Il Monte Arci è il secondo complesso montano dell'oristanese. Il parco è vasto 13,560 ettari e ricade per intero nella provincia di Oristano, e compresi tra i territori dei comuni di Oristano, Marrubiu, Palmas Arborea, S. Giusta, Masullas, Morgongiori, Ales, Pau, Usellus, Villaurbana, Siris e Villaverde.
Il Monte Arci significa in Sardo “altura”. Il massiccio è di origine vulcanica, e vi si trova spesso l'ossidiana, una roccia nera, vetrosa, molto dura, che è stato uno dei primi materiali usati dell'antica preistoria per produrre strumenti taglienti (coltelli, punte di frecce ecc.). L'area è stato abitata sin dai tempi più antichi: sono state individuate infatti oltre 160 stazioni di lavorazione. Sorry, your browser doesn't support Java(tm). L'ossidiana di monte Arci è stata ritrovata in tutto il bacino del Mediterraneo e persino in stazioni preistoriche dell'Emilia Romagna. Un tempo la zona del Monte Arci era popolata di daini e cervi, distrutti dai bracconieri all'incirca mezzo secolo fa, ma vi sono ancora cinghiali, volpi, gatti selvatici, martore; tra i rapaci la poiana, il gheppio, falco grillaio, il falco pellegrino, lo sparviero, l'astore e l'aquila del Bonelli.
La distruzione della foresta naturale è avvenuta soprattutto sul vasto altopiano compreso fra le cime più alte, dove però attualmente sono in corsa grandi opere di rimboschimento. Il massiccio vulcanico del Monte Arci si stende ad est del Golfo di Oristano, dominando con i suoi 800 metri gran parte del Campidano. La formazione geologica offre una grande varietà di rocce.
La struttura di base è trachitica, ma ad esso si sovrapposero nelle età successive varie colate basaltiche, come quelle che formano i due torrioni del lato occidentale, affacciati su un'immensa frattura ora trasformata in un'ampia valle, ma che in precedenti ere geologiche certamente costituiva l'antico cratere del vulcano; esse sono dette trebine, cioè treppiedi, perché sembrano quasi il “treppiedi” di una pentola rovesciata.
Il più importante aspetto sotto il profilo geologico e' dato tuttavia dal cospicuo giacimento di ossidiana rilevabile a mezza costa in località S'Onnixeddu si tratta di un minerale veramente raro, che si può trovare solo nell'isola di Carloforte, nell'Arcipelago Ponziano, nelle isole Lipari a Pantelleria ed in qualcuna dell'Egeo.
Nel Monte Arci esiste il più importante giacimento sardo; questo minerale era ambito nella preistoria prima dello scoperta dei metalli, poiché estremamente adatto alla realizzazione di coltelli, raschiatoi, frecce, bulini e altri importanti utensili. Il nero, lucente durissimo minerale vetroso, rappresentò dunque un bene importantissimo per i protosardi, tanto che non esiste quasi alcun nuraghe nel quale non siano stati ritrovati oggetti realizzati con questa pietra. IL generale La Marmora, nel suo Viaggio in Sardegna, afferma di non aver trovato in nessun altro luogo la nera e lucente pietra in tale quantità. Sono presenti sul Monte Arci numerose testimonianze preistoriche tra cui un grande insediamento megalitico (Bruncu 'e S'Omu) ed un luogo destinato al culto (Sa Domu Is Coambus).
Anche se il massiccio ha subito negli ultimi decenni ogni sorta di oltraggio con incendi, spietato bracconaggio, apertura di strade e di cave, la sua natura è ancora splendida, per vasti tratti incontaminata.Uno straordinario panorama consente dai vari punti di seguire con lo sguardo mezza Sardegna: la distesa delle colline della Marmilla fino all'inconfondibile sagoma della Giara di Gesturi (verso sud-est),mentre verso nord-est si riconoscono i monti del Gennargentu e verso ovest il Campidano di Oristano con i suoi numerosi stagni.
Su tutto dominano infine i torrioni delle Trebine che dominano sulle boscose pendici: dalla pianura In verità i massi sembrano tre (e forse questo particolare ha originato il nome di “Trebina”) ma è solo l'effetto della particolare angolazione visuale perchè i veri “piloni” isolati sono solo Trebina Longa, (m 812) e Trebina Lada (cioè ampia, m 795). Il terzo piede delle “Trebine”è situato più a nord, sopra la valle del Rio Ceddus: è il Corongiu e’ Sitzoa (m 477), a sua volta dominato dall'ondulato Pranu OlIioni(m 654), piccolo altopiano boscoso, caratterizzato a sua volta dallo presenza di tre cocuzzoli elevati. La vegetazione della montagna è scarsa alle pendici (solo per certi tratti coltivati a vigneto) ma si infittisce nelle quote più alte con boschi di leccio e roverella; generalmente al bosco si accompagna un sottobosco di erica, corbezzolo, cisto e lentisco: uno dei boschi più belli è quello di Acqua Frida, fitto ombroso e ricco di fresche sorgenti.
La fauna, ricca nonostante la spietata persecuzione dei bracconieri annovera cinghiali, volpi e gatti selvatici, non mancano ghiandaie, corvi, cornacchie, colombacci e upupe, mentre sulle rocce più inaccessibili nidificano l'astore, il gheppio e qualche raro esemplare dell'aquila del Bonelli; è segnalata nella zona la rarissima gallina prataiola. Cervi, daini e cavallini selvatici rimangono solo in alcuni toponimi che ne ricordano la presenza. Negli anni scorsi si è tentato con successo il reinserimento di daini mentre si sono effettuati ripopolamenti di conigli selvatici e lanci di pernici. Oggi il Monte Arci risulta abbastanza attrezzato, ma il mancato controllo del territorio rappresenta un vero e proprio rischio ambientale.
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