ANTINCENDIO BOSCHIVO

COS'E' L'INCENDIO CAUSE
FITOCENOSI IN CAMPANIA ABBIGLIAMENTO
LOTTA  COMPORTAMENTO
MEZZI NORMATIVA

 

Il problema degli incendi boschivi in Italia suscita ormai da qualche anno un interesse non più limitato ai soli addetti ai lavori. La crescita della sensibilità collettiva ai problemi della tutela naturalistica, l'attenzione dei mezzi di informazione, la portata dei danni economici arrecati dal fenomeno, hanno contribuito sensibilmente ad aumentare le forze impegnate, soprattutto d'estate, a ridurre la frequenza e l'estensione degli incendi boschivi.

Se fino a pochi anni fa il compito di tamponare l'emergenza era affidato esclusivamente alle esigue forze del CFS e dei VVFF, costretti ad operare in condizioni di estremo disagio e con mezzi insufficienti, oggi esistono strutture operative che dirigono gli interventi su scala nazionale, coordinando tra loro, oltre ai corpi già citati, i mezzi della Protezione Civile, dell'Esercito, degli Enti Locali e del volontariato.

Il danno arrecato dagli Incendi Boschivi è proporzionale al tempo intercorso tra l'inizio del focolaio e gli interventi di spegnimento.

Si dimostra, perciò, più efficace una presenza diffusa sui territori a rischio di presidi antincendio, che non un massiccio uso di mezzi che non sia in grado di intervenire in tempo utile sul fuoco.

Gli alti costi e la limitata disponibilità dei mezzi aerei, impongono, inoltre, una discriminazione degli interventi da effettuare, che può essere garantita esclusivamente da personale specializzato che fornisca da terra dati precisi sull'intensità e la portata del fenomeno da affrontare.

L'attività di un presidio AIB può inoltre sviluppare un sistema integrato di prevenzione, controllo e repressione, con particolare riguardo ai fenomeni dolosi che rappresentano la maggior parte della casistica, svolgendo inoltre iniziative di sensibilizzazione delle popolazioni locali sui rischi da evitare .

E' bene ricordare che la gravita’ del fenomeno investe il bosco in tutte le sue molteplici funzioni, procurando danni diretti ed indiretti.

I primi, facilmente valutabili, sono rappresentati dal valore della massa legnosa; i secondi, piu’ difficilmente stimabili, sono connessi alle funzioni "senza prezzo", quali : la difesa idrogeologica, la produzione d'ossigeno, la conservazione naturalistica, il richiamo turistico, le possibilita’ di lavoro per numerose categorie

E' inestimabile il danno che l'incendio arreca alle importanti funzioni del bosco:
-la distruzione dei delicati equilibri ecologici;
-l'impoverimento biologico;
-l'accentuata erosione del suolo;
-la deturpazione del paesaggio.

 

 

COS' E' L'INCENDIO

 

L'incendio del bosco e’ un processo rapidissimo di decomposizione, che avviene solo in presenza del combustibile, qual e’ il materiale vegetale, dell'ossigeno e di una piccola quantità di calore ad alto potenziale, che determina lo sviluppo a catena del processo stesso.

Dinamica ed evoluzione

Perché un incendio si sviluppi sono sempre necessari gli elementi che costituiscono il cosiddetto                    "triangolo del fuoco": il combustibile (paglia, legno, etc.), il comburente (l'ossigeno) e la temperatura di combustione.

Lo scoppio d'un incendio ha una causa scatenante, la scintilla, ed una situazione predisponente il fenomeno, rappresentata dall'aridità più o meno accentuata del suolo e della vegetazione.

E' fuori di dubbio che il fattore climatico e l'andamento stagionale abbiano una notevole influenza nel creare le condizioni favorevoli allo sviluppo ed alla propagazione degli incendi boschivi, e nel caso di fulmini, anche nel determinarli direttamente, circostanza questa, però non molto frequente. Di notevole importanza e’ il grado di umidità della vegetazione, in particolare modo di quella erbacea del sottobosco, che varia direttamente con l'andamento stagionale. Gli incendi dei boschi, pur seguendo l'andamento climatico, non si manifestano uniformemente sul territorio: ci sono delle zone dove questo pericolo e’ maggiore che in altre, come l'esperienza ed i fatti, annualmente, confermano. Si vuol affermare che, a parità di condizioni climatiche e di coefficiente d'aridità, vi sono altre diverse situazioni che favoriscono lo sviluppo degli incendi nei boschi, quali: l'afflusso turistico, l'abbandono rurale delle campagne, l'attività di particolari pratiche agronomiche e pastorizie, le vendette, le speculazioni.

A seconda dell'ubicazione propria del bosco e del suo rapporto specifico con le situazioni accennate, si hanno dei soprassuoli più esposti al pericolo e al rischio d'incendio, rispetto ad altri, dove i fattori sociali ed umani, sono meno incidenti. In base all'andamento meteorologico e climatologico, dobbiamo registrare due periodi di grave pericolosità: l'uno estivo, nei mesi di luglio, agosto, settembre, più marcato nelle regioni del centro-sud, Liguria compresa; l'altro invernale, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo localizzato in particolare nelle zone dell'arco alpino, quali la Liguria, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto.

MAPPA DELL'INDICE DI RISCHIO DA INCENDIO BOSCHIVO NEI MESI ESTIVI RIFERITO ALLE PROVINCE ITALIANE

 

In entrambi i suddetti periodi, anche se con differente intensità e pur variando da zona a zona, si determinano le condizioni d'aridità, predisponenti il fenomeno.

Le condizioni che influenzano sia I'inizio che la prima propagazione dell'incendio, sono principalmente rappresentate:

·        dalla quantità d'acqua che si trova nei tessuti delle piante, che può variare dal 2 al 200% nei tessuti morti, in dipendenza delle condizioni atmosferiche ed in particolar modo dell'umidità relativa dell'aria;

·        dal vento, che oltre a favorire l'afflusso dell'ossigeno, quale comburente, determina l'avanzamento della linea del fuoco, provoca il preriscaldamento del materiale legnoso e quindi nuovi punti d'inizio e di continuazione del fuoco;

·        dalla quantità, dimensioni, disposizioni dei materiali combustibili, i quali, se sottili e non pressati, offrono maggiore superficie esterna all'ossigeno comburente.

Le condizioni favorevoli per I'inizio dell'incendio nel bosco, si verificano, piu’ frequentemente, in presenza di copertura morta disseccata, con soprassuoli giovani, specialmente di essenze lucivaghe di resinose.

Le differenti condizioni meteorologiche: regime pluviometrico, dominanza dei venti, unitamente alle diverse tipologie forestali, al loro governo e trattamento, influenzano la frequenza stagionale degli incendi.

Generalmente, la causa determinante l'incendio dei boschi e’ di origine antropica, eccezion fatta per i casi dovuti ai fulmini. L'autocombustione, sovente citata a sproposito, e’ da ritenersi una giustificazione quanto mai semplicistica ed erronea, in quanto, nei nostri climi, non si verifica che in casi del tutto eccezionali e al più limitata ai soli fienili o discariche.

Le condizioni in cui si sviluppano gli incendi sono:
  • l'alta infiammabilità delle essenze vegetali esistenti nei boschi;
  • la scarsa manutenzione del sottobosco;
  • l'elevata densità demografica in prossimità delle zone boscose;
  • l'incremento degli incendiari per tornaconto personale;
  • l'assenza del controllo del territorio;
  • il clima avverso;
  • le difficoltà orografiche del territorio che ritardano i sistemi di difesa;
  • ecc….

Per difendere il bosco dal fuoco è necessario espletare un'efficace attività di prevenzione e un'efficiente organizzazione dell'intervento. La riduzione degli aspetti dannosi di un incendio dipende non solo dalla tempestività dell'intervento ma anche da un'attenta previsione del rischio ai fini della zonizzazione delle aree a maggior rischio e di una implementazione della gestione delle risorse.

 

CAUSE


Le cause di incendio vengono classificate in :

Esulando dalla descrizione quelle naturali, per altro gia citate, passiamo alla descrizione delle successive.

 


CAUSE ACCIDENTALI

Un corto circuito, un motore che si surriscalda, le scintille di strumenti da lavoro, possono alle volte costituire l'inizio di un focolaio. Gli incendi così causati vengono definiti accidentali.

 

CAUSE COLPOSE

La più frequente é la cicca o il cerino gettati dalle auto (nelle strade a grande scorrimento lo spostamento d'aria creato dalle vetture può alimentare le fiamme), ma anche i focolai da pic-nic lasciati incustoditi possono innescare pericolosi incendi.

Più grave il problema delle discariche abusive, tollerate dalle amministrazioni locali, alle quali qualcuno dà quasi sempre fuoco, magari per ridurne il fetore.

Ancora più frequente e con conseguenze estremamente pericolose, é l'abitudine di eliminare le erbe infestanti appiccandovi intenzionalmente fuoco. Tale pratica, da scoraggiare severamente, confina con il dolo, anche se applicata ingenuamente talvolta anche da personale istituzionalmente preposto alla pulizia di strade o verde pubblico.

 

CAUSE DOLOSE

Dalla "ripulitura" con il fuoco , anche l'abitudine di bruciare le stoppie residue dei raccolti di graminacee, rientra in una categoria che é difficile da classificare come colposa o dolosa.

Il fuoco viene appiccato con intenzionalità, ma l'obiettivo della distruzione non é quello di distruggere il bosco. Tuttavia, essendo quasi conseguente la propagazione delle fiamme ai dei complessi boscati confinanti con i coltivi incendiati, viene da pensare che talvolta vi sia l'intenzione di guadagnare terreno coltivabile. Una anacronistica riproposizione della pratica del debbio comune alle civiltà agricole primitive.

L'incendio delle stoppie é, in alcune regioni, la causa principale di incendio boschivo, e seppure vietata, rappresenta una pratica assai difficile da eliminare. Il sistema che sembra aver dato i migliori risultati é quello di un controllo preventivo accurato e costante, con punizioni esemplari per i trasgressori, unitamente ad una campagna di informazione, specialmente fra gli agricoltori più giovani, in cui si spieghi come il fuoco possa essere la causa principale del depauperamento dell'humus e del degrado idrogeologico delle superfici coltivabili.

La pratica di togliere lo spazio al bosco per tramutarlo in pascolo é tipica di certe forme di pastorizia.

Inoltre in parecchie regioni c'é l'uso consolidato di bruciare il fieno seccatosi durante l'estate per favorirne la ricrescita alle prime piogge. Tale pratica, seppure non così frequente come quella di bruciare le stoppie, é tuttavia quella che provoca maggiori danni al patrimonio boschivo. Mentre il contadino brucia le stoppie il più delle volte prendendo elementari precauzioni che salvaguardino quantomeno la propria casa e le coltivazioni ortofrutticole che la circondano, il pastore sceglie le condizioni metereologiche (vento forte, siccità estrema, pendenza del terreno), che rendano l'incendio il più distruttivo possibile. Purtroppo in tali casi, vuoi per le abitudini culturali connesse alla pastorizia, vuoi per l'inaccessibilità dei luoghi colpiti, vuoi per i metodi che vengono usati, é estremamente difficile prevenire e reprimere tale fenomeno. Per ridurre i rischi derivanti da tale pratica può essere utile capire preventivamente quali saranno le aree colpite e mettere in atto opere difensive nei confronti della vegetazione arborea circostante (ad esempio creazione di sterrati, ripulitura delle fasce perimetrali, etc.)

Un fenomeno accertato in zone ricche di selvaggina (soprattutto Ungulati come Cinghiali, Daini e Caprioli) é l'incendio di zone boscose e cespugliose per provocare lo spostamento della fauna in zone più propizie alla sua cattura. il danno che tale atto comporta alla biocenosi é talmente grave che solo pochi spregiudicati bracconieri ancora lo praticano.

A parte gli incendi appiccati per vendetta, ormai limitati alle zone più marginali ed arretrate del nostro Paese, altri incendi per pura soddisfazione emotiva vengono appiccati dai piromani. Senza entrare nella casistica psichiatrica e nelle interpretazioni psicodinamiche di tale fenomeno, è un dato palese che esso viene sempre causato da individui con equilibrio psichico assai precario, e che sono quindi facilmente individuabili (anche per l'ossessività ripetitiva dei particolari) e per questo riportabili alla ragione senza ricorrere a misure estreme, che possono essere comunque paventate al colpevole una volta individuato.

Per ultima, la causa che forse ha causato più danni al patrimonio boschivo italiano negli anni '50 e '60, le distruzioni dei boschi con intenti speculativi in campo edilizio.

Per prevenire tale crimine dal 1975 una legge pone sui terreni percorsi dal fuoco il vincolo di assoluta inedificabilità sino alla naturale ricostituzione del manto boscato, anche in presenza di varianti che modifichino la destinazione d'uso dei fondi colpiti. Ciò dovrebbe far decadere ogni interesse per lo speculatore scoraggiandone gli intenti, ma, purtroppo,  in gran parte del nostro Paese, non esiste alcuna mappatura dei terreni percorsi dal fuoco ed è, pertanto, assai difficile imporre i vincoli.

 

 

LE PRINCIPALI FITOCENOSI DELLA CAMPANIA

La prevenzione e la lotta contro gli incendi boschivi è parte integrante di un progetto più ampio di tutela e risanamento dell'ambiente naturale. L'operatore AIB deve, pertanto, conoscere con sufficiente approssimazione il tipo di vegetazione che dovrà difendere dalla distruzione ad opera del fuoco. Per la descrizione si segue un andamento  che dalla costa  raggiunge i rilievi montuosi, soffermandoci sulle fitocenosi con caratteristiche la cui conoscenza è più necessaria all'operatore AIB.

MACCHIA PRIMARIA SEMPREVERDE

Dove finisce la duna sabbiosa litoranea, dietro le formazioni di Ginepro ( Juniperus oxicedrum macrocarpa), laddove l'ambiente non ha subito grosse offese da parte dell'uomo, inizia il bosco di Pino d'Aleppo( Pinus alepensis). E'una conifera che non raggiunge grandi altezze sotto la quale si sviluppa la tipica vegetazione mediterranea sempreverde a Lentisco ( Pistacia lentiscus), Mirto (Myrtus communis), Cisto ( Cistus sp.), Corbezzolo (Arbutus unedo), Erica (Erica arborea) Quercia spinosa ( Quercus coccifera), Fillirea (Phyllirea variabilis), Alaterno (Rhamnus alaternus), Rosmarino (Rosmarinus officinalis), il Tino (Viburnus tinus), e alcune ginestre (Cytisus sp.)                          (Spartium junceum), essenze ricche di resine e con foglie piuttosto dure (sclerofille) adatte a contenere la perdita d'acqua in un clima e un suolo molto aridi. Per resistere alla condizione siccitosa viene eliminato il ricambio autunnale delle foglie e le piante vengono perciò dette sempreverdi.

Proseguendo verso l'interno il Pino d'Aleppo viene sostituito dal Leccio (Quercus ilex), e dal Pino domestico (Pinus pinea).

 

LA GARIGA

E'la forma degradata della Macchia sempreverde, ove scompaiono le specie ad alto e medio fusto e le essenze cespugliate si riducono nelle dimensioni.

 

LA STEPPA

Ultima fase della vegetazione mediterranea prima della desertificazione, è costituita da piante erbacee. Se difesa dal pascolo e dagli incendi può tornare a costituire dapprima la gariga, poi la macchia secondaria e, dopo alcuni decenni, la macchia primaria.

 

IL BOSCO DECIDUO MISTO

Laddove le condizioni del suolo e la piovosità relativa lo consentono, il Bosco misto di latifoglie prende gradualmente il sopravvento sulla Macchia sempreverde. Le piante che lo compongono non sono particolarmente resinose e in autunno perdono le foglie che nella stagione vegetativa restano relativamente ricche di acqua. Il bosco deciduo misto viene normalmente sfruttato dall'uomo che interviene con il taglio culturale ad intervalli regolari di tempo. Viene perciò comunemente chiamato anche bosco ceduo (dal Lat. Coedere = tagliare). In alcuni forestali protetti ove non è consentito lo sfruttamento del legname, il bosco ceduo si evolve allo stato di Foresta primaria, con piante ultracentenarie e un fitto sottobosco.  

Nel bosco deciduo misto prevalgono le querce presenti con  il Cerro (Quercus cerris),  la Roverella (Quercus pubescens) il Farnetto (Quercus frainetto). Alle querce sono associate numerose altre essenze arboree tra cui il Corniolo (Cornus mas), il Tiglio (Tilia cordata), l' Acero (Acer campestre),l' Olmo (Ulmus campestris), il Sanguinello (Cornus sanguinea), l' Orniello (Fraxinus ornus), il Carpino (Carpinus betulus), il Pero selvatico (Pyrus sp.), il Melo (Malus sylvestris), il Nocciolo (Corylus avellana). Alle specie arboree si associano, a livello di sottobosco e ai margini, essenze cespugliose quali il Prunus (Prunus spinosa, il Biancospino (Crataegus monogyna), il Rovo (Rubus sp.), la Rosa (Rosa sp.), il Sambuco (Sambucus nigra), l'Ebbio (Sambucus ebulus), l'Evonimo (Euonymus europaeus).

 

BOSCO CEDUO DEGRADATO

Incendi e pascolo hanno trasformato la maggior parte dei boschi misti decidui in ambienti degradati, ove le essenze arboree non riescono a superare il livello del sottobosco o si presentano in formazioni fortemente diradate con ampie radure occupate dal Rovo. 

 

CESPUGLIATI

Sono costituiti da zone prevalentemente occupate dalle essenze cespugliose tipiche del sottobosco del Bosco misto deciduo, con notevole presenza della Ginestra comune (Spartium junceum), che spesso è specie esclusiva. Anche il Rovo e il Pruno formano associazioni pressochè esclusive che preparano le condizioni per una successiva ricostituzione del Bosco misto.

 

PASCOLI NATURALI

Sebbene siano da considerare Pascoli naturali solo quelli che crescono ad una quota superiore al livello della Faggeta, consideriamo in questa sede le zone che, ha seguito di millenarie pratiche di pascolo e incendio, hanno visto sparire tutte le essenze arboree e cespugliose. Ci troviamo, in tali habitat, in presenza esclusiva di una variegata flora erbacea in cui prevalgono le Graminacee.

 

AMBIENTI PALUSTRI E RIPARIALI

Ove il terreno è ricco di umidità, in zone palustri o lungo i corsi e gli specchi d'acqua, sono presenti specie a rapido accrescimento come il Salice (salix sp.), il Pioppo (populus sp.), l'Ontano nero (Alnus glutinosa). In questi habitat i cespugli sono sosituiti da una flora erbacea ad alto accrescimento con fusto rigido come la Cannuccia ( Phragmites communis) la Canna (Arundo donax) la Tifa (Typha latifolia), la Salcerella (Lythrum salicaria), il Pepe d'acqua (Eupatorium cannabinum).

 

IL CASTAGNETO

 

CASTAGNETO DA FRUTTO 

ESEMPLARE ADULTO ISOLATO

  PARTICOLARI BOTANICI

Nella fascia submontana l'opera dell'uomo ha sostituito coltivazioni di Castagno (Castanea sativa) al Bosco misto deciduo. Il Castagneto è un'associazione monospecifica, con un sottobosco che viene mantenuto basso sia dalla scarsa penetrazione dei raggi solari, sia dagli interventi dell'uomo impegnato nelle operazioni culturali.

LA FAGGETA

Tipica del piano montano e submontano, é formata dal Faggio (Fagus sylvatica) talvolta in associazione con il Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l'Acero montano (Acer pseudoplatanus).

E' ambiente di elevatissimo valore naturalistico e idrogeologico. 

 

 

Le norme da conoscere

Se avvisti un incendio:

  • Telefona subito al 1515 del Corpo Forestale dello Stato o al 115 dei Vigili del Fuoco. Non pensare che qualcuno l'abbia già fatto.
  • Puoi tentare di spegnere un piccolo focolaio solo se hai una via di fuga.
  • L'incendio non è uno spettacolo. Non fermarti a guardarlo per non intralciare il lavoro e per non metterti in pericolo.
  • Denuncia chi accende fuochi in aree pericolose.
  • Allontanati dalle fiamme sempre nella direzione opposta a quella in cui spira il vento.

E' buona norma:

  • Se fumi, non gettare cicche o fiammiferi accesi. Anche se sei in macchina o in treno.
  • Accendere il fuoco nei boschi è pericoloso e proibito.
  • La marmitta catalitica incendia facilmente l'erba secca. attento al parcheggio.
  • Non lasciare bottiglie o frammenti di vetro nel bosco: con il sole possono trasformarsi in potenziali accendini.
  • Per eliminare stoppie, paglia ed erba non usare il fuoco: usa il falcetto.

Se sei circondato dal fuoco:

  • Cerca una via di fuga sicura: una strada o un corso d'acqua.
  • Attraversa il fronte del fuoco dove è meno intenso, per passare dalla parte già bruciata.
  • Stenditi a terra dove non c'è vegetazione incendiabile.
  • Cospargiti di acqua o copriti di terra. Preparati all'arrivo del fumo respirando con un panno bagnato sulla bocca.
  • In spiaggia raggruppatevi sull'arenile e immergetevi in acqua. Non tentare di recuperare auto, moto, tende o quanto vi avete lasciato dentro. La vita vale più di uno stereo o di uno zainetto!
  • Non abbandonare una casa se non sei certo che la via di fuga sia aperta. Segnala la presenza.
  • Sigilla (con carta adesiva e panni bagnati) porte e finestre. Il fuoco oltrepasserà la casa prima che all'interno penetrino il fumo e le fiamme.

 

 

 

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