DOLCI  E  PIATTI TIPICI 

 

 

 

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I  PITTI

Dolce tipico natalizio composto da un involucro di pasta frolla farcito da un ripieno a base di fichi secchi, noci, vino cotto, uva passa, zucchero, cioccolato dolce, qualche mandorla e caffč.
Il tutto aromatizzato da garofano, cannella ed un cocktail di liquori dolci (Strega, anice, ecc.).
Dopo aver dato una forma alla pasta frolla, con appositi stampini metallici, riempita dell'impasto, viene infine messa in forno per la cottura.





'U  PEZZU  DURU
Gustosissimo gelato a base di latte di capra, uova e zucchero, con l'aggiunta di particolari aromi.
Il tutto, sistemato in lunghe forme di latta, viene conservato in frigo per diversi giorni.
Al momento di essere consumato viene tagliato e servito a fette, per la gioia dei buongustai gioiosani.





ALACI
Altro dolce natalizio realizzato da un impasto di farina, lievito, olio e zucchero.
La pasta, filata e resa simile ad un grissino, viene intrecciata in diverse forme e fritta in abbondante olio.
Il dolce si serve cosparso di zucchero o miele.





'A  PIGNOLATA
Si tratta di un altro dolce natalizio realizzato da un impasto di farina, lievito, olio, zucchero, uova e vino bianco.
La pasta, filata e tagliata in tocchetti, viene fritta in abbondante olio e cosparsa di miele.
Probabilmente il nome deriverebbe dalla forma a "pigna" che il dolce assume quando viene messo nel piatto di portata.
 



I  'NGUTI

Dolce tipico del periodo pasquale che ritroviamo in quasi tutta l'area cristiano-mediterranea.
Semplice impasto di farina, lievito, zucchero e uova, al quale viene solitamente dato la forma di colomba, treccia, cuore, fiore, ecc. e su cui viene fissato, con treccine di pasta, un uovo di gallina.
Ma a Gioiosa, fino a qualche anno fa, il dolce assumeva un particolare significato religioso. La 'nguta, avvolta in un tovagliolo bianco veniva portata alla Chiesa Matrice dove, durante la messa del Sabato Santo, allorquando scioglievano le campane (sparāva 'a Gloria) per annunciare la resurrezione di Cristo, veniva benedetta. Avvolte da nubi d'incenso, centinaia di piccole mani innalzavano al cielo il dolce e, mentre gli adulti si segnavano, il celebrante spandeva acqua benedetta.





'U  TURRUNI  'I  SANTA  CATARINA
Un impasto di miele, arachidi e mandorle, ben amalgamato e cotto in appositi recipienti, spianato e ricoperto da due fogli di ostia, viene, tagliato a tocchetti e venduto durante le fiere paesane.
Il suo nome deriva dal fatto che esso veniva preparato in occasione della festa di S. Caterina, un tempo patrona di Gioiosa.



 

I  MALANGIANI  CHINI

Piatto tipico mediterraneo a base di melanzane bollite private dei semi e riempite di un impasto, ben amalgamato, di pan grattato, formaggio pecorino, uova, aglio, basilico e la polpa schiacciata della melanzana stessa.
Fritte in padella con abbondante olio d'oliva, le melanzane, possono essere servite calde o anche fredde, cosparse da una manciata di formaggio grattugiato.

 

 

I  GRANITI

Impasto di mandorle, farina e zucchero, sagomato in forma rettangolare e ricoperto di zucchero cristallizzato, veniva generalmente venduto dai mastazzolāri (venditori di mostaccioli) nelle fiere di paese.

 


I  MASTAZZOLA

Importato dai turchi, č composto da un impasto, molto lavorato e consistente, di miele e farina, sagomato in varie forme per mezzo di lame e, a volte, decorato con pezzetti di stagnola colorata.
I mostaccioli, cotti in forno, si conservano a lungo e sono probabilmente il dolce pių antico dell'area mediterranea.




I  FICA

I fichi freschi che non vengono consumati durante la stagione estiva, tagliati in due e fatti essiccare al sole in appositi contenitori (ferrāzzi), costituiscono un' importante scorta alimentare per il periodo invernale.
Una volta essiccati, questi, si prestano a diversi modi di conservazione:

Fica 'mpurnāti:  Sfruttando il calore residuo del forno durante la giornata destinata alla panificazione, i fichi vengono fatti cuocere per qualche minuto, finchč non assumono un colore brunastro.

Fica chini:  I fichi infornati, imbottiti di noci e mandorle, vengono cosparsi di zucchero e cacao.

Fica 'ntartarāti:  Altro modo per conservare i fichi non consumati o quelli immangiabili perchč molto maturi (monacčj), č quello di racchiuderli in un sacchetto di tessuto e riporli nella cassapanca. Col tempo sulla loro superficie affiora un leggero strato di zucchero (tārtarų) facendoli sembrare infarinati.

Fic'a schjocca:  I fichi essiccati al sole, infilzati in asticciole appuntite di canna, vengono conservati a schjocchi dentro tovaglioli di lino.


 

'U  PAN'I  SANTU  ROCCU

Rifacendosi alla leggenda del cagnolino che, rubando un pane alla mensa del padrone, correva al romitaggio per sfamare San Rocco, le donne gioiosane, in onore del Santo Patrono, durante il periodo di festa, usavano confezionare un piccolo pandolce di farina, lievito, zucchero e olio.
Il pane, tagliato a piccole fette, viene portato in chiese per essere distribuito ai fedeli oppure viene offerto ai vicini di casa, amici e parenti.

 


I  ZZIPPULI

Al classico impasto lievitato di farina, patate e sale, usato per le frittelle, le brave massaie gioiosane, per renderle pių gustose, hanno pensato bene di apportare, come variante, l'aggiunta di un filetto d'acciuga salata.
Non sono rari i casi in cui, i zzėppuli, preparate senza acciuga, non appena tolte dalla padella, vengono cosparse di zucchero e servite anche fredde.
 



I  STIGGHJOLI

Le budella degli agnelli o capretti, ben lavati in acqua e limone, arrotolati su un rametto di prezzemolo, venivano cotti nel sugo. Una vera leccornia preparata dalle abili mani di qualche brava massaia, ma anche un modo semplice per dimostrare come, in caso di necessitā, ogni parte dell'animale poteva essere utilizzata.
 

 

'A  'NDUJA

Sorta d'insaccato prodotto con gli scarti provenienti dalla lavorazione del maiale (pezzi d'interiora, muscoli, guanciali, cotenne, ecc.), con aggiunta di sale e tantissimo peperoncino piccante in polvere. La 'nduja viene generalmente consumata cotta nel sugo di pomodoro (per condire la pasta) o cucinata assieme ai legumi.

 


'U  MORZEJU 

Misero cibo, a base di pane, olive, acciughe salate e altre semplici cose che i contadini o gli operai consumavano a pranzo sul posto di lavoro.

 

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