Prizzi | |
La Pasqua e il "ballo dei diavoli" |
E
veniamo alla manifestazione più importante che si svolge a Prizzi.
La settimana santa, quella di Pasqua, è di particolare interesse in quanto inizia
con la Domenica delle Palme quando, nel primo pomeriggio, si rievoca il ricordo
dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme che viene rappresentato dal sacerdote più
giovane del paese che in groppa a un asino viene accompagnato dalla folla esultante
che reca foglie di ulivo e di palme magnificamente intrecciate a formare dei
veri e propri capolavori.
Si
prosegue quindi, il giovedì santo, con la rappresentazione del sacro mistero
dell'ultima cena, cerimonia fedelmente riprodotta in chiesa con il sacerdote
che effettua il lavaggio dei piedi degli apostoli, seduti attorno al tavolo.
Si prosegue quindi con la visita ai "sepolcri". In realtà
quelli che vengono chiamati "sepolcri", altro non sono che gli altari
della deposizione: vengono allestiti nelle chiese, col tabernacolo aperto e
l'eucaristia esposta, in una scenografia spettacolare, addobbati con pane, arance
e fiori bianchi, che al termine della cerimonia del lavaggio dei piedi, si usa
"girare" (la tradizione vuole che se ne "girino" anche diversi
ma rigorosamente in numero dispari!).
Il
venerdì santo vede la pietosa rappresentazione della crocifissione.
Il Cristo viene trasportato su un lettino riccamente addobbato di fiori,
il cosiddetto "littirinu",
sul monte
Calvario per poi essere crocifisso e sorvegliato dalle guardie
romane, ragazzi che si alternano indossando i costumi dei centurioni romani.
Quando il Cristo viene deposto, inizia la processione vera e propria che parte
dalla chiesa di San Calogero (dove si trova il monte calvario) e attraversa
numerose vie del paese, fermandosi di tanto in tanto per raccogliere le offerte.
La tradizione vuole che il "littirinu" faccia fermare i portantini
quando è il momento di ricevere l'offerta. Alla processione partecipano, oltre
a praticamente tutta la popolazione in religioso silenzio interrotto solo dai
canti e dalle musiche della banda, alcune figure caratteristiche: c'è infatti
colui che regge la scala con la quale il Cristo è stato deposto, un altro porta
un cuscino sul quale sono appoggiati i chiodi, il martello e la tenaglia usati
per la crocifissione; segue una piccola statua raffigurante Maria Maddalena,
sdraiata e straziata dal dolore, che viene trasportata da alcune ragazze chiamate
"Pie
Donne" e la statua della
Madonna che, con addosso un mantello nero in segno di lutto, segue il mesto
corteo con un pugnale conficcato nel cuore. La processione ha termine
nella chiesa del Crocifisso.
Con
la domenica di Pasqua subentrano la gioia e la letizia per la resurrezione del
Cristo. In questo giorno, già dall'alba, il paese subisce una metamorfosi: gli
abitanti vengono svegliati dal bussare alle loro porte da gruppi
di ragazzi. Di questi, tutti indossano un abito rosso
(i diavoli) tranne uno che ne indossa uno giallo ocra (la morte). Queste entità,
che scorrazzano su e giù per le vie del paese agitando delle catene, chiedono
a parenti, amici e a tutti quelli che incontrano, piccole somme di denaro oppure
uova fresche o dolciumi a titolo di obolo per liberarsi dalla loro chiassosa
nonché insistente presenza.
Alla gioiosità dei ragazzi si contrappone il gruppo ufficiale, quello del comitato
organizzatore, formato da adulti appositamente incaricati ma comunque in costume.
Questi sono accompagnati da una persona "in borghese", che garantisce per
loro e conserva le offerte.
I personaggi sono generalmente tre: due rappresentano i demoni ed uno la morte. I diavoli indossano un abito di tela
di lona, tinto di rosso, quasi a riprendere il colore del fuoco e dell'inferno,
mentre sul viso portano una
maschera di ferro con una larga bocca dalla quale fuoriescono la lingua
e i grossi denti; gli occhi sono invece due piccole fessure che contrastano
col grande naso. La maschera è sormontata da due corna e da una pelle di caprone
che copre anche le spalle e parte della schiena di chi la indossa. Le due maschere
si differenziano per il diverso colore del vello:
uno è nero, l'altro bianco. Entrambi portano tranci di catene di ferro che
vengono agitate e fatte sbattere contro le maschere stesse.
Diverso è il personaggio della morte. Anche egli indossa un abito di tela ma tinto di giallo ocra
(tipicamente chiamato "giallu morti di pasqua") mentre
la maschera è in cuoio, quasi a simulare un teschio dalla cui bocca fuoriescono
delle zanne (dette "scagliuna"). La morte reca in mano uno strumento
stilizzato che simula, nelle fattezze,
una balestra.
La rappresentazione folkloristico-religiosa vera e propria del "ballo dei
diavoli", che viene anche chiamata "u 'ncontru" (l'incontro)
per via del motivo che vedremo più avanti, inizia nelle primissime ore del pomeriggio.
Le statue del Cristo
e della Madonna si dispongono una di fronte
all'altra, a debita distanza. A guardia di ognuna vi sono due angeli. Nel frattempo
tutta la gente si riversa nella via o piazza interessata e, mentre la banda
suona allegramente, i diavoli e la morte scorrazzano in mezzo alla gente "catturando" i partecipanti, e,
metaforicamente, le loro anime, e trascinandoli "all'inferno" che
altro non è che uno o più locali messi a disposizione dai privati dove vengono
offerti ai "catturati", previo pagamento dell'obolo (l'offerta è libera!)
per la loro "liberazione", i tipici di Pasqua di Prizzi, i cosiddetti
"cannateddi",
elaborati lavori di pasta pasticcera con un uovo sodo al centro, oppure un "bicchierino",
a scelta del "malcapitato"!
Essere catturati non è poi tanto male: c'è infatti chi si lamenta di non esserlo
ancora stato e fa di tutto per farsi "pigliare"! Spesso i "catturati"
vengono costretti dai diavoli a danzare insieme a loro e così ci si può ritrovare in circolo con le
maschere a saltellare sulle ritmatissime note della banda.
La manifestazione si svolge in maniera sequenziale in particolari punti del
paese dove i diavoli, posti a fianco della morte, cercano in tutti i modi di
impedire l'incontro ("u 'ncontru", appunto) tra le statue raffiguranti
il Cristo risorto e la Madonna. E' qui che si svolge il vero e proprio "ballo
dei diavoli". Il rituale inizia con le note cadenzate della banda. Le statue
iniziano ad andare incontro l'una all'altra mentre i diavoli e la morte corrono e ballano ora verso una ora verso
l'altra. Il momento chiave è quello in cui i tre personaggi
restano incastrati tra le due statue senza via di fuga, venendo quindi trafitti
dalle spade di due angeli e consentendo finalmente l'incontro,
provocando così l'esplosione di gioia del pubblico.
L'attuale manifestazione conserva nei caratteri tradizionali e negli oggetti
usati evidenti tracce di stratificazioni di diverse culture passate. Gli elementi
caratterizzanti la maschera del diavolo riportano infatti ai periodi di dominazione
ellenica.
Il significato profondo della manifestazione consiste nel tema della morte legata
alle forze del male; da qui non una morte giusta nel suo operato ma una morte
alla mercé delle forze demoniache. L'arroganza del Male arriva ad un punto tale
da impedire ed ostacolare l'incontro delle forze del Bene, si fa forte della
presenza della morte che cerca per certi versi di impedire il mistero divino
della risurrezione con cui il Cristo aveva già sconfitto la morte.
La morte, parte centrale della manifestazione, viene epurata della presenza
del male durante la fase cruciale dell'incontro dove i due diavoli vengono trafitti
da altrettanti angeli lasciando libera la morte di continuare il suo eterno
uffizio senza la mercé del male.
In Italia esistono diversi esempi di cicli pittorici del "Trionfo della
Morte" ma quello di Prizzi rappresenta l'unico esempio di manifestazione
mimico-teatrale di questo profondo tema che porta, per certi versi, al trionfo
della morte percorrendo una via molto originale ed oscura.