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  Una lettera di Girodel

seconda parte

di Monica

La cavalcata durò più a lungo del previsto. Si allontanarono parecchio dalla strada che portava a Palazzo Jarjayes, così arrivarono in ritardo.

La nonna di Andrè li aspettava di fronte all’ingresso, sbuffando, e con le mani sui fianchi;

"Oscar! Il pittore è già arrivato! Non farlo aspettare!"

Oscar scese da cavallo e si rivolse ad Andrè;

"Tua nonna ha ragione. Sono in ritardo..ti dispiace occuparti tu di Cèsar? Io vado dal pittore..non voglio farlo aspettare oltre."

"Si, Oscar, vai pure. Ci penso io."

Con rapide falcate Oscar raggiunse il salotto, dove posava per il suo ritratto.

"Buongiorno Signor Cardeneu..scusate il ritardo.."

"Oh..non dovete scusarvi di nulla Madamigella Oscar..sono arrivato da poco..accomodatevi pure, mentre io finisco di preparare il colore" gli rispose sorridendo il pittore.

Oscar si sedette sulla poltrona che occupava solitamente mentre stava in posa.

"Devo farvi i miei complimenti Madamigella Oscar. Pensavo che una donna attiva e agile come voi, avesse dei problemi a stare in posa per un ritratto..devo dire invece che avete dimostrato grande pazienza..non è da tutti, sapete."

Oscar gli sorrise:

"Vi dirò..da un po’ di tempo, trovo quasi piacere a passare un po’ di tempo immobile, senza dover fare niente..se non viaggiare un po’ con i pensieri. Forse sto invecchiando.."

Il pittore si mise a ridere;

Oscar si sentì girare la testa. Si toccò la fronte, e la trovò calda. Aveva di nuovo la febbre.

"Madamigella Oscar..siete uguale a vent’anni fa..sapete. Io vi avevo già visto, durante il primo viaggio della regina Maria Antonietta a Parigi. Certo, la regina era molto bella, ma voi mi avete veramente colpito. Soprattutto il vostro sguardo..diretto, fiero."

Oscar abbassò lo sguardo per un’attimo;

"Io..di quella giornata, ricordo solo il sole, caldo e luminoso…"

"Il vostro sguardo è rimasto tale e quale..forse un po’ più triste, ma ora, noto che è anche bruciante di febbre.."

"Si..effettivamente avete ragione Cardeneu..oggi non mi sento molto bene.."

"Bhè..oggi, vi tratterrò meno del solito. Credo che in un’oretta circa finirò il quadro.."

Sentirono bussare.

"Avanti" disse Oscar.

"Oscar..sei tornata. Ero solo venuta ad accertarmene. Mi avevano detto che eri andata a Parigi, e non ero molto tranquilla.."

La madre di Oscar si rivolse quindi al pittore;

"Oh..scusatemi. Buongiorno Signor Cardeneu"

Il pittore si alzò, e ricambiò il saluto accompagnandolo con un inchino.

"Madre..potreste dire a qualcuno di prendere la giacca della mia uniforme? Ho un po’ di febbre, e sento un po’ freddo. Vorrei mettermela sulle spalle..La troveranno nella mia stanza:"

"Vado io Oscar..te la porto subito" rispose la donna.

"Figlia mia…dovresti pensare di più a te stessa.." pensava mentre raggiungeva la camera di Oscar.

Entrò.

Si guardò intorno e infine vide l’uniforme di Oscar, appoggiata ad una sedia. Si avvicinò per prendere la giubba, quando il suo sguardò scivolò su un foglio di carta che era sul pavimento, ai piedi della scrivania. Era piuttosto stropicciato, ma ancora leggibile. Non era la calligrafia di sua figlia, di questo era sicura. Cercò una firma e la vide.

"Il tenente Girodel..l’uomo che ha chiesto la mano di Oscar, almeno da quanto mi hanno riferito quando ero ad Arras" pensò.

Non era sua abitudine sbirciare tra gli effetti personali di Oscar. Non lo aveva mai fatto. Nemmeno quando era ragazzina..non poteva certo iniziare adesso, pensò. Eppure, qualcosa, che lei non riusciva a spiegarsi premeva dentro di lei perché lo facesse.

Si ricordò improvvisamente di Oscar. Le portò la giacca e tornò nella camera di sua figlia. Chiuse la porta a chiave.

"Mi sento come una ladra..eppure, è più forte di me..sembra quasi che quella lettera abbia un’anima..che mi chiami per leggerla.." riflettè mentre continuava a fissare il foglio che aveva raccolto e posato sulla scrivania di Oscar. Con mano tremante, si decise a prenderla. Andò a sedersi sul letto e cominciò a leggerla.

Man mano che la scorreva, sussurrò poche parole, parlando a se stessa;

"Io..lo sapevo, lo immaginavo..da sempre.." e gli tornarono in mente le parole che Oscar aveva pronunciato quella stessa mattina:

"Dentro di me c’è un cuore di donna…"

 

Oscar si sentiva un po’ meglio. Aveva sulle spalle la giubba dell’uniforme, che sua madre le aveva appena portato, ed ora sentiva meno freddo. Forse la febbre stava scendendo.

"Madamigella Oscar, dovreste tenere il viso alzato per favore"

"Oh. Certo. Scusatemi Cardeneu." rispose Oscar.

"La prima volta che sono venuto a casa vostra, per fare un primo schizzo del quadro, ho avuto modo di incontrare vostro padre, il Generale Jarjayes, e ricordo che rimase sorpreso, quando gli dissi che mi avevate convocato voi per un ritratto".

Oscar accennò un sorriso,

"Il fatto è che, mio padre mi ha chiesto spesso, negli anni scorsi di farmi fare un ritratto. Ma io ho sempre rifiutato."

"Si, ho immaginato qualcosa di simile. Voi, Madamigella Oscar, non fate parte di quelle persone che si fanno fare un ritratto per vanità o motivi simili. Ho già fatto ritratti del genere. Direi che sono un modo che usate piuttosto per dare un commiato, un ricordo.."

"Commiato?"

"Si Madamigella Oscar. Un modo di lasciare alle nostre spalle qualcosa, una persona..o una fase della nostra vita, o forse entrambe le cose, ma mantenere comunque un ricordo di come eravamo in quell’epoca del nostro vivere."

"Si. Forse è proprio così.." sussurrò Oscar, talmente piano che il pittore non la sentì.

 

La madre di Oscar era ancora seduta sul letto. Leggere quella lettera aveva confermato davvero quello che lei pensava.

Prese una decisione. Afferrò la lettera e uscì dalla stanza di Oscar; scese nel salone e si diresse nelle cucine, il posto dove sicuramente avrebbe trovato la nonna di Andrè, data l’ora.

E infatti la trovò proprio lì, intenta a dare indicazioni per la cena ad alcune cameriere.

"Madame Jarjayes.."

La guardò incuriosita. La madre di Oscar sembrava agitata.

"Dove posso trovare tuo nipote?" le chiese.

"Quando sono tornati da Parigi, ho sentito Oscar che gli chiedeva di occuparsi dei cavalli, penso quindi sia ancora nelle scuderie, ma…"

Non riuscì a finire la frase. La madre di Oscar lasciò quasi correndo la stanza.

Cercò di richiamarla. Ma inutilmente.

"Madame Jarjayes!".

"Santo cielo..in questa casa, stanno diventando tutti matti." brontolò tra sé

Intanto la madre di Oscar era arrivata a poca distanza dalle scuderie. Andrè stava uscendo proprio in quel momento, ed era voltato, intento a chiudere le porte.

"Andrè"

Lui si voltò di scatto, sorpreso.

"Madame Jarjayes.." si inchinò.

"Non ho ancora avuto modo di salutarvi, e di chiedervi come state" continuò.

"Sto bene Andrè. Ti ringrazio."

La madre di Oscar rimase un’attimo in silenzio. Andrè la osservava perplesso.

"Andrè, ti dovrei parlare" disse infine.

"Ditemi pure."

La madre di Oscar fece un profondo respiro, e guardandolo intensamente le fece la domanda che tanto le premeva;

"Andrè, tu ami Oscar?"

Andrè rimase letteralmente impietrito da quella domanda. Il suo respiro sembrò fermarsi per un’attimo. Cercò di leggere l’espressione della sua padrona, per capire in quale modo avrebbe potuto prendere la risposta. Sul viso di Madame Jarjayes, vide il suo solito sguardo, amichevole e persino affettuoso, anche se le labbra tremavano leggermente.

"Andrè, il tuo silenzio, vale più di tante parole. Tu l’ami."

"Non posso negarlo. Si. Amo vostra figlia, anche se mi rendo conto che forse voi non.."

La madre di Oscar lo interruppe.

"Andrè, tu devi leggere questa lettera" gli disse tendendo verso di lui la sua mano, dove stringeva un foglio.

"Non capisco.."

"Andrè, tu sapevi che Girodel aveva chiesto la mano di Oscar a mio marito?"

Andrè si irrigidì;

"No. Io, sapevo che vostro marito aveva intenzione di trovare marito ad Oscar, e infatti organizzò un ricevimento in suo onore, per farle conoscere i migliori partiti. Io avrei dovuto accompagnarla."

La voce di Andrè nascondeva a malapena la rabbia ed il dolore che accompagnavano la frase.

"So tutto di quel ricevimento, Andrè" le rispose la madre di Oscar, e continuò;

"Girodel chiese la mano di Oscar, pochi giorni prima di quel ricevimento infatti."

"Scusatemi..ma continuo a non seguirvi"

"Questa è una lettera che Girodel ha scritto, presumo pochi giorni fa, ad Oscar. Non devi giudicarmi male, ma io l’ho letta..e ti pregherei di leggerla anche tu"

Andrè indietreggiò lievemente;

"Madame Jarjayes, voi non potete chiedermi questo. Io..non voglio invadere gli spazi personali di Oscar, non me lo perdonerebbe mai..e soprattutto non me lo perdonerei mai io. Non mi sento di farlo. Nemmeno se me lo chiedete voi."

"Andrè, tu mi credi, se ti dico che per me sei sempre stato quasi come un figlio?"

"Si Madame. Come potrei non crederlo? Mi avete accolto da bambino, e mi avete sempre trattato in maniera splendida, mi sono sentito sempre più di un semplice servitore in casa Jarjayes, e questo anche grazie all’affetto che mi avete più volte dimostrato"

"Bene. Allora, ti prego, leggi questa lettera. Te lo chiedo come te lo chiederebbe una madre. Se lo faccio, è perché c’è una ragione ben precisa Andrè. Precisa e importante."

Il tono della donna era grave.

Andrè parve esitare, poi finalmente, prese la lettera dalla mano della sua padrona.

"Leggila attentamente Andrè, e poi, se vorrai parlarne con me, sarò nelle mie stanze"

Andrè la osservò per un’attimo, mentre tornava verso palazzo Jarjayes.

Si mise a camminare e si diresse dietro le scuderie. Si sedette per terra. Le sue mani tremavano. Non sapeva cosa pensare.

"Cosa sarà scritto in questa lettera? Ho quasi paura di leggerla.."

Tentennò ancora un momento, poi si decise. Spiegò la lettera e inizio a leggerla.

"Come..come si permette di scrivere frasi tanto esplicite a Oscar?"

Le parole le danzavano davanti, e la sua gelosia quasi lo spinse a interrompere la lettura, ma l’ansia di sapere, pesava su di lui come un macigno e gli diede la forza di continuare a leggere…

 

"Molto bene, Madamigella Oscar, sto per finire. Ancora un piccolo ritocco e potrete vedere il ritratto."

"Bene, sono curiosa di vederlo."

"Non lo sarete solo voi. So che nessuno, qui a Palazzo Jarjayes ha avuto il vostro permesso, anche solo per dare una sbirciatina" commentò il pittore divertito.

"Si, è vero. Ho preferito così.." gli rispose ridendo Oscar.

"Allora, la curiosità dei vostri cari sarà presto soddisfatta, è questione di pochi minuti ancora."

 

"Non pensavo, che si potesse passare dall’ansia alla gioia, in meno di un’attimo"

Questo era quello che stava pensando ora Andrè. Quello che aveva letto sulla lettera, lo aveva riempito di una gioia immensa e irrazionale.

Certo, c’era la possibilità che Girodel si sbagliasse riguardo ai sentimenti di Oscar, ma qualcosa dentro di lui gli diceva il contrario.

"Oscar, in questo momento sono così felice..se Girodel avesse ragione, dio mio, è una cosa talmente meravigliosa che mi sembra un sogno..ho quasi paura di svegliarmi e ritrovarmi solo con le mie illusioni"

Gli tornarono in mente le parole della madre di Oscar. Si alzò e decise di recarsi da lei.

Era appena entrato, quando la nonna lo raggiunse;

"Madame Jarjayes ti stava cercando."

"Lo so nonna, sto andando proprio da lei adesso."

Salì le scale, raggiunse la camera di Madame Jarjayes e bussò;

"Avanti"

Entrò. La madre di Oscar gli dava le spalle. Era in piedi, ferma, davanti ad una finestra.

"Andrè..hai letto la lettera?"

"Si."

Si voltò e gli indicò una sedia.

"Siedi qui"

Andrè si sedette e rimase in silenzio;

"Andrè, io ho capito da tanto tempo, forse fin da quando eravate solo dei ragazzi, che tu ed Oscar eravate destinati a rimanere uniti, ad amarvi. Non mi sorprende nulla di quello che ho appreso dalla lettera, e poi da te."

"Mi rendo conto che la situazione è difficile, perché io non appartengo alla nobiltà, mentre Oscar è parte di una delle più antiche famiglie.."

"No Andrè. A me, questo non importa."

"A vostro marito si.."

"Lui sa che tu l’ami?"

Andrè sobbalzò. Si era ricordato dell’ordine dato dal Generale Jarjayes. Il triste episodio, verificatosi in seguito all’accusa di tradimento di Oscar non doveva essere riferito per nessuna ragione a Madame Jarjayes, per non procurarle inutili ansie, che sarebbero state dannose per il suo stato di salute. Decise di rimanere sul vago.

"Bhè, diciamo che abbiamo avuto occasione di parlare..e lui lo ha capito.."

La madre di Oscar si chinò davanti a lui.

"Andrè, non devi giudicare male mio marito. Lui ti vuole bene, e sono sicura, che anche lui come me, ha sempre saputo che tu amavi Oscar. Ti stima e ti rispetta moltissimo. Altrimenti, non ti avrebbe mai incaricato di occuparti di lei, di proteggerla e starle vicino. Purtroppo, nonostante questo, è molto attaccato alle tradizioni, al suo casato e alle regole cui si devono attenere le famiglie nobili. Se tu fossi nobile, sarebbe stato il primo a benedire la vostra unione.."

Andrè abbassò lo sguardo;

"Madame Jarjayes, voi state parlando come se foste sicura che Oscar contraccambia i miei sentimenti, ma Girodel potrebbe sbagliarsi.."

"Si, è vero Andrè. Lui si. Ma una madre no. Non sbaglia in queste cose."

Andrè non trovò nulla da ribattere a quest’ultima affermazione. Sentì una felicità immensa riempirgli il cuore;

"Volete dire che anche voi pensate.."

"Io non penso Andrè. Io so che Oscar ti ama. Ma per qualche ragione, non riesce a comunicarti questo sentimento.."

Andrè guardò la madre di Oscar. Piangeva.

"Tu ed Oscar avete diritto alla vostra felicità..parlale Andrè. Dille che l’ami, prendila tra le braccia, falle sentire tutto il tuo amore..e lei troverà la forza di ricambiare. Penso che ora si senta in colpa con te, per come si è comportata. E non trova il coraggio di dirti quello che prova."

"Madame Jarjayes, in tutta onestà, ditemi. Siete sicura, che se io ed Oscar ci sposassimo, vostro marito..accetterebbe la cosa?"

Lei parve esitare;

"Non sarà facile per i motivi di cui ti ho parlato prima. Ma questo non deve fermarvi. Anche se forse mi costerà non rivedere più Oscar.."

"Madame Jarjayes.."

"Andrè, io non do importanza alle differenze sociali. Io do più importanza alla felicità di mia figlia. E forse, anche mio marito capirà. Ora và da lei Andrè..e aiutala a vincere il suo imbarazzo, il suo senso di colpa.."

Sentirono bussare alla porta;

"Madame Jarjayes, Andrè! Il pittore ha finito il ritratto. Venite a vedere!" gli disse a voce alta la nonna di Andrè dal corridoio.

 

 

La porta del salottino era aperta. Andrè, la nonna e Madame Jarjayes erano fermi sulla soglia.

Oscar, che era in piedi davanti alla tela li vide;

"Cosa fate fermi sulla soglia della porta? Allora? Non siete curiosi di vedere il mio quadro? Coraggio entrate, in fondo non sono così orribile, sapete." le disse ridendo e accennando al quadro.

A quel punto la madre di Oscar entrò per prima, seguita dalla nonna di Andrè. Lui solo rimase fermo dove si trovava.

Oscar si spostò leggermente, per darle modo di guardare il ritratto;

"E’..bellissimo" affermò la madre di Oscar. "Anche tuo padre quando tornerà, e avrà modo di vederlo, rimarrà senza fiato.."

Era vero. Oscar era stupenda, ritratta nelle vesti di Marte, il dio della guerra, mentre era in sella ad un cavallo rampante, con una mano brandiva la spada, pronta alla battaglia.

Il pittore si avvicinò anch’esso.

"Si Madame Jarjayes. Lo giudico in assoluto, il quadro più bello che ho dipinto. Cosa non difficile del resto, considerando la bellezza straordinaria del soggetto, se mi permettete l’ardire Madamigella Oscar." disse.

"Vi ringrazio" gli rispose arrossendo leggermente lei.

"Se, per qualsiasi motivo il quadro però non dovesse soddisfarvi, non dovete preoccuparvi. Lo prenderò io, e lo mettero tra quelli della mia collezione privata."

"No" rispose lei risoluta. "Il quadro mi piace, e rimarrà qui"

Poi si accorse che Andrè era rimasto sulla soglia della porta;

"Andrè..tu non vuoi vederlo?"

Andrè era perso in un suo pensiero. Quella giornata così emozionante, le aveva fatto dimenticare per un po’ dei suoi problemi all’occhio destro..Entrare in quella stanza, colpita dall’intensa luce rossastra del tramonto gli aveva procurato una fitta dolorosa. Ed ora tutto gli era apparso sfocato.

"Andrè?" lo richiamò Oscar.

"Arrivo Oscar..non sono entrato subito perché volevo lasciare che tua madre, come è giusto avesse modo di vederlo per prima"

Il pittore salutò Oscar e la madre, e decise di congedarsi. La nonna di Andrè si offrì di accompagnarlo fuori dal palazzo, dove una carrozza di Casa Jarjayes lo aspettava per riaccompagnarlo a casa.

Andrè finalmente si avvicinò e guardò il quadro.

"Maledizione" pensò..

Riusciva a vedere i colori, ma molto sfocata le appariva l’immagine. Distingueva il biondo dei capelli di Oscar, e molto bianco nella parte bassa del quadro. Rimase un po’ in silenzio. Non poteva avvicinarsi oltre alla tela, Oscar si sarebbe accorta dei suoi problemi.

"E’ stupendo Oscar..ma, nessun quadro riuscirà a riportare esattamente tutta la tua bellezza."

Oscar sentì nella voce di Andrè tanta emozione, gli si avvicinò.

"Grazie Andrè, sei tanto caro."

Oscar avrebbe voluto metterlo alla prova. Chiederli qualcosa di più sul ritratto. Ma non se la sentiva. Lei ormai sapeva che Andrè avrebbe perso anche l’occhio destro. E le era chiaro che lui faceva di tutto per nasconderglielo.

"No. Non me la sento proprio. Mi sembrerebbe crudele. E del resto, anche io non le ho detto nulla della tisi che mi ha diagnosticato il dottore, per non preoccuparlo."

"Oscar, Andrè vi lascio, torno nelle mie stanze" disse d’un tratto la madre di Oscar.

Accompagnò la frase ad uno sguardo che scambiò con Andrè. Dopodichè uscì chiudendosi la porta alle spalle.

"Andrè, ti va di bere un bicchiere di vino con me?"

"Si Oscar. Certamente."

Si sedettero e Oscar versò un po’ di vino in due bicchieri.

"Oggi grazie a Dio, non è arrivato nessun messaggio dalla caserma. Ma, non vorrei che fosse solo la calma prima della tempesta" sospirò Oscar.

"Già.."

Andrè era strano, aveva notato Oscar. Sembrava ansioso, preso da un’emozione particolare. Lo guardò. Il suo Andrè..non voleva che gli succedesse qualcosa. Gli pesava un po’ tornare sull’argomento che poco prima aveva voluto evitare, ma era necessario che lo facesse;

"Andrè, non ti ho più chiesto notizie del tuo occhio…"

"Il mio occhio sta abbastanza bene, tutto sommato."

"Andrè, non devi nascondermi nulla…"

Andrè la guardò fissa negli occhi;

"E tu Oscar? Tu allora, sei sicura di non nascondere nulla a me, riguardo alla tua salute? Ti ho sentito tossire spesso, sei pallida.."

Oscar fece finta di non sentire l’accenno alla sua malattia.

"Andrè, oggi non siamo stati richiamati in caserma, ma purtroppo penso che la cosa non tarderà ad accadere..e io vorrei che tu abbandonassi l’uniforme. Vedi Andrè io.."

Rimase un po’ in silenzio. Poi riuscì a buttare fuori la frase tutta d’un fiato.

"Andrè, io so che stai per perdere anche l’occhio destro."

Oscar tratteneva a stento le lacrime. Si alzò dalla sedia e rimase in piedi, voltata verso la finestra.

"Oscar..non ha alcuna importanza. Io non abbandonerò mai l’uniforme, finchè non lo farai tu. Io voglio starti vicino Oscar."

Oscar intuì dal rumore che Andrè si era alzato. Lo sentì avvicinarsi a lei. Rimase alle sue spalle. Era vicinissimo a lei, lo sapeva. Lo sentiva.

Andrè non parlava più. Posò le mani sulle spalle di Oscar, e poi lentamente, le fece scivolare lungo le braccia di lei fino ad arrivare alle sue mani. Intrecciò le sue dita, con quelle di Oscar.

La sentì tremare.

"Oscar" le sussurrò "Oscar, io non ti lascerò mai, perché io ti amo. Ti amo. E ho tutta l’intenzione di dimostrartelo. Stanotte, resterò qui a palazzo Jarjayes, e stavolta non ho alcuna intenzione di passarla da solo.."

Oscar si accorse di avere il respiro affannato. La stretta delle mani di Andrè riusciva a trasmetterle calore e brividi per tutto il corpo, e l’ultima affermazione che aveva fatto, con una voce tanto decisa, appassionata e calda gli portò una strana e bellissima sensazione.

Andrè portò le loro mani unite a circondare la vita di Oscar in un abbraccio forte e appassionato.

Affondò il viso nei capelli biondi di lei.

Rimaserò un po’ così, poi Oscar le fece capire di volersi voltare verso di lui. Alzò quindi lo sguardo sull’uomo.

"Andrè..dopotutto quello che ti ho fatto, dopo il modo in cui ti ho trattato, nonostante tutto ciò tu mi ami ancora.." La voce di lei tremava, scossa dalla felicità e dalla grande emozione,che stava provando in quel momento.

"Oscar, si. Ti amo. E, non ho mai dato alcuna importanza a queste cose a cui ti riferisci. Per me l’importante è sempre stato poterti stare vicino, poterti proteggere, e la possibilità di fare questo,il mio amore per te erano più belli e più forti di qualsiasi altra cosa."

Oscar si sentì il cuore leggero. Tutti i suoi sensi di colpa. Tutte le sue paure. Cancellate in un’attimo,,da quello che quell’uomo meraviglioso gli aveva detto. Quell’uomo al quale, si rese conto, non voleva più nascondere i suoi sentimenti.

Oscar si appoggiò a lui;

"Andrè. Anche io ti voglio bene. Si. Ti amo…"

Andrè non riusciva quasi a respirare. La felicità che provava in quel momento era indescrivibile. Sentire Oscar pronunciare quella frase, che lui aveva sognato milioni di volte..e sentirla abbandonata sul suo petto gli dava una gioia tanto immensa, da diventare quasi insopportabile.

"Oscar, tu non puoi immaginare quello sto provando ora.." le disse prendendole il volto fra le mani.

"Andrè, per me è la stessa cosa.."

Si baciarono. Fu un bacio lungo e intenso, che sembrava voler racchiudere finalmente in quel gesto tutto l’amore che i due giovani avevano tenuto chiuso dentro di loro per tanto tempo.

Quando si staccarono, avevano entrambi il volto acceso, erano stati travolti da quel bacio.

Sentirono bussare alla porta.

"Avanti" disse Oscar.

La nonna di Andrè entrò. Stava per parlare, quando vide i volti dei due ragazzi. Erano rossi in viso, come due bambini sorpresi a combinare qualche marachella. Fece finta di niente;

"Ragazzi, tra poco sarà pronta la cena.."

"Io e Andrè non abbiamo fame..Ceneremo più tardi, forse" affermò sicura Oscar.

"Ah, capisco, allora, chiamatemi quando vorrete mangiare.."

La nonna di Andrè non aggiunse altro e uscì dalla stanza.

"Quei due non me la raccontano giusta" pensò "non so più cosa pensare…"

Rimasero di nuovo soli. Andrè l’abbracciò.

"Andrè, sono felice, ma sono anche preoccupata per.."

"Per quello che dovremo decidere?"

"Si. Io, non me la sento di spingere i miei uomini a sparare sul popolo. Sulla folla, tra cui ci potrebbero essere i loro amici, forse anche i loro familiari. E poi, comincio a odiare l’uniforme che indosso. Ormai rappresenta qualcosa che io non riconosco più, la difesa dei privilegi della nobiltà a scapito dei francesi più poveri. Io voglio aiutare questa gente, non combatterla."

"Oscar, io aspetterò che tu rifletta..e poi, sarò pronto a seguirti"

"No Andrè. Domani raggiungeremo Alain e gli altri uomini..e gli comunicheremo che abbandoneremo il reggimento, per unirci al popolo francese. Sono la tua compagna ora, e sarò io a seguire te."

Andrè sorrise.

"Lo so. Proprio per questo motivo, voglio dimostrarti tutto il mio amore."

Oscar si perdeva nello sguardo di Andrè. Lui la strinse ancora di più, per accentuare il contatto tra loro.

"Oscar, non ce la faccio più, voglio poterti sentire completamente mia.."

Lei istintivamente, portò le mani sul petto di Andrè e cominciò ad accarezzarlo piano, lentamente.

"Andrè, è quello che più desidero al mondo..vieni con me."

Lo prese per mano e uscirono dal salottino. Si diressero verso un’ala del palazzo, dove si trovavano molte camere che erano riservate agli ospiti che si trattenevano occasionalmente a palazzo jarjayes.

Arrivarono davanti ad una delle porte. Oscar si voltò:

"Qui, nessuno ci disturberà Andrè..staremo insieme..da stanotte, per sempre.."

Si baciarono ancora, lì davanti a quella porta che stava per schiudersi ad una notte di amore travolgente ed appassionato che li attendeva.

 

La madre di Oscar, non era tornata nelle sue stanze. Era rimasta nascosta dietro ad una parete e quando vide i due giovani uscire dal salottino tenendosi per mano, entrò nella stanza. Rimase in piedi, ferma di fronte al ritratto della figlia;

"Oscar, ti auguro tanta felicità. Andrè ora è il tuo uomo, ti amerà per sempre. Finalmente conoscerai le gioie che può portare l’essere una donna. Addio figlia mia."

Le lacrime scorrevano libere sul volto della donna, conscia ormai del fatto che forse non avrebbe più rivisto Oscar. Sapeva che avrebbe seguito Andrè, e dentro di lei sentiva la certezza che avrebbe abbandonato il suo incarico di comandante..

"Addio Oscar" mormorò ancora una volta.

Fine.

*1* *2*

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