in generale, e nel nostro caso quella militare, sia utile ed affascinante.-

- Davvero?!- Fersen alzò lo sguardo- Questo vi fa onore, Oscar…Davvero, mi chiedo perché Dio vi abbia fatta nascere donna…- rise.

Andrè si portò una mano alla fronte "quanto è privo di tatto, quest’uomo!…Ma non si accorge che Oscar pende dalle sue labbra? Dirle una cosa simile!" pensò smaniando sulla sedia.

Oscar fece ondeggiare il calice di vino – Siete andato a trovare Antonietta?- chiese.

" Appena potrò…Non ce la faccio più, non riesco più a starle lontano" pensava Fersen, ma disse -Non credo che ci andrò. No…Ho cercato di soffocare l’amore, credo di esservi riuscito.-

Lo sguardo di Oscar si illuminò per un attimo, contro la su volontà

…e poi Antonietta ha l’amore di tutto il popolo…- "ma voglio darle anche il mio amore, non posso resistere ancora"

Non ne sarei così sicuro.- intervenne Andrè, che era stato ignorato per tutta la conversazione – Sono cambiate tante cose, conte Fersen…- E gli spiegò cosa aveva visto e provato e sentito e incontrato. Andrè era un fiume in piena, la verità aveva rotto gli argini e allagava le sue parole, dilagava nella stanza togliendo la falsa dolcezza del fuoco.

E’ vero, Oscar?-

Lei annuì - E’ tutto verissimo, Fersen. Più vero che mai…-

ho visto cose terribili in America, l’esperienza mi ha ammaestrato. Potrei darle dei consigli politici…si, andrò al Trianon…-

"Avevate tutto in Svezia, " pensò oscar " onore, ricchezza, fama…siete tornato per amore, solo per amore…contro tutto e contro tutti…Il mio cuore di donna…lo avevo anche io, ma solo ora si sta risvegliando…Come vorrei…forse…forse per un uomo come Fersen, poteri lasciare la divisa…dio, assistimi…"

Allora andate quanto prima. Antonietta è fragile, e ha bisogno di appoggi…-

Andrè restò in silenzio. Sapeva cosa stava pensando Oscar, odiava essere messo a confronto con Fersen…Odiava la noncuranza leggera con cui Fersen entrava nella loro vita, nella sua Oscar…Anche se Andrè era bello – i tratti del viso virili ma dolci, i capelli scuri e gli occhi di un verde intenso e vellutato- non amava mettersi in mostra. Non aveva la naturale inclinazione ad estetizzare tutto che è propria dei nobili: tutto va abbellito, dal viso ai sentimenti, va abbellito in maniera sperticata per dare un senso ad una vita il cui più grande dolore è la noia…perché Fersen, che mai avrebbe potuto amare Oscar, si intrometteva tra loro con il suo egoistico e magnifico bagaglio di amori e dolori? Cosa vale l’amore di un uomo, il suo cuore se non si ha un titolo? Cosa vale la vita, se un cuore pronto a morire per una donna, non ha valore perché non ha casato?

" Oscar, non farlo…Fersen ti farà soffrire…Dimenticalo, ti prego. Ma sei libera; se vuoi scottati le dita con lui…Fersen sarà sempre di Antonietta, lo dovresti capire…ma se ormai il tuo cuore è partito lontano, ci sarò sempre io a curare le tue ferite…ma vorrei tanto che tu non avessi a soffrire, per un uomo che non ti amerà mai…"

Oscar fissava il tramonto gelido, dalla lanterna di Palazzo Jarjayes. Andrè la raggiunse e gli mise sulle spalle una coperta.

Vuoi guardare ancora?- le disse.

Oscar fece cenno di si, allora Andrè si avvolse con lei nella coperta,

- Sembra lontana Versailles da qui..-

Oh, lo è…- mormorò Oscar- Lo è tantissimo…una vita e un’altra ancora…-

Andrè leggeva il suo cuore e la strinse – Come quando eravamo piccoli- proclamò, mentre pensava " Io ti proteggo, perché ti amo Oscar"

Anche Oscar leggeva nel cuore di Andrè, ma non poteva fare a meno di guardare Versailles. Anche se sapeva di sbagliare, di soffrire.

Quando Fersen arrivò al Petit Trianon diluviava sulle siepi e sui tetti, la sua bianca divisa dell’esercito svedese era bagnata di pioggia. Maria Antonietta stava cercando di calmare con l’arpa la vivacità incontrollata dei figlioletti. Nobili, splendidi, innamoratissimi e infelici. In quel momento in cui si incontrarono, dopo anni, i loro sguardi dissero ciò che non potevano esprimere le loro parole.

- Maestà, un piccolo fuoco può diventare un grande incendio…e la Francia rischia di bruciare…- " ma anche se così non fosse, io brucio per voi…"

- Io, conte Hans Axel di Fersen, ripudio il mio Stato, la Svezia, per mettermi al servizio di sua Maestà regina di Francia- "…come Antonio ripudiò Roma per amore delle splendida Cleopatra d’Egitto…sarò con voi fino alla morte"

Versailles non era lontana da Oscar, era Oscar ad essere lontana da Versailles. Ormai troppo, dentro di sé.

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