San Giorgio Martire

Situata su una collina a 100 mt dall'abitato, essa domina un meraviglioso panorama che abbraccia le alture della Trexenta, il monte Arci e i monti dell'Arburese. Non è noto il periodo della costruzione ma pare sia molto antica, l'edificio, infatti, è situato su un'area precristiana, ne sono testimonianza i resti di un nuraghe nelle vicinanze della chiesa.

All'interno essa è composta da quattro cappelle con due altari oltre quello maggiore, nella chiesa possiamo trovare, inoltre, una campana che risale al XVIII sec., mentre un'altra risalente al XVI sec. è fuori uso perché presenta un'irrimediabile fenditura.

Oggi la Chiesa di San Giorgio è in buono stato, grazie all'impegno di un Comitato che giovandosi esclusivamente delle offerte, provvede al mantenimento e al restauro della chiesa e dello spazio circostante, quest'ultimo recentemente dotato di illuminazione che rende ancor più incantevole la Chiesa.

In realtà i festeggiamenti di San Giorgio (22/23/24 Aprile) sono legati ad una vera e propria tradizione secolare. Infatti, una parte delle offerte che il Comitato raccoglie ogni anno, sono il ricavato della vendita di un dolce: il "Pane e Saba".

Alla vigilia di San Giorgio, le famiglie sinesi donano al Santo il dolce che viene poi rivenduto ai devoti e ai turisti che si recano al paese.

Effettivamente i festeggiamenti del Santo iniziano una decina di giorni prima, quando la statua viene portata nella Parrocchia di Santa Chiara per fare nuova­mente rientro, il 22 Aprile, nella sua chiesa.

Il percorso della processione è legata ad una antica leggenda, che narra la storia di due contadini di Ollastra, che a metà del '600 mentre lavoravano la terra, trovarono una statua raffigurante una cavaliere seduto a cavallo e chinato a trafiggere un dragone. Era evidente che si trattava di San Giorgio.

I contadini consapevoli della scoperta chiamarono i Sacerdoti, che accorsero a tutta fretta dai paesi limitrofi, Gonnosnò, Usellus, Baressa.

La statua, divenne così motivo di contrasto, tutti volevano impossessarsene; fu il Vescovo a mettere pace ricorrendo ad un vecchio espediente, vale a dire, porre la statua su di un carro di buoi non domati e lasciarli andare liberi.

Il luogo in cui si fosse fermato il carro era destinato a diventare luogo sacro, ovvero si sarebbe costruita la chiesa in onore del Santo.

Accadde così, che nonostante i vani tentativi di ostacolare i buoi, questi arri­varono a Sini; inizialmente si fermarono dentro il paese, in un luogo che oggi viene denominato "Su Pausu" poi proseguirono fino ad arrivare nel punto in cui oggi sorge la Chiesa.

Per quanto motivo, secondo i racconti degli anziani, tale processione richia­mava numerose persone, soprattutto i contadini venuti per avere la protezione del santo, poiché riconoscevano in San Giorgio il protettore del bestiame e dei seminati; infatti, al termine della processione, il parroco del paese alla presenza del santo e dei numerosi cesti contenenti le forme del "Pani Saba" benediceva il bestiame.

Oggi, la processione ha perso molto del suo fascino, e l'intera popolazione si sta impegnando per riportarla all'antico splendore.

Si tramanda, infatti, che giungessero da tutta la Marmilla, gioghi di buoi adornati con fiori e Gutturadas (collane tessute al telaio) che abbellivano il corpo e il collo del bestiame

Ciascun giogo di buoi era accompagnato dal proprietario, anch'egli vestito a festa dai mille colori.

Si presentava così un suggestivo quadretto, centinaia di buoi, cavalli si diri­gevano verso la collina, tutti adornati e accuratamente sistemati; si narra che negli anni '30 alla processione avessero partecipato 226 gioghi di buoi e 132 cavalli

Ovviamente la processione che si svolge attualmente non presenta le stesse caratteristi­che, è infatti difficile trovare buoi e cavalli e quindi si ricorre ai trattori, che per la verità oggi sono gli strumenti di lavoro de­gli agricoltori, così come lo era­no i buoi e cavalli un tempo.

La celebrazione religiosa ri­mane comunque per tutta la popolazione di Sini, un momen­to di devozione e tradizione, ma con la consapevolezza che possa essere occasione di svi­luppo turistico del paese, ed è infatti lo scopo che si propone la Pro-Loco: riscoprire e rivitalizzare una tradizione che dura da molto tempo.

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