Il miracolo inizia alle porte di Cagliari. Basta percorrere pochi chilometri dall'aeroporto, dai frastuoni della città per ritrovarsi come per incanto in un'oasi verde sospesa tra mare e montagna. Sessantottomila ettari compresi interamente all'interno del territorio della provincia di Cagliari. Uno spazio immenso dentro il quale non esiste un solo paese. Tutto il comprensorio del parco del Sulcis ricade ne territorio dei Comuni di Carbonia, Villamassargia,Narcao, Nuxis, Villaperuccio, Capoterra, Perdaxius, Santadi, Gonnesa, Portoscuso Tratalias, Sant’Anna Arresi, Teulada, Giba, Domus De Maria, Pula, Villa San Pietro, Sarroch. I paesi si dispongono in pianura o sulla costa, ai piedi del vasto complesso montuoso che sta alle loro spalle. Benché sia alle porte di Cagliari, il parco del Sulcis è praticamente sconosciuto dai cagliaritani. Un luogo superbo, areale del cervo e di gran parte della fauna autoctona sarda, bosco rigoglioso di leccio, sughero, corbezzolo, lentischio e ginepro.
Il parco del Sulcis forma un vasto complesso montuoso che si estende da monte Arcosu a punta Sebera, da monte Santo sino a monte Is Caravius ad altitudini che arrivano a sfiorare i 1.110 metri sopra il livello del mare. La presenza umana in questi territori, molto intensa sino a mezzo secolo fa’, è andato scemando via via negli anni ed ora questi 68 mila ettari di terra sono quasi disabitati. Solo, di tanto in tanto, si scorge l'ovile di qualche capraro. Le domeniche in inverno si sentono le doppiette dei cacciatori.Il cuore del parco del Sulcis, il Gutturu
Mannu (la grande gola), è considerato il bosco più vasto del mediterraneo: ben 45 mila ettari di lecceta,sughereta e macchia evoluta tra i grandiosi alberi del monte Lattias (a 1086 metri sul livello del mare) sino alla foresta demaniale di Is Cannoneris di Pula con i suoi 7 mila ettari. Ma poi ancora Orbai, Monte Rosas, Monti Santu. Il nucleo centrale del parco è costituito da 20.000 ettari della ÀFDRS, oltre i 3.000 ettari del WWF che comprendono, questi ultimi, il Monte Arcosu.
Questo territorio confina poi con i vastissimi possedimenti dell'azienda foreste demaniali. Non si può descrivere l'incanto che si prova ad attraversare questi monti e queste valli. Spesso la natura forma una barriera che l'uomo non riesce a superare: arrivare, per esempio, sino alla punta di monte Arcosu è impresa ardua. Bisogna trovare a fatica il sentiero in mezzo al bosco, tra i macchioni di lentischio e di erica, di cisto e di rovo, per riuscire a percorrere in mezzo a mille difficoltà la strada che attraversa l'immenso massiccio. La fatica, però, è ampiamente ricompensata dall'incanto offerto agli occhi. Il paesaggio è straordinario, il panorama unico, l'odore che entra sin dentro la pelle riesce a far scoprire al visitatore sensazioni incredibili. Qui si trovano piante rarissime, come elicrisio montano e splendide coppie di cervi. Complessivamente sono stati contati circa 300 cervi, quasi un terzo dell'intero popolazione sarda.
La fauna è ricchissima: dal picchio rosso all'astore, dall'aquila reale a quella del Bonelli. E poi ancora falco pellegrino, gheppio, corvo imperiale, taccola, colombaccio, beccaccia, ghiandaia, gatto selvatico, donnola, lepre, colubro sardo, tartarughe terrestri, di-scoglosso sardo (una raganella autoctona). Oltre alle bellezze naturalistiche, paesaggistiche e ambientali, il parco del Sulcis ha altre ricchezze da offrire al visitatore. A iniziare dall'acropoli punica di monte Sirai, appena fuori dal parco ai confini occidentali, sulla vetta della montagna che sovrasta l'abitato di Carbonia, un luogo di sortilegio popolato di segni di un passato che si perde nell'incanto del mito.
A Santadi, invece, non bisogna dimenticare la bellezza delle grotte di Is Zuddas, dove si possano vedere le straordinarie concrezioni formate da un piccolo nucleo (grande poco più di una mela), da cui si dipartono sottilissimi filamenti, con struttura aghiforme, che si perdono nelle più impensate direzioni. Poi ancora le rovine archeologiche di Montessu, i nuraghi sparsi pressoché ovunque e la miniera abbandonata di Orbai. È tutto un grande incanto. Ciò che sorprende il visitatore è che una zona così scarsamente abitata oggi fosse invece così intensamente popolata più di duemila anni fa.
In questi oltre sessantamila ettari di terra adesso operano solo poche decine di allevatori che conducono al pascolo pochi branchi di capre. Il miracolo del parco potrà trasformare nuovamente queste lande desolate in una terra fiorente, in grado di offrire ristoro e posti di lavoro. Al parco del Sulcis si può accedere da due versanti: da Cagliari (l'ingresso, Is Cannoneris, dista meno di un quarto d'ora d'auto dal l'aeroporto di Elmas) o da Carbonia. Questi sono i due principali poli di riferimento per quest'oasi florofaunistica, la più vasta della Sardegna e una delle più vaste di tutta Italia.
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