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QUANDO UN UOMO….

prima parte

di  Monica

 

"E così, Oscar ha deciso di prendersi una vacanza, prima di assumere il comando della Guardia Nazionale." disse la nonna di Andrè a suo nipote, che era seduto sui gradini all’ingresso di Palazzo Jarjayes.

"Si."

"E non ti ha chiesto di accompagnarla? Come mai?"

Andrè si voltò verso di lei, con il volto piegato in un sorriso amaro e ironico;

"Nonna. Oscar è un’uomo. Non ha bisogno di nessuno."

"Andrè! Non dire sciocchezze! E non parlare di Oscar in quel modo!"

Andrè non le rispose. Era triste. Triste e amareggiato..

La nonna di Andrè, provo pena per il nipote. Proprio non riusciva a non dimostrare i suoi sentimenti, anche se ci provava in tutti i modi. Lo lasciò solo.

Andrè fissava un punto lontano.

Ripensò all’episodio accaduto pochi giorni prima. Quando, la decisione di Oscar, di continuare a vivere senza più il suo appoggio, aveva scatenato in lui un dolore ed una rabbia inconsuete.

"Una rosa sarà sempre una rosa Oscar..non potrà mai essere un lillà" le aveva dettto. Oscar aveva perso la pazienza, davanti a quella frase, a cui lei sapeva di non poter ribattere nulla. Lo aveva schiaffeggiato. Poi lui, l’aveva baciata. L’aveva buttata sul letto e le aveva strappato la camicia. Ora, riusciva a ripensare a quell’episodio con calma, rivedendolo davanti ai suoi occhi. Ma in quel momento, quando era successo..quasi non si era reso conto di quello che aveva fatto. Si era sentito malissimo dopo.

Aveva ragione Oscar. Cosa voleva dimostrare? Che Oscar era una donna? In quella maniera? Non con l’amore e la dolcezza, ma con la rabbia?

"E poi Oscar..tu hai già deciso cosa vuoi essere..e io se ti amo, dovrei rispettare la tua scelta, ma non ci riesco, non ce la faccio!" pensò questo mentre si prendeva il volto tra le mani.

Un rumore di zoccoli gli fece alzare gli occhi. Era Oscar. Tornava dalla sfilata di commiato che era stata data in suo onore, dal reggimento della Guardia Reale, che da quel giorno, su sua precisa richiesta, sarebbe stato affidato a Girodel.

Oscar si avvicinò e scese da cavallo.

"Andrè, tua nonna ha preparato i miei bagagli?"

Il tono di voce di Oscar era calmo, sereno come sempre. Oscar lo aveva perdonato, gli aveva detto che non ce l’aveva con lui per l’episodio che era accaduto, ma che voleva dimenticare e non parlarne più.

Ad Andrè parve di risentire la voce di Oscar mentre gli diceva quella frase e pensò;

"Oscar. Non basta non parlarne, dimenticare. Tu sei una donna! Perché non lo vuoi accettare??"

Era inutile tormentarsi ancora, cercò di fare un sorriso;

"Si Oscar. E’ tutto pronto. Quando hai intenzione di partire?"

"Il tempo di cambiarmi Andrè e caricare la carrozza, poi partirò"

Andrè tremò impercettibilmente;

"Capisco.."

 

 

Oscar era partita da più di una settimana ormai. Andrè, per cercare di dimenticare il suo dolore, si recava spesso a Parigi alla sera, e aveva avuto modo di fare amicizia in una taverna, con alcuni Soldati della Guardia Nazionale. Era un’occasione da non perdere.

"Devo riuscire ad arruolarmi. Così potrò continuare a stare vicino ad Oscar.." aveva pensato appena aveva appreso chi fossero.

L’uomo con cui aveva legato di più era un certo Alain. Era il classico soldataccio, amante delle risse e della baldoria, ma di carattere leale e onesto. Andrè lo aveva capito subito.

Una sera decise di affrontare l’argomento proprio con lui. Erano seduti al bancone, davanti a loro c’erano diversi bicchieri di vino. Alain lo osservava da un po’, poi sbottò;

"Andrè, amico mio! Da quando ti conosco, tutte le volte che vieni qui ti sbronzi, e poi ti unisci a noi, rimanendo sempre fino all’alba..a casa nessuno si preoccupa di te? Non hai una bella ragazza che ti aspetta da qualche parte, per passare le notti in maniera più interessante?"

Terminò la frase con una risata allegra e rumorosa.

Andrè si voltò verso di lui;

No..e inoltre, se proprio vuoi saperlo, sono a corto di soldi. Devo trovare un lavoro. Vorrei arruolarmi nella Guardia Nazionale"

Andrè aveva deciso, almeno per ora, di non dire che era il valletto di una famiglia di nobili e che viveva con loro. I soldati della Guardia Nazionale, erano tutti uomini provenienti dal popolo. Non avrebbero certo apprezzato molto la cosa. Dirlo, avrebbe compromesso la possibilità di riuscire a avere il loro aiuto per arruolarsi.

Quandò Alain sentì l’affermazione di Andrè scoppiò nuovamente a ridere;

"Capisco. Devi essere ridotto proprio male, se sei arrivato a volerti arruolare. D’accordo. Metterò una buona parola per te..ma ti avverto. La paga è misera, il lavoro duro, e la gavetta..puoi immaginare cosa sia, visto che preferiamo venire a mangiare in questa tavernaccia della malora, appena è possibile."

Andrè annuì;

"Tutto questo non mi importa. Io ho bisogno di soldi. E poi, non mi spaventa certo fare il soldato."

"Si. Immagino. Sei un’uomo forte, robusto e mi dai l’idea di uno parecchio coraggioso. Affare fatto. Ti farò sapere al più presto. E ora..un’altra pinta, per festeggiare un nuovo commilitone!"

Alain richiamò l’attenzione dei suoi compagni, e annunciò che forse, presto Andrè si sarebbe unito a loro.

I soldati risposero con entusiasmo. Alain fece l’occhiolino ad Andrè;

"Il modo migliore di festeggiare e divertirsi è darsele..dai, cominciamo noi"

Andrè non ebbe il tempo di dire nulla, che Alain si era alzato ed era andato a provocare un altro soldato.

La notte continuò così, tra risse, bevute pazzesche e risate.

Era ormai l’alba. Andrè tornava verso palazzo Jarjayes. Aveva bevuto parecchio anche quella sera. Era preoccupato. Bere tanto, non sarebbe servito a dimenticare i suoi problemi all’occhio, Oscar che era lontana..

Una cosa però lo consolava. Quasi sicuramente sarebbe riuscito ad arruolarsi nella Guardia Nazionale. Era poca cosa, rispetto a quello che lui desiderava veramente. Ma anche solo poter continuare a vedere Oscar e proteggerla era importante.

 

Oscar era seduta sulla spiaggia. Quando era partita, era convinta di volersi prendere quella vacanza per ripensare a tutto quello che era accaduto.L’abbandono del comando della Guardia Reale. Il suo amore per Fersen, il loro addio, la rivelazione di Andrè. di quello che provava. Ora invece stava immobile, a guardare il mare, spingendo lo sguardo oltre l’orizzonte, come se sperasse di vedere oltre quell’ immensa distanza. E non riusciva a pensare a nulla. Niente.

"Forse è meglio così..riflettere troppo, spesso serve solo a rivivere cose che si vogliono dimenticare. Devo solo pensare a cominciare questa nuova fase della mia vita" riflettè mentre con le dita tracciava striscie sulla sabbia.

Il vento era forte, muoveva i suoi capelli, ma ad Oscar piaceva il vento. Gli ricordava la stessa sensazione che provava quando galoppava veloce in sella a Cèsar, in compagnia di Andrè..

Andrè.

"Spero, che superi questo momento." fù l’unica cosa che riuscì a pensare, mentre senza che se ne rendesse conto una lacrima scendeva sul suo viso.

"Andrè! Esci di nuovo? Cosa ti sta succedendo? Hai proprio intenzione di non lasciarmi dormire tranquilla nemmeno stanotte.."

La nonna di Andrè lo inseguì fuori, e rimase a guardarlo mentre saliva in sella ad un cavallo;

"Non preoccuparti nonna. Devo vedere un’amico."

La nonna di Andrè sospirò e lo seguì con lo sguardo finchè non lo vide scomparire oltre il cancello di Palazzo Jarjayes, galoppando veloce.

Era davvero in ansia per Andrè. La decisione di Oscar, lo aveva ferito davvero, era cambiato Andrè. Era diventato molto taciturno, rimaneva spesso in disparte, e tutte le sere usciva, andava a Parigi e tornava praticamente all’alba..quasi sempre ubriaco. Era questo che preoccupava di più la nonna di Andrè.

"Se almeno Oscar tornasse..forse lui si sentirebbe già meglio.."

Andrè raggiunse Parigi e si recò nella solita taverna. Appena entrato non ebbe nemmeno bisogno di guardarsi intorno. La voce di Alain, forte e allegra le giunse immediatamente. Lo vide seduto ad un tavolo, in compagnia di altri soldati e lo raggiunse;

"Toh! Il mio amico Andrè..dai siediti. Stasera offro io. Ma presto dovrai offrire tu. Ho una buona notizia. Puoi considerarti arruolato. Certo, dovrai presentarti in caserma, e svolgere alcune pratiche, ma ormai è cosa fatta."

Lo sguardo di Andrè si accese improvvisamente. Ci era riuscito!

"Alain. Ti ringrazio. Hai idea di quanto tempo ci vorrà perché sia arruolato? Intendo, quando comincerò a svolgere il servizio.."

"Accidenti Andrè. Sei impaziente di rovinarti la vita eh? Comunque non credo che ci vorrà molto"

Un soldato si intromise nel discorso;

"Si Alain. Il tuo amico sembra che non viva per altro che non arruolarsi con noi..Se non fosse che è impossibile, verrebbe da pensare che sa la novità che ci riguarda."

"Ti riferisci al nuovo comandante che dovrebbe prendere servizio tra qualche giorno immagino." gli rispose Alain.

"Già" annuì il soldato e continuò,stavolta rivolto ad Andrè;

"Te ne dico una bella amico. Pare che il nostro comandante, avrà lunghi capelli biondi ed un corpo niente male..si, sarà una donna. E da quanto ho saputo, una gran bella donna."

Andrè strinse i pugni, in maniera impercettibile. Stavano parlando di Oscar. Per ora, pensò era meglio fare finta di niente;

"Se è stata nominata comandante, penso che sia per merito.." accennò

Alain lo guardò;

"Per merito? Stai scherzando immagino, Andrè. O forse non sai che i nobili arrivano spesso alle più alte cariche militari, senza mai aver visto da vicino un fucile in tutta la loro vita. Una donna poi..mi sembra ridicolo."

Il soldato che aveva parlato poco prima fece un gesto volgare con la mano;

"Chissà, magari non saprà usare un fucile, ma ci sarà da divertirsi comunque.." e concluse la frase con una risata grassa e oscena.

Andrè, stava usando tutta la sua forza di volontà per non reagire alla frase offensiva di quel soldato. Dio! Avrebbe voluto ucciderlo, per quello che si stava permettendo di dire su Oscar.

Alain diede una spinta scherzosa al suo compagno;

"Dominique, non dire cose del genere. Se tu arrivassi a fare una cosa simile, ti aspetterebbe la forca. E nessuna donna, per quanto bella, vale un tale sacrificio..sei sempre il solito, tu!"

Si misero a ridere entrambi. Andrè, intanto si era finalmente seduto e aveva ordinato un bicchiere di vino.

Alain lo osservò;

"Che strano.Ho avuto l’impressione che i commenti che stavamo facendo sul nuovo comandante, gli abbiano dato fastidio. Ha guardato Dominique come se volesse dargli fuoco." pensò tra se.

Ma si. Sicuramente era solo un’impressione, decise.

Quando uscirono dalla taverna, Alain prese da parte Andrè;

"Senti Andrè, domani ho un turno di riposo al pomeriggio. Se vuoi ti aspetto in caserma e andiamo insieme a presentare la tua domanda. Chissà..se sei fortunato, magari potrai prendere servizio già da dopodomani..visto che ci tieni così tanto ah!ah!"

Accompagnò la frase ad una pacca sulla spalla;

"Si. Perfetto. Allora ci vediamo domani davanti alla caserma."

Si accordarono ancora sull’orario e poi si divisero.

Mentre Andrè tornava verso casa, ripensò alle parole di quei soldati. Era preoccupato. Aveva conosciuto Alain. Era un’ottima persona, e come lui altri soldati. Ma alcuni gli erano sembrati molto pericolosi. E, il fatto che una donna avrebbe preso il comando del loro reggimento, non lo avrebbero accettato sicuramente, e avrebbero fatto di tutto per renderle la vita dura. Aveva già immaginato che per Oscar non sarebbe stato facile. Ma non avrebbe affrontato tutto quello che l’aspettava da sola. Lui ci era riuscito. Era riuscito ad arruolarsi.

"Ma io ti sarò vicino Oscar. E giuro, che non permetterò a nessuno di farti del male. Anche a costo di mettermi contro tutti i soldati del reggimento." disse a voce alta, come se Oscar fosse lì vicino a lui, e lo potesse sentire.

 

 

Il pomeriggio seguente, mentre preparava il cavallo per recarsi in caserma, dove lo aspettava Alain lo raggiunse la nonna;

"Andrè! Oscar tornerà stasera! Ha deciso di prendere servizio in anticipo, già da domani!"

"Bene. Nonna..devo dirti una cosa, ma ti prego di non comunicarla ad Oscar."

La nonna di Andrè lo guardò preoccupata e perplessa;

"Cosa è successo?"

"Nonna, vado a Parigi. Ad arruolarmi nei soldati della Guardia Nazionale. E forse anche io, prenderò servizio proprio domani."

La nonna di Andrè congiunse le mani;

"Oh mio Dio. Quindi, immagino che non ti vedrò più."

Andrè sorrise, quasi divertito dall’espressione tragicomica che aveva assunto la nonna;

"Nonna, tu esageri sempre! Ma certo che mi vedrai! Verrò a trovarti tutte le volte che mi sarà possibile!" L’abbracciò.

"Non so se essere più in pena, o più felice della cosa. Se non altro, potrai stare vicino ad Oscar. Non voglio nemmeno immaginare che tipo di uomini ci siano nella Guardia Nazionale! Ma immagino, che ti sarai arruolato proprio per questo motivo."

"Si, è vero. E non voglio che lo sappia fino a che non sarò ufficialmente arruolato. Non voglio.."

"Che lei te lo impedisca.." continuò per lui la nonna.

"Già. Allora? Posso contare su di te?"

"Certo Andrè, dalla mia bocca non uscirà parola. Sicuramente mi chiederà di te. Le dirò che stai bene, e per il resto, cercherò di rimanere sul vago."

Andrè annuì;

"Grazie nonna. Ora vado. Non aspettarmi..non so se tornerò a casa. Potrebbero anche chiedermi di rimanere in caserma già da stasera."

"Va bene. Vai pure. Ma stai attento, mi raccomando.."

Andrè montò a cavallo e partì al galoppo.

Arrivò davanti alla caserma e chiese di Alain, che lo raggiunse;

"Eccomi Andrè. Vieni. Devo sbrigarmi. Ho solo un paio d’ore, e desidero riuscire ad andare a trovare mia sorella e mia madre."

Le pratiche furono più veloci del previsto. L’ufficiale che si occupava degli arruolamenti gli mostrò la disposizione della caserma e il suo letto nelle camerate, poi tornarono nell’ufficio;

"Bene. Da ora, potete considerarvi ufficialmente arruolato Grandier. Se avete delle questioni personali in sospeso, se dovete salutare familiari o cose simili, vi devo chiedere di farlo entro stasera. Domani dovrete presentarvi in caserma"

"Non ho alcuna questione in sospeso. Posso fermarmi in caserma già da ora, se lo ritenete opportuno"

L’ufficiale annuì;

"Meglio ancora. Allora chiamerò un soldato che vi fornirà dell’equipaggiamento"

Alain, che lo aveva accompagnato in quel momento, le comunicò che doveva andare, si sarebbero rivisti dopo.

"Non ti ringrazierò mai abbastanza Alain."

Alain fece un cenno con la mano, come a voler dire che andava bene così;

"L’ho fatto volentieri amico. E poi, non ti preoccupare. La prima volta che andremo a farci una bella bevuta, avrai modo di ringraziarmi, se proprio ci tieni."

Lo salutò e andò via.

Andrè fu fornito della divisa e di altri equipaggiamenti e poi gli fu ordinato di riporre tutto nella camerata.

Entrò. Era vuota. Tutti i soldati erano fuori, di ronda o occupati nell’addestramento. Si appoggiò alla porta;

"Ce l’ho fatta." pensò felice.

 

 

La carrozza di Oscar arrivò in tarda serata.

Il viaggio era stato piacevole.

"Oscar. Sono contenta di vederti. Il viaggio è andato bene?" le domandò la nonna di Andrè mentre la aiutava a togliersi la giacca;

"Si, è andato bene, grazie."

"Allora..hai deciso di prendere servizio in anticipo.."

"Si. Ad Arras stavo magnificamente, era meglio non abituarsi troppo a quei ritmi, domani mattina andrò in caserma. Ho già provveduto a mandare un messaggio al Colonnello" rispose sorridendo Oscar.

"Vieni Oscar. Siediti. Ti porto una cioccolata."

"La prendo volentieri. Grazie."

Oscar si guardava intorno, e quando la nonna di Andrè tornò, con un vassoio le domandò di lui.

"Oh…ecco..Andrè..si Andrè è andato a Parigi."

"Ah..capisco."

Oscar non si spiegava la sensazione che stava provando. Il fatto che Andrè non fosse stato lì ad aspettarla gli diede una sensazione strana, quasi dolorosa. Provò una stretta allo stomaco. "Sono una bella egoista..Che cosa pretendo? Prima gli dico che non bisogno di lui, e poi mi aspetto di trovarlo qui, ad accogliermi, tutto contento e a braccia aperte.."

Decise di non pensarci più. Bevve la sua cioccolata e poi andò a letto. L’indomani sarebbe stata una giornata importante. L’inizio di un nuovo incarico, in un’ambiente completamente diverso.

 

 

 

La caserma era in fermento. Era ancora l’alba, eppure ai soldati era già stato ordinato di alzarsi, e indossare l’uniforme migliore per accogliere il nuovo comandante. Anche nella camerata di Andrè gli uomini erano occupati a prepararsi. Ma lo stato d’animo, non era certo quello che ci si poteva aspettare;

"Maledizione! Dover fare una levataccia per un damerino vestito da comandante è una cosa che odio. Ma doverlo fare per una donna..Mio Dio! Non pensavo che l’esercito francese fosse caduto così in basso!" esclamava in continuazione un soldato.

Non era l’unico a dire cose simili nei riguardi del nuovo comandante, comunque. Andrè si vestiva in silenzio, senza fare alcun commento. Ma ogni frase del genere che sentiva pronunciare, lo preoccupava sempre di più;

"Oscar..fagli vedere quello di cui sei capace. Questi uomini non sanno niente di te. Del tuo coraggio, della tua forza..e in ogni caso, dovranno passare sul mio corpo prima di torcerti un capello." pensava.

"Ragazzi, state calmi. E’ inutile arrabbiarsi. Basterà avere un po’ di pazienza, con questa donna. Appena avrà capito con chi ha a che fare, fuggirà a gambe levate dalla caserma!" esclamò un altro soldato. Tutti risero della sua affermazione, dandogli ragione.

Comunque, per quanto malvolentieri, i soldati dopo essersi preparati, si presentarono, come gli era stato ordinato sull’attenti. Ogni gruppo nella sua camerata.

Anche nella camerata di Andrè, erano tutti in piedi, in file da quattro.

"Uhmf..se è una donna arriverà in ritardo. Dovrà prima pensare a guardarsi allo specchio." mormorò un soldato che era nella fila dietro quella di Andrè.

Un brusio fatto di risatine accompagnò quel commento.

"Ragazzi! Sta arrivando nella nostra camerata il colonnello con il nuovo comandante!" disse un soldato che era stato incaricato, in barba al regolamento, di spiare dalla porta socchiusa il corridoio.

"Devono essere loro. Sento i passi!"

Detto questo, il soldato prese il suo posto nella fila. Andrè sentiva il cuore battere così forte, da avere paura che in quel silenzio, qualcuno lo potesse sentire;

"Oscar..finalmente ti rivedrò."

Oscar e il colonnello intanto erano giunti davanti alla camerata;

"Comandante..ancora le prossime due e avremo terminato il giro delle camerate."

"Bene."

Il colonnello aprì la porta ed entrò per primo. Parlò ai soldati;

"Soldati della Guardia Nazionale, salutate il vostro nuovo Comandante: Oscar Francois De Jarjayes."

A quel punto Oscar si portò più avanti di due passi rispetto al Colonnello, come il suo grado gli permetteva. Le mani incrociate dietro la schiena, le gambe leggermente divaricate. Lo sguardo fiero e attento. Trasmetteva davvero un senso di forza e disciplina, come un grande soldato.

I soldati fecero il saluto militare in perfetto sincronismo. Il Colonnello li guardò soddisfatto. Poi continuò;

"Per suo preciso desiderio, sarà il nostro Comandante a fare l’appello della camerata. Disponetevi in una fila unica e quando sarete chiamati, fate un passo avanti e dichiarate il vostro grado."

I soldati, con grande rapidità, si portarono nella posizione ordinatagli.

Detto questo,il colonnello porse ad Oscar un foglio e lei cominciò a pronunciare i cognomi.

"LeFault"

"Soldato della guardia LeFault. Ai vostri ordini"

L’appello andò avanti.

Avevano già risposto quasi tutti i soldati. Si era giunti alla fine della fila. Oscar si accinse a leggere il penultimo cognome, quando non credette ai suoi occhi. Immaginò di aver letto male e invece..

"Grandier." Il tono con cui pronunciò il cognome di Andrè fu insolito. Parve quasi una domanda incredula. Ma fortunatamente sembrò che nessuno se ne accorse. Nessuno tranne Alain.

Andrè fece un passo avanti;

"Soldato della guardia Grandier. Ai vostri ordini"

Oscar fece una fatica incredibile a nascondere la sua incredulità, la sua sorpresa, ma ci riuscì e portò a termine l’appello.

Appena Oscar uscì per visitare l’ultima camerata, i compagni di Andrè iniziarono a fare i loro commenti;

"Ragazzi che donna! Non immaginavo che fosse così bella.."

"Hai ragione. Ma, devo dire che me la immaginavo diversa..accidenti! Quella donna, secondo me la sa lunga sulla vita militare.."

"Ah! Per me è tutta apparenza.."

"Apparenza eh? Amico. Io ne ho visti di comandanti. Ma ti assicuro, che uno sguardo come quello..santo dio, non l’avevo visto mai."

I giudizi erano dei più disparati. Da chi aveva apprezzato Oscar, almeno dall’apparenza, anche come soldato, oltre naturalmente che come donna, a chi non si convinceva, e continuava a trovare incomprensibile che una donna avesse un tale grado militare.

"Andrè..tu non hai niente da dire sul nostro bel Comandante dagli occhi azzurri?"

Andrè sobbalzò. La voce di Alain lo aveva distratto da quello che stava pensando. Oscar aveva avuto la reazione che lui si aspettava. Di sorpresa, certo, ma ora si chiedeva cosa gli avrebbe detto..

"Ah..scusa Alain..non ho capito cosa mi hai domandato.Ero distratto"

Alain fece una gran risata;

"Si, me n’ero accorto. Forse quindi la mia domanda è stupida. Ti chiedevo cosa ne pensavi del Comandante..e secondo me, ti piace.."

"Non deve piacermi. E’ il mio comandante.."

"Uh! Sei appena arrivato e sei già diventato un perfetto soldato, rispettoso della disciplina!"

Alain non disse più nulla e andò sdraiarsi sulla sua branda, in attesa di entrare in servizio

 

 

 

Oscar fu accompagnata nel suo ufficio e chiese al Colonnello di essere lasciata sola. Era presa da sentimenti contrastanti. Cosa era saltato in mente ad Andrè? Possibile che fosse così testardo? Gli aveva detto chiaramente che lei voleva vivere la sua vita come un uomo, come un soldato, e che per riuscire in tale intenzione doveva contare solo sulle proprie forze!

Provava la stessa rabbia che aveva provato quella sera, quando Andrè le aveva detto quella frase: una rosa sarà sempre una rosa, non potrà mai essere un lillà.

"No. Andrè. Ti sbagli. Te lo dimostrerò."

Sbattè i pugni sul tavolo. Il ricordo di quella sera e il trovare Andrè arruolato, questi due pensieri amplificarono il suo nervosismo. Si alzò decisa. Uscì dall’ufficio, rintracciò il colonnello e gli chiese di mandare immediatamente il soldato Grandier nel suo ufficio. L’uomo la fissò. Era palese una grande tensione nervosa nel suo comandante, ma non disse niente e, com’era suo dovere si limitò ad obbedire.

Quando Andrè fu avvisato di presentarsi nell’ufficio del Comandante, si alzò, si sistemò la divisa e uscì dalla camerata. Alain, lo osservò.

Arrivato davanti all’ufficio di Oscar bussò:

"Avanti"

Andrè entrò e chiuse la porta;

"Soldato Grandier ai vostri ordini, comandante."

Oscar era in piedi, davanti alla finestra;

"Andre! Che cosa diavolo ti è saltato in mente??" lo aggredì.

"Perché?"

"Smettila di far finta di niente. Rispondi!"

"Oscar.., il fatto che mi sia arruolato non deve rappresentare un problema per te. Ora non sono più il tuo servitore e posso decidere della mia vita. E poi, se proprio vuoi saperlo, l’ho fatto perché ho un’amico tra i soldati."

Oscar tremava. Andrè era calmo, e il voce di tono tranquillo e pacato.

"Vai via! Esci immediatamente da qui! Io non ho bisogno di te!!" urlò Oscar.

Andrè rimase scosso dalla furia di Oscar. Si limitò a fare il saluto. Ma, mentre era già voltato, la mano sulla maniglia della porta le sussurrò;

"Pensala come ti pare Oscar, ma io sono l’unica persona in grado di proteggerti. E ho tutta l’intenzione di farlo. Anche se tu non vuoi"

"Che cosa aspetti?? Ho detto che non ho bisogno di te! Fuori!" le gridò ancora Oscar.

Quando Andrè fu uscito Oscar tremava ancora dalla rabbia. Si appoggiò alla scrivania.

"Non ho bisogno di te…." mormorò, ma lacrime ininterrotte iniziarono a solcarle il viso. E non erano lacrime di rabbia…

 

 

 

Uscì fuori e trovò Alain appoggiato ad un muro.

"Ti aspettavo Andrè. Oggi sarai con me in coppia, per fare il solito giro di ronda a Parigi. Tieni, ho preso il tuo fucile" Glielo porse.

Si diressero verso le scuderie e presi i cavalli, uscirono dalla caserma.

Durante la ronda, Andrè ripensò a quello che gli aveva detto Oscar. Alla sua furia. Gli dispiaceva averla fatta innervosire, ma lui davvero non aveva alcuna intenzione di lasciarla..

Erano in giro ormai da diverse ore, ed era pieno pomeriggio quando Alain le propose di andare a mangiare qualcosa in una locanda lì vicino.

"Ma…possiamo farlo? Non siamo in servizio?" le chiese Andrè perplesso.

"Certo, ma non ti preoccupare. Nessuno saprà che abbiamo fatto un’eccezione e poi..dobbiamo pur mangiare no?" gli disse per tutta risposta Alain, facendo l’occhiolino.

La locanda, infatti era ad un solo isolato di distanza dalla zona che gli era stata assegnata.

Entrarono, presero posto ad un tavolo e ordinarono un pasto freddo.

"Vorrei ordinare del vino Andrè, ma per oggi, ti ho già dato un cattivo esempio. Uno al giorno può bastare"

Andrè sorrise. Si trovava davvero bene con Alain. Era davvero un uomo in gamba. E una persona su cui contare, generoso e leale, nonostante facesse di tutto per nascondere queste qualità con atteggiamenti dissacranti e ironici.

Alain lo fissò;

"Allora Andrè, dimmi. Da quanto tempo sei innamorato di lei?"

Andrè rimase impietrito;

"Di cosa stai parlando Alain? Non ti seguo…"

"Smettila Andrè. Non sono uno stupido. Mi sono fatto un’idea di te. Primo: tu non sei il figlio di un falegname che è rimasto senza un soldo. Secondo: tu sei molto diverso dagli altri soldati, me compreso. Non penso che tu sia nobile, ma certamente hai vissuto tra di loro. Queste due cose le ho pensate fin dalle prime volte che ho parlato con te. E terzo: tu e il nostro comandante, vi conoscete..e sono convinto, non da poco tempo, e tu l’ami."

"Come puoi dire.."

Alain lo interruppe;

"Ho ripensato ad alcuni episodi, poi ho visto lo sguardo che vi siete scambiati durante l’appello..se ci pensi, non è stato difficile."

"Si. Hai ragione. E’ proprio così, ma ti chiedo di non spargere la voce nella caserma.."

"Non hai bisogno di dirmelo, Andrè. Da me non uscirà una parola."

Andrè guardò attentamente Alain. Sì. Si poteva fidare di quell’uomo. Così gli raccontò per sommi capi la situazione.

Quandò terminò di parlare Andrè abbassò lo sguardo;

"Immagino che tu mi ritenga pazzo Alain."

"Si e no. Ma lascia che ti dica una cosa. Secondo me, quella donna contraccambia i tuoi sentimenti"

Andrè fece una risata amara e stridula;

"Alain..Oscar mi vuole bene. Certo. Ma come si può voler bene ad un fratello!"

"E allora, lascia perdere Andrè. Dio Mio! Guardati! Sei un’uomo bellissimo. Potresti avere qualsiasi donna. Quella per esempio." Alain indicò con un cenno del capo il bancone, che era alle spalle di Andrè.

Andrè si voltò: dietro il bancone, intenta a riempire i boccali di vino c’era una ragazza. Era molto, molto bella. I capelli neri, lunghi e mossi, sciolti sulle spalle. Un viso perfetto, la pelle candida. Vestita molto semplicemente. Non era molto alta, ma il corpo era armonioso, il vestito tradiva curve morbide e seducenti. Alain si era accorto di come quella ragazza osservava Andrè, fin da quando erano entrati nella locanda.

"Andrè ascolta. Io rispetto i tuoi sentimenti. Ma, se Oscar davvero non ti ama, io non vedo la ragione di negarsi la gioia di amare una donna. L’amore vive se contraccambiato..nutrito. Il tuo è un’amore bellissimo, intenso, non lo nego, ma è sterile. Destinato a consumarsi e a consumare anche te. Ne vale la pena? Lo credi davvero?"

Andrè non rispose. Si alzò dal tavolo;

"Alain, dobbiamo riprendere il nostro giro." gli disse in tono deciso. Per lui il discorso era finito lì.

Il suo compagno sospirò. Pagarono e uscirono. Alain guardò ancora una volta la cameriera della locanda, che aveva continuato a fissare Andrè finchè era uscito;

"Se fosse possibile spogliare un’uomo con il solo sguardo..Andrè sarebbe uscito nudo da questo posto.." pensò sogghignando.

Era tardo pomeriggio ormai. Alain e Andrè avevano terminato di prestare servizio, e si avviarono a tornare in caserma. Fortunatamente non era successo nulla che avesse richiesto il loro intervento. Parigi era relativamente tranquilla;

"Ma non bisogna farsi ingannare dall’apparenza. Il fuoco cova sotto la cenere Andrè. Hai notato come ci guardano i parigini? Noi soldati della Guardia, non apparteniamo certo alla nobiltà, però indossiamo questa uniforme, che rappresenta pur sempre il potere che i sovrani hanno sul popolo. Di conseguenza, anche noi non siamo molto amati..La famiglia reale dovrà prendere dei seri provvedimenti, altrimenti, verranno tempi duri, difficili. L’aria che tira non mi piace. Non mi piace per niente, amico mio."

Andrè annuì gravemente: condivideva il pensiero di Alain.

Alain le chiese se era stanco;

"No. Assolutamente Alain."

"Bene! Allora ascoltami. Da domani potrebbero cominciare ad assegnarci ronde notturne e piantoni di guardia, è finita la pacchia. Questa sarà l’ultima notte che potremo goderci prima dell’ultimo permesso. Che ne dici di andare a fare baldoria da qualche parte stanotte? Tu ti devi distrarre Andrè, ti devi divertire..e io sono maestro in queste cose!"

Terminò la frase con una risata che contagiò anche Andrè;

"D’accordo Alain. Verrò molto volentieri."

 

 

In quello stesso momento, in caserma Oscar era intenta a firmare alcuni documenti. La sua prima giornata come Comandante tutto sommato l’aveva soddisfatta. Aveva partecipato alle esercitazioni dei suoi soldati, ed aveva dato una prova di quello che valeva. Aveva visto piccoli progressi; i soldati davano segni lievi, ma incoraggianti di apprezzamento verso le sue qualità militari. Certo: c’era ancora un zoccolo duro di loro, che continuavano a dimostrarle, per quanto gli fosse permesso, aperta ostilità. Ma non c’era fretta. Sarebbe riuscita ad avere la loro fiducia e il loro rispetto. E poi in fondo poteva capirli: prendere degli ordini da una donna, non doveva essere facile per loro.

Ma questo ora aveva un’importanza secondaria. Per tutto il giorno aveva ripensato all’episodio che si era verificato nel suo ufficio, quando aveva letteralmente aggredito Andrè. Quando era riuscita a calmarsi, ripensando alle parole che gli aveva rivolto, fece quasi fatica a credere di essere stata lei a pronunciarle. Non era da lei perdere la calma in quella maniera, e poi..mai con Andrè.

Aveva deciso di analizzare la situazione, e di essere sincera con se stessa.

Quando aveva visto Andrè, tra gli altri soldati, la prima reazione che aveva avuto non era stata di rabbia. Tutt’altro. Si era accorta di quanto gli fosse mancato. E inoltre, vederlo arruolato, le aveva trasmesso una sensazione incredibile: quella di sentirsi protetta.

"Sei di nuovo con me Andrè.."

Erano queste le cose che aveva sentito, che aveva pensato appena l’aveva visto. Appena aveva percepito queste sensazioni, aveva deciso di combatterle. No! Non poteva lasciarsi andare a nuove debolezze, o il suo obiettivo di vivere con le sue sole forze, sarebbe stato vano. Così aveva deciso di reagire con la rabbia verso Andrè.

Si alzò e andò verso la finestra. Il sole stava iniziando a tramontare;

"Andrè..ti ho detto delle cose orribili e ingiuste. Solo per combattere me stessa. E’ ridicolo. Ce l’avevo con me stessa, e ho cercato di nascondermelo, prendendomela con te. Devo riuscire ad avere la forza di non accettare il tuo aiuto e la tua protezione. Ma non ho alcun diritto di trattarti in quel modo..di non apprezzare almeno il tuo gesto."

Aveva deciso. L’indomani, avrebbe cercato di parlargli e gli avrebbe chiesto scusa.

"Gli dirò che ero nervosa..che ha ragione. Non ho alcun diritto di giudicare le sue scelte. Ma non gli dirò certo quello che ho pensato quando l’ho visto nella camerata."

Si voltò e guardò l’orologio. Tra poco sarebbe dovuta andare a Parigi, nella residenza del Generale Bouillet, che le aveva chiesto di recarsi da lui, quella sera per avere un giudizio di Oscar sul suo primo giorno come Comandante della Guardia Nazionale. Poi sarebbe potuta tornare a casa.

A Palazzo Jarjayes non c’era nessuno. Il padre di Oscar, il generale Jarjayes era al confine tra Francia e Italia con il suo reggimento, e sua madre era in Normandia in visita a lontani parenti.

"Non ho voglia di stare sola stasera."

Quasi immediatamente le venne in mente Rosalie. Era parecchio tempo che non la vedeva. Si scrivevano qualche lettera, ma Oscar l’avrebbe rivista molto volentieri.

"Andrò dal generale Bouillet, e poi farò un salto da Rosalie." decise infine.

Chiamò un soldato e gli ordinò di portare il suo Cèsar nelle scuderie e di preparare una carrozza.

 

 

Andrè e Alain erano arrivati in caserma. Lasciarono i cavalli agli ufficiali addetti alle scuderie e poi si recarono dal colonnello per fargli il rapporto del loro giro di sorveglianza.

"Bene, potete andare. Siete in permesso fino a domani mattina." gli disse quest’ultimo.

I due amici, quindi, si recarono verso l’edificio che ospitava le camerate. Stavano per raggiungerlo quando Andrè vide Oscar uscire dal suo ufficio e salire su una carrozza che partì velocemente, lasciando la caserma.

"Oscar.." mormorò.

Alain entrò rumorosamente nella loro camerata.

"Ragazzi. Da ora fino a domattina siamo due uomini liberi! Io e il mio amico Andrè stasera andiamo a divertirci un po’ a Parigi, e a farci una bella bevuta. Qui vuole venire con noi è il benvenuto!" disse rivolto ai compagni presenti.

Quattro o cinque soldati accettarono l’invito con entusiasmo.

"Veniamo volentieri Alain, ma dobbiamo trovare un altro posto. Quella bettola in cui andiamo sempre, comincia a non piacerci più..i prezzi sono sempre più alti, e il vino sempre più cattivo" gli disse con un borbottio, un suo compagno.

Alain si mise a ridere;

"Stai diventando di stomaco delicato eh? Non ti preoccupare. Conosco una locanda niente male, che è aperta giorno e notte. Io e Andrè ci siamo fermati a farci un boccone proprio oggi, durante la ronda."

Alain si tolse gli stivali e la giubba dell’uniforme e si sdraiò sulla sua branda. Andrè si sedette ad un tavolo e si versò un bicchiere d’acqua.

"Allora..come è andata la prima giornata del nostro nuovo Comandante ragazzi?" chiese improvvisamente Alain.

"Io ero di ronda a Parigi come te Alain. Ma chiedilo a Robert e Paul. Oggi loro hanno fatto esercitazione insieme al comandante. Hanno un paio di cosette interessanti da raccontarti.." gli rispose un suo compagno indicando con la mano due soldati occupati a giocare a carte seduti su una delle brande.

Alain guardò i due uomini;

"Allora? Che è successo?"

Fu Paul a rispondergli;

"Bhè. Stamattina il Comandante ha voluto assistere alle esercitazioni, per vederci all’opera diciamo. E poi, ha chiesto se c’erano dei volontari per confrontarsi con lei in un duello con la spada."

Alain fece un sorrisetto ironico;

"Posso immaginare che non ci siano stati problemi a trovarli, questi volontari."

"Infatti. Molti di noi volevano dare una lezione al nostro bel comandante dai capelli biondi!" esclamò Paul.

Andrè ora era occupato a fare un solitario, con un mazzo di carte che aveva trovato sul tavolo. A chiunque, sarebbe sembrato completamente disinteressato al discorso. In realtà era attentissimo e molto preoccupato. Non voleva perdere una parola del discorso che sarebbe seguito.

"Comunque Alain, ti sorprenderai non poco quando ti dirò come è finita. Ci ha battuti. Tutti." disse introducendosi nel discorso il soldato Robert.

Alain si alzò a sedere;

"Dici sul serio Robert? Ha battuto anche te?"

Robert era uno dei soldati più abili con la spada, nel reggimento.

Quest’ultimo non rispose nulla. Si alzò dalla branda su cui era seduto e si limitò a sollevare la camicia. All’altezza del fianco sinistro un lungo taglio, superficiale, dato senza intenzione di provocare danno..ma senza dubbio era proprio un taglio da colpo di spada.

Alain effettivamente rimase sorpreso. Poi si voltò verso Andrè:

Il suo viso apparentemente non tradiva emozioni, ma Alain notò subito la sua espressione palesemente più tranquilla e molto soddisfatta.

"E bravo il nostro Andrè. Mi avevi detto il vero sulla tua Oscar!" pensò sorridendo tra sé.

Alain si alzò dalla branda;

"Bene. Ora non preoccupiamoci del comandante..ma pensiamo a noi. Andiamo a mettere qualcosa sullo stomaco e poi andremo a Parigi. Stasera mi voglio divertire!"

Mentre si incamminavano verso il refettorio Andrè gli si affiancò;

"Ti ringrazio Alain per aver chiesto notizie di Oscar. Se l’avessi fatto io, che sono appena arrivato, avrei destato qualche sospetto credo."

Alain annuì;

"Infatti. Come avrai capito, nella nostra camerata sono considerato un po’ il capo del gruppo. E quindi una curiosità simile da parte mia riguardo al nuovo Comandante, non li ha sorpresi affatto. Immaginavo che fossi in pensiero per lei. E poi ti dico la verità: ero curioso anche io di sapere come era andata la giornata alla tua amata Oscar. Comincia a piacermi, sai." gli rispose ridendo.

 

 

Dopo aver mangiato la gavetta Alain, Andrè e gli altri soldati presero i cavalli e si diressero verso Parigi.

Arrivarono alla locanda e presero posto ad un tavolo. Come era loro abitudine, misero un po’ di denaro ciascuno e raccolto un bel gruzzoletto chiamarono la cameriera.

Alain la osservò mentre li raggiungeva;

"Guardala come corre. Ha già visto Andrè.."

Ordinarono.

Era passata quasi un’ora. Andrè aveva bevuto già abbastanza. Non era ubriaco, ma la quantità di vino che aveva consumato era notevole. Si sentiva confuso e stordito. E triste per quello che era successo quella stessa mattina con Oscar. Il vino si sa, spesso è un cattivo compagno, quando si hanno pensieri tristi e così,. ottenebrato da tutto quello che aveva bevuto Andrè cominciò a sentirsi sempre peggio. Guardò i suoi compagni che ridevano e scherzavano. Aveva voglia di stare un po’ da solo, così si alzò e andò a sedersi in fondo al bancone. Gli sembrava di impazzire. Nella sua testa continuavano a girare le parole di Oscar e quelle di Alain.

"NON HO BISOGNO DI TE!"

"ANDRE’ NE VALE LA PENA? LASCIALA STARE!"

Quelle due frasi lo tormentavano.

Sentì qualcuno avvicinarsi a lui. Era Alain. Gli mise un braccio intorno alle spalle;

"Ancora brutti pensieri? Andrè, dammi retta. Dimentica quella donna. Non merita che tu stia tanto male. Guarda..guarda là, al nostro tavolo"

Andrè indirizzo lo sguardo verso il gruppo dei suoi compagni.

"La vedi quella ragazza? Si chiama Sophie, ed è la figlia del locandiere. Oggi pomeriggio, quando siamo venuti a mangiare qui, ho notato che ti guardava in continuazione. E lo fa anche adesso. Guardala. Guarda come si muove, come si accarezza il collo mentre ride con i nostri compagni. Quella donna ti desidera Andrè. Sta facendo di tutto per farsi notare da te. E’ bellissima Andrè.. Quella donna sa come dare piacere ad un’uomo."

Andrè si volto verso Alain, che continuò a parlargli;

"Andrè, perché devi tormentarti così? Qui dentro tutti vorrebbero avere Sophie. Ma lei no. Lei ha già scelto. Vuole te. Ed è così bello avere tra le braccia una donna contenta di esserlo, che non fa nulla per nascondere la sua femminilità.."

Andrè rivolse nuovamente lo sguardo verso di lei. Era sempre più confuso, e il bere troppo avevano portato in lui una rabbia che non conosceva.

"Io torno dai nostri compagni, Andrè..rifletti sulle mie parole."

Alain lo aveva appena lasciato solo quando vide che Sophie si stava avvicinando a lui. Mentre camminava continuava a guardarlo e pensava tra sé;

"Si chiama Andrè quindi..Dio, quanto è bello. E’ semplicemente stupendo. Da quando l’ho visto non faccio che pensare a lui. Ha uno sguardo così profondo, un viso meraviglioso, un corpo così forte e virile.."

Gli arrivo vicino e indicò il bicchiere di vino che era sul bancone, vuoto;

"Vuoi bere ancora?"

"No, ho bevuto anche troppo stasera, grazie." gli rispose con un lieve sorriso Andrè.

"Posso fare qualcosa per te?"

Andrè la guardò. Sophie aveva un’espressione eloquente, gli occhi le brillavano. Andrè notò la scollatura del vestito, non profonda, ma che comunque non riusciva a nascondere del tutto la bellezza di quella ragazza, la sinuosità del suo corpo.

"No grazie comunque" le rispose infine.

Mille pensieri giravano nella sua testa, l’alcool lo aveva davvero sconvolto questa volta. Quella era proprio una serata storta. Si sentiva molto solo, e continuava a ripensare alle parole di Oscar. Si sentì furioso con lei;

"E va bene Oscar. Vuoi vivere come un’uomo? Sta bene. Ma io desidero stringere tra le mie braccia una donna. Una donna che vuole sentirsi tale, quando è con me. E lo farò ora!"

Sophie, aveva una faccia delusa. Rimase ferma un’attimo, e stava per andarsene, quando Andrè la trattenne prendendola per una mano;

"Aspetta…"

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