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QUANDO UN’UOMO….

seconda parte

di  Monica

Oscar era a casa di Rosalie. La visita al Generale Bouillet era stata molto veloce. L’aveva invitata a cenare con lui, ma lei aveva garbatamente rifiutato.

Rosalie stava benissimo. E aveva una novità per lei. Lei e Bernard Chatelet si erano innamorati e avevano intenzione di sposarsi presto.

"Sono felice per te Rosalie. Hai sofferto già troppo. E’ giusto che la felicità arrivi anche per te." le disse Oscar.

Rosalie l’aveva guardata;

"E voi Madamigella Oscar? Voi siete felice?"

Oscar era rimasta muta davanti a quella domanda. Poi le aveva risposto, che tutto sommato, sì era felice..

Rosalie non era parsa convinta.

"E’ molto tardi Rosalie. Devo andare. Sono veramente contenta di averti rivisto e di aver avuto occasione di poter stare un pò con te"

Era vero. Stare con Rosalie, conversare con lei, l’avevano resa più tranquilla.

Rosalie l’abbracciò. Si salutarono.

Oscar uscì dal cortile e si diresse verso la carrozza che l’aspettava per tornare a Palazzo Jarjayes.

I due cocchieri erano appoggiati al mezzo e stavano chiaccherando con un’uomo in divisa. Oscar lo guardò. Era un soldato della Guardia!

Raggiunse i tre uomini. Il soldato la riconobbe immediatamente;

"Comandante!"

Istintivamente le rivolse il saluto, mettendosi sull’attenti. Oscar sorrise;

"Non mi pare che tu sia in servizio, stai comodo."

"Grazie Comandante. Effettivamente avete ragione, sono in libera uscita con i miei compagni di camerata. Loro sono in una locanda a pochi passi da qui. Io sono uscito per prendere un po’ d’aria."

Oscar sobbalzò: ma certo! Quello era uno dei soldati che divideva la camerata con Andrè! Era possibile che anche lui, quindi, fosse nella locanda..

"Bhè, io torno dai miei compagni. Buonanotte Comandante." disse il soldato e si allontanò. Oscar lo seguì con lo sguardo e lo vide girare in una via. Rimase un’attimo senza parlare, poi si rivolse ad uno dei cocchieri;

"Tu sai dove si trova la locanda di cui parlava quel soldato?"

"Si Comandante, dev’essere senz’altro la locanda dei Due Dragoni, è l’unica in zona. Si trova ad un paio isolati da qui, a piedi è un tragitto di non più di cinque minuti" le rispose, poi aprendo la porta della carrozza le domandò se voleva essere accompagnata a Palazzo Jarjayes.

"No. Spiegami esattamente dove si trova la locanda, devo farci un salto" le rispose Oscar

Il cocchiere gli spiegò la strada ed Oscar, dopo avergli detto di aspettarla ancora per un momento, si incamminò velocemente.

 

Intanto il compagno di Andrè era arrivato alla locanda di buon passo. Aveva preso una bella boccata d’aria ed ora voleva farsi un’altra bevuta. Entrò nel locale e raggiunse i suoi compagni al tavolo. Inoltre era ansioso di raccontare ad Alain, di aver incontrato il bel Comandante. Ma rimase deluso;

"Dov’è finito Alain?" chiese ai suoi amici, fissando il suo posto vuoto.

"E’ uscito poco dopo di te. E’ andato a farsi un giro anche lui. Ma dovrebbe tornare." le rispose uno dei soldati.

 

 

Oscar era arrivata quasi subito dopo. Si guardò intorno. La locanda era simile a molte altre di Parigi. Un gruppetto di uomini era fermo fuori a chiaccherare.

"Bene. Entrerò, e se vedrò Andrè, chiederò a qualcuno di mandarlo fuori, così potrò parlargli e scusarmi con lui."

Entrò nella locanda. Il locale non era molto grande. Ma era pieno di gente, il rumore del vociare dei clienti era altissimo. Nessuno sembrò accorgersi di lei. Iniziò a guardarsi intorno e finalmente, sulla sinistra della sala vide un tavolo occupato da alcuni soldati della guardia. Erano proprio i compagni di camerata di Andrè. Li riconobbe. Ma Andrè non c’era.

"Probabilmente sarà rimasto in caserma" pensò. Stava per andarsene, quando buttò lo sguardo in fondo al bancone. La fine di questo, era nascosto in parte da una colonna. Oscar si spostò di un metro abbondante, in modo da avere la visuale libera...

 

 

Rimase impietrita di fronte a quello che vide. Andrè, era seduto a cavalcioni su uno sgabello. In piedi, davanti a lui una ragazza. Andrè la stava baciando. Riusciva a vedere anche la mano di lui, che la accarezzava appena sotto il seno. Dovette appoggiarsi a qualcosa. Le girava la testa, e un dolore straziante l’aveva percorsa per tutto il corpo.

Non riusciva a distogliere lo sguardo da loro. Tutto d’un tratto ebbe la sensazione che tutto scomparisse intorno a lei. Nessun rumore, nessuna persona. Solo lei, e Andrè che baciava con trasporto quella donna..

Tremava come una foglia, e quel dolore terribile che non andava via. La bocca di Andrè ora si era spostata sul collo della ragazza, la cui espressione non lasciava dubbi, sul piacere che stava provando.

Andrè smise di baciarla, la ragazza le disse qualcosa e lo prese per mano. Andrè si alzò dallo sgabello, Oscar lo vide ridere di qualcosa che la ragazza ora le aveva sussurrato nell’orecchio. Tenendosi per mano, scomparirono dietro una porta.

"Devo uscire di qui..mi sento male.." mormorò Oscar, mentre le lacrime cominciavano a scendere sul suo volto. Uscì correndo.

 

Alain era tornato dal suo giretto. Stava per rientrare nella locanda, quando la porta del locale si aprì violentemente dall’interno. Qualcuno gli sbattè incontro.

"Scusatemi.." disse la persona che lo aveva colpito con un fil di voce, tenendo la testa bassa. Poi corse via. Il tutto era durato un’attimo eppure, Alain si voltò di colpo, per seguire la figuretta che si allontanava in fretta. Aveva riconosciuto quella voce!

"Sant’Iddio. Ma quella era…." esclamò.

Entrò di corsa nella locanda e guardò immediatamente verso il bancone. Non c’era traccia di Andrè e della ragazza..

Si diresse subito verso il tavolo dei suoi compagni;

"Ragazzi: Dov’è Andrè?" chiese teso.

"Oh! Alain..finalmente sei tornato! Andrè dici? Il tuo amico si è fatto acchiappare da quel bocconcino di ragazza..sai la figlia del locandiere. Sono andati via poco fa, tubando come piccioncini!" gli rispose ammiccando un suo compagno.

"Già. Andrè è un tipo di poche parole, ma si dà da fare comunque…" eclamò un altro. Tutti risero.

"Dannazione!" imprecò sottovoce Alain.

Un soldato gli diede un colpetto su una spalla;

"Alain. Prova a indovinare chi ho incontrato, poco fa, mentre facevo due parole con un paio di cocchieri, qui vicino.."

Alain fece finta di non sapere nulla, ma ormai, aveva un’idea ben precisa della persona di cui parlava il suo compagno.

 

 

Andrè riaprì gli occhi. Rimase un po’ confuso. Si sentiva la testa pesante, la bocca impastata. Si sollevò sui gomiti e voltò il viso sul cuscino accanto a lui.

Sophie dormiva ancora. I capelli neri sparpagliati sul cuscino, la bocca socchiusa. Il viso appariva rilassato e soddisfatto.

Andrè si alzò, e accese un paio di candele. Si mise un telo intorno alla vita, e si sedette su una sedia.

"L’ho fatto, ho fatto l’amore con una donna..ho tradito Oscar"

Guardò di nuovo verso il letto. Sophie era stata un’amante meravigliosa, non poteva negarlo. Piena di sensualità e passione. Ma non era servito a nulla. Mentre faceva l’amore con lei, aveva immaginato continuamente di farlo con Oscar. Era Oscar che lui baciava appassionatamente. Era Oscar che si aggrappava a lui, scossa dai brividi di piacere. Era la pelle di Oscar che lui aveva percorso con carezze lente e sensuali..

"Oscar..cosa ho fatto? A cosa è servito?" pensò preso dai sensi di colpa. Si, certo era stato bello, piacevole, e quella donna le aveva dato delle sensazioni intense..ma era una cosa fisica. Ora non sentiva più nulla verso Sophie..nessun trasporto. Si sentiva esattamente solo e triste come prima..Anzi, non vedeva l’ora di andarsene.

Mentre era perso in questi pensieri, sentì la voce di Sophie.

"Andrè..sei già sveglio?"

"Si..devo andare. E’ quasi l’alba. Devo tornare in caserma."

Sophie si alzò dal letto e si avvicinò a lui;

Gli prese la mani e se le posò sul corpo;

"Andrè..sei stato meraviglioso stanotte. Non ne avrei mai abbastanza di te.."

Andrè non disse nulla.

"E’ stato bello anche per te?" le chiese la ragazza.

"Si, certo.."

"Ricomincerei adesso.." disse lei e si avvicinò per baciarlo.

Andrè si scostò leggermente;

"Scusami Sophie, ma devo proprio andare adesso."

Sophie non parve offesa dall’atteggiamento di Andrè. Continuava ad osservarlo estasiata;

"Certo Andrè..capisco. Non ti trattengo..io vorrei rivederti ancora.."

"Non so Sophie..non posso prometterti nulla.." le rispose, mentre cominciava a rivestirsi.

"Andrè..chi è Oscar?"

Andrè si irrigidì di colpo;

"Non ti seguo. Di cosa stai parlando Sophie?"

"Non voglio farmi gli affari tuoi..ma lo hai mormorato un paio di volte, mentre eravamo insieme..e Oscar è un nome maschile..mi è sembrato strano..tutto qui.." gli rispose Sophie spaventata dal tono di lui.

"Oscar hai detto? Non so, non ne ho idea..avevo bevuto..chissà quante sciocchezze ho detto"

"Hai ragione Andrè. Scusami!" gli rispose Sophie ridendo e lo abbracciò.

Quando ebbe finito di vestirsi scese nella locanda. Nonostante l’ora c’erano ancora una decina di clienti. Uscì. E vide Alain. Era seduto sul marciapiede.

"Andrè!"

"Mi hai aspettato finora Alain?"

"Si..mi hai preso in parola a quanto pare" gli disse ammiccando alla locanda.

"Già.." rispose in un tono che non dava spazio a dubbi. Andrè era piuttosto giù di morale.

Non aveva proprio l’aria di un’uomo che tornava da una notte d’amore. Il suo volto tradiva una grande tristezza.

Alain lo osservò con attenzione;

"Non è servito a nulla. Quella Oscar..è proprio dentro di lui, più forte di tutto. Forse ho sbagliato a spingerlo verso Sophie.." pensò facendo un’espressione perplessa.

Andrè sembrò leggere nel pensiero di Alain;

"Alain, non sentirti in colpa per quello che hai fatto. Capisco che è stato a fin di bene. Ma tu non puoi davvero capire quello che provo per Oscar..e poi in fondo, sono stato io a sbagliare. Potevo evitare di andare a letto con quella ragazza. Ed ora, ti sembrerà assurdo ma mi sento male, come se l’avessi tradita"

Alain scosse la testa;

"Non devi sentirti colpevole Andrè. Io capisco quello che stai provando ma.." si alzò e si diresse verso di lui. Gli posò una mano su una spalla;

"Eri ubriaco, triste, forse anche disperato in quel momento Andrè. Ti sentivi solo..e ti sei aggrappato a quella donna per cercare un po’ di affetto, un po’ di sollievo: è una reazione comprensibile..sei un’essere umano. Sono cose che capitano.. Sono stato io a prendermi una bella lezione invece. Scusami Andrè, se ho trattato in maniera superficiale il tuo sentimento per Oscar. Ti ho detto un sacco di sciocchezze, me ne rendo conto. Ti invidio anche. Raramente ho visto un’uomo così innamorato di una donna sai?-"

Era la prima volta che Andrè vedeva Alain triste e dispiaciuto. Gli mise un braccio intorno alle spalle;

"Non importa Alain..e ora andiamo. Non abbiamo riposato molto e tra meno di tre ore dovremo entrare in servizio".

Alain annuì.

"Non posso dirgli che la sua Oscar è venuta qui e lo ha visto. Sarebbe un brutto colpo." pensò.

 

 

Oscar era a casa. Non sapeva nemmeno come ci era arrivata. Era tornata verso la carrozza, era salita e si era ritrovata a Palazzo Jarjayes. Senza rendersene conto. Aveva perso completamente il senso della realtà.

Ora si trovava nella sua stanza. Non aveva accesso neanche una candela. Era seduta per terra,al buio appoggiata al muro. Le lacrime non avevano smesso di scendere. Era dovuta salire di corsa sulla carrozza, per evitare che i cocchieri la vedessero piangere.

Non riusciva ancora a capacitarsi di quello che aveva visto

Il dolore, la rabbia che sentiva erano enormi. L’avevano schiacciata. Quanto aveva faticato a trattenersi, quando era nella locanda. A trattenersi dal correre verso Andrè e quella donna e dividerli..Non aveva mai sentito una sensazione tanto brutta in vita sua, quella fitta bruciante al cuore. Era gelosia. Inutile negarlo.

Perché stava così male? Perché le sembrava di morire? La risposta le uscì da sola;

"Andrè..il mio Andrè ha una donna." ebbe solo la forza di mormorare.

Usci un urlo angosciato dalla bocca di Oscar, simile a quello di un’animale ferito.

"Andrè... Tu stai stringendo una donna tra le tue braccia ora, la starai baciando,..e io mi sento morire a immaginarti mentre lo fai, mi sento morire dentro.." pensò portandosi le mani al viso. Quelle poche ore che dividevano Oscar e Andrè dal giorno seguente, furono passate dai due giovani nell’identico stato d’animo fatto di rimpianti e rimorsi.

 

Oscar stava percorrendo i portici della caserma, quando vide due figure avanzare verso di lei. Man mano che si avvicinavano le riconobbe. Erano Andrè e quella ragazza. Si tenevano per mano. Parlavano. Ad un certo punto si fermarono e presero a baciarsi. Oscar corse verso di loro;

"No! Andrè non farlo! Ti prego, non farmi soffrire così! Io ti amo!"

Andrè volse lo sguardo verso di lei. Il viso bellissimo ma piegato in un sorriso sprezzante;

"Cosa dici Oscar? Mi ami? Come è possibile Oscar? Tu sei un’uomo non ricordi? Tu non hai bisogno di nessuno..tanto meno di me!" Continuava a ridere di lei. Quella risata divenne sempre più forte..

Oscar si svegliò di soprassalto. Affannata e sudata. Si guardò intorno. Era ancora seduta a terra nella sua stanza, e appoggiata al muro, si era addormentata in quella posizione.

"Era solo un sogno.." pensò. Poi fu presa di nuovo dalla tristezza. No. Non era un sogno. Era successo veramente. Si voltò verso la finestra. Era quasi l’alba.

 

 

Oscar arrivò alla caserma in perfetto orario a bordo di una carrozza.

Alcuni soldati erano già nella piazza d’armi, intenti ad esercitarsi, mentre altri uscivano a cavallo per svolgere il servizio di ronda.

Oscar entrò nel suo ufficio. Era distrutta. Non era riuscita a chiudere occhio, se non per pochi momenti, per poi essere risvegliata da sogni bruttissimi. Il colpo che aveva ricevuto era stato troppo doloroso, anche per un carattere forte come il suo. Ma ora doveva trovare la forza di andare avanti, e portare avanti il suo incarico. L’aspettava una mattinata piena di impegni, primo tra tutti, una riunione con il Colonnello e altri due ufficiali. Presto sarebbero giunti in Francia in visita ufficiale i reali di Spagna, e anche la Guardia Nazionale era stata incaricata di provvedere alla sicurezza, a causa dei numerosi incidenti che accadevano ormai a Parigi.

"Dopo la riunione, chiamerò Andrè. Devo scusarmi ancora con lui.." pensò. Non sarebbe stato facile guardarlo dopo ciò che era successo, ma del resto, lui ormai era un suo soldato e lei era destinata a vederlo ogni giorno..doveva affrontare la realtà.

 

 

Andrè e Alain erano in camerata, quando un loro compagno li chiamò:

"Ragazzi, tra mezz’ora dovrete entrare in servizio. Siete di guardia alla torretta"

"Va bene. Arriviamo." le disse Alain.

Andrè stava lucidando il suo fucile.

"Come ti senti Andrè?" le chiese il suo amico, quando rimasero soli.

"Meglio. Ho una strana impressione di quello che è successo. Sto ancora male, non riesco ancora a perdonarmelo..ma mi sembra una cosa irreale, come un brutto sogno.."

Alain annuì;

"Devi considerarlo così Andrè. Un brutto sogno. Un momento di debolezza. Amare intensamente una donna, soffrire per lei, a volte può portare anche a commettere sbagli. Chi non ne ha fatto almeno uno nella vita?" le rispose.

Si alzarono e si diressero verso il loro posto di guardia.

 

 

La riunione di Oscar con gli ufficiali, per organizzare il servizio di sorveglianza durante la visita dei sovrani di Spagna durò quasi due ore. Al termine di questa Oscar chiese di far mandare Andrè nel suo ufficio;

"Agli ordini Comandante."

Mentre lo aspettava si mise a passeggiare nervosamente.

"Calmati Oscar! Calmati maledizione!" si disse.

Sentì bussare;

"Avanti"

Era Andrè.

"Soldato Grandier ai vostri ordini"

Oscar, che era voltata verso la finestra si girò;

"Andrè, siediti un momento per favore"

"Si Oscar" Si sedette e rimase ad aspettare.

"Andrè, ti ho fatto chiamare, perché volevo scusarmi con te, per come ti ho trattato ieri. Non so davvero cosa mi abbia preso. Ho riflettuto sulle tue parole: hai ragione. Ora non sei più un mio attendente, e di conseguenza è giusto che decida cosa fare della tua vita. E se il tuo desiderio era di arruolarti, hai fatto bene. Qualunque siano le tue ragioni, le tue intenzioni di proteggermi, per esempio. E..anche se non le condivido, le apprezzo. Tutto qui:"

"Oscar, non devi scusarti di nulla. Può succedere di essere nervosi. Comunque ti ringrazio per aver avuto questa premura nei miei confronti"

Oscar fissava Andrè. Era calmo, sereno. Era vero. Non ce l’aveva con lei.

In realtà lo stato d’animo di Andrè era ben diverso da quello che Oscar poteva immaginare:

"Oscar..tu mi stai dicendo che mi apprezzi. E io non lo merito. Ti guardo e ti amo sempre di più..Come ho potuto farti una cosa simile? Mi disprezzo Oscar. Non so come riesco a sostenere il tuo sguardo." pensava infatti lui provando dentro di lui un’angoscia che aveva cercato di nascondere.

"Bene. E’ tutto Andrè. Puoi tornare al tuo posto di guardia"

Andrè si alzò, fece il saluto e si diresse verso la porta. Stava per uscire quando Oscar lo richiamò:

"Ah..dimenticavo Andrè. Stamattina tua nonna mi incaricato di portarti i suoi saluti. Inoltre si raccomanda di riguardarti.."

Andrè sorrise;

"Grazie Oscar. Povera nonna, è sempre così apprensiva. Mi tratta ancora come un bambino. E pensare che sono qui da nemmeno tre giorni!"

Oscar si sedette alla sua scrivania;

"Devi capirla Andrè, sente molto la tua mancanza..devi darle modo di abituarsi a non averti sempre vicino, come è stato finora. E poi.." Oscar rimase senza parlare per un’attimo;

"E poi, è normale, che quando una persona a cui vogliamo bene sia lontana da noi..si senta la sua mancanza."

La voce di Oscar era leggermente tremula.

"Si. Hai ragione."

"Bene Andrè, ora puoi davvero andare."

In quel momento entrò di corsa il Colonnello, senza nemmeno bussare;

"Comandante, dovete recarvi immediatamente a palazzo Jarjayes!"

Il tono dell’ufficiale era greve e pieno di ansia. Oscar si alzò di colpo dalla sedia;

"Che cosa è successo? Parlate!"

"Vostro padre..il generale Jarjayes, stanotte stava viaggiando verso Parigi, di ritorno dal confine. Il suo reggimento è stato attaccato da una banda di ladri che volevano prendere possesso delle armi e delle munizioni! Vostro padre è stato ferito. Ed è stato portato poco fa a Palazzo Jarjayes!"

Oscar e Andrè si guardarono. Si capirono senza parlare.

"Vado subito a prendere due cavalli Oscar!"

Ma Oscar non volle aspettare ed insieme ad Andrè si recò alle scuderie. Montarono a cavallo e partirono al galoppo.

Fecero galoppare i cavalli a perdifiato e giunsero velocemente a casa.

Salirono immediatamente nelle stanze del generale.

Oscar entrò nella camera di suo padre, Andrè dietro di lei.

"Padre!"

Il padre di Oscar era sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi. Il volto appariva pallido, ed una vistosa fasciatura avvolgeva il suo petto.

Il dottore le si avvicinò:

"Non dovete preoccuparvi Madamigella Oscar, la ferita non è grave. Vostro padre si rimetterà in una decina di giorni. Ora si è addormentato."

Ma Oscar non sentiva più la voce del dottore. Vinta dalle troppe emozioni, ed anche dallo sforzo di reagire ad esse crollò. Si inginocchiò a terra e cominciò a piangere.

"Oscar.."

Lei alzò lo sguardo. Andrè si era chinato vicino a lei, e le porgeva un fazzoletto. Il suo sguardo era una carezza, il tono di voce dolce.

"Non piangere Oscar. Tuo padre sta bene."

"Grazie Andrè..grazie" le rispose prendendo il fazzoletto, commossa dalla premura di lui.

Il padre di Oscar, intanto si era svegliato.

"Oscar.." disse con voce debole.

Oscar le si avvicinò;

"Non parlate padre. Non dovete affaticarvi"

"E tu non devi preoccuparti per me Oscar. Sto meglio ora, vedrai..in pochi giorni sarò di nuovo in piedi. Torna in caserma ora..sta tranquilla."

 

 

Oscar e Andrè uscirono dalla stanza per lasciare tranquillo il generale Jarjayes e tornarono ai cavalli.

"Andrè, tieni il tuo fazzoletto" le disse porgendoglielo.

Andrè lo prese in mano e la guardò;

"Oscar..hai ancora il viso bagnato di lacrime.."

Con una mano le alzò il volto verso di lui, e con l’altra cominciò ad asciugare le tracce rimaste del suo pianto.

Oscar sgranò gli occhi. Quanta delicatezza sentiva nel suo gesto.

"Oscar..non guardarmi così, ti prego. Potrei perdermi in quegli occhi.." pensava Andrè, mentre si prendeva cura della donna che amava.

Fu un momento bellissimo, unico, in cui i due giovani si scambiarono uno sguardo, che avrebbero ricordato per sempre. Di tale intensità, che si poteva paragonare ad un bacio..

"Questo è il mio Andrè" pensava Oscar, mentre sentiva il tocco lieve di Andrè sulla sua pelle.

Si, ora lo riconosceva. Lo ritrovava.

Il modo in cui la guardava..il tono di voce che stava usando. Le parve impossibile che la sera prima stringesse tra le braccia un’altra donna. Oscar era confusa.

Purtroppo, ripensare a quello che aveva visto nella locanda, la fece innervosire. Fermò la mano di Andrè e con voce gelida gli disse che potevano rientrare in caserma.

"Bene Oscar." si limitò a rispondere lui.

 

 

Passarono diversi giorni. Nella caserma ferveva l’attività per organizzare il servizio d’ordine. La visita ufficiale da parte dei sovrani spagnoli era avvenuta senza pericoli, anche grazie ad un intervento pronto ed efficace della stessa Oscar che aveva sventato il piano di alcuni rivoltosi, i quali, ambivano a colpire la famiglia reale ispanica per screditare Luigi XVI, ma purtroppo nuovi problemi si stavano affacciando. Si diceva da più parti, che presto i rappresentanti del popolo, che formavano ormai un’ordine organizzato, avrebbero fatto sentire la loro voce, invocando la convocazione dell’Assemblea Generale. Lo scontento tra il popolo, ormai stremato dalla povertà, dalla fame, e dalle tasse sempre più onerose, aveva raggiunto livelli preoccupanti e le situazioni di disordine e piccole rivolte erano ormai all’ordine del giorno. Molti nobili non osavano più avventurarsi a Parigi, nemmeno in carrozza o scortati da guardie. Il rischio che quest’ultime fossero attaccate era molto alto. Era già successo. I soldati di Oscar erano sfiancati dai lunghi turni e dalle continue esercitazioni cui erano sottoposti.

Anche Oscar non si fermò un’attimo. Non si risparmiò. Aveva deciso di buttarsi a capofitto nel suo ruolo di Comandante. Esercitazioni fatte con i soldati, ronde a cui partecipava anche lei. Qualsiasi cosa, pur di non pensare, pur di stancarsi così tanto da arrivare a casa e poter dormire, senza macinarsi in riflessioni e ricordi che la facevano stare male.

Andrè le era sempre accanto, ogni volta che era possibile, e questo per lei era importante. Aveva avuto solo una serata di permesso, ma non era più andato a Parigi con i suoi compagni. Era rimasto in caserma. La sua amicizia con Alain aveva fatto passi avanti, e, quando non poteva seguire Oscar era sempre con lui.

Una piccola soddisfazione però ce l’aveva. Era riuscita a conquistarsi la fiducia e il rispetto di molti soldati, compreso lo stesso Alain, anche grazie ad alcuni episodi importanti. Non ultimo l’intervento di Oscar per impedire che un soldato venisse condannato a morte dal tribunale militare, perchè aveva venduto il suo fucile per racimolare il denaro necessario a sfamare la sua famiglia.

Oscar ormai, cominciava a sentire estranea quell’uniforme che indossava. Ogni giorno che passava si sentiva sempre più solidale con il popolo, e dentro di sé si vergognava del titolo nobiliare. Girando per Parigi, insieme ai suoi uomini aveva visto delle situazioni veramente tragiche. Uomini e donne che chiedevano la carità, bambini vistosamente denutriti. Il suo cuore si ribellava a tutto questo. No. Non se la sentiva più, di difendere i privilegi dei nobili, e della famiglia reale..anche se questo le portava del rimpianto. Lei aveva voluto bene alla regina Maria Antonietta, aveva sperato che diventasse una grande regina, adorata dal popolo..ma le cose stavano andando molto diversamente.

Era inevitabile ormai. Presto avrebbe dovuto prendere una decisione.

 

 

Una mattina Oscar stava entrando in caserma, in sella al suo cavallo, quando vide una ragazza che parlava con il soldato di guardia ai cancelli. La riconobbe subito. Era la ragazza che aveva visto quella sera con Andrè. Voleva tirare diritto, ma non ci riuscì e si avvicinò;

Il soldato di guardia le fece il saluto;

"Avete bisogno di qualcosa mademoiselle?" chiese Oscar alla ragazza. Voleva dare un tono neutro e indifferente alla sua voce. Ma non ci riuscì totalmente;

Sophie alzò lo sguardo e rimase sorpresa, quando vide la persona che le aveva rivolto la domanda. In sella a quel cavallo c’era una bellissima donna, dai lunghi capelli biondi! Con l’uniforme e i gradi di comandante! Ormai, vedendo spesso i soldati nella sua locanda aveva imparato a riconoscere i titoli militari.

"So che oggi è il giorno permesso per le visite ai soldati. Sono venuta a trovare uno di loro. E stavo chiedendo se questo soldato è in caserma, oggi. Sono venuta molte altre volte, ma sfortunatamente era sempre in servizio a Parigi."

Oscar si sentì tremare;

"Naturalmente, avrete un nome da indicarci.."

La ragazza fece un risolino;

" Si chiama Andrè..ed è molto bello." Sobbalzò. La frase le era sfuggita. Si rese conto della gaffe e diventò rossa in viso.

Quando sentì quella frase Oscar, istintivamente, strinse ancora di più le briglie del cavallo.

"Capisco..comunque in questa caserma sono molti gli Andrè sapete. Dovrete dirmi qualcosa di più:"

"Ah..certo. Il suo nome completo è Andrè Grandier"

Oscar chiuse gli occhi per un attimo, cercando di calmarsi.

"Molto bene. Si. Oggi è in caserma. Provvederò io stessa a farlo venire qui da voi, mademoiselle."

Detto questo Oscar proseguì per la caserma.

Sophie la seguì con lo sguardo e si rivolse al soldato di guardia;

"Quello è il vostro Comandante?"

"Se l’ho chiamata così evidentemente c’è una ragione.." gli rispose questo ironicamente.

"Ma è una donna!"

Il soldato non le disse nulla. Si limitò a fare spallucce. Non era sua abitudine fare commenti sui superiori.

"Bhè, visto che devi vedere il tuo grande amore..entra e aspetta lì, vicino a quel muro" disse ancora a Sophie.

 

 

Oscar incaricò un soldato di riferire ad Andrè che aspettava una visita. Poi si avviò verso il suo ufficio. Se lo trovò davanti;

"Oscar, hanno detto che c’è una visita per me." Lo sguardo di Andrè era perplesso.

"Si infatti." le rispose lei gelida. "C’è qualcuno che ti aspetta, vicino all’entrata. Ora scusami, devo finire di compilare dei rapporti per il quartier generale"

Andrè la guardò per un’attimo e poi si diresse verso l’entrata. Oscar rimase ferma davanti alla porta del suo ufficio. Da lì poteva vedere tutta la scena e rimanere fuori dalla loro vista.

Vide Andrè avvicinarsi alla ragazza, parlottarono un po’, e poi lui le indicò un punto dietro il deposito delle munizioni. Vide la ragazza annuire con un cenno della testa. Poi scomparvero in direzione del deposito.

Oscar era immobile. Sentì una tentazione enorme salirgli nel corpo. Quella di seguirli. Vederli. Era puro masochismo, se ne rendeva ben conto! Eppure fu più forte di lei. Fece il giro opposto, in modo da non essere vista dal soldato di piantone. Sempre tenendosi nascosta, raggiunse il deposito e si appoggiò al muro. Sbirciò. Andrè e la ragazza erano in piedi nel piccolo spiazzolo. Non stavano ancora parlando. Ad un certo punto, la donna fece per mettere le mani intorno al collo di Andrè..con evidenti intenzioni. Oscar stava per abbassare lo sguardo e andarsene, ma si accorse che Andrè aveva respinto in maniera gentile ma ferma il suo abbraccio. Cominciò a parlarle;

"No Sophie. Lascia perdere. Non è il caso."

"Ma Andrè.." disse lei, assumendo un’espressione imbronciata.

"Ascolta Sophie, dovrai scusarmi per quello che ti dirò, ma è necessario. Vedi, quello che è successo quella sera, è iniziato e finito lì. Anzi..forse non è nemmeno iniziato."

La ragazza fece un passo indietro;

"Non devi fraintedermi. Sei una donna bella e desiderabile. E mi lusinga che tu..sia venuta a cercarmi qui in caserma così spesso per potermi rivedere. Ma..vedi, quella sera, quando ci siamo conosciuti, ero fuori di me, disperato. Mi sentivo solo, e come se non bastasse ero quasi ubriaco. Se ho passato la notte con te, è stato per dimenticare il mio dolore. Per cercare di dimenticare una donna.Una donna che amo più della mia vita, ma che non contraccambia i miei sentimenti. Ma mi sono reso conto che è stato perfettamente inutile. Anzi..mi sono sentito molto peggio dopo. Perdonami Sophie. Mi rendo conto, di aver sbagliato, di averti usato. Scusa se sono stato così diretto, ma dovevo dirti la verità."

Sophie lo guardò. Ripensò alla bellissima donna che aveva visto prima. Al loro Comandante. Una donna che fa il soldato! Tutto le parve chiaro. Oscar! Quello doveva essere il suo nome! Era sicuramente lei la donna di cui stava parlando Andrè.

Si diede, quindi un’aria disinvolta;

"Andrè, non ti nascondo che mi dispiace..e molto. Forse avevo già capito che c’era qualcosa del genere..l’avevo intuito. Dimmi una cosa. Questa donna porta un nome maschile?"

"Si. Proprio così. Ha un nome da uomo, ma è una donna stupenda.." la sua voce divenne triste "anche se ha scelto di vivere come un’uomo."

"Oscar..è questo il suo nome."

"Si. Avevi sentito bene, quella notte Sophie."

La ragazza sospirò;

"Andrè, se è così, se è questo che vuoi, scomparirò e non mi vedrai mai più. Pazienza..ci siamo divertiti un po’. Ma prima di andarmene lascia che ti dica una cosa. E questa volta, sarai tu a non doverti offendere. Questa Oscar deve essere completamente pazza, se si lascia sfuggire un’uomo come te.. "

Sophie cercava di dare un tono scherzoso alla sua voce, ma gli occhi lucidi parlavano molto più chiaro. Non disse altro. Si voltò e se ne andò via.

Oscar aveva sentito tutto. Sentì nascere una gioia immensa dentro di lei. Si voltò e si appoggiò nuovamente al muro.

"Andrè mi ama. Quella donna non è stato niente per lui."

Ripensò alle parole che aveva detto quella ragazza.

"E’ vero. Sono stata una pazza a cercare di contrastare i miei sentimenti. A non capire tante cose. Ma ora so che non è troppo tardi…"

Sbirciò nuovamente. Andrè non c’era più, se ne era già andato.

"Andrè, non è troppo tardi per noi. No." mormorò ancora, poi fece ritorno verso il suo ufficio, trattenendo a stento la felicità che provava.

 

 

Andrè era tornato nella camerata, e si stava preparando per entrare in servizio, quando fu nuovamente chiamato. Questa volta da Alain.

"Andrè, il Comandante ti vuole in ufficio." disse in tono neutro, appena si accorse entrando, che nella camerata c’erano altri soldati.

"Grazie Alain. Vado subito."

 

Appena fu entrato nell’ufficio di Oscar fece il saluto.

"Siamo tra di noi Andrè. Rilassati pure.." le disse Oscar sorridendo.

Andrè rimase molto sorpreso. Poco prima le aveva parlato molto freddamente.

"D’accordo Oscar. Dimmi."

"Allora..hai ricevuto la visita di quella ragazza?"

"Si Oscar. E’..la proprietaria di una locanda."

"E immagino che si sia innamorata di te..visto che è venuta a farti visita."

"Bhè, diciamo che le piaccio molto Oscar. L’amore è un’altra cosa."

Oscar sospirò:

"Si. Hai ragione. L’amore è una cosa diversa. Che ci fa fare cose stupide. Ma la paura dell’amore, è qualcosa di molto peggio, non credi?"

Andrè la fissava sempre più perplesso.

Oscar si appoggiò alla scrivania.

"Già, la paura di amare ed essere riamati. O la paura di rivelare l’amore a qualcuno, che abbiano sempre avuto vicino. Qualcuno, che noi in passato abbiamo trattato molto male, e che poi scopriamo di amare più di noi stessi, magari scoprendolo troppo tardi.."

"Oscar.."

"La paura di non meritare più l’amore di una persona."

Oscar alzò lo sguardo verso di lui;

"Andrè..io so tutto. So che hai passato la notte con quella donna. Io ti ho visto, quella sera nella locanda"

Andrè impallidì;

"Mio dio.." riuscì solo a mormorare.

"Vuoi sapere cosa ho provato Andrè?" Il tono di lei era calmo.

"Oscar, so già quello che stai per dirmi. Lo posso immaginare. Che sono un’uomo da poco. Solo poco tempo prima ti avevo detto che ti amo e poi tu mi vedi baciare un’altra donna..so di aver perso la tua stima e non sai quanto mi dispiace. Era ancora l’unica cosa che potevo avere da te, oltre alla tua amicizia" continuò abbassando gli occhi.

"No. Andrè lasciami parlare. Sono arrivata in quella locanda, dopo aver saputo che la tua camerata era lì a bere qualcosa. Volevo scusarmi per quel litigio. Sai perché quella mattina mi sono così infuriata Andrè? Perché ce l’avevo con me stessa. Quando ti ho visto, durante l’appello, mi sono sentita felice. Già..perché tu eri di nuovo vicino a me. Ho cercato di reprimere i miei sentimenti con la rabbia. Sono stata così cieca. E stupida."

Andrè non credeva a ciò che sentiva;

Oscar riprese a parlare;

"Quella sera, quando ti ho visto con quella ragazza, Andrè, mi sono sentita male. Così male che non credevo fosse possibile provare un dolore del genere. Vedere quella donna tra le tue braccia, mi ha fatto capire, quanto desiderassi essere stata io al suo posto. Ho passato giorni di inferno, pensando che con il mio comportamento, con la mia ostinazione a rifiutare i sentimenti che sentivo nascere dentro di me, ti avevo perso. E che tu ora, stavi con una donna. E ho cercato con tutte le mie forze di accettare la situazione, rifugiandomi nella consolazione di starti vicino anche solo durante il nostro lavoro."

"Oscar, quella donna non è nulla per me. Quando ci siamo visti poco fa, le ho parlato…"

Oscar aveva gli occhi lucidi;

"Perdonami Andrè! Ma io vi ho seguiti. Volevo vedere, capire anche se mi rendevo conto di quale sofferenza avrei dovuto provare nuovamente, vedendovi insieme. Ma ringrazio Dio di averlo fatto, perché ho sentito quello che le hai detto Andrè. Mi sono sentita rinata, viva…"

Non ci fu bisogno di altre parole.

Si corsero incontro, come da una distanza infinita. Una distanza che si era costruita su silenzi e paure. Su orgoglio e sentimenti repressi dentro di loro da troppo tempo, e che ora si era dissolta sotto la forza del loro amore.

"Oscar, potrai mai perdonarmi per le sofferenze che ti ho procurato?" le chiese Andrè stringendola forte, per non lasciarla mai più.

"Andrè, è colpa mia. Sono stata io a buttarti tra le braccia di quella donna. Non devo perdonarti niente. Io non voglio più pensare al passato."

"Si Oscar. Hai ragione." le mormorò. Si baciarono.

Ora era tempo di pensare al futuro. Al loro futuro insieme.

 

Fine.

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