PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

 

PROVINCIA RELIGIOSA

SAN BENEDETTO

DI

 DON ORIONE

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

 

 

 

Graduatoria Selezione Progetto Servizio Civile

 

 

 

 

 

ENTE

 

 

1)                 Ente proponente il progetto:

    

 

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO di DON ORIONE

Via Paverano, 55  -  16143  -  Genova -  Tel. 01052291 - Fax 010511107      http://web.tiscali.it/prsbge, servizi.camaldoli@pcdo.it

 

 

1)                

NZ01070

 
Codice di accreditamento:

 

3

 

 
 


2)                 Classe di iscrizione all’albo:

    

 


 

 

CARATTERISTICHE PROGETTO

 

 

3)                 Titolo del  progetto:

    

 

CARITA’ E AZIONE

 

 

4)                 Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):

    

 

La Piccola Opera della Divina Provvidenza di cui la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE è parte integrante, svolge la sua attività a favore dei disabili fisici e psichici, degli anziani auto sufficienti e non, dei minori, delle ragazze-madri, dei giovani in difficoltà nelle strutture scolastiche, nelle parrocchie e negli oratori.

 

Settore:                               ASSISTENZA

Aree di intervento:         ANZIANI-MINORI-GIOVANI-DISABILI-DONNE CON MINORI A CARICO E/O IN DIFFICOLTA’

 

Codifica :                A01  - A02- A03 - A06 - A11

 

 

 

5)                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Descrizione del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori misurabili:

  

La Piccola Opera della Divina Provvidenza si inserisce proficuamente nel tessuto sociale del territorio italiano, avviando percorsi di integrazione con le comunità referenti e raccogliendone le istanze più significative. Essa è aperta prevalentemente all’accoglienza di uomini e donne anziani e/o disabili ma opera anche efficacemente con minori, ragazze madri, studenti e giovani. La provenienza geografica degli utenti già inseriti riguarda tutte le regioni Italiane dove la Piccola Opera della Divina Provvidenza opera. È divisa in tre Province: la PROVINCIA SAN MARZIANO (Nord Italia), la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE (Centro Italia) e la PROVINCIA SS APOSTOLI PIETRO E PAOLO (Sud Italia). Per una più approfondita analisi del bacino di utenza dei vari settori potenzialmente interessati all’offerta dei nostri servizi, presentiamo gli ultimi studi statistici disponibili dall’ISTAT.

 

 

Disabili e Anziani

 

I risultati dell’indagine svolta dall’ISTAT sui presidi residenziali socio-assistenziali in Italia, rendono molto chiara la situazione. Le informazioni raccolte riguardano tutte le strutture in cui trovano alloggio persone che per motivi diversi si trovano in stato di bisogno: anziani soli o con problemi di salute, disabili, minori sprovvisti di tutela, giovani donne in difficoltà, stranieri o cittadini italiani con problemi economici e in condizioni di disagio sociale. Ad un’utenza così eterogenea corrisponde un’ampia varietà di servizi residenziali, sia pubblici che privati, sia del settore “non profit” che con fine di lucro. I dati descrivono i presidi residenziali dal punto di vista organizzativo, i modelli di convivenza adottati, il personale impiegato, il rapporto con le istituzioni pubbliche e i costi del soggiorno. Per quanto riguarda gli ospiti delle strutture le informazioni raccolte riguardano i principali caratteri demografici e i problemi sociali, economici o di salute che sono alla base del ricovero. L’offerta di servizi residenziali subisce un continuo processo di trasformazione, dovuto alla chiusura o alla riconversione di alcuni presidi e alla nuova attivazione di altri. I presidi residenziali attivi in Italia al 31 dicembre 2000 sono 7.731, per una disponibilità complessiva di 321.747 posti letto. Rispetto all’anno precedente le unità abitative sono aumentate del 3%, mentre il numero di posti letto è diminuito del 2,4% (Prospetto 1.1). Si registra quindi una lieve riduzione delle capacità ricettive: il numero medio di posti letto è passato da 44 nel 1999 a 42 nel 2000. Le strutture di più recente attivazione sono tendenzialmente più piccole rispetto alle istituzioni più tradizionali e hanno il carattere di comunità; questo si riscontra soprattutto nel caso dei presidi per minori, in conformità con quanto indicato nei più recenti provvedimenti normativi. Nel corso degli anni Novanta sono stati attivati molti presidi a carattere comunitario, sia per i minori, sia per persone con bisogni assistenziali di varia natura: adulti con disturbi psichici, donne con bambini a carico o sottratte allo sfruttamento, anziani e adulti con disabilità. Per quanto riguarda il tipo di utenza prevista, la parte più ampia dell’offerta è destinata ad accogliere le persone anziane (Figura 1.1), spesso in condizioni di non autosufficienza. Di tutti i presidi residenziali censiti nel 2000, infatti, il 61% è finalizzato al ricovero degli anziani, anche se in circa la metà di queste strutture vengono ospitate sia persone anziane, sia persone al di sotto dei 65 anni. I presidi dedicati ai minori sono il 17% del totale, ma arrivano al 26% se si comprendono le strutture che accolgono anche persone con più di diciotto anni.

 

 

 

 

Figura 1.1 - Presidi residenziali socio-assistenziali per tipo di utenza. Anno 2000

 

 

Le presenze rilevate al 31 dicembre 2000 sono 283.316, di cui oltre i tre quarti hanno superato la soglia dei 65 anni, mentre gli adulti compongono il 15% e i minori poco più dell’8%. Nel corso del 2000 gli ospiti nel complesso sono diminuiti del 2,7%, ma vi sono differenze rilevanti fra le diverse fasce di età: mentre i minori sono diminuiti del 15%, gli adulti sono aumentati del 7% e gli anziani, contrariamente alla tendenza degli anni Novanta, risultano lievemente diminuiti (-3%) (Prospetto 1.1). Per quanto riguarda gli stranieri si registra un incremento consistente in termini relativi (25%), ma il loro numero in valore assoluto è ancora contenuto e la loro incidenza sul totale degli ospiti è appena del 3,6%. I cittadini stranieri si concentrano prevalentemente nelle età più giovani, dove la composizione per cittadinanza ha subito variazioni significative. Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti, in particolare, l’aumento degli ospiti provenienti da altri paesi ha coinciso con un forte calo degli italiani che vivono nei presidi; questo ha contribuito ad accrescere la quota di stranieri fra i minori, che è passata dal 12% nel 1999 al 18% nel 2000.

 

 

Prospetto 1.1 - Presidi residenziali, posti letto e ospiti per classe d'età e per cittadinanza. Anni 1999 e 2000

 

Dal punto di vista territoriale non vi sono cambiamenti di rilievo rispetto all’anno precedente; i presidi sono concentrati per il 57% nelle regioni settentrionali, mentre in Italia centrale si trova il 18% delle strutture e nel Meridione il 25% (Figura 1.2). L’offerta di servizi dell’Italia settentrionale si conferma superiore, rispetto alle altre aree geografiche, anche in rapporto alla popolazione residente. Il numero di posti letto per 10.000 abitanti passa da un minimo di 20 nella regione Campania a un massimo di 131 nella Provincia Autonoma di Trento.

 

 

Figura 1.2 - Presidi residenziali socio-assistenziali per ripartizione geografica. Anno 2000

Anche il tipo di utenza a cui si rivolgono le strutture residenziali presenta alcune differenze territoriali: nel Meridione le strutture residenziali per minori rappresentano il 33% dell’offerta complessiva e quasi un quarto degli ospiti è di età inferiore a diciotto anni; nelle regioni settentrionali e centrali, invece, i presidi per minori sono soltanto l’11% e gli ospiti minorenni sono una quota molto ridotta del totale. Viceversa, i presidi che accolgono adulti e anziani sono concentrati nel Centro e in particolar modo nel Nord, dove gli utenti con più di 65 anni sono l’82%. Gli ospiti delle diverse fasce d’età, quindi, non sono distribuiti in modo uniforme sul territorio: gli anziani risiedono per il 71% nei presidi del Nord, contro il 15% nel Centro e il 14% nel Meridione. I minori, invece, risiedono per il 50% nei presidi del Sud e delle Isole, contro il 15,5% nel Centro e il 34,5% nel Nord. Data l’assoluta prevalenza degli anziani sul totale degli ospiti, in Italia settentrionale si trova la maggior parte delle persone assistite in Italia (Figura 1.3).

 

Figura 1.3 - Ospiti dei presidi residenziali per fascia d'età e ripartizione geografica. Anno 2000

I servizi disponibili si differenziano, oltre che per il tipo di utenza, per le caratteristiche organizzative e le finalità specifiche dell’assistenza fornita. In ogni regione i bisogni di alloggio, di tutela e di prestazioni sociali o sanitarie della popolazione trova risposte differenziate per quanto riguarda la tipologia dei presidi. Nel Lazio, ad esempio, l’assistenza agli anziani si basa principalmente sulle residenze assistenziali, mentre altre tipologie di presidi sono poco diffuse; in altre regioni, come il Veneto, sono molto numerose le residenze socio-sanitarie, dove è più forte la componente sanitaria; in Lombardia gran parte delle strutture per anziani sono accreditate come Residenze sanitarie assistenziali (RSA). Analogamente a quanto osservato nel 1999, nel corso del 2000 quasi la metà dei presidi residenziali ha dovuto rifiutare nuove accoglienze per mancanza di posti letto disponibili. Situazioni in cui la domanda di assistenza residenziale ha superato l’offerta si sono verificate in tutte le tipologie di presidi, ma vengono dichiarate più spesso dai centri di accoglienza notturna. Tali strutture offrono un servizio di ricovero occasionale a persone con grave disagio economico e familiare, sono aperte in orari serali prestabiliti e assicurano l’accoglienza per una sola notte, con possibilità eventuale di rinnovo. Rispetto al 31 dicembre del 1999 questi centri sono aumentati in modo consistente (da 13 a 43 unità) e sono stati censiti anche nelle regioni meridionali, dove risultavano del tutto assenti. Il numero di strutture con tali requisiti, tuttavia, rimane molto ridotto e non sembra ancora sufficiente a soddisfare la corrispondente domanda assistenziale: il 64% dei centri di accoglienza notturna ha dovuto rifiutare nuove accoglienze (il 100 per cento nel 1999). Per quanto riguarda gli anziani, il rifiuto di accogliere nuovi ospiti si verifica soprattutto nelle strutture a maggiore valenza sanitaria, dove sono ospitati principalmente gli anziani non autosufficienti. Le RSA e le residenze socio-sanitarie per anziani hanno anche elevatissime percentuali di posti letto occupati alla fine dell’anno, mentre nelle residenze per anziani autosufficienti la disponibilità di posti letto è mediamente più alta. Dal punto di vista degli ospiti si assiste a rapidi cambiamenti: diminuisce il ricovero degli autosufficienti e una quota crescente degli utenti anziani ha problemi di non autosufficienza. L’offerta di strutture assistenziali sembra adeguarsi tempestivamente ai bisogni della domanda: nel corso del 2000 le residenze assistenziali per autosufficienti sono diminuite di circa il 16%, mentre il numero di strutture ad alta integrazione sanitaria è aumentato del 47%  (Prospetto 1.2). Per quanto riguarda i minori, l’esubero di domande rispetto alle capacità ricettive si conferma sempre più raro nel caso degli istituti, di cui soltanto il 14% ha rifiutato nuove accoglienze. Queste strutture, infatti, hanno dimensioni ampie e sono rivolte a un bacino di utenza tendenzialmente in diminuzione. Inoltre, in base alla normativa vigente, gli istituti per minori sono destinati a cessare l’attività entro il 31 dicembre del 2006, poiché non idonei al soddisfacimento dei bisogni di bambini e adolescenti. I minori bisognosi di assistenza, pertanto, vengono orientati in maniera privilegiata verso altre tipologie di presidi, quali le comunità familiari e le comunità educative, dove risulta infatti più intenso l’utilizzo dei posti letto esistenti.

 

Prospetto 1.2 - Disponibilità di posti letto nei presidi residenziali e ospiti per classe d'età e tipologia di presidio. Anno 2000

 

Si conferma una tendenza generale del Paese, con decremento delle nascite e allungamento delle aspettative di vita. Una sintetica analisi della domanda di mercato, eseguita al nostro interno, rivela attualmente una stabilizzazione delle richieste di ingressi da parte degli utenti maschili, un’ aumentata richiesta di posti per utenti femminili, e una notevole riduzione degli ingressi di persone disabili, soprattutto al di sotto dei 65 anni di età. Questa situazione fa presagire, se detta tendenza dovesse venire confermata nel tempo, l’esaurimento naturale del gruppo storico dei disabili presenti in struttura e una conseguente maggior attenzione prestata alle esigenze degli ospiti anziani, con tutto quel che ne consegue in termini di organizzazione del lavoro e dei servizi.

 

 

 

 

 

Minori

 

Proseguendo l’analisi dei dati provenienti dall’ISTAT evidenziamo qui di seguito altre due tabelle, rappresentanti rispettivamente: la popolazione residente in Italia nel 2001, e la suddivisione per classi di età:

 

 

RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE
Italia (dettaglio nazionale)Italia (dettaglio regionale)

Popolazione residente

sp24

sp160

sp70

Italia Nord-Occidentale

14.938.562

Italia Nord-Orientale

10.634.820

Italia Centrale

10.906.626

Italia Meridionale

13.914.865

Italia Insulare

6.600.871

Italia

56.995.744

CLASSI DI ETÀ
elimina  

Popolazione residente

sp24

sp160

sp70

Meno di 5

2.618.794

Da 5 a 9

2.679.104

Da 10 a 14

2.805.287

Da 15 a 19

2.963.629

Da 20 a 24

3.424.350

Da 25 a 29

4.246.776

Da 30 a 34

4.543.782

Da 35 a 39

4.623.588

Da 40 a 44

4.065.579

Da 45 a 49

3.739.570

Da 50 a 54

3.849.691

Da 55 a 59

3.324.773

Da 60 a 64

3.464.947

Da 65 a 69

3.079.948

Da 70 a 74

2.803.512

Da 75 a 79

2.286.776

Da 80 a 84

1.235.317

Da 85 e più

1.240.321

Totale

56.995.744

di cui: minorenni

9.833.168

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il mondo minorile ed adolescenziale rappresenta nella società moderna un punto di confronto di grande impegno, con il quale si misura anche il grado di civiltà di una popolazione. Di seguito vengono proposti alcuni dati (per certi versi molto critici) della situazione del mondo giovanile italiano.

 

La rilevazione, in relazione alla diffusione di modelli e di comportamenti a rischio, ha registrato tra i giovani tra i 12 e i 19 anni un elevato consumo di alcolici (il 26,1% li consuma “spesso” e ben il 45,3% “occasionalmente”) e superalcolici (con un uso frequente per il 12,7% e occasionale per il 30,5%). Per quanto riguarda l’assunzione di droghe, si rileva una discreta tendenza a consumare hashish e marijuana: usa spesso queste sostanze il 6,5% degli intervistati, più raramente l’11,3%. Segue, con percentuali più contenute, il consumo di cocaina, molto frequente per l’1,8% dei giovani e occasionale per il 2,8%, mentre l’eroina registra un grado di penetrazione minore. Il consumo delle droghe di sintesi tende ad affermarsi prevalentemente in contesti specifici,  spesso legati alla vita notturna: ketamine, crystal ed ecstasy vengono utilizzate “spesso” o “occasionalmente” da oltre il 4% del campione.  In ogni caso, una delle caratteristiche dei consumatori delle nuove droghe è la poliassunzione, ossia la tendenza ad assumere più sostanze in una stessa serata: negli ultimi anni, a quelle tradizionali si è aggiunta una grande varietà di nuove droghe ed è sempre più frequente il consumo legato al divertimento e al tempo libero. Sul piano sociale e dello sviluppo delle opportunità formative, occorre rilevare come non si sia ancora riusciti a contrastare la dispersione scolastica in diverse aree regionali del nostro Paese, un fenomeno strettamente correlato alla diffusione della manodopera minorile. In Italia, nel 2000, i minori di 15 anni impegnati in attività lavorative risultavano 147.285, pari al 3,1% dei ragazzi di quella fascia d’età. L’incidenza dei minori lavoratori sulla popolazione minorile complessiva è strettamente correlata all’età: nella classe tra i 7 e i 10 anni è dello 0,5% e sale progressivamente fino ad arrivare all’11,6% tra i 14enni. Per quanto riguarda le vittime di abuso sessuale, le statistiche del 2003 registrano un dato preoccupante: dopo il picco nell’anno 2000 (700 vittime di abuso) e una generale diminuzione nel 2001 e nel 2002, il dato parziale relativo ai primi sette mesi del 2003 fa registrare un aumento del +17,7% rispetto allo stesso periodo del 2002. Questa variabilità riscontrata negli ultimi quattro anni risulta tuttora di difficile interpretazione. Mostra allarmanti curve di crescita anche il ripetersi di forme di sfruttamento e di abuso a danno di bambini e adolescenti (comprese quelle consumate in famiglia o a fini commerciali, la prostituzione minorile, la pedofilia,  ect.). L’Italia dedica appena lo 0,9% della ricchezza nazionale alle politiche familiari. Tutti gli altri Paesi dell’Unione spendono molto di più per la famiglia, a partire dal Portogallo e dai Paesi Bassi che destinano l’1,2% del Pil alle politiche familiari. 

 

L’analisi dei dati presentati nel Rapporto 2003 suggerisce alcuni possibili percorsi di intervento che vanno nella direzione di migliorare la qualità degli interventi e della formazione permanente di tutti gli operatori e di un incremento della capacità progettuale di nuovi servizi per l’infanzia e la famiglia, coniugando la creatività con l’analisi dei costi e dei benefici economici e sociali; deve altresì essere rafforzato il sostegno a interventi progettuali specifici mirati a combattere le forme di sfruttamento e abuso nell’infanzia non solo tramite la repressione dell’illegalità,  ma soprattutto con politiche di prevenzione e interventi di salute mentale. Il disagio nell’infanzia e nell’adolescenza deve essere analizzato alla luce delle trasformazioni e delle riorganizzazioni dell’individuo nel corso dello sviluppo, valutando caratteristiche individuali, fattori di rischio e fattori protettivi presenti nel contesto familiare e socio-culturale, come evidenziano i dati presenti in questo Rapporto.  Nel corso dello sviluppo un individuo affronta precisi compiti, la cui risoluzione influenza la sua capacità di adattamento nelle successive fasi evolutive. Ogni successo nel superamento di un compito evolutivo aumenta le probabilità di una buona riuscita nei compiti successivi; viceversa, i fallimenti aumentano la possibilità di andare incontro a ulteriori fallimenti. Lungi dal comportare una visione deterministica, questa prospettiva consente di osservare il corso dello sviluppo e di intervenire nel momento in cui si rendono evidenti pericolose deviazioni non adattive: il destino di un bambino non è irrimediabilmente segnato a partire dalle prime difficoltà evolutive,  perché in ogni momento è possibile che nuovi elementi modifichino la situazione. 

 

Il fenomeno della devianza minorile non è facilmente quantificabile per via del cosiddetto numero oscuro, rappresentato da quella quota di reati non conosciuta alle autorità giudiziarie a causa delle mancate denunce. Un dato che viene osservato in modo costante è quello dei minori denunciati o che entrano negli Istituti penali per i minorenni (Ipm). I minori denunciati alle Procure diminuiscono, tra il 1991 e il 2000, del 14,4% nel corso del decennio, passando da 44.977 a 38.963. Per quel che riguarda i minori stranieri denunciati alle Procure la situazione è differente. Dal 1991 al 1995, la percentuale aumenta del 60%, mentre dal 1996 diminuisce progressivamente avvicinandosi nel 2000 ai valori registrati nel 1993. Nel 2000, l’incidenza dei minori stranieri sul totale dei minori denunciati è del 23,4%. Le minorenni denunciate alle Procure diminuiscono del 28% circa dal 1991 al 2000. Nello stesso periodo diminuiscono le denunce nei confronti dei minori di 14 anni (-23%).Nel periodo che va dal 1991 al 2000, i 3/4 delle denunce a carico dei minori riguardano gli italiani. Osservando il dato degli ingressi negli Ipm si nota una inversione del rapporto: nel 1996 gli italiani ne rappresentavano il 55,3% di fronte al 44,7% degli stranieri. Nel 2000 tale rapporto è invertito: il 41,3% degli ingressi in Ipm riguarda minori italiani, mentre il 58,7% minori stranieri. Di particolare interesse è il dato che si ottiene in base al rapporto tra minori denunciati e ingressi in Ipm. Nel 1996, il 3,4% dei minori italiani denunciati fa ingresso in Ipm contro il 7,7% dei minori stranieri denunciati. Per i minori italiani tale rapporto diminuisce progressivamente passando al 2,6% nel 2000, mentre per i minori stranieri tende progressivamente ad aumentare, raggiungendo il 12,1% nel 2000. Relativamente all’anno 2002, i minori che hanno fatto il loro ingresso negli Ipm sono risultati in totale 1.476, di cui l’85% circa composto da maschi. Nell’85% circa dei casi si è trattato di nuovi ingressi, nel 10% circa di trasferimenti da Istituti penali per adulti, e nel rimanente 5% dei casi da rientri in istituto. Per quel che riguarda la nazionalità,  il 57,3% risulta costituito da stranieri contro il 42,7% di italiani.  Per quanto riguarda il numero dei minori, presenti negli Ipm, divisi per classe di età, sesso e posizione giuridica, si può notare che dei 452 presenti, il 46,7% è composto da giovani adulti di età superiore a 17 anni, mentre il 40,7% da minori della fascia d’età 16/17 anni. Il 52,9% dei presenti negli Ipm è costituita da soggetti in attesa di primo giudizio, mentre il 35% sta scontando la pena in modo definitivo. Nel 91,6% dei casi si tratta di maschi. I dati sulle presenze negli Ipm varia in base al Paese di provenienza indicano una maggioranza di italiani (53,8%) e una presenza significativa di 110 minori provenienti da altri Paesi europei (24,3%), soprattutto jugoslavi, albanesi e rumeni, e una discreta presenza di minori africani (89 in tutto, il 19,7% del totale) provenienti soprattutto dal Marocco. In merito all’ingresso nei Centri di prima accoglienza (Cpa, strutture non carcerarie che ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati, in attesa dell’udienza di convalida e che permettono di evitare l’impatto con l’istituto penale), la maggior parte è costituita da stranieri (1.952, circa il 56% del totale) rispetto agli italiani (1.561, 44% circa). Quasi i quattro quinti degli ingressi nei Cpa sono di maschi (2.790, più del 79%) mentre il restante 21% di femmine. Inoltre, la quasi totalità dei minori  (il 94% circa) entra nei Cpa in seguito a un arresto. Il motivo delle uscite dai Cpa è rappresentato, nel 22% circa dei casi, dall’applicazione della custodia cautelare (791 episodi su 3.520); il 17% dei minori viene rimesso in libertà o usufruisce della permanenza in casa; nel 16% circa c’è il collocamento in comunità e nel 12% vengono applicate le prescrizioni. L’11% dei soggetti presenti nei Cpa non è imputabile (ha un’età inferiore ai 14 anni), il 2% è maggiorenne mentre nell’87% dei casi si tratta di minori imputabili. Tra questi primeggiano i diciassettenni  (34%), seguiti dai sedicenni (26%), dai quindicenni  (16%) e, infine, dai quattordicenni (10,6%). Tra le misure cautelari finalizzate al trattamento della devianza minorile, il dpr 448/1988 prevede il collocamento in comunità. Anche in questo caso la percentuale più alta è rappresentata dai minori di età compresa tra i 16 e i 17 anni (866, 64% circa), mentre è inferiore la percentuale dei minori tra i 15 e i 16 e di 18 anni e oltre (17% per i 14-15enni, 18% per i 18enni e oltre). I minori di 14 anni entrati in comunità costituiscono l’1% dei casi. Il collocamento in comunità riguarda nel 57% circa dei casi gli italiani (752 su 1.326), nel 36% gli stranieri (478) e nel 7%i nomadi (96). A usufruire della misura del collocamento in comunità sono in prevalenza i maschi (92% circa). Gli Uffici di servizio sociale per i minorenni (Ussm) offrono assistenza ai minori autori di reato in ogni fase del procedimento penale. Durante l’attuazione del provvedimento dell’autorità giudiziaria, l’Ussm svolge attività di sostegno e di controllo nei confronti dei minori sottoposti a misure cautelari non detentive. I dati sulle segnalazioni dei minori all’Ussm nel 2002; di questi, il 70,8% è rappresentato da italiani, il 18,4% da nomadi e il 10,6% da stranieri. Il 74% circa dei soggetti segnalati dall’autorità giudiziaria erano a piede libero (per un totale di 16.263 su 21.851). Il 58,4% del totale dei nomadi segnalati (e il 63,4% degli stranieri) è rappresentato da soggetti a piede libero; per gli italiani tale incidenza è pari all’80,2%. Nel 2002, su un totale di quasi 22.000 segnalazioni all’autorità giudiziaria, il 71% riguarda minori italiani, il 18% minori stranieri e il restante 11% minori nomadi. Se si osserva il numero dei soggetti presi in carico nel 2002 da parte dell’Ussm, si nota che il 77% è rappresentato da italiani, il 14% da stranieri e il 9% da nomadi. Dividendo il numero dei soggetti presi in carico per il numero dei soggetti segnalati, si ottiene un indicatore della capacità dell’Ussm di intervenire in relazione alle necessità del territorio. Per l’anno 2002, tale rapporto è del 64% circa; analizzando il dato in funzione della nazionalità,  si nota che tale valore è del 70% per gli italiani, del 53% per i nomadi e del 50% per gli stranieri. È interessante analizzare le tipologie di interventi svolti nei confronti dei minori presi in carico dagli Ussm. Per quel che riguarda l’applicazione delle misure cautelari, i minori italiani usufruiscono soprattutto delle prescrizioni e del collocamento in comunità (28% dei casi per entrambe le misure) ma anche della permanenza in casa  (27%). I minori stranieri, al contrario, usufruiscono soprattutto della custodia cautelare (48%) e, in seconda misura, del collocamento in comunità (30%). Anche i nomadi usufruiscono prevalentemente della custodia cautelare  (41% circa) e in secondo luogo della permanenza in casa (29% circa). Un dato certamente non nuovo, ma che fa riflettere sulle reali opportunità di usufruire delle misure innovative del dpr 448/88, è quello relativo alla messa alla prova. Il 17% circa dei minorenni italiani presi in carico usufruiscono della messa alla prova (1.827 su 10.811), rispetto al 10% degli stranieri (206 su 2.011) e solo al 4% dei minori nomadi (49 su 1.222). La misura della pena detentiva viene rivolta per lo più agli stranieri e ai nomadi (rispettivamente nel 5,1% e nel 4,3% dei casi rispetto al numero dei presi in carico). I minori italiani cui viene applicata tale misura rappresentano l’1,9% dei presi in carico (205 su 10.811).

 

 

 

 

Giovani e Scuole

 

I cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni, in Italia come in tutti i Paesi europei e del mondo, hanno posto l’accento sulla necessità di rivedere l’organizzazione dei sistemi educativi per renderli più funzionali ai cambiamenti del mondo del lavoro e della vita sociale e hanno sottolineato l’importanza di una formazione lungo tutto l’arco della vita. «Divenire l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica duratura, accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale» è il nuovo obiettivo strategico dell’Unione Europea annunciato in occasione del Consiglio Europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000) e ribadito in occasione del Consiglio Europeo di Stoccolma (23 e 24 marzo 2001). Questo importante obiettivo obbliga i sistemi d’istruzione e di formazione a impegnarsi in una seria operazione di rinnovamento e ad «avviare una riflessione generale sugli obiettivi concreti futuri dei sistemi d’istruzione e formazione, basata sulle preoccupazioni e sulle priorità comuni, nel rispetto delle priorità nazionali…».

 

I giovani, che rappresentano la più importante risorsa per l’Europa, sono oggi circa 75 milioni, compresi tra 15 e 25 anni. È naturale che l’istruzione e la formazione di questa rilevante fascia di popolazione, non possa che essere presa in grande considerazione da parte della civiltà moderna. In tal senso, anche il legislatore italiano, ha voluto-dovuto prendersi carico della situazione del nostro ordinamento scolastico: con la legge n. 53 di riforma del sistema d’istruzione e formazione riconosce, infatti, quale finalità del sistema educativo quella di favorire la crescita della persona umana nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di ciascuno e delle scelte educative della famiglia, in coerenza con i principi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla Costituzione. Il rinnovamento della scuola si inserisce in un contesto caratterizzato da profondi cambiamenti. Basti pensare all’eccezionale e inarrestabile sviluppo tecnologico che condiziona e trasforma la vita di ciascuno di noi e ai cambiamenti sociali ed economici che si rincorrono con una variabilità finora sconosciuta. Tra i compiti della nuova scuola, delineati dal piano di riforma, vi è quello di facilitare l’inserimento dei giovani nella nuova «società della conoscenza», offrendo a essi strumenti per fronteggiare la complessità, per essere cittadini attivi, per esercitare un ruolo di protagonisti e poter partecipare ai processi decisionali.

 

I dati di una recente indagine OCSE denunciano che il 65,5% della popolazione adulta non supera il secondo livello di alfabetizzazione. In Italia i laureati sono solo il 9% della popolazione che lavora e meno della metà di coloro che frequentano la scuola superiore finisce regolarmente gli studi contro una media che nell’OCSE è vicina al 70%. I tassi di dispersione a livello di scuola superiore e universitaria sono da noi tra i più alti d’Europa e con essa aumentano le percentuali di persone a rischio di emarginazione e di esclusione sociale.

 

In relazione al fenomeno dell’abbandono scolastico bisogna rilevare che non sempre la scuola è attrezzata per combattere questo fenomeno. Nell'ambito scolastico, quando si è fortunati, si riceve un insegnamento nozionistico. Tale trasmissione d’informazioni serve, soprattutto, a tranquillizzare la coscienza degli insegnanti, i quali possono sempre dimostrare a se stessi ed agli altri che è stato completato un programma di studio. Purtroppo, si fa poca vera educazione. Manca, talora, la sufficiente preparazione e l'adeguata motivazione degli insegnanti nell'affrontare i numerosi e delicati temi ed i tanti problemi  di  crescita emotiva e di maturazione sociale dell'adolescente e del giovane, che spesso è abbandonato a se stesso e non riceve un sufficiente sostegno affettivo e socio-relazionale, né in ambito familiare, né in quello scolastico. La stessa preparazione nozionistica impartita negli anni della scuola risulta, il più delle volte, del tutto inutile ai fini di un’adeguata formazione professionale e di un successivo inserimento lavorativo. Così, accanto ad un indubbio aumento della criminalità minorile, non va dimenticata la sempre più difficile possibilità di un adeguato inserimento nel mondo del lavoro, alla fine del periodo scolastico. Il problema della dispersione scolastica e dell’insuccesso formativo ha assunto sempre più il significato di chiave di lettura non solo del servizio scolastico, ma dell’intero sistema formativo. È, infatti, un fenomeno complesso sia per la sua fenomenologia (mancati ingressi, evasione dell’obbligo, abbandoni, proscioglimento dall’obbligo senza conseguimento del titolo, ripetenze, bocciature, frequenze irregolari, ritardi rispetto all’età, assolvimento formale dell’obbligo, qualità scadente degli esiti), che per la pluralità di cause, interne ed esterne alla scuola, che lo determinano. Vi sono, infatti, ragioni soggettive, che toccano la condizione dello studente che abbandona: disagio, situazioni familiari, emarginazione sociale. Vi sono ragioni oggettive: limiti e insufficienze del sistema scolastico, assenza di un reale coinvolgimento delle famiglie e del mondo esterno, diffusione del lavoro minorile. Nell’abbandono scolastico c’è, innanzitutto, la perdita subìta da chi abbandona, ma c’è anche una perdita per il sistema nel suo insieme, per la società e per l’economia, che vede venir meno una preziosa risorsa. Per tali motivazioni, siamo convinti di trovarci di fronte a un problema complesso, che non appartiene solo alla scuola ma a tutta la società. Tale complesso fenomeno, non riducibile a semplici interpretazioni di causa ed effetto, va analizzato secondo un approccio sistemico, che tenga conto della realtà personale e sociale dei soggetti e che rimandi a una continua interazione tra condizioni interne ed esterne alla scuola, che si intrecciano alle problematiche del vissuto giovanile. Si tratta di intervenire in un’ottica ecosistemica, ossia attraverso l’integrazione di risorse e di progetti all’interno e all’esterno del sistema di istruzione. L’approccio sistemico, comporta la presa in carico della condizione giovanile da parte della comunità educativa e sociale, rendendo possibile la progettazione unitaria di tutto il territorio, attraverso la collaborazione e l’integrazione intra-interistituzionale tra diverse figure professionali. Ciò consente anche di passare da interventi rivolti a una fetta di studenti, i «dispersi» o i cosiddetti soggetti «a rischio», all’intera popolazione giovanile in formazione. Tale evoluzione è stata provocata dal fatto che il fenomeno della dispersione scolastica segue e ha sempre seguito le trasformazioni sociali, trasformandosi essa stessa nelle manifestazioni e negli esiti.

 

Oggi, infatti, il disagio si manifesta sotto diverse forme nel territorio nazionale e, in particolare:

nei grandi centri urbani e nelle aree a forte immigrazione emerge una fascia di evasione e di grande difficoltà nella scuola di base che si intreccia a fenomeni di marginalità linguistica, sociale e produttiva;

nell’accesso alla scuola secondaria superiore emerge una fascia di dispersione che ha certamente una base socio-culturale, ma che chiama in causa anche la scuola dentro cui sono stati compiuti percorsi di formazione inefficaci;

in generale emerge un fenomeno diffuso di disagio esistenziale che coinvolge anche persone che godono di buona posizione sociale e di un normale rendimento scolastico, che rimanda a un clima relazionale non positivo che investe le famiglie, la scuola e più in generale il livello della convivenza civile del Paese e dei singoli territori.

 

 

Le ricerche condotte a partire dagli anni Settanta hanno messo in evidenza alcune variabili che contribuiscono a definire il profilo dei soggetti a rischio di abbandono:

 

a)il genere: abbandonano più i maschi;

b)       la famiglia di origine: le frequenze di uscita dal sistema scolastico sono inversamente proporzionali al capitale culturale della famiglia di origine;

c) l’età: le uscite più massicce sono in corrispondenza con le tappe iniziali dei diversi cicli scolastici, anche se esistono fenomeni di abbandono anche negli anni intermedi dei diversi cicli;

d)       l’irregolarità scolastica: percorsi scolastici segnati da ripetenze e interruzioni costituiscono una condizione necessaria ma non sufficiente per l’abbandono stesso. Tale variabile assume rilevanza quando associata a carenze culturali, familiari, materiali;

e)le motivazioni soggettive: tale aspetto non compare spesso nelle ricerche. In particolare, le spiegazioni fornite dai soggetti sulle motivazioni che hanno portato all’abbandono si dividono in due gruppi: coloro che forniscono spiegazioni di tipo personale fino all’autocolpevolizzazione e coloro che scorgono nel funzionamento della scuola o in difficoltà familiari le ragioni prioritarie della decisione di interrompere gli studi;

f)  la precocità dell’abbandono: sembra ipotizzabile che tanto più l’abbandono è precoce, tanto più è possibile un rientro nella scuola;

g)la marginalità sociale: una parte di coloro che abbandonano vive una condizione caratterizzata dall’intreccio tra emarginazione scolastica e povertà economica, culturale e affettiva che rende difficile mettere a punto interventi e forme di recupero focalizzate esclusivamente sul soggetto. Tale marginalità unita agli insuccessi scolastici si esprime spesso nella carenza di competenze cognitive e sociali, associandosi a sentimenti di autosvalutazione, difficoltà socio-relazionali, ecc.;

h)       gli esiti post-abbandono: una fetta considerevole di giovani rientra, a vario titolo, nel sistema formativo (corsi di formazione professionale, corsi serali, apprendistato, contratti di formazione-lavoro). In altri casi si verifica un inserimento nel mondo del lavoro, spesso in attività di servizio poco qualificate o fuori o ai limiti della legalità.

 

Per concludere, l’evoluzione degli studi e delle ricerche empiriche in materia ha determinato una nuova concezione della dispersione che, anziché imputare le cause esclusivamente alle caratteristiche socio-culturali e psicologico-individuali dell’allievo, vede l’insuccesso scolastico come insuccesso della scuola nel perseguimento e nel raggiungimento degli obiettivi formativi cui è istituzionalmente preposta.

 

In sintesi, il fenomeno della dispersione scolastica come si è presentato in Italia fino a oggi è stato caratterizzato da:

 

1.            una particolare accentuazione nella scuola di base delle regioni meridionali, nelle isole e nelle zone urbane degradate;

2.            una rigidità del sistema scolastico, che nelle scuole secondarie, soprattutto superiori, produce un’elevata selezione che si collega a una didattica poco efficace;

3.            la necessità di legami più stretti e coerenti tra istruzione generale e istruzione professionale, sia statale che regionale;

4.            la scarsa collaborazione tra scuola, famiglia e istituzioni locali;

5.            l’insufficiente formazione dei docenti sul tema sia in fase iniziale sia in servizio;

6.            la sostanziale inefficacia delle attività di orientamento.

 

I cambiamenti sociali hanno avuto una ricaduta anche sugli interventi di natura normativa, tant’è che dal 1997 l’espressione promozione del successo formativo ha sostituito quella di lotta alla dispersione scolastica.

 

 


 

 

Ragazze madri

 

 

Le cifre innanzi tutto: in Italia, le ragazze madri, nubili, divorziate, vedove e così via, sono circa 1 milione <<dovute alle alte percentuali delle nascite illegittime, il 29 percento, e dei divorzi, il 40%; nonché alla promiscuità ed alla irresponsabilità di molti padri>>. Infatti il nucleo familiare tradizionale, padre, madre e figli, è il 48% del totale; gli altri nuclei sono formati da coppie non sposate o in cui, uno od entrambi i genitori sono divorziati, o anche da coppie gay. In casi estremi la responsabilità è delle ragazze madri; le natalità illegittime tra le ragazze extracomunitarie sotto i 18 anni sono quasi il 40%, numerose sono le ventenni con due o tre figli.    La condizione delle ragazze madri varia tra quelle divorziate che hanno gli alimenti dall’ex marito e non. Sappiamo che molte lasciano a casa soli, incustoditi, i figli dai sei anni in su. E’ una cosa che avviene anche quando entrambi i genitori hanno un impiego. Sono milioni di bambini che, usciti da scuola, trascorrono ore in solitudine o giocando in strada, tenuti a malapena d’occhio da qualche vicino. Esistono naturalmente delle eccezioni. Ci sono ragazze madri per scelta, soprattutto tra le career girl, le ragazze in carriera, che vantano alto reddito e dispongono di costose strutture di supporto. Il nostro desiderio è di lavorare su tutto il territorio italiano. Abbiamo partecipato a conferenze e incontri sul problema delle famiglie italiane, e il contatto sempre più diretto con la realtà territoriale, ci spinge ad agire in maniera più significativa qui in Italia.

*  Ben 50.000 famiglie ogni anno si sciolgono, 1.000 ogni settimana.

*  Un matrimonio su tre non supera l'anno di vita coniugale.

*  Una coppia su tre convive senza nemmeno sposarsi, e anche in questo caso, fuori dalle statistiche di cui sopra, vi sono molte separazioni

 

Questi i numeri crudi che molti italiani danno quasi per scontati prendendoli con sorriso, indifferenza, o come conquista sociale, hanno gravissime conseguenze sui figli che subiscono, senza colpa, una violenza o quanto meno una carenza affettiva. Nella sola  provincia di Milano esistono almeno 1.000 ragazze "schiave", costrette a lavorare dalla sveglia della mattina fino all'ora di dormire, spesso senza avere un minimo salario o addirittura minacciate di denuncia, essendo clandestine, se soltanto osassero parlare. Centinaia di casi, tutte le settimane, di violenza sulle donne, siano esse nubili o sposate, madri o senza figli, perpetrate a volte anche in presenza dei bambini. Violenza che distruggono la donna nel profondo. Centinaia e migliaia di bambini allo sbaraglio, e che i Servizi Sociali affidano a centri sempre più affollati e introvabili. Bambini che subiscono sulla propria pelle e sul proprio cuore, nel profondo dei loro sentimenti e in modo inerme le violenze (psicologiche, morali, fisiche, sessuali) del mondo degli adulti. Aumento del fenomeno dei ragazzi e delle ragazze di strada. Specialmente nel sud, l'assenteismo dalla scuola ha toccato il 27%.

Abbinare un termine positivo quale è “gravidanza”, ad uno negativo quale è “indesiderata” può apparire forzato e contraddittorio ma purtroppo così non è. La gravidanza e la nascita di un figlio rappresentano un’esperienza positiva per ogni donna e coppia indipendentemente dall’età se vissuta in un contesto di scelta e reale progetto comune, ma nell’adolescenza l’esperienza della gravidanza avviene in un contesto quasi sempre traumatico e non desiderato, certamente inatteso a cui l’adolescente è impreparato soprattutto nella nostra realtà sociale dove l’età dell’adolescenza è dilatata rispetto al passato. Comunque il problema dei matrimoni e delle gravidanze precoci ha dimensioni mondiali. In Asia il 18 % delle ragazze al di sotto dei 15 anni è già sposato, la percentuale è uguale in Africa ed è dell’8 % in America Latina. Le ragazze tra i 15 e 19 anni hanno il doppio di rischio di morire per cause legate al parto, per le piccole al di sotto dei 15 anni il rischio è quintuplo. L’aumentato rischio di morte legato al parto è dovuto più a cause sociali che non mediche essendo le gravidanze di queste giovanissime donne non seguita da medici od ostetriche ed il parto avvenendo in condizioni sanitarie dubbie. Delle 500.000 donne circa che ogni anno muoiono nel mondo per cause legate al parto moltissime sono bambine o appena adolescenti. Al di là del rischio sanitario, molte e pesanti sono le conseguenze che pagano queste giovanissime a causa di gravidanze che definire precoci è un semplice eufemismo. Troppo grandi per giocare, troppo piccole per essere madri, queste adolescenti sono in gran parte condannate ad abbandonare la scuola ed a condurre una vita difficile, con lavori precari ed un equilibrio familiare precario. Molte di loro sopravvivono facendo lavori domestici sottopagare e sfruttate perché facilmente ricattabili, per lo stesso motivo alcune di loro finiscono nel giro della prostituzione. I padri dei bambini quasi sempre sono assenti. Se valutiamo la cosiddetta “mortalità scolastica” vediamo che maschi e femmine si iscrivono a scuola nella stessa percentuale, ma nella prima adolescenza moltissime ragazze abbandonano gli studi perché in gravidanza. Nella maggior parte dei casi, al primo figlio di queste madri-bambine ne seguono altri, riformando una di quelle famiglie fragilissime che non possono offrire a ragazzi-e nessuna sicurezza sociale o educativa, ripetendo l’esperienza negativa all’infinito. Spezzare questo circolo vizioso è possibile, ad esempio con centri di accoglienza dove le madri-bambine ricevono assistenza sociale, psicologica, economica ma soprattutto un aiuto per non abbandonare la scuola, affrontare la maternità in modo positivo, acquisire una loro autonomia ricominciando ad avere fiducia in se stesse e nel futuro. L’obbiettivo è creare forme di aiuto e solidarietà fra donne che possono aiutare le bambine, una struttura sociale e scolastica che aiuti le bambine ad evitare maternità precoci ed educare i bambini futuri uomini, a valori diversi, a essere uomini, padri responsabili, e non solo “machos”. La dipendenza per molto tempo del figlio alla madre o alla famiglia è una caratteristica umana; un rapporto più profondo e costante con la madre e con il padre si rivela importante per la salute fisica e psichica del bambino. La donna in genere affronta in questa fase la difficoltà di conciliare il lavoro con il tempo che sente di dovere e desidera dedicare al bambino. La gravidanza nell’adolescenza pone oltre alle difficoltà ora accennate anche tutte le problematiche legate alla giovane età della madre. Se in passato era normale una maternità nell’adolescenza ora il numero delle gravidanze portate a termine, in Europa e nel resto del mondo occidentale, è sensibilmente ridotto rispetto ad altri tempi. Dalle indagini del Ministero della Sanità ed i dati I.S.T.A.T. emerge che in Italia si verificano circa 10.000 parti in ragazze minorenni e circa 4.000 interruzioni volontarie di gravidanza legali ( circa 7 % del totale ), mentre numerose, purtroppo sono le ragazze che ricorrono all’aborto clandestino per aggirare i numerosi ostacoli burocratici posti per accedere all’aborto legale per le minorenni. La maggioranza delle gravidanze nell’adolescenza avviene nel periodo fra il primo rapporto sessuale e l’inizio della contraccezione ( 1- 2 anni ), senza trascurare quei casi rari ma non impossibili di gravidanze al primo o ai primissimi rapporti sessuali. Le interruzioni volontarie di gravidanza nelle adolescenti hanno un’incidenza di circa il 7,4 % del totale. Come le interruzioni di gravidanza volontarie in generale, anche quelle richieste dalle adolescenti sono in diminuzione, anche se ai dati in nostro possesso mancano i numeri dell’aborto clandestino. Purtroppo le ragazze più giovani effettuano in ritardo il test di gravidanza per un meccanismo di rimozione e paura. Il ritardo nell’effettuare il test porta a prendere atto della gravidanza in epoche gestazionali più avanzate rispetto alle donne più adulte. Una interruzione volontaria di gravidanza lascia in un’adolescente come in tutte le donne, una cicatrice emozionale profonda e condizionamenti nei rapporti con i familiari, con i coetanei, con se stessa e con la propria femminilità e sessualità. La gravidanza indesiderata precoce ed intempestiva dell’adolescente è un evento da evitare. Ma come avviene una gravidanza indesiderata? Come prevenire l’esperienza negativa di una interruzione volontaria di gravidanza? Questo ci impone di trattare i temi di educazione alla sessualità, informazione contraccettiva e resistenze alla contraccezione. Molti ragazzi e soprattutto ragazze iniziano la loro vita sessuale senza una reale consapevolezza del corpo e senza l’uso di contraccettivi ( primo rapporto sessuale intorno ai 16 anni, più del 90 % senza alcun contraccettivo ). Questo avviene perché nell’adolescente è frequente un atteggiamento di immunità e invulnerabilità che porta a pensare “a me non succede”. Ancora sussistono false credenze, tra cui quella che la donna non può restare incinta al primo rapporto sessuale, che il coito interrotto è un metodo sicuro e che il preservativo toglie ogni piacere. Purtroppo la sessualità è ancora vista come peccato e trasgressione, perciò usare contraccettivi è un po’ come premeditare un delitto. L’atteggiamento verso i giovani non deve mai essere di censura protettiva, bensì di ascolto e di apertura verso il dialogo per capire insieme le difficoltà ed i rischi, oltre ai lati positivi che sono la maggioranza, della sessualità. L’obbiettivo è rendere i giovani in grado di essere responsabili di se stessi in tutto e dunque nel sesso. Ribadendo che l’aborto non è un metodo per controllare le nascite, pur notando come abbiamo già fatto che il numero di interruzioni volontarie di gravidanza è in calo costante, ma ancora troppo alto è il numero delle interruzioni di gravidanza fatto illegalmente, con grandi rischi per le donne. La legge 194 del 1978 da la possibilità di abortire in ospedale con personale preparato e professionalmente adeguato ma troppo lunghe le liste d’attesa. La gravidanza è caratterizzata da un susseguirsi di avvenimenti sia fisici che psichici dove si alternano conflitti, serenità, stati d’ansia, dubbi e paure. Questi normali accadimenti emotivi avvengono in ogni donna ma saranno accentuati nella giovane adolescente che vive di per se conflitti psicologici normali legati alla crescita ed al passaggio dall’infanzia all’età adulta. Una gravidanza in età adolescenziale porta inevitabilmente a saltare alcune fasi della normale crescita e maturazione psicologica accentuando dove vi sono conflitti intrapsichici o di rapporto sociale e familiare. La reazione della famiglia di origine inevitabilmente condizionerà il vissuto della giovane donna nei confronti della gravidanza inattesa sia che la porti a termine sia che la scelta sia una interruzione volontaria di gravidanza. Nel caso di gravidanza portata a termine nei primi tre mesi, saranno presenti variazioni continue dell’umore, sensazioni positive e negative si alternano anche in base all’accettazione più o meno serena della gravidanza sia a livello individuale che con il partner (se è presente) e nella famiglia. Nei secondi tre mesi i mutamenti del corpo mettono a dura prova l’equilibrio della giovane in rapporto alla propria immagine. I primi movimenti fetali aumentano la consapevolezza e creano un supporto reale all’immaginario sul bambino. Se da un lato la madre non vede l’ora di conoscere il viso, tanto immaginato, del bambino che cresce dentro di se, dall’altro il parto (come per tutte le donne ma accentuato dalla giovane età ) può essere vissuto come un avvenimento desiderato e temuto allo stesso tempo, vissuto con ansia sia per la rottura di un legame così intenso sia per paure sul futuro personale che del bambino. E’ sufficiente avere il bambino tra le braccia per ricreare l’intensità del legame madre e figlio. Le adolescenti sembrano, rispetto alle donne più adulte, per lo più interagire con i propri figli con un minor uso di contatti visivi e sorrisi, compensando con altre vie di comunicazione per lo più verbali e di contatto fisico. L’allattamento al seno nelle adolescenti sembra essere raro, nella nostra società occidentale, ma anche questo dipende molto dall’ambiente familiare e sociale della giovane mamma. La civiltà di una società si riconosce innanzitutto dalla protezione riservata ai bambini e dunque alla tutela della gravidanza ed al rapporto madre-bambino. Il primo passo verso una reale tutela sociale della giovane donna diventata madre è si economico ma anche e soprattutto culturale, eliminando la condanna sociale alla ragazza-madre, la condanna popolare della giovane in gravidanza. Fino a quando l’ipocrisia sociale elogia la maternità ma di fatto negando la sessualità condanna al pettegolezzo la gravidanza di un adolescente non riusciremo a creare una vera rete di accoglienza e comprensione. Oltre a favorire un approccio alla sessualità dell’adolescente, prendendo atto di una realtà inconfutabile ed incontrovertibile, informando senza terrorizzare, ricerca di sentimenti, emozioni e piacere responsabili e rispettosi dei propri desideri e dei desideri dell’altro. Responsabilizzarsi significa anche essere consapevoli delle emozioni che entrano in gioco nella sessualità ma anche dei possibili rischi che non sono soltanto le MST ma è soprattutto il condizionamento di tutta la propria vita in caso di una gravidanza non desiderata sia che questa si concluda con un parto una IVG.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alcuni cenni storici:

 

Don Luigi Orione

e

la Piccola Opera della Divina Provvidenza

 

Don Luigi Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 Giugno 1872 e morì a Sanremo il 12 Marzo 1940. E' conosciuto nel mondo come un campione della santità cristiana e fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Affrontò problemi sociali ed ecclesiali di ogni genere, avvicinò alte personalità della politica, della cultura e della Chiesa, illuminando tutti con il suo sguardo sapiente e la sua azione generosa. Gli scritti di Don Orione hanno raggiunto una infinità di destinatari, a tutti portando conforto, intelligenza di fede, ricchezza di contenuti. Il Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 26 ottobre 1980, presentandolo alla Chiesa come "una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana" e lo ha santificato il 16 Maggio 2004. La sua santità ha suscitato e continua a generare fama e devozione nei fedeli, imitazione e sequela nei discepoli. Della luce del suo carisma si sono illuminati molti eminenti seguaci di Don Orione, alcuni dei quali stanno per essere proposti agli onori degli altari, altri hanno lasciato profonde tracce nella vita della Chiesa e della società. La sua fondazione, diffusa oggi in una trentina di nazioni del mondo, comprende le Congregazioni religiose dei Figli della Divina Provvidenza, delle Piccole Suore Missionarie della Carità, l'Istituto Secolare e un vasto Movimento Laicale, formato da Volontari, Ex Allievi, Amici, Benefattori, Obiettori di coscienza e Volontari di Servizio Civile, che irradia nel mondo, soprattutto tra i più poveri, lo spirito e i progetti di bene del Fondatore.

 

Per Piccola Opera della Divina Provvidenza si intende l'insieme delle attività e delle strutture che hanno preso avvio direttamente per iniziativa di Don Orione o, dopo la sua morte, come sviluppo di sue precedenti indicazioni. Attualmente i Figli della Divina Provvidenza sono 1035: 3 vescovi, 721 sacerdoti, 65 fratelli, 7 eremiti. In formazione ci sono 211 chierici e 26 fratelli di voti temporanei, 59 novizi. Sono riuniti in 8 Province, 2 Vice-Province e 3 Delegazioni. I Figli della Divina Provvidenza sono presenti e svolgono le loro opere in 296 località di 30 nazioni; EUROPA: Italia, Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Vaticano, Francia, Svizzera, Albania, Romania, Bielorussia, Ucraina; AMERICHE: Brasile, Argentina, Uruguay, Cile, Paraguay, Venezuela, Messico, U.S.A.; AFRICA: Costa d'Avorio, Togo, Madagascar, Kenya, Cabo Verde, Mozambico; ASIA: Giordania, Filippine, India.  Attualmente i religiosi orionini sono 1.032 e le suore 990.

 

Il carisma orionino, in quanto dono particolare dello Spirito per seguire Cristo e vivere il Vangelo, per il bene e la missione della Chiesa, è "cattolico". Cioè è destinato a tutti i popoli e culture, è adatto a tutte le epoche e situazioni storiche, è destinato a tutte le categorie del popolo cristiano. Anche ai laici! La presenza dei laici, come singoli e come associazioni, è parte integrante della identità e della storia della Piccola Opera della Divina Provvidenza. La Piccola Opera della Divina Provvidenza è ben radicata nel tessuto sociale italiano e ha come fine specifico l'assistenza e la promozione umana di persone anziane e/o portatrici di handicap autosufficienti e non autosufficienti, minori, ragazze madri, studenti e giovani in difficoltà. Il fine principale dell’Opera è quello di servire la persona, per aiutarla a conseguire uno sviluppo integrale, con attenzione particolare agli ultimi. Attraverso l’accoglienza, l’assistenza, l’educazione e la cura, si vuole rispondere all’esigenza dell’uomo e della donna di amare e di essere amati, esigenza sentita fortemente da coloro che soffrono abbandono e solitudine. Un obiettivo, questo, prioritario per promuovere la realizzazione integrale e possibile della persona. Ecco allora che la finalità dell’Opera non deve essere unicamente il saper dare delle risposte ai bisogni di una realtà territoriale, ma essere la proposta di un modello di vita, quello improntato al carisma orionino.

 

L’Ente proponente, la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE, parte integrante della Piccola Opera della Divina Provvidenza, rivolge, attraverso le sue attività, il servizio a varie tipologie di utenti: Anziani, Disabili fisici, Disabili psichici, Minori, Ragazze madri, Giovani e Studenti. Tutte le strutture assistenziali offrono possibilità di alloggi confortevoli dotati di tecnologie e servizi sia a persone autosufficienti che non e consentono opportunità di partecipazione, integrazione, scambi relazionali e culturali. Le esigenze specifiche della terza età, della disabilità e del disagio giovanile  non si risolvono solo con misure economiche ed assistenziali, ma con la valorizzazione degli aspetti relazionali e culturali connessi alla dignità delle persone. Non basta garantire solo vitto e alloggio. Si deve offrire una rete di servizi completa, in un ambiente costruito a misura d’uomo, affinché ogni utente possa vivere da protagonista anche se non autosufficiente. La Provincia Religiosa San Benedetto di Don Orione opera proprio in questa direzione da moltissimi anni. Le sue strutture dispongono di spazi idonei per le attività più diverse: ricreative, culturali, sociali, riabilitative. Personale specificatamente preparato a fornire l’assistenza, ma anche calore umano, garantisce i più alti livelli di professionalità nei servizi agli utenti considerati “ospiti”. L’organizzazione generale è in grado di assicurare la massima serietà, esperienza e competenza nella gestione quotidiana di tutti i servizi. Ogni sede di attuazione di progetto offre ampie possibilità di alloggi residenziali per persone autosufficienti e non: stanze singole o appartamenti dotati di servizi adeguati (bagno, predisposizione tv, linea telefonica, sistemi di monitoraggio costante etc.) in modo da garantire privacy, autonomia e allo stesso tempo sicurezza. Inoltre, ogni sede di attuazione di progetto, offre: tutto il necessario per la cura della persona (parrucchiere/barbiere, podologo, pedicure), attività culturali di animazione e tempo libero (biblioteca, sala tv, giochi), le attività sanitarie, educative e riabilitative (medici, infermieri, fisiocinesiterapisti, operatori assistenziali, educatori ed animatori), il servizio religioso e spirituale, i servizi di ristorazione, i servizi di lavanderia e guardaroba e sanificazione degli ambienti.

 

 

Le strutture della Piccola Opera della Divina Provvidenza, nella loro globalità, possiamo suddividerle, in ordine geografico ed in ordine di attività:

 

 

A) Ordine Geografico:

 

ü      Italia Settentrionale:

 

              Attività                      Utenza

 

       1)        Parrocchie                 51.300           (adulti, giovani, minori)

       2)        Disabili                         1.038

       3)        Giovani                           165

       4)        Anziani                           573

       5)        Scuole Materne               75

       6)        Scuole elementari           40

       7)        Scuole Medie                  181

       8)        Scuole Superiori             625

 

 

ü      Italia Centrale:

 

              Attività                      Utenza

 

       1)        Parrocchie                 32.155            (adulti, giovani, minori)

       2)        Disabili                             553

       3)        Giovani                         1.180

       4)        Anziani                         1.913

       5)        Scuole Materne                80

       6)        Minori                                14

       7)        Donne in difficoltà          102

 

 

ü      Italia Meridionale ed insulare:

 

              Attività                      Utenza

 

       1)        Parrocchie                 44.700           (adulti, giovani, minori)

       2)        Disabili                          1.662

       3)        Immigrati                         33                           

       4)        Anziani                           200

       5)        Minori                              300

       6)        Scuole elementari            30

       7)        Scuole Medie                    30

       8)        Scuole Superiori             780

 

 

 

 

B) Ordine di attività:

 

  Attività                      Utenza

 

       1)        Parrocchie                128.155          (adulti, giovani, minori)

       2)        Disabili                          3.253

       3)        Giovani                         1.345

       4)        Anziani                         2.686

       5)        Scuole Materne               155

       6)        Scuole elementari            70

       7)        Scuole Medie                   211

       8)        Scuole Superiori           1.405

       9)        Minori                               314

       10)      Donne in difficoltà          102

       11)      Immigrati                          33

 

 

Nelle strutture della Piccola Opera della Divina Provvidenza operano migliaia di Laici: dipendenti, volontari, benefattori, amici, obiettori di coscienza e volontari di sevizio civile. Inutile decantare il prezioso lavoro e la loro fondamentale e  indispensabile presenza. Benché di ispirazione eminentemente cattolica, per l’occasione che offre di accostarsi a problemi sociali ed umani di interesse comune, la Piccola Opera della Divina Provvidenza è aperta a chiunque si voglia impegnare nel volontariato. Tentando di tracciare alcune linee generali, possiamo definire il lavoro dell’”Opera Orionina” volto principalmente all’assistenza, alla riabilitazione, al reinserimento sociale e all’educazione degli utenti, “nostri ospiti”. Nel rispondere a questo fine, la Piccola Opera della Divina Provvidenza cerca di costruire una rete di servizio composta di religiosi, dipendenti, amici e volontari che nel momento in cui alleviano le sofferenze dell’utente abbiano nel contempo una formazione professionale e spirituale. Continuare l’opera intrapresa da Don Orione significa ancora oggi “riconoscere una dignità umana anche nei più derelitti ed in coloro che sono emarginati dalla collettività” poiché “nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio”.

 

 

 

Le Attività della

Provincia Religiosa San Benedetto di Don Orione (della Piccola Opera della Divina Provvidenza)


Il servizio che svolgiamo nelle nostre case rappresenta una missione che è legatissima alla sensibilità di Don Orione. Tutte le strutture dicono la sua missione di servire all’emancipazione e liberazione in Cristo dei figli del popolo e del popolo stesso, la sua proiezione sociale e storica. Si rivela qui la originalità della mistica di don Orione: egli vedeva e sentiva Cristo nelle sue membra predilette. E si trattava di una realizzazione che non incideva di meno sulla società per la cui redenzione gli si sentiva chiamato, ma incideva più in profondità. La fedeltà al suo scopo di redimere in Cristo l’uomo e la società attorno ai piccoli, ci aiuta a delineare le nostre case come un vero e proprio “sacramento sociale”. Attraverso tale servizio cerchiamo di esprimere il volto originale della spiritualità di don Orione. I servizi che le case della Piccola Opera della Divina Provvidenza offrono si possono suddividere in:

 

 

1.    Servizio di assistenza

2.  Servizio di riabilitazione

3.  Servizio di animazione e tempo libero

4.  Servizio alla persona

 

 

 

1.    Servizio di assistenza

 

Il servizio di assistenza si pone come obiettivo fondamentale il benessere della persona accolta, benessere che non significa soltanto prevenzione o cura delle malattie o assistenza generica, ma più concretamente il mantenimento al livello più alto possibile dell’autonomia. Il mantenimento dell’autonomia personale è finalizzato a far sì che la persona mantenga le attività e il modo di vivere conservando la propria dignità, fondamento primo per la promozione e realizzazione umana. A tal fine, la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE, si avvale delle figure professionali previste dagli standard regionali quali Operatori Tecnici di Assistenza, Infermieri Professionali, Coordinatori dei Servizi, Psicologi, Assistenti Sociali, Educatori, Animatori e Volontari. Agli Operatori Tecnici di Assistenza e agli Infermieri Professionali, ognuno per la propria competenza, è affidato il delicato compito di relazionarsi con gli ospiti erogando i servizi e le prestazioni di cui necessitano. Ai Coordinatori dei Servizi è affidato il ruolo di riferimento per gli ospiti e il personale operativo in ogni momento della giornata. Gli Psicologi e gli Assistenti Sociali rappresentano le figure indispensabili per l’integrazione tra le necessità particolari degli ospiti e le esigenze organizzative.

Il servizio prettamente sanitario è garantito dai medici che, per quanto riguarda gli utenti non autosufficienti, seguono le convenzioni di assistenza programmata dalle Regioni-USL.

 

 

 

2.  Servizio di riabilitazione

 

L’Obiettivo del servizio di riabilitazione è quello di prevenire la perdita progressiva delle capacità motorio-sensoriali della persona e di cercare di far mantenere il più alto grado di autonomia possibile.

 

 

 

3.  Servizio di animazione e tempo libero

 

 

In tutte le sedi di attuazione di progetto sono operativi animatori professionalmente qualificati ai quali sono affidati i programmi animativi, culturali, di intrattenimento,  turismo sociale, svago, occupazione del tempo libero e, in generale, tutte le iniziative volte a favorire le relazioni interpersonali. Valorizzare la persona (anziano, disabile, minore, ragazza madre, giovane, studente) nella quotidianità, favorendo le relazioni, recuperando le capacità residue e svilupparne le potenzialità è un obiettivo specifico per consentire agli ospiti di mantenere elevata la qualità della vita. In questo senso sono organizzate molteplici attività (laboratori artigianali, ceramica, pittura, giardinaggio, orticultura, feste, spettacoli teatrali, gite etc.) ma anche progetti specifici sul singolo sulla base di programmi periodici in modo da favorire anche il recupero delle capacità creative e relazionali.

 

 

 

4.  Servizi alla persona

 

 

Gli altri servizi offerti dalle nostre strutture si riferiscono alla cura dell’aspetto fisico e spirituale della persona. Sono presenti nelle strutture parrucchieri/barbieri, podologi e pedicure qualificati e disponibili in orari prestabiliti in modo da facilitarne l’accesso agli ospiti. Per le persone non autosufficienti, che non possono accedervi autonomamente, è previsto il servizio in camera.

Per quanto riguarda il momento religioso e spirituale in ogni struttura il servizio è proposto da un religioso/sacerdote che generalmente risiede presso la sede. La Santa Messa è celebrata quotidianamente. Il Sacerdote è anche a disposizione degli ospiti e del personale per le loro necessità di ascolto, confidenza, conforto o preghiera.

Il volontario presente nelle strutture è impiegato soprattutto per aiutare e migliorare la qualità della vita dell’ospite. Offre alle persone più sole e senza famiglia un valido sostegno morale e fisico.

 

 

 

 

Il valore del servizio

 

Ogni uomo è chiamato a collaborare affinché nasca la civiltà dell’amore, a maggior ragione il cristiano. Una civiltà non è un sentimento, una civiltà non è un’intenzione, una civiltà non è un’utopia. Una civiltà è un’opera, una civiltà è una costruzione, una civiltà è mettere pietra su pietra. Insomma è un mondo fatto di uomini posti in relazione che mirano alla comunione nella salvaguardia della dignità della persona umana. L’uomo deve sentirsi responsabile e consapevole di questa chiamata perché, come dice Gesù, è chiamato ad essere il sale della terra e la luce del mondo(Mt 5,13). Fondamentale è l’educazione a pace-giustizia-solidarietà è la creazione e lo sviluppo di una rete sistematica di relazioni con famiglie, scuole, centri culturali, associazioni, gruppi di volontariato, comunità ecclesiali, comunità religiose, interagendo nei modi possibili per i processi educativi in questione. Questa animazione-promozione educativa, così come anche il ruolo dell’evangelizzazione del prossimo passo, deve obbedire alla logica dei processi sociali. Essi prevedono tre fasi. Primo, la sensibilizzazione: si tratta di un primo accostamento ai valori per via intuitiva, ottenendo di uscire dall’indifferenza per suscitare un primo interesse, un primo accorgersi delle cose. Secondo, la mentalizzazione: si tratta di un approfondimento, una prima esplicitazione dei valori, delle loro componenti, delle loro esigenze, della bellezza e dell’importanza della cosa e delle ripercussioni. Terzo, la coscientizzazione e l’impegno: si tratta della fase di comprensione e di responsabilità, della presa di posizione, della militanza attiva e coraggiosa.  Le “azioni tipo” sono essenziali in ognuna di queste tre fasi, soprattutto a coronamento di ogni tappa. L’evangelizzazione della cultura di pace-giustizia-solidarietà é l’azione culmine in cui si fa, attorno alle persone/popoli/situazioni che patiscono guerra-violenza, ingiustizia-sopruso, esclusione-emarginazione si scopre il Vangelo del Regno che è nascosto in mezzo a noi. Fanno parte di questa azione evangelizzatrice due cose decisive. Prima: la lettura e il discernimento della qualità pacifica-giusta e solidale della cultura e della stile ecclesiale chiesa locale e della sua pastorale (cfr. n. 2). Seconda: la progettazione (obiettivi a lungo, breve e medio termine), la pianificazione (obiettivi e metodologie a breve termine), la programmazione (obiettivo e attività annuali); qui è parte decisiva individuare gli interlocutori strategici con cui elaborare “questa animazione ambientale”, per mettere al centro della cultura e della fede questi temi nuovi per la maturità culturale  e quella ecclesiale. Con la collaborazione di volontari e persone competente qualificati, d’intesa con la comunità ecclesiale, si possono organizzare campagne e strategie di coscientizzazione e mobilitazione dell’ambiente, attorno a modelli culturali collegati al tema guerra-pace, carità-giustizia, emarginazione-inclusione, anche utilizzando i Mezzi di Comunicazione Sociale.

 

 

 

Le realtà e le strutture

 

 

Ecco le realtà e le strutture della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE e i relativi servizi erogati:

 

 

ü    I Piccoli Cottolengo

 

E’ il servizio rivolto a quanti sono afflitti da forme gravi di malformazione e di handicap. Rappresenta una forma estremamente significativa della nostra vocazione all’evangelizzazione della società attraverso la testimonianza della carità. Don Orione è il Santo dei Piccoli Cottolengo. In questa Opera noi cerchiamo di ricevere e rivelare l’amore tenerissimo di Dio per i suoi più “piccoli”. Sono questi coloro che don Orione definiva le nostre “perle”. Noi li riteniamo anche una “perla” per la società e per la Chiesa. Il senso di questo modello è quello di mettere in circolo, nel corpo sociale ed ecclesiale, questa linfa vitale. A consolazione di questi Piccoli, per sollevare la loro vita e per far brillare la loro dignità di figli di Dio, noi tentiamo di condensare il massimo di cure e attenzioni. Volgiamo un Piccolo Cottolengo che sia “cittadella della carità” e “laboratorio della solidarietà”, fermento della civiltà dell’amore.
 

 

ü    Le Case di Riposo - RSA    

 

E’ il servizio rivolto a quegli anziani che, avendo perso ogni possibilità di restare nelle proprie famiglie, hanno bisogno di trovare una nuova casa che li accolga e che tenti di alleviare il disagio della loro situazione. Si tratta allora di integrarli il più possibile nella comunità umana e cristiana, creando le condizioni affinché si sentano utili a sé e agli altri - anche al di là delle mura della nuova casa - proprio per la loro situazione e nonostante essa. Sono comunità in cui la persona è al centro delle attenzioni e delle cure amorose degli operatori, dei volontari, degli obiettori di coscienza, dei volontari di servizio civile, degli amici e occasionalmente anche delle famiglie e della parentela, coordinati dai  religiosi. Se il numero lo consente, la casa si articola come “comunità di comunità” accentuando il carattere familiare.

 

I Piccolo Cottolengo e le Case di Riposo/RSA sono comunità in cui la  persona è al centro delle attenzioni. L’ambiente è particolarmente curato, non solo dal punto di vista della pulizia e soprattutto dell’estetica: colori, fiori, musica, quadri. L’aspetto qualificante è però dato dalla presenza e dalla qualità delle relazioni delle persone. Il ritmo della giornata integrerà armoniosamente tempi per il riposo, per la cura del corpo, per opportune forme di preghiera, per incontri e forme adeguate di socializzazione, per giochi e relax, per la cultura. Sarà accurata soprattutto la organizzazione delle relazioni con l’esterno con possibili uscite e diverse forme di visita. Sono presenti nelle nostre strutture dei grandi Centri di Riabilitazione che oltre a fornire delle cure sanitarie e terapeutiche mirate al miglioramento della salute fisica dell’utente è  rivolta anche al mantenimento dei rapporti sociali e della vita di relazione,  alla tutela di  un ambiente familiare attraverso la personalizzazione  dello spazio in cui vivono, alla tutela delle proprie  abitudini quotidiane.

 

 

 

 

 

SERVIZI

 

1.      La formazione del personale: è il servizio, articolato in incontri periodici, che deve offrire a tutti occasioni e strumenti diversificati per scoprire e approfondire sempre di più le motivazioni e il senso del proprio impegno professionale; deve  aiutare ad appropriarsi, in modo graduale e progressivo, delle competenze da esercitare, personalmente e comunitariamente, in forma organica e complementare; si tratta di decidere esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno contemplati ovviamente i tempi privilegiati per la pianificazione e la revisione del proprio servizio; sono importanti anche forme di condivisione di esperienze con operatori analoghi; un’attenzione va messa sugli  aspetti sanitari, etici e culturali della professione, per culminare nella prospettiva della dimensione ecclesiale, carismatica e profetica della Parola che Dio rivela nei “piccoli” e negli “ultimi” e con cui evangelizza la Chiesa e la Società. Tali incontri sono aperti a tutti coloro che desiderino partecipare.

 

2.      Cura e terapia della salute globale: è il servizio attraverso il quale vengono definite ed erogate tutte le prestazioni clinico-sanitarie necessarie per la salute, intesa in senso globale. L’attenzione è all’equilibrio tra i fattori clinico-sanitari, per arrestare e limitare i processi degenerativi, i fattori socio-culturali per far valere fino in fondo la terapia delle relazioni e i fattori socio-religiosi per immergere la persona concreta nella luce di quel Dio che ama rivelare i segreti del regno ai piccoli e ai poveri.

 

3.      Iniziazione e maturazione cristiana del dolore: è il servizio finalizzato a sostenere l’assunzione cristiana del patire, ad accettarlo e a valorizzarlo nella luce del mistero di Cristo Sofferente e Glorioso. E’ una pedagogia fondamentale per aiutare ad accettare la sofferenza con pazienza e realismo e a viverla con serenità. Mira a condurre tutti a percepire la possibilità e la grazia di vivere il dolore e i limiti alla luce e come attualizzazione della Passione del Signore e della forza della sua redenzione. A ciò serve anzitutto il tratto relazionale, la capacità discreta di aiutare a sentire Cristo vicino a sé, anzi vivente in sé… A ciò servono le forme quotidiane e periodiche fatte di gestualità, di simboli, di silenzi e musiche, di preghiera.

 

4.      Una famiglia di servitori piccoli e grandi: è il servizio finalizzato a far sì che tutti si sentano qualcuno, siano attivi, abbiano un piccolo incarico; mentre ricevono i servizi di cui hanno bisogno sono aiutati, nel limite delle possibilità, ad essere e sentirsi a loro volta servitori degli altri, con la strategia e l’arte che organizza incarichi alla loro portata. E’ il modo per aiutarsi a esprimere i doni e le qualità presenti in tutti. Si traduce in prassi il criterio: “tutti a servizio di tutti in mille piccole cose”, affermando la dignità che nessuno è così povero che non ha qualcosa da dare agli altri.  determinanti nella creazione del loro ambiente di vita: una trama di piccoli e grandi servizi reciproci. Entra in questo campo lo sviluppo di forme di attività e di lavoro, che porti all’espressione di sé e allo  sviluppo delle proprie capacità, per sentirsi utili, per dare anche un contributo in termini di utilità sociale.

 

5.  La rete della socializzazione: è il servizio teso a creare e sviluppare una rete sistematica di relazioni con le famiglie, con la Chiesa locale e con l’ambiente circostante, invitando la gente a partecipare ai momenti significativi; è il momento della fraternità, dello sviluppo dei legami, dell’affetto, dello scambio dell’amore.

 

6.  L’ospitalità caritativa: è il servizio teso a far sì  che si crei un vero movimento di ospitalità caritativa; si tratta di sensibilizzare l’intera comunità e anche l’ambiente sociale che la carità cristiana e la solidarietà umana non sono primariamente nel dare cose, ma nel “donare relazioni”; occorre far sì che  un numero sempre più elevato di famiglie si sensibilizzi  e si impegni a donare alcune ore del proprio tempo invitando a casa propria e a mensa qualche fratello o sorella in difficoltà. Sono forme di “adozione a vicinanza” che hanno un alto potenziale educativo ed evangelizzatore. A ciò deve essere attenta l’organizzazione per facilitare la realizzazione di queste iniziative che sono nella linea dell’idea forza di questo modello. Prolungamento e perfezionamento di questa iniziativa è passare da alcune ore a un fine settimana, a una breve gita o vacanza.    

 

 

ü    Le Case di Accoglienza

 

Il Servizio si rivolge a minori disadattati e con problemi di integrazione sociale, a ragazze madri in difficoltà. Si tratta di un’espressione nuova dell’intenzione fondazionale che ci spinge a “gettare l’amore di Dio nel cuore” di quei poveri che subiscono violenze, fratture, strappi, umiliazioni nelle/delle loro relazioni fondamentali, quelle che concretizzano l’essenziale “vocazione comunitaria” della persona umana. Se nessuno può realizzarsi se non nel dono di sé, tutto ciò che minaccia, attenta, ferisce o altera tale vocazione alla relazione, sia nella trama personale che in quella del “tessuto delle relazioni sociali”, chiama in causa il disegno provvidenziale di Dio e chiama in causa la nostra Vocazione e Missione.

Si tratta di avere e promuovere viscere di misericordia per quei fratelli e quelle sorelle, per quei nuclei familiari o gruppi sociali che soffrono la frattura e la ferita dei legami, la lacerazione o la perdita del bene sociale, la crisi dell’appartenenza coniugale, familiare, sociale, l’attentato alla comunione. Si tratta di quei singoli o gruppi che per molteplici ragioni subiscono la piaga dell’anonimato o dell’emarginazione sociale, persone che vivono - in modo attivo o passivo - estraneità e ostilità. Possono risiedere nel cuore delle città e o dei paesi, come, più normalmente, nelle periferie, nei ghetti urbani, nelle abitazioni diroccate, a volte nelle zone malfamate e degradate delle nostre paesi.

 

I volti di coloro che soffrono questa emorragia di appartenenza, di riferimento e di comunione sono molti e in ambiti diversissimi:

 

o       minori che subiscono in famiglia forme di violenza, fino a quella sessuale;

o       adolescenti e giovani in rotta di collisione con i genitori e viceversa, come “stranieri in casa”;

o       giovani che abbandonano il tetto familiare, in modo permanente od occasionale;

o       donne che subiscono molestie e violenze nel lavoro o in casa;

o       minorenni non accompagnati;

o       ragazze madri in condizioni di disagio

 

Tutto quello che riguarda queste persone e nuclei, viste nel contesto dell’ambiente umano ed ecclesiale, è il campo di questo Servizio. Tutto ciò che riguarda la individuazione-intercettazione, il raggiungimento-coinvolgimento, l’azione-organizzazione per la sanazione e trasformazione evangelica per la trasformazione di queste situazioni è oggetto di questo Servizio.

 

 

SERVIZI

 

1.      Esplicitazione:

-               E’ il servizio in cui si esprime in “forma organizzata” la nostra vicinanza a chi soffre ogni forma di lacerazione dei rapporti e delle appartenenze con la passione di asciugare ogni lacrima di mettere il balsamo dell’amore di Dio che cicatrizza, sana, lenisce che rigenera i rapporto infranti, che aiuta  a far prevalere la dinamica del perdono su quella dell’ostilità e della vendetta, la dinamica dell’interazione della pacificazione su quella della (auto)emarginazione e della latitanza sociale.

-               E’ il servizio con cui tendiamo a porre all’interno, anzi nel cuore della società le crisi di rapporto. A partire da qui, è il servizio che, grazie all’analisi culturale e al discernimento evangelico, segnala alla società e alla chiesa la qualità relazionale, il coefficiente e la qualità della convivenza sociale, il grado di  misericordia  e di compassione proprio delle nostre culture e tradizioni, della stessa religiosità. E’ questo “grado comunionale” che viene segnalato all’attenzione critica e alla riflessione cristiana. In questo senso i casi critici sono assunti come indicatori e termometri della “socialità diffusa e predominante”.

-               E’ il servizio reso a tutti dagli Ultimi nella logica della profezia biblica: nelle stimmate e nel dolore sofferto e inflitto si cela il desiderio di una socialità e di una società “altra”, che sia capace di misericordia, di perdono. Attraverso l’analisi e la decodificazione dei casi critici o dei casi-limite, si rende possibile l’interpretazione critica e cristiana della quota di intolleranza e di violenza presente nel linguaggio e nel comportamento, nei giudizi e pregiudizi correnti. Conosciamo fin dove arriva la “capacità sociale di amare” e dove si rivela “l’incapacità sociale di amare” per promuoverne il superamento.

-               E’ il servizio che attraverso la propria testimonianza, parola, presenza ed azione, tende, come Gesù, nella potenza dello Spirito, a “dare parola ai muti”. E’ il servizio che tende, come fece Gesù con i lebbrosi,  a rimandare in modo formale e ufficiale, non segreto e furtivo, gli esclusi nel seno della comunità: questa è la dinamica messianica. 

 

2.      La formazione del personale: è il servizio, articolato in incontri periodici, che deve offrire a tutti occasioni e strumenti diversificati per scoprire e approfondire sempre di più le motivazioni e il senso del proprio impegno; deve  aiutare a appropriarsi, in modo graduale e progressivo, delle competenze da esercitare, personalmente e comunitariamente, in forma organica e complementare; si tratta di decidere esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno contemplati ovviamente i tempi privilegiati per la pianificazione e la revisione del proprio servizio; sono importanti anche forme di condivisione di esperienze con operatori analoghi; un’attenzione va messa alla dimensione ecclesiale, carismatica e profetica della Parola che Dio rivela nei “piccoli” e negli “ultimi” e con cui evangelizza la Chiesa e la società. Tali incontri sono aperti a tutti coloro che desiderino partecipare.

 

3.      Attività di monitoraggio e di osservazione del territorio: è il ruolo che garantisce la conoscenza aggiornata e permanente delle situazioni in questione; è qui determinante l’alleanza discreta e molto riservata con quegli enti e agenzie, non esclusi i giudici (minorili), i garanti di pace,  i medici e gli assistenti sociali e con i centri di ascolto sociali ed ecclesiali.

 

4.      Iniziazione e maturazione cristiana del dolore: è il servizio finalizzato a sostenere l’assunzione umana prima e cristiana dopo, delle sofferenze, ad analizzare e decodificare queste fratture, per poi giungere a valorizzarle nella luce del mistero di Cristo Sofferente e Glorioso. E’ una pedagogia fondamentale che passa attraverso l’arte del dialogo e della comunicazione.

 

5.      Il primato dell’evangelizzazione riconciliatrice: è il servizio che elabora ed anima itinerari di scoperta dei quattro carmi del Servo di Yavhé e di analisi e di esegesi dei testi in cui Gesù avvicina e guarisce quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Tali itinerari di silenzio e parola, di ascolto e comunicazione devono culminare in celebrazioni-evento in cui si rivive l’incontro con la potenza del Signore, nella sanazione della memoria, nell’offerta del perdono, nel rivivere l’incontro con Gesù che chiama a sé tutti color che soffrono e sono oppressi.

 

6.      Una famiglia di servitori piccoli e grandi: si tratta, dopo la prima fase di attenzione privilegiata di orientare chi soffre  a diventare amico di uno che soffre di più, di creare una catena adeguata e possibile di forme di vicinanza, di aiuto, di sostegno. Non si sana mai così a fondo la propria ferita  come quando ci si occupa della ferita di un latro!

 

7.      La rete della socializzazione: si tratta di creare e sviluppare una rete sistematica di relazioni con famiglie, enti, centri culturali, associazioni, gruppi di volontariato, comunità ecclesiali, comunità religiose, interagendo nei modi possibili, soprattutto nella “evangelizzazione del sociale”. Tutto potrebbe culminare ogni anno in una “settimana sociale”, creando forme di animazione, di convocazione  invitando la gente a partecipare ai momenti significativi; è il momento della socializzazione  e dell’annuncio pubblico sui tetti. è il momento culmine dell’evangelizzazione delle relazioni, nella luce dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, un vero “sacramento relazionale”.

 

8.      L’ospitalità caritativa: occorre creare un vero movimento di ospitalità caritativa; si tratta di sensibilizzare l’intera comunità e anche l’ambiente sociale che la carità cristiana e la solidarietà umana non sono primariamente nel dare cose, ma nel “donare relazioni”, soprattutto a chi ha sofferto lacerazioni e violenze.

 

9.      L’evangelizzazione della cultura di relazione: l’azione culmine è quella in cui si fa, attorno a chi soffre e con loro, coinvolgendo persone sensibili e qualificate due cose decisive. Primo: la lettura e il discernimento della qualità sociale della cultura e la qualità comunionale della chiesa locale e della sua pastorale. Secondo: la progettazione (obiettivi a lungo, breve e medio termine), la pianificazione (obiettivi e metodologie a breve termine), la programmazione (obiettivo e attività annuali); qui è parte decisiva individuare gli interlocutori strategici con cui elaborare tutto questo e la individuazione delle strategie opportune, per mettere al centro dell’attenzione della società e della chiesa le croci delle relazioni. Così si parte dagli ultimi e si rigenera l’insieme. Qui diventa operativa la relazione Regno di Dio-società umana; qui si attua quel “non piangere” perché la morte è vinta.

 

 

 

 

 

ü          Le Parrocchie e gli Oratori

 

I servizi sono quelli specifici che tendono a costruire la Chiesa locale (diocesi, parrocchia, unità pastorale…) come una comunità-popolo, che realizza un “cammino-itinerario” di riscoperta di fede, a partire dalla primaria e fondamentale tappa “kerigmatica”, nello spirito missionario di partire dagli ultimi, i “fuori sacrestia”, togliendo l’abisso tra chiesa e popolo. Ogni azione richiama questo disegno comunitario e di evangelizzazione missionaria, pronti ad indicare anche strumenti più pratici e concreti.

 

 

 

SERVIZI

 

1.      Pastorale della moltitudine

 

E’ la pastorale indirizzata al popolo di Dio nel suo insieme, utilizzando le espressioni collettive della religiosità popolare, soprattutto là dove essa esiste, e utilizzando la nuova cultura antropologica nei contesti più secolarizzati, in funzione della loro assunzione, purificazione e valorizzazione, con un’evangelizzazione permanente, progressiva e sistematica.

 

 

2.      Pastorale delle Piccole comunità ecclesiali

 

E’ la pastorale indirizzata alla creazione di “piccole comunità parrocchiali”, quale spazio ecclesiale intermedio tra la comunità più ampia e la famiglia. Si definiscono “piccole” perché consentono a tutti i battezzati a alle famiglie di vivere il loro essere e divenire Chiesa con relazioni personalizzate.

 

 

3.      Pastorale familiare

 

E’ la pastorale che si rivolge alle famiglie ed ha lo scopo di promuoverle come:

·        comunità umana e cristiana di fede, culto e servizio;

·        realtà in formazione permanente, quale "Chiesa domestica" nella Chiesa locale;

·        germe e inizio della nuova civiltà dell'amore.

Tende a coinvolgere le famiglie nei momenti significativi della loro vita: fidanzamento, matrimonio, nascita dei figli, inserimento dei figli nella scuola... Promuove e organizza incontri sulla base di "situazioni comuni" che facilitano le famiglie ad aiutarsi vicendevolmente a scoprire il disegno di Dio su di sé, per assumere le implicazioni del Vangelo nella vita familiare e comunitaria; organizza la "scuola per genitori" o un ciclo di incontri di uno o due anni, per aiutare i genitori a comprendere i meccanismi psicologici e il senso teologico del rapporto di coppia, la psicologia e pedagogia dell'età evolutiva, gli aspetti etico-morali del rapporto di coppia; realizza anche diverse attività per famiglie di divorziati, separati, genitori singoli, vedovi/e, ragazze madri ecc., e per famiglie con problemi psicologici e sociali, avendo particolare attenzione a tali vicende quali espressione di una chiesa centrata sulla carità redentrice.

 

  1. Pastorale giovanile e vocazionale

 

E' la pastorale della chiesa a servizio dei giovani, in collaborazione con i Parroci, con gli altri operatori pastorali, con le famiglie e con coloro che condividono il carisma orionino. Questa pastorale tende a seguire e coinvolgere sistematicamente i giovani per farli crescere come discepoli di Cristo, al servizio gli uni degli altri e della comunità umana e cristiana, servizio che è la scelta fondamentale dell'essere cristiani e fondamento di ogni scelta vocazionale specifica; affinché diventino, così, non la tempesta ma “il sole del domani” (Don Orione).

 

 

    Tale pastorale:

 

-        crea un dinamismo che mira a coinvolgere i giovani della parrocchia, della scuola, di altre istituzioni, servizi e centri... in un cammino personalizzato di crescita umano-cristiana attraverso iniziative proposte dalla Diocesi e dalla nostra stessa Famiglia religiosa;

-        promuove una serie di servizi sociali, culturali, religiosi, promozionali, caritativi, ricreativi, che i giovani realizzeranno a favore della crescita della comunità locale, in coerenza con il piano pastorale della diocesi o della parrocchia; e servizi che serviranno anche alla formazione personale e alla loro crescita vicendevole, come: celebrazioni, incontri di riflessione, di pianificazione e valutazione, di distensione, di preghiera, ecc.

-        favorisce la formazione di gruppi di volontariato affinché i giovani maturino nella gratuità e nella carità evangelica, diventando capaci di contagiare i propri coetanei;

-        organizza un programma educativo-formativo, fondato sull'esperienza finalizzata alla formazione globale, e corrispondente alle diverse fasce di età.

-        integra il progetto della pastorale vocazionale della Congregazione in quello della chiesa nazionale e collabora strettamente a livello nazionale, provinciale e locale anche con l'équipe di animazione missionaria.

 

 

    I diversi servizi sono offerti secondo la specificità di ognuno, ma in modo che:

 

o       al servizio specifico siano collegati gli altri per la promozione umana e per favorire la vita comunitaria, la pastorale moltitudinaria, la pastorale delle piccole comunità e quella della famiglia;

o       ogni servizio si compia formando i destinatari alla capacità di operare gli stessi servizi, o altri, per il bene della comunità parrocchiale e umana, così da rendere gli uni servitori degli altri;

o       ogni servizio specifico offra itinerari di abilitazione, momenti di riflessione e preghiera, momenti di valutazione e programmazione, prevedendo impegni precisi e tempi determinati per svolgerli;

o       a partire dal servizio che si svolge, si spinga e aiuti il volontario impegnato nel servizio a valorizzare e interiorizzare maggiormente il concetto di “cittadinanza attiva”

 

 

 

 

 

ü          Le Scuole

 

 

Il servizio si rivolge, in una prima fase, a tutti quei ragazzi che ogni giorno varcano i cancelli delle nostre scuole. Come diceva don Orione riguardo ai giovani che sono “sole e tempesta del domani” la nostra congregazione è ben conscia del grande impegno che questa attività comporta, in tal senso la nostra principale preoccupazione è in una prima fase di accogliere tutti gli studenti nello stesso modo, facendoli il più possibile partecipi del carisma del nostro fondatore. La nostra attenzione, in un secondo momento, si rivolge a tutti quei ragazzi che durante l’anno scolastico vanno incontro a difficoltà; l’obiettivo è quello di accrescere la qualità della scuola, rendendola più aperta al confronto e alla collaborazione dei partners esterni, e quello di rendere l’apprendimento un’esperienza attraente e ricca per i giovani. Crediamo, infatti, che una scuola impegnata sul fronte del disagio giovanile sia una scuola che favorisce l’incontro tra il sistema ufficiale della formazione e quello non formale, per dare vita a un modello flessibile delle conoscenze, basato sia su unità formative, che sono proprie del patrimonio tradizionale e specifico della scuola, sia su modelli esperienziali in grado di accogliere e metabolizzare la cultura viva del territorio e del lavoro.

 

La scuola che voglia rispondere oggi ai bisogni dei giovani e della società è una scuola che si propone nel territorio come «comunità educante», nella quale confluiscono l’impegno, la partecipazione e la corresponsabilità di tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nell’azione educativa.

 

 

SERVIZI

 

 

 

1.      La formazione del personale: è il servizio, articolato in incontri periodici, che deve offrire a tutti occasioni e strumenti diversificati per scoprire e approfondire sempre di più le motivazioni e il senso del proprio impegno professionale; deve  aiutare ad appropriarsi, in modo graduale e progressivo, delle competenze da esercitare, personalmente e comunitariamente, in forma organica e complementare; si tratta di decidere esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno contemplati ovviamente i tempi privilegiati per la pianificazione e la revisione del proprio servizio; sono importanti anche forme di condivisione di esperienze con operatori analoghi;

 

 

2.      La rete della socializzazione: è il servizio teso a creare e sviluppare una rete sistematica di relazioni con le famiglie, con la Chiesa locale e con l’ambiente circostante, invitando la gente a partecipare ai momenti significativi; è il momento della fraternità, dello sviluppo dei legami, dell’affetto, dello scambio dell’amore.

 

 

3.      L’impegno verso la sensibilizzazione: è il servizio con il quale la scuola si fa promotrice di interventi all’interno della comunità locale; rendere partecipi e coscienti gli alunni che i privati e le istituzioni sono tutti compartecipi della vivibilità del proprio quartiere e che le attività di gestione delle risorse della propria zona devono essere condivise ma soprattutto devono essere cogestita attingendo risorse da tutti gli abitanti locali.

 

 

4.      Attività di monitoraggio e di osservazione del territorio: è il ruolo che garantisce la conoscenza aggiornata e permanente delle situazioni particolari; è qui determinante l’alleanza discreta e molto riservata con quegli enti capaci di poter segnalare alla direzione scolastica le eventuali difficoltà a cui sta andando incontro l’alunno per poter organizzare un intervento coordinato sullo stesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6)                 Obiettivi del progetto:

    

 

 

Il Progetto della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE,  ha tre tipologie di obiettivi:

 

 

  1. Obiettivi generali
  2. Obiettivi a favore degli utenti delle case
  3. Obiettivi a favore della crescita individuale dei partecipanti al progetto

 

 

 

1.     Obiettivi generali

 

·        Aprire un canale di comunicazione privilegiato e fecondo tra mondo giovanile e mondo della terza età, disabili e emarginati, grazie al quale si avveri una trasmissione multidirezionale di saperi, sentimenti, esperienze, resa meno probabile dalle recenti trasformazioni sociologiche della struttura familiare;

·        Sostenere e stimolare le attività educative e riabilitative già impostate nelle strutture;

·        Accentuare la caratteristica delle case di Don Orione di essere comunità aperte al territorio, che sappiano leggere ed interpretare i segni e le mutazioni sociali della comunità civile referente, valorizzandone gli aspetti positivi e contrastandone i processi involutivi;

·        Proporre spunti di riflessione a persone estranee alla nostra realtà in merito al carisma orionino, alla filosofia dell’azienda, alla mission che perseguiamo.

 

 

 

2.   Obiettivi a favore degli utenti delle case

 

Ø      DISABILI

 

·        Miglioramento della qualità del servizio rivolto ai disabili fisici e psichici sotto il profilo assistenziale e sociale

·        Realizzazione della persona tramite il rinforzo positivo dell’ascolto e della valorizzazione della propria storia personale;

·        Alleviare le sofferenze in due momenti diversi: quello istituzionale, all’interno delle strutture, e  quello esterno che si propone di portare conforto e aiuto alle famiglie, che vivono la realtà del diversamente abile, a tempo pieno.

·        Stimolazione psichica attraverso la modalità di ascolto applicata nella relazione dicotomica volontario – ospite;

·        Stimolazione sensoriale mediante l’esecuzione di lavori manuali in regime di attività laboratoriale.

·        Possibilità per la “gente del quartiere” di venire a conoscenza delle molteplici attività rendendo così le strutture più aperte e quindi più accessibili alla comunità.

·        Miglioramento della comunicazione sociale all’interno delle nostre strutture.

·        Ridurre le sofferenze e i disagi dei diversamente abili assistiti all’interno della struttura e delle relative famiglie, al fine di migliorare la qualità della vita.

 

Ø      ANZIANI

 

·        Miglioramento della qualità del servizio per l’assistenza e il sostegno agli anziani autosufficienti e non in ambito socio-assistenziale.

·        Arricchimento esistenziale dell’ospite autosufficiente, alla valorizzazione e difesa delle capacità residue allo scopo di mantenere l’autonomia funzionale nelle principali attività della vita quotidiana

·        Controbilanciare le perdite cognitive subite in conseguenza del processo di deterioramento e ridurre al minimo esperienze e stati di frustrazione, dolore fisico e psicologico.

·        Avviare attività di socializzazione, integrazione e di agevolazione ai rapporti interpersonali tra gli anziani;

·        Stimolare e valorizzare le competenze e le capacità manuali degli ospiti con stimolazione al movimento ed alla manualità con valorizzazione dell’espressività individuale.

·        Sviluppare la creatività con esecuzioni di piccoli lavori di laboratorio come falegnameria, modellazione della creta, cottura della ceramica, attività di lavorazione della lana e creazione di piccoli oggetti.

 

 

Ø      MINORI – GIOVANI - STUDENTI

 

·        Ampliare le occasioni di socializzazione nelle attività scolastiche con attività di sostegno al doposcuola.

·        Migliorare la qualità del servizio per il reinserimento sociale.

·        Migliorare la qualità del servizio per l’assistenza a giovani in difficoltà nell’orientamento e inserimento scolastico.

·        Coinvolgere sistematicamente i minori del territorio, con l’obiettivo di concorrere alla prevenzione del disagio e della devianza offrendo un luogo di aggregazione e socializzazione stabile, cui sperimentare un sano utilizzo del tempo libero, la possibilità di attività sportive continuative e di inserimento in gruppi di interesse con la guida di educatori motivati e competenti.

·        Promuovere la crescita globale dei giovani e la loro formazione integrale, favorendo per questo l’aggregazione e la socializzazione, la diffusione dei valori sociali attraverso lo sport e tutte le attività idonee a far scoprire e maturare nei ragazzi attitudini e capacità, anche per un sano orientamento scolastico e lavorativo futuro.

·        Consapevolizzare ed individuazione delle risorse già presenti in loro;

·        Fare vivere esperienze di problem solving e di assunzione di decisioni.

·        Recuperare e ridurre la marginalità sociale come fine ultimo del progetto che parte dal  ruolo cardine delle famiglie fino ad arrivare allo specifico recupero del minore studiando il bisogno individuale e la sua capacità di soddisfacimento delle necessità d’integrazione sociale.    

 

Ø      RAGAZZE MADRI - MINORI

 

·                                                                                                                                                                    Miglioramento della qualità del servizio per l’assistenza e il sostegno a ragazze-madri.

·                                                                                                                                                                    Acquisire conoscenze riguardo alla crescita dei figli;

·                                                                                                                                                                    Acquisire capacità relazionali positive all’interno della famiglia e al di fuori di essa;

·                                                                                                                                                                    Acquisire capacità educative genitoriali, stili educativi adeguati a creare un clima familiare rispettoso del diritto di crescita di ciascun membro della famiglia;

·                                                                                                                                                                    Acquisire competenze comunicative efficaci;

·                                                                                                                                                                    Acquisire competenze relative ai processi decisionali e al problem solving;

·                                                                                                                                                                    Stimolare la famiglia “prima cellula sociale” con azioni positive per il miglior recupero non del singolo minore ma dell’intero nucleo familiare;

·                                                                                                                                                                    Formare i genitori insieme ai volontari sperimentando modalità d’incontro e confronto con altri genitori attraverso varie attività ( conferenze, cineforum etc..).

 

 

3.         Obiettivi a favore della crescita individuale di partecipanti al progetto

 

·                                            Avvicinare i Volontari ai principi fondamentali di Solidarietà e di Pace visti non solo come valori fondamentali della vita ma anche come mezzo per realizzare quella carità cristiana caratteristica del nostro padre fondatore: Don Luigi Orione.

·                                            Possibilità di esercitarsi sul campo (con caratteristiche tipiche del tirocinio e/o dello stage lavorativo) in attività nell’area dell’assistenza sanitaria e sociale rivolta a disabili, anziani, malati psichici, minori, ragazze madri, studenti e giovani in difficoltà. Formazione al metodo tramite l’adozione di progetti individualizzati.

·                                            Valorizzazione delle conoscenze pregresse, delle attitudini, delle sensibilità e delle capacità dei volontari, rendendole utili e pertinenti rispetto al progetto globale;

·                                            Responsabilizzazione in merito ai casi umani presi in carico e alla loro gestione;

·                                            Possibilità per i Volontari di acquisire conoscenze e competenze pratico-specifiche per eventuale inserimento lavorativo in Enti del settore.  

·                                            Acquisizione di capacità relazionali, organizzative, dinamiche di gruppo, autostima, valori sociali, autonomia, disponibilità al servizio, gestione dei conflitti, stimolazione dell’iniziativa personale, acquisizione del problem solving, gestione dei conflitti, uso dell’autovalutazione, valore della solidarietà e della carità cristiana.

 

 

7)                 Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile:

    

 

La PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE (della Piccola Opera della Divina Provvidenza) è una realtà in crescita. L’impegno di tutti è rivolto sia alle strutture che alle relazioni umane. Si sta cioè continuando il lavoro di ristrutturazione e miglioramento dell’ambiente e nello stesso tempo si investe di più nella formazione dei dipendenti e dei volontari in modi diversi: una formazione di carattere generale rivolta a tutti, ed una più particolare rivolta alle persone chiamate ad una collaborazione più stretta. Nel primo caso lo scopo è quello di far conoscere, più e meglio il carisma di Don Orione e quindi di far comprendere maggiormente il senso del proprio servizio; nel secondo caso lo scopo è quello di creare “punti di riferimento”, persone di fiducia su cui poter contare per rispondere alle esigenze quotidiane delle attività nelle strutture. Il volontariato esprime un aspetto prezioso e insostituibile nell’attività delle nostre case, poiché rappresenta il segno visibile di un amore generoso e gratuito. Esso si costituisce come una componente che si inserisce nella progettualità della casa con una presenza mirata di prevenzione e di intervento, senza alcuna sovrapposizione con le competenze specifiche del personale di servizio e in collaborazione con lo stesso. A questo scopo il volontariato sarà sostenuto da un’azione formativa, con contenuti di orientamento carismatico–educativo, assistenziale. Il riconoscimento dell’autenticità del servizio può portare a fini individualistici se non inserito in un impegno formativo qualificante per il futuro. Il Progetto prevede un percorso formativo che coinvolge i religiosi,  il personale dipendente e i volontari di servizio civile per rendere meglio comprensibile e più qualificante la specificità del loro servizio. I volontari di servizio civile nelle loro mansioni operative saranno affiancati dal personale dipendente qualificato.

 

 

§             I Piccoli Cottolengo e Centri di Riabilitazione

 

1.      Attività: Assistenza Disabili Psichici e non - Riabilitazione.                  

 

Il contesto in cui saranno inseriti i volontari sono i Piccoli Cottolengo di Don Orione ed i Centri di Riabilitazione, dove sono ospitati anziani autosufficienti e non, disabili, handicappati e malati psichici. Il progetto prevede l’inserimento dei volontari di servizio civile all’interno delle attività assistenziali e sociali già presenti in struttura, con scopo di intervenire sull’ospite migliorandone le facoltà, attraverso la stimolazione attiva, le attività di gruppo e il sostegno psico-pedagogico. Il progetto prevede inoltre la formazione dei volontari, attraverso un percorso teorico e pratico puntualmente organizzato, in modo che siano  in grado di attivarsi in collaborazione con le figure professionali d’ambito e di integrarsi con la vita e le esigenze professionali della struttura ed arrecando un valido supporto agli “ospiti”. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto, redatti dai membri dell’equipé della struttura, cercherà di offrire attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti; favorendone l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni, per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. I volontari saranno impiegati in supporto agli operatori in mansioni di assistenza sanitaria e sociale agli anziani autosufficienti e  ai disabili fisici e mentali. L’intento del servizio è quello di dare risposta al bisogno di efficienza e di benessere per gli “ospiti” della struttura e per un miglioramento sociale, in cui possa essere sostenuta ed esaltata la possibilità da parte dei volontari, di aiutare gli utenti a condurre una vita che, anche se attraversa situazioni di sofferenza e disagio, possa aspirare alla ricerca dell’armonia e della serenità.

 

In particolare, i principi dei Piccoli Cottolengo e dei Centri di Riabilitazione sono:

·       l'assistenza ai bisogni primari dell'ospite

·       l'assistenza medico-geratrico-neurologica intesa in senso multidimensionale ed integrato

·       la riabilitazione delle disabilità in qualsiasi forma essa si presenti

·       la socializzazione dell'anziano e del portatore di handicap

·       l'integrazione con la realtà territoriale

·       la pastorale religiosa dell'anziano e del portatore di handicap.

 

 

2.      Mansioni del volontario

 

 

Il progetto mira ad arricchire il servizio riabilitativo, educativo, e socio-sanitario, già offerto dalla struttura, aumentando il numero di ospiti inseriti in progetti individualizzati. Il volontario, infatti, dovrà anche rendersi disponibile per l’esecuzione di compiti di interesse collettivo. Al fine di ottimizzare la disponibilità di tali risorse umane e di garantire la massima efficacia possibile in ordine alle reali esigenze della casa, si provvederà ad elaborare un planning di lavoro che preveda la rotazione dei volontari. Nei reparti in cui i volontari svolgeranno il loro servizio, essi avranno modo di essere coinvolti nelle attività occupazionali, strumento chiave  e stimolo alla comunicazione in base alla tipologia di utenti. Pittura, disegno, collage , ritaglio, lavorazione della creta, ricamo, ginnastica dolce, gite  e discussioni sulle notizie dei quotidiani e riviste sono alcune delle attività dedicate agli ospiti, in cui il volontario potrà incentivare il desiderio di partecipazione. Lo scopo delle attività occupazionali è quello di stimolare le capacità cognitive e motorie, la socializzazione, la comunicazione, la ricerca della realtà e il contatto con il mondo esterno  attraverso gite e passeggiate, quando possibile. Il volontario secondo questo progetto potrà così accrescere le sue competenze sia da un punto di vista teorico-pratico, sia umano arricchendosi attraverso un’esperienza unica e motivante. I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

 

 

 

 

Assistenziale:

 

 

·        Sviluppo delle autonomie primarie: Igiene orale, mani, capelli, mantenimento dell’ordine di armadietti e comodini.

·        Sviluppo di attività motoria: attività ludiche ( utilizzo delle  del campo di calcio) e di giardinaggio.

·        Partecipazione alle attività teatrali e musicali

·        Servizio mensa e dialogo con essi durante la refezione.

·        Accompagnamenti alle visite mediche e/o uscite di carattere personale dell’ospite.

·        Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.

 

 

Educativa e animativa:

 

·        Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva

·        Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali

·        Visita agli ospiti quando le condizioni di salute prevedono ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla propria camera.

·        Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più autosufficienti

·        Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.

·        Attività di carattere musicale e teatrale per animazione feste.

·        Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare informazioni anche a mezzo telefono.

 

Tutto ciò deve esser eseguito senza turbare la dignità, la libertà, l’individualità e le convinzioni personali dell’anziano o del disabile con la partecipazione della famiglia religiosa al piano di recupero o mantenimento delle risorse anche attraverso forme di collaborazione con gli operatori. I volontari, inoltre, pur organizzati prevalentemente in attività individualizzate, potranno con l’occasione partecipare attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo.

 

§             Case di riposo / RSA e Centri di Riabilitazione

 

1.      Attività: Assistenza ad anziani autosufficienti e non - Riabilitazione

 

Le Case di Riposo ed i Centri di Riabilitazione della PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA, in conformità con lo spirito religioso di Don Orione, nostro padre fondatore, sono rivolte al servizio di persone bisognose di aiuto , nella fattispecie anziani, autosufficienti per quanto riguarda le attività motorie essenziali (vestirsi, lavarsi , mangiare , camminare), ma non autonomi per molti altri aspetti della vita. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto, redatti dai membri dell’equipe della struttura, cercherà di offrire attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti, favorendone l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni, per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. È  importante che vengano risvegliate e sviluppate  l’acquisizione  di autonomia e della capacità decisionale ragionata e libera.

 

 

 

2.      Mansioni del volontario

 

I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

·        attività culturali (aiuto nella lettura di vari quotidiani e settimanali, libri che stimolino un interesse personale;  accompagnamenti a spettacoli teatrali, film, documentari, ecc.sia all’interno che all’esterno della casa)

·        attività motorie (  passeggiate quotidiane, ippoterapia, palestra, uso di cyclettes personalizzate secondo le indicazioni degli istruttori)

·        attività di manipolazione e modellaggio

·        attività di laboratorio

·        attività teatrali

·        occupazione e gestione del tempo libero

 

I volontari sono chiamati a assistere e guidare gli ospiti nelle vari attività suddette, una guida fatta di stimolazione, di consigli di incoraggiamenti, di aiuto, in una parola, a far si che tutte le potenzialità di recupero degli ospiti loro affidati vengano risvegliate e sviluppate, senza sostituirsi ad essi ma portandoli ad acquisire autonomia e capacità decisionale ragionata e libera, insomma aiutandoli a fare e a fare bene.

 

 

 

§             Case Accoglienza (MINORI – RAGAZZE MADRI)

 

-   MINORI

 

1.      Attività: Accoglienza e  Reinserimento sociale di minori

 

Il contesto del disagio delle ragazze-madri e dei minori, con tutto il suo carico di problematicità deve poter trovare delle risposte. Tali risposte vengono espresse dai centri Don Orione con la creazione di spazi autonomi di case di accoglienza con equipe preparate a gestire i rapporti di problematicità e con figure idonee di riferimento educativo.

 

Nel contesto dell’accoglienza per i minori in disagio, il progetto si colloca all’interno di un pacchetto di proposte che alcune sedi della Piccola Opera della Divina Provvidenza vanno articolando nel settore della tutela del minore e che mira a dare un contributo al diffondersi di una cultura per l’infanzia. Il fine specifico delle case di accoglienza è promuovere lo sviluppo della persona in età evolutiva, rispettando le sue potenzialità e le differenti capacità per raggiungere una migliore qualità di vita. Le case di accoglienza nei nostri centri mirano dunque ad educare, accompagnare cioè la persona nel cammino della vita offrendo:

-          un clima familiare di cura e protezione

-          il sostentamento materiale

-          migliorare le problematiche comportamentali

-          rinforzare le funzioni psicologiche

-          migliorare le competenze sociali

-          ottimizzare le relazioni con la famiglia

 

I progetti si inseriscono nelle attività che già svolgono le comunità educative. Nei centri vengono sviluppate attività atte al recupero e reinserimento scolastico e sociale dei minori. I volontari nel loro servizio saranno affiancati dagli educatori qualificati nelle loro attività quotidiane di sostegno agli utenti nella struttura. I volontari, inoltre, sono chiamati a assistere e guidare gli stessi nelle attività; una guida fatta di stimolazione, di consigli di incoraggiamenti, di aiuto, in una parola, a far si che tutte le potenzialità di reinserimento degli utenti loro affidati vengano risvegliate e sviluppate, senza sostituirsi ad essi ma portandoli ad acquisire autonomia e capacità decisionale ragionata e libera. I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

 

 

2.      Mansioni del volontario

 

-         Aiuto nello svolgimento dei compiti giornalieri assegnati

-         Aiuto nella gestione del tempo libero

-         Animazione scolastica ed extrascolastica

-         Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello didattico per l’orientamento scolastico

-         Attività informatiche

-          Attività ludiche e musicali

-         Avviamento ad attività sportive

 

 

-         RAGAZZE MADRI

 

 

1.      Attività: Accoglienza ragazze madri

 

 

L’accoglienza per ragazze madri e gestanti intende rispondere a un pluri obiettivo:

 

-          creare un ambiente sereno e solidale alle donne in difficoltà, in stato di gravidanza e alle ragazze madri, al fine di garantire sostegno alla relazione madre-bambino.

-          Offrire un’esperienza di vita comunitaria che sia un’occasione per una maturazione personale

-          Offrire una collocazione stabile, educativamente valida, con strumenti per sviluppare le funzioni materno-genitoriali, al fine di garantire solidarietà, sostegno e soccorso alle vittime di maltrattamenti fisici e psicologici, di stupri e di abusi sessuali extra o intra-familiari.

-          Creare le condizioni affinché il bambino cresca attraverso un processo di responsabilizzazione della madre.

-          Promuovere infine la costruzione di rapporti esterni che permettano di vivere e integrarsi con il contesto sociale

 

I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

2.      Mansioni del volontario

 

-         Coadiuvare i responsabili nella somministrazione e preparazione alimenti

-         Coadiuvare in tutte le iniziative della casa

-          Coadiuvare nelle attività di doposcuola

-          Partecipare alle riunioni di equipe

 

 

I volontari, inoltre, pur organizzati prevalentemente in attività individualizzate, potranno con l’occasione partecipare attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo.

 

 

 

§             Scuole

 

 

  1. Attività: Supporto alle ordinarie attività scolastiche

                

Questo tipo di attività è configurabile con un completo affiancamento del volontario al relativo operatore locale di progetto, insieme al quale compie le attività ordinarie presenti nell’ambito scolastico

 

 

  1. Attività: Supporto alla attività di doposcuola

                

E’ forse questo l’ambito più gratificante per il volontario; la possibilità di seguire individualmente l’alunno nell’esecuzione dei compiti assegnatigli, è un impegno, oltre che molto importante e per certi versi gravoso, è sicuramente anche quello più stimolante, in quanto rende il volontario copartecipe dei risultati scolastici dell’alunno (il tutto ovviamente sotto la supervisione del responsabile del doposcuola)

 

 

  1. Attività: Supporto alle attività sportive

                

Lo Sport rappresenta una grande occasione per conoscere e mettere alla prova se stessi, confrontandosi lealmente con le capacità, le personalità e le risorse degli altri. E' uno strumento di crescita dell'individuo, in un contesto di socializzazione, di condivisione di regole e di comportamenti. L'attività sportiva, praticata correttamente, con lealtà ed impegno, si rivela uno strumento efficace per costruire nei giovani una personalità matura, capace d’autogestirsi e di orientare positivamente le proprie energie, verso specifiche finalità, opportunamente scelte e perseguite, in un contesto di confronto ed incontro con gli altri. Lo Sport, infatti, stimola l'acquisizione di caratteristiche psicologiche e comportamentali, che orientano l'individuo verso un maturo senso della realtà. Tali risultati si ottengono con la consuetudine ad una tecnica d’allenamento, con l'autodisciplina, con la conoscenza del proprio corpo e dei propri limiti nell'obiettivo di migliorarsi, con l'acquisizione della capacità di controllo e distribuzione delle energie, con l'abitudine ad affrontare imprevisti e difficoltà, con l'acquisizione di una buona capacità di tolleranza della frustrazione e della sconfitta, con la giusta predisposizione a sopportare disagi, ma anche ad investire sulle proprie potenzialità. All’interno di questa importantissima attività, il volontario può dare sicuramente il meglio di sé conciliando un ruolo educativo insieme ad un sano e gioioso divertimento.

 

 

  1. Attività: Orientamento e inserimento giovani in difficoltà nelle scuole professionali (settori industriali meccanico, metalmeccanico, elettrico, elettronico, termoidraulico)

 

L’attività delle scuole professionali è rivolta a ragazzi che terminato il ciclo della scuola media intendono orientarsi verso un percorso di inserimento tecnico-professionale. Dietro questa scelta, in molti casi, si presentano giovani con situazioni di disagio, di difficoltà personale, familiare e/o ambientale. E’ per questo motivo che i centri della Piccola Opera della Divina Provvidenza si sono attivati al fine di prevenire il disagio giovanile e la dispersione scolastica in collaborazione con le altre realtà educative del territorio. La presenza pertanto di volontari di servizio civile deve  favorire un progetto di prevenzione, lotta e contenimento del disagio mediante tutte quelle attività di orientamento, osservazione e individuazione dei casi di disagio, sviluppo delle attività di contenimento e soluzione ai problemi di difficoltà e dispersione scolastica.

 

 

5.      Mansioni del volontario

 

-         Aiuto nello svolgimento dei compiti giornalieri assegnati

-         Animazione scolastica ed extrascolastica

-         Aiuto nelle attività sportive

-         Aiuto nella gestione del tempo libero

-         Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello didattico

-         Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello di sostegno

-         Lavorare in team con gli insegnanti di sostegno

-         Lavorare in team con gli insegnanti-tutor della scuola

 

 

 

§             Parrocchie ed Oratori

 

 

1.      Attività: Animazione e supporto educativo

 

L’animazione è valore di vita e metodologia educativa che nasce da un modo di pensare l’uomo, i suoi dinamismi, i processi in cui gioca la sua maturazione, e scaturisce dalla esigenza di coinvolgere destinatari ed educatori alla partecipazione attiva e corresponsabile. Tale scelta comporta necessariamente di pensare all'oratorio come luogo di incontro, di confronto e di esperienza, e la “formazione di animatori” capaci di essere presenza autentiche e di stimolare, vivendola, una sintesi tra fede e vita.

 

 

·        Animazione “ricreativa”

-         Il cortile e la sala come luoghi di incontro, di gioco, di festa, di divertimento, di formazione…

 

·        Animazione “culturale”

-          La scuola momento sistematico di apprendimento e di formazione - Recupero Scolastico

-          Incontri, dibattiti, ricerche

-Attività di teatro e di cinema

-Recital e musical

-Turismo e folklore

-Corso informatica di base

 

·        Animazione “sportiva”

-Sport organizzato

-Allenamento e autodisciplina interna ed esterna

-Senso di squadra e stile di collaborazione

 

 

L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso e di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed eventi  sia di normale andamento e sia  di attività straordinarie della parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso il sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria, darà un valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al Centro fanno capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto agli operatori del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per collaborare all’efficienza dei servizi resi agli utenti.

 

2.      Mansioni del volontario

 

Nell’attività dell’oratorio e della parrocchia, i volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile, in:

 

-         Attività Oratoriali: accoglienza, giochi, organizzazione

-          Varie attività Sportive

-         Accoglienza immigrati (Costituire un punto di riferimento per immigrati che hanno difficoltà di prima accoglienza. Promuovere  uno spazio interculturale. Garantire la presenza di un mediatore culturale. Dare opportunità agli immigrati di  soddisfare i bisogni primari (condividere un pasto caldo, usufruire di una doccia, ricevere vestiti per cambiarsi  poter trascorrere la notte)

-         Laboratorio di Artigianato

-         Laboratorio Danza

-         Laboratorio Musica

-         Animazione ed attività ricreativa per anziani

-         Servizio, appoggio e sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura

-         Laboratorio doposcuola e strategie d’apprendimento

-         Laboratorio d’Informatica

-         Laboratorio Teatrale

-         Attività Ludico-Ricreative e di animazione varia

-         Sportello polifunzionale informativo servizi sociali e consulenza generale.   

 

 

 

48

 
 


8)     Numero dei volontari da impiegare nel progetto:

 

 

 
 


9)     Numero posti con vitto e alloggio:

 

 

 
 


10)Numero posti senza vitto e alloggio:

 

 

11)

48

 
Numero posti con solo vitto:

 

36

 
 


12) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:

 

6

 
 


13) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6) :

 

 

14) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:

 

 

Si richiede ai volontari la massima disponibilità nel servizio nella:

   

1.      Nella flessibilità dell’orario;

2.      Disponibilità a partecipazione a colonie estive o ad attività esterne

3.      Rispetto delle finalità istituzionali;

4.      Massima disponibilità agli spostamenti per momenti di formazione e/o altre attività esterne alla struttura, anche a livello nazionale o regionale;

5.      Buona affabilità e disponibilità a tutte le attività connesse al  

      progetto.          

 


CARATTERISTICHE ORGANIZZATIVE

 

 

15) Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori Locali di Progetto:

 

 

N.

Ente presso il quale si realizza il progetto ed a cui indirizzare le domande

Comune

Indirizzo

Cod. ident. sede

N. vol. per sede
Telefono sede
Fax sede

Personale di riferimento (cognome e nome)

Nominativi degli Operatori Locali di Progetto

Cognome e nome

Data di nascita

1

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – CAMALDOLI

GENOVA

VIA BERGHINI 250

1

8

010

821790

010

820135

CAPRAI      IVO

ZICARI   VANDA

 

DELLI NOCI PAOLO

20/12/1958

 

04/08/1956

2

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – PAVERANO

GENOVA

VIA CELLINI 22

1

4

010

5229337

010

5229596

CORONA GERMANO

RISSO SUSANNA

07/12/1975

3

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – CASTAGNA

GENOVA

VIA TIGULLIO 2

1

4

010

3990203

010

388464

PARODI ALBERTO

LASAGNA GLORIA

03/03/1960

4

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – BOGLIASCO

GENOVA

VIA AURELIA 59

1

4

010

3470114

010

3479105

PERCIVALE FULVIO

MODICA SIMONA

01/12/1969

5

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – SANREMO

SANREMO (IM)

VIA G. GALILEI 713

1

4

0184

59851

0184

598566

FERRARI FULVIO

DORIGO  LUCIA

16/05/1948

6

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – BOLOGNA

BOLOGNA

VIA MARZABOTTO 12

1

4

051

435119

051

6153445

BONOMI FRANCESCO

LUPPI   SIMONA

18/09/1976

7

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – FANO

FANO (PU)

VIA

4 NOVEMBRE 47

1

8

0721

804770

0721

801462

MASSI GIULIO

GIORGI ROBERTO

 

FACCHINI FABIO

23/05/1967

 

22/09/1971

8

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – FIRENZE

FIRENZE

VIA CAPO DI MONDO 34

1

4

055

676397

055

667378

TRUDU

GIANNI

BATTISTOTTI LUIGI

11/05/1928

9

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE – SELARGIUS

SELARGIUS (CA)

PIAZZA DON ORIONE 11

1

4

070

840845

070

840917

BINDI ALBERTO

SANNA     MARIA GRAZIA

21/02/1969

10

PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE - MAGRETA

MAGRETA (MO)

VIA DON FRANCHINI 400

1

4

059

554134

059

4791024

SISTIGU SERENA

COSTABILE PIERO

02/03/1967

11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

15

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

17

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Si elencano di qui seguito in modo approfondito e dettagliato, tutte le Sedi di attuazione di progetto dell’Ente PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE che ospiteranno i volontari con le relative attività e  piani di servizio di impiego dei volontari. I contenuti, le finalità e gli obiettivi  di ogni Sede nella realizzazione dei vari piani d’impiego fanno riferimento a quelle generali del Progetto presentato dall’Ente.

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Genova:

 

Piccolo Cottolengo di Don Orione - CAMALDOLI

 

“Villaggio della Carità” - Via Berghini, 250 – 16132 – Genova – Camaldoli

       

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Genova:

 

Piccolo Cottolengo di Don Orione - PAVERANO

 

Via Cellini, 22 – 16143 – Genova

       

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Genova:

 

Piccolo Cottolengo di Don Orione - CASTAGNA

 

Via Tigullio, 2 – 16148 – Genova - Quarto

       

 

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

 

 

q       Attività: Assistenza Disabili Psichici e Anziani.                   

 

Il contesto in cui saranno inseriti i volontari è il Piccolo Cottolengo di Don Orione di Genova (CAMALDOLI – PAVERANO – CASTAGNA) dove sono ospitati anziani autosufficienti e non, disabili, handicappati e malati psichici. Il progetto prevede l’inserimento dei volontari di servizio civile all’interno delle attività assistenziali e sociali già presenti in struttura, con scopo di intervenire sull’ospite migliorandone le facoltà, attraverso la stimolazione attiva, le attività di gruppo e il sostegno psico-pedagogico. Il progetto prevede inoltre la formazione dei volontari, attraverso un percorso teorico e pratico puntualmente organizzato, in modo che siano  in grado di attivarsi in collaborazione con le figure professionali d’ambito e di integrarsi con la vita e le esigenze professionali della struttura ed arrecando un valido supporto agli “ospiti”. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto, redatti dai membri dell’equipé della struttura, cercherà di offrire attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti; favorendone l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni, per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. I volontari saranno impiegati in supporto agli operatori in mansioni di assistenza sanitaria e sociale agli anziani autosufficienti e  ai disabili fisici e mentali. L’intento del servizio è quello di dare risposta al bisogno di efficienza e di benessere per gli “ospiti” della struttura e per un miglioramento sociale, in cui possa essere sostenuta ed esaltata la possibilità da parte dei volontari, di aiutare gli utenti a condurre una vita che, anche se attraversa situazioni di sofferenza e disagio, possa aspirare alla ricerca dell’armonia e della serenità.

 

 

 

 

 

q       Mansioni del volontario

 

 

Nei reparti in cui i volontari svolgeranno il loro servizio, essi avranno modo di essere coinvolti nelle attività occupazionali, strumento chiave  e stimolo alla comunicazione in base alla tipologia di utenti. Pittura, disegno, collage , ritaglio,  lavorazione della creta, ricamo, ginnastica dolce, gite  e discussioni sulle notizie dei quotidiani e riviste sono alcune delle attività dedicate agli ospiti, in cui il volontario potrà incentivare il desiderio di partecipazione. Lo scopo delle attività occupazionali è quello di stimolare le capacità cognitive e motorie, la socializzazione, la comunicazione, la ricerca della realtà e il contatto con il mondo esterno  attraverso gite e passeggiate, quando possibile. Il volontario secondo la seguente proposta di volontariato civile potrà così accrescere le sue competenze sia da un punto di vista teorico-pratico, sia umano arricchendosi attraverso un’esperienza unica e motivante.

 

 

 

-                                             Affiancamento agli operatori sanitari nelle loro mansioni professionali assistenziali:

 

 

·        Sviluppo delle autonomie primarie: Igiene orale, mani, capelli, mantenimento dell’ordine di armadietti e comodini.

·        Sviluppo di attività motoria: attività ludiche ( utilizzo delle  del campo di calcio) e di giardinaggio.

·        Partecipazione alle attività teatrali e musicali

·        Servizio mensa e dialogo con essi durante la refezione.

·        Accompagnamenti alle visite mediche e/o uscite di carattere personale dell’ospite.

·        Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.

 

 

 

-                                                                                     Affiancamento agli operatori sociali nelle loro mansioni professionali educative e animative:

 

·        Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva

·        Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali

·        Visita agli ospiti quando le condizioni di salute prevedono ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla propria camera.

·        Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più autosufficienti

·        Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.

·        Attività di carattere musicale e teatrale per animazione feste.

·        Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare informazioni anche a mezzo telefono.

 

 

Tutto ciò deve esser eseguito senza turbare la dignità, la libertà, l’individualità e le convinzioni personali dell’anziano o del disabile con la partecipazione della famiglia religiosa al piano di recupero o mantenimento delle risorse anche attraverso forme di collaborazione con gli operatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Genova:

 

Istituto “Famiglia Moresco”- BOGLIASCO

 

Via Aurelia, 59 – 16131 – Genova - Bogliasco

       

 

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente in riferimento ai suoi contenuti, alle sue finalità  e gli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

 

q       Attività: Assistenza a Disabili mentali autosufficienti

La struttura dell’Istituto “Famiglia Moresco” è residenziale e ospita disabili mentali medio-lievi adulti e anziani autosufficienti. Vivono in ottica familiare secondo un progetto educativo atto a coinvolgere gli ospiti in attività mirate in laboratori protetti che stimolino la loro capacità cognitiva e decisionale.  Il progetto si inserisce nelle attività che già svolge la comunità educativa. I volontari nel loro servizio saranno affiancati dagli educatori qualificati nelle loro attività quotidiane di sostegno ai disabili nella struttura. I volontari, inoltre, saranno chiamati al servizio che deve essere svolto con  la consapevolezza di essere “guida”, una guida fatta di stimolazione, di consigli di incoraggiamenti, di aiuto, in una parola, a far si che tutte le potenzialità vengano risvegliate e sviluppate, senza sostituirsi ad essi ma portandoli ad acquisire autonomia e capacità decisionale ragionata e libera.   In seguito ad una prima formazione teorica, i volontari saranno  gradualmente inseriti nella struttura; in un primo momento ciascuno sarà affiancato a un animatore/educatore, già operante, che provvederà a facilitare l’ambientazione del volontario, e sarà a sua disposizione e guida per eventuali problemi o domande. Attraverso un’adeguata preparazione e un percorso pratico il volontario sarà accompagnato nello svolgimento del  suo servizio sempre  sotto il monitoraggio dell’OLP ma con lo scopo di potenziare il livello di autonomia e di iniziativa. I volontari nel prestare il loro servizio dovranno assistere, aiutare, animare e promuovere la qualità della vita degli anziani e degli altri ospiti, sulla base delle necessità individuali di ciascuno. I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

 

q       Mansioni del volontario

 

 

·              Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva

·              Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali

·              Visita agli ospiti quando le condizioni di salute prevedono ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla propria camera.

·              Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più autosufficienti

·              Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.

·              Attività di carattere musicale e teatrale per animazione feste.

·              Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare informazioni anche a mezzo telefono.

Al termine del progetto ai volontari saranno certificate le attività svolte nonché le competenze maturate e le conoscenze apprese durante il servizio.

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Sanremo (IM):

 

Piccolo Cottolengo di Don Orione - Sanremo

Via Galileo Galilei, 713 – 18038 - Sanremo

       

 

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

q       Attività: Assistenza e promozione umana di persone anziane e/o portatrici di handicap autosufficienti e non autosufficienti

 

            

La Residenza Protetta si inserisce proficuamente nel tessuto sociale della città di San Remo, avviando percorsi di integrazione con la comunità referente e raccogliendone le istanze più significative. Essa è aperta all’accoglienza di uomini e donne anziani e/o disabili. La provenienza geografica degli utenti già inseriti riguarda prevalentemente la Riviera Ligure di Ponente, ma sono frequenti anche ingressi extra-regionali, specie dal Settentrione.

Il Piccolo Cottolengo di Don Orione di Sanremo ha come fine specifico l'assistenza e la promozione umana di persone anziane e/o portatrici di handicap autosufficienti e non autosufficienti. In particolare, i suoi principi sono:

 

·  l'assistenza ai bisogni primari dell'ospite

·  l'assistenza medico-geratrico-neurologica intesa in senso multidimensionale ed integrato

·  la riabilitazione delle disabilità in qualsiasi forma essa si presenti

·  la socializzazione dell'anziano e del portatore di handicap

·  l'integrazione con la società sanremese e ligure

·  la pastorale religiosa dell'anziano e del portatore di handicap.

 

 

L'Istituto ospita attualmente 145 persone, di cui 83 donne e 62 uomini (dati Giugno 2003). Accoglie persone, con una rilevanza di demenze senili, per giungere ad anziani con problemi cardio-vascolari o muscolo-scheletrici. La disabilità mentale ha la sua parte, con un reparto esclusivamente ad essa dedicato. Diverse la patologie invalidanti, sia a livello della deambulazione, che della vista e dell'udito. Il fine principale dell’Opera è quello di servire la persona, per aiutarla a conseguire uno sviluppo integrale, con attenzione particolare agli ultimi. Attraverso l’accoglienza, l’assistenza, l’educazione e la cura, si vuole rispondere all’esigenza dell’uomo e della donna di amare e di essere amati, esigenza sentita fortemente da coloro che soffrono abbandono e solitudine. Un obiettivo, questo, prioritario per promuovere la realizzazione integrale e possibile della persona. Ecco allora che la finalità dell’Opera non deve essere unicamente il saper dare delle risposte ai bisogni di una realtà territoriale, ma essere la proposta di un modello di vita, quello improntato al carisma orionino.

 

 

 

 

 

q             Mansioni del volontario

 

Il progetto mira prevalentemente ad arricchire il servizio riabilitativo già offerto dalla struttura, aumentando il numero di ospiti inseriti in progetti individualizzati. In particolare, godrà della disponibilità dei volontari il settore anziani, avente attualmente un basso Coefficiente personale educativo - Numero totale degenti  e, in particolare, un reparto femminile specifico. Costituito quasi esclusivamente da ospiti affette da demenza di Alzheimer, si ritengono per esso necessari, per la tutela ed il benessere delle stesse, precisi interventi educativi, sistematici e coerenti. Questa sarà la occupazione principale, ma non esclusiva. Il volontario, infatti, dovrà comunque rendersi disponibile anche per l’esecuzione di compiti di interesse collettivo. Al fine di ottimizzare la disponibilità di tali risorse umane e di garantire la massima efficacia possibile in ordine alle reali esigenze della casa, si è elaborato un planning di lavoro che preveda la rotazione dei volontari (A, B, C, D) sulle quattro settimane lavorative di ciascun mese.

 

VOLONTARI

1° settimana

2° settimana

3° settimana

4° settimana

A

Uffici

Fisioterapia

Animazione

Animazione

B

Animazione

Uffici

Fisioterapia

Animazione

C

Animazione

Animazione

Uffici

Fisioterapia

D

Fisioterapia

Animazione

Animazione

Uffici

 

 

 

Nella tabella sono evidenziate le attività:

 

·        Uffici: disponibilità ad effettuare accompagnamenti di ospiti, commissioni burocratiche, fotocopie, centralino, portineria, magazzino, etc. secondo le necessità dell’attività amministrativa. Personale di riferimento: ragioniere, assistente sociale, segretaria.

·        Fisioterapia: disponibilità ad affiancare ed aiutare il personale fisioterapico nel suo compito riabilitativo. Personale di riferimento: le due fisioterapiste.

·        Animazione: presa in carico di alcuni casi e loro gestione sotto la supervisione del personale educativo. Personale di riferimento: l’educatrice professionale.

 

 

I volontari, inoltre, pur organizzati prevalentemente in attività individualizzate, potranno con l’occasione partecipare attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Bologna:

 

Parrocchia e Oratorio - Bologna

Via Cimabue, 14 – 40133 - Bologna

       

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

q       Attività: Animazione e supporto educativo

 

 

Promozione attività di tipo aggregativo e sociale per giovani: Promozione e scoperta dell’importanza dei momenti di socializzazione tra i giovani, apertura di luoghi d’incontro dove interagire con l’universo giovanile alla scoperta delle nuove prospettive ed aspettative dei giovani, attività di tipo ludico-ricreative di vario genere, come tentativo di recuperare le emarginazioni sociali dei giovani.

 

Promozione attività sportive per giovani: Attrarre l’attenzione giovanile con iniziative di tipo sportivo attraverso laboratori e palestre in cui praticare varie discipline sempre non agonistiche, sperimentare l’importanza della sana competizione sportiva allo scopo di realizzare la socializzazione e l’aggregazione tra coetanei nonché promuovere l’educazione sportiva attraverso l’organizzazione di attività motorie diversificate (calcio, basket, volley).

 

L’attenzione specifica è rivolta al giovane nella dimensione della sua umanità secondo le particolari fasi della crescita per aiutarlo a costruire una personalità matura. Maturazione umana che significa essere “soggetto” della propria storia all’interno della storia del mondo, accogliendo la vita come un dono e un compito, in una ricerca continua di significato e di senso aperta e orientata al trascendente. La maturazione umana  e l’appartenenza alla società sfociano naturalmente nell’assunzione graduale di un impegno originale e concreto di servizio nei confronti dell’uomo; tale servizio supera gli ambiti particolari di azione e diventa slancio di impegno.  Al centro c’è il giovane con al sua individualità e la sua totalità, anima e corpo, individuo e società, presente e passato. Il trinomio fondamentale “ragione, religione, amorevolezza” riassume l’originalità del metodo e lo concretizza nelle sue linee essenziali. Accompagnarsi coi giovani, cioè trovarsi con loro e inserirsi al punto e al momento della loro maturazione umana e cristiana, del loro cammino di crescita, lungo la loro strada, mettersi in ascolto e accoglienza delle loro domande e delle loro aspirazioni. Andare ai giovani,cioè eliminare le distanze, farsi prossimi, accostarsi a loro. Come Don Orione vogliamo incontrare i giovani per le strade, nelle piazze, nelle scuole… per ascoltarli, accoglierli e invitarli all’oratorio. Valorizzare i giovani, Cioè riconoscere e far sviluppare il patrimonio che i giovani hanno per suscitare in loro spinta motivazionale, volontà di impegno e gioia di crescita. Vivere insieme, nel più profondo rispetto per la persona e ciascuno con i propri carismi, una stessa tensione formativa attenta alle domande della società da un lato, ed alla ricerca di una identità Ascolto, accoglienza, servizio, prevenzione insieme con la presenza di un volontariato attivo e responsabile sono elementi fondanti del nostro impegno educativo.

 

 

 

q     Mansioni del volontario

 

 

L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso e di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed eventi  sia di normale andamento e sia  di attività straordinarie della parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso il sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria, darà un valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al Centro fanno capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto agli operatori del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per collaborare all’efficienza dei servizi resi agli utenti. Nell’attività dell’oratorio e della parrocchia, i volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile, in:

 

-         Attività Oratoriali (accoglienza, gestione, organizzazione): Attività di oratorio che accoglie i ragazzi del territorio. Il servizio di animazione da parte dei volontari e delle volontarie consiste nel diffondere valori di solidarietà, cultura della pace, la giustizia e il vero valore della Carità.

-         Varie attività Sportive

-         Animazione liturgica

-         Animazione ed attività ricreativa per anziani

-         Servizio, appoggio e sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura

-         Laboratorio doposcuola e strategie d’apprendimento

-         Laboratorio d’Informatica

-         Laboratorio Teatrale

-         Attività Ludico-Ricreative e di animazione varia: un valido aiuto formativo, morale, civile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Fano (PU):

 

Istituto Sacro Cuore “Mons. Gentili”

Via 4 Novembre, 47 – 61032 – Fano

       

 

 

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

 

q             Attività:

 

1.      SCUOLE PROFESSIONALI: Orientamento e inserimento giovani in difficoltà nelle scuole professionali (settori industriali meccanico, metalmeccanico, elettrico, elettronico, termoidraulico)

2.      CASA DI ACCOGLIENZA: Minori e Ragazze madri in difficoltà

 

 

1.                                   SCUOLE PROFESSIONALI

 

 

Cenni storici

 

Nata come scuola di “arti e mestieri”, nei primi decenni del ‘900, mediante l’opera di Mons. Francesco Masetti e Mons. Giuseppe Gentili e il coinvolgimento delle maestranze fanesi, la scuola aveva il compito precipuo di educare i giovani ad una formazione cristiana e professionale, sviluppare la manualità e l’abilità mediante l’esperienza di artigiani locali che prestavano la propria opera gratuitamente. Con la presenza della Congregazione religiosa “Piccola Opera della Divina Provvidenza” la scuola di “arti e mestieri” assume il carattere e la tradizione di Centro di Addestramento Professionale riconosciuto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Opera successivamente con gli Enti locali: Regione Marche prima e l’Amministrazione provinciale di Pesaro – Urbino poi. Il Centro di Formazione Professionale “Don Orione” (CFP) continua oggi a educare e formare professionalmente i giovani di Fano e dell’entroterra fanese con una precisa proposta ispirata cristianamente, fondata sulla ricerca dei bisogni socio educativi e professionali, fortemente correlata con il tessuto produttivo locale, promossa e sostenuta dalle parti sociali, dalle istituzioni politiche e da quelle scolastiche. Altro elemento peculiare dell’organizzazione del CFP “Don Orione”  è il legame nazionale ed internazionale con altri 10 CFP appartenenti all’Opera “Don Orione” e con numerose scuole secondarie di tipo tecnico tutti diretti e coordinati dalla sede nazionale ENDOFAP di Roma. Un recente rapporto sulla gestione della formazione professionale nella provincia di Pesaro Urbino, condotto dalla società Sinnea International su commissione della Provincia di Pesaro Urbino, ha messo in evidenza che il CFP “Don Orione” ha raggiunto standard qualitativi di eccellenza in ordine al grado di occupabilità degli allievi, del grado di soddisfazione degli allievi al processo formativo e al livello di radicamento del Centro al tessuto produttivo del territorio. Dal 2001 la scuola si è arricchita anche di un nuovo percorso formativo istituendo l’Istituto Tecnico Industriale “Don Luigi Orione” riconosciuto legalmente il 29 maggio 2001 e riconosciuto paritario l’8 aprile 2003. Questo secondo percorso riesce pertanto ad ampliare l’offerta formativa e a promuovere maggiormente le occasioni di formazione e inserimento professionale dei giovani nel mondo del lavoro. L’azione formativa del è rivolta fondamentalmente nella direzione consolidata della formazione iniziale, della formazione secondaria, della formazione continua, della sperimentazione.

 

 

 

L’attività delle scuole professionali è rivolta a ragazzi che terminato il ciclo della scuola media intendono orientarsi verso un percorso di inserimento tecnico-professionale. Dietro questa scelta, in molti casi, si presentano giovani con situazioni di disagio, di difficoltà personale, familiare e/o ambientale. E’ per questo motivo che la scuola ha attivato un più stretto collegamento con molte scuole medie e superiori di Fano istituendo la rete scolastica “Orione” per la lotta al disagio giovanile e alla dispersione scolastica. La presenza pertanto di volontari del servizio civile deve poter favorire un progetto di prevenzione, lotta e contenimento del disagio mediante tutte quelle attività di orientamento, osservazione e individuazione dei casi di disagio, sviluppo delle attività di contenimento e soluzione ai problemi di difficoltà e dispersione scolastica.

 

Le attività formative e scolastiche interne si suddividono nel seguente modo:

                  

Formazione iniziale nel centro di formazione

L’attività formativa iniziale è indirizzata a giovani del post-obbligo scolastico che dopo un periodo di formazione biennale sono intenzionati ad inserirsi nei settori industriali meccanico, metalmeccanico, elettrico, elettronico, termoidraulico. I corsi promossi tutti gli anni di concerto con la Provincia di Pesaro Urbino prevedono il conseguimento delle seguenti qualifiche:

 

· Addetto macchine utensili (biennale)

· Elettromeccanico (biennale)

· Meccanico Auto (biennale)

 

Il percorso di formazione prevede tradizionalmente una forte collaborazione delle istituzioni scolastiche con le quali sistematicamente vengono promosse attività di orientamento e di collaborazione al fine di consentire un più agevole passaggio dalla istruzione obbligatoria alla formazione professionale di tipo iniziale. Oltre alla attività di orientamento viene attivata dal Centro una attività di tirocinio durante tutto il percorso formativo grazie alla collaborazione stabile e convenzionata con oltre centro imprese dei settori meccanico, metalmeccanico, elettrico–elettronico del comprensorio fanese. Le novità in ordine al nuovo obbligo scolastico e nuovo obbligo formativo (L 9/99 e L 144/99) prevedono un nuovo assetto della formazione iniziale promossa dal Centro: una formazione triennale nel rispetto delle politiche di orientamento al lavoro, formazione e accompagnamento al lavoro. Dall’anno formativo 1999/2000 il Centro promuove anche una formazione rivolta a cittadini immigrati non occupati attraverso corsi di saldo – carpenteria. I giovani che attualmente frequentano la formazione professionale iniziale sono circa un centinaio.

 

Formazione secondaria dell’istituto tecnico industriale

La scuola promuove attività formative di istruzione tecnica superiore per la formazione di tecnici esperti nell’automazione industriale e nel disegno tecnico grafico, operatori per la cantieristica navale, operatori per la sicurezza e la prevenzioni degli infortuni.

Il percorso quinquennale di sviluppa in un biennio comune propedeutico e in un triennio di specializzazioni.

 

q             Mansioni del volontario

 

-          animazione scolastica ed extra-scolastica

-          coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello didattico

-          coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello sostegno

-          lavorare in team con gli insegnanti di sostegno

-          lavorare in team con gli insegnanti tutor della scuola

 

 

 

2.           CASA DI ACCOGLIENZA MINORI E RAGAZZE MADRI

 

 

Il contesto del disagio minorile, che si evidenzia soprattutto nelle attività scolastiche e con tutto il suo carico di problematicità, deve poter trovare delle risposte. Tali risposte vengono espresse dal centro don Orione con la creazione di spazi autonomi di case di accoglienza con equipe preparate a gestire i rapporti di problematicità e con figure idonee di riferimento educativo. Nel contesto dell’accoglienza per i minori il progetto si colloca all’interno di un pacchetto di proposte che il don Orione di Fano va articolando nel settore della tutela del bambino e che mira da un lato a dare un contributo al diffondersi di una cultura per l’infanzia. Il fine specifico della casa-famiglia è promuovere lo sviluppo della persona in età evolutiva, rispettando le sue potenzialità e le differenti capacità per raggiungere una migliore qualità di vita. La casa famiglia mira dunque ad educare, accompagnare cioè la persona nel cammino della vita offrendo:

-          un clima di cura e protezione

-          il sostentamento materiale

-          migliorare le problematiche comportamentali

-          rinforzare le funzioni psicologiche

-          migliorare le competenze sociali

-          ottimizzare le relazioni con la famiglia

 

Nel contesto, invece, delle Ragazze Madri e gestanti intende:

 

-          creare un ambiente sereno e solidale alle donne in difficoltà, in stato di gravidanza e alle ragazze madri, al fine di garantire sostegno alla relazione madre-bambino.

-          offrire un’esperienza di vita comunitaria che sia un’occasione per una maturazione personale

-          offrire una collocazione stabile, educativamente valida, con strumenti per sviluppare le funzioni materno-genitoriali, al fine di garantire solidarietà, sostegno e soccorso alle vittime di maltrattamenti fisici e psicologici, di stupri e di abusi sessuali extra o intra-familiari.

-          creare le condizioni affinché il bambino cresca attraverso un processo di responsabilizzazione della madre.

-          promuovere la costruzione di rapporti esterni che permettano di vivere e integrarsi con il contesto sociale

 

 

 

Il target

 

§         Minori segnalati e affidati dai servizi sociali e dai tribunali per un determinato periodo alla struttura di accoglienza.

Nello specifico si tratta di minori con:

-    disturbi di relazione con la famiglia di origine

-    disturbi psicologici di lieve entità

-    disturbi comportamentali

-    carenze scolastiche

-    abbandoni, maltrattamenti, incurie, abusi sul minore

-    morte di uno o entrambe dei genitori

-    problemi giudiziari di uno o entrambe genitori

-    problemi sanitari di uno o entrambe i genitori

 

 

§         Ragazze con rispettivi figli italiane e straniere dal momento in cui rimangono in stato interessante, gestanti e madri con bambino (età compresa tra 0-1 anno).

 

Ragazze con:

-          disagio psicorelazionale, che si trovano a vivere in ambienti marginali

-          ragazze con segnalazione dei tribunali per i minori

-          ragazze con provenienza da ambienti familiari disagiati

-          ragazze che hanno sperimentato abusi e violenze

 

 

 

 

q             Mansioni del volontario

 

-          coadiuvare i responsabili in somministrazione e preparazione degli alimenti

-          coadiuvare in tutte le iniziative di casa

-          coadiuvare nelle attività di doposcuola

-          partecipare a tutte le riunioni di equipe

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Firenze:

 

Istituto Don Orione

Via Capo di mondo, 34 – 50136 - Firenze

       

 

 

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

q             Attività: Assistenza a Disabili autosufficienti e non                

 

La Sede di attuazione di progetto per la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE “Istituto Don Orione”, in conformità con lo spirito religioso di Don Orione, nostro padre fondatore, è rivolta al servizio di persone bisognose di aiuto , nella fattispecie disabili, autosufficienti per quanto riguarda le attività motorie essenziali (vestirsi, lavarsi , mangiare , camminare), ma non autonomi per molti altri aspetti della vita. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto, redatti dai membri dell’equipe della struttura, cercherà di offrire attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti, favorendone l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni, per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. Attualmente possono essere alloggiati 30 ospiti residenti  e 10 diurni.

 

q             Mansioni del volontario

 

I volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti:

 

 

I volontari sono chiamati a assistere e guidare gli ospiti nelle vari attività suddette, una guida fatta di stimolazione, di consigli di incoraggiamenti, di aiuto, in una parola, a far si che tutte le potenzialità di recupero degli ospiti loro affidati vengano risvegliate e sviluppate, senza sostituirsi ad essi ma portandoli ad acquisire autonomia e capacità decisionale ragionata e libera, insomma aiutandoli a fare e a fare bene.

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Selargius (CA):

 

Parrocchia e Oratorio - Selargius

Piazza Don Orione,10 – 09047 – Selargius (Cagliari)

       

 

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

 

q       Attività: Animazione e supporto educativo

 

 

Ø                 Offrire luoghi di riferimento sicuri spazi di incontro e di protagonismo; sviluppare i propri interessi in una sintesi vitale del loro essere “cittadini”:

 

- Maturazione Umana

L’attenzione specifica è rivolta al giovane nella dimensione della sua umanità secondo le particolari fasi della crescita per aiutarlo a costruire una personalità matura.

Maturazione umana che significa essere “soggetto” della propria storia all’interno della storia del mondo, accogliendo la vita come un dono e un compito, in una ricerca continua di significato e di senso aperta e orientata al trascendente.

 

- La vita come servizio e testimonianza

La maturazione umana  e l’appartenenza alla società sfociano naturalmente nell’assunzione graduale di un impegno originale e concreto di servizio nei confronti dell’uomo; tale servizio supera gli ambiti particolari di azione e diventa slancio di impegno.

 

Ø                  Attivare un sistema di prevenzione

 

Al centro c’è il giovane con al sua individualità e la sua totalità, anima e corpo, individuo e società, presente e passato. Il trinomio fondamentale “ragione, religione, amorevolezza” riassume l’originalità del metodo e lo concretizza nelle sue linee essenziali.

 

 

Ø                 Camminare insieme

 

- accompagnarsi coi giovani,

cioè trovarsi con loro e inserirsi al punto e al momento della loro maturazione umana e cristiana, del loro cammino di crescita, lungo la loro strada, mettersi in ascolto e accoglienza delle loro domande e delle loro aspirazioni.

- andare ai giovani,

cioè eliminare le distanze, farsi prossimi, accostarsi a loro. Come Don Orione vogliamo incontrare i giovani per le strade, nelle piazze, nelle scuole… per ascoltarli, accoglierli e invitarli all’oratorio.

- valorizzare i giovani,

Cioè riconoscere e far sviluppare il patrimonio che i giovani hanno per suscitare in loro spinta motivazionale, volontà di impegno e gioia di crescita.

 

Ø                 Incontrarsi

 

Vivere insieme, nel più profondo rispetto per la persona e ciascuno con i propri carismi, una stessa tensione formativa attenta alle domande della società da un lato, ed alla ricerca di una identità Ascolto, accoglienza, servizio, prevenzione insieme con la presenza di un volontariato attivo e responsabile sono elementi fondanti del nostro impegno educativo.

 

 

q     Mansioni del volontario

 

 

L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso e di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed eventi  sia di normale andamento e sia  di attività straordinarie della parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso il sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria, darà un valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al Centro fanno capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto agli operatori del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per collaborare all’efficienza dei servizi resi agli utenti. Nell’attività dell’oratorio e della parrocchia, i volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto formativo, morale, civile, in:

 

-         Attività Oratoriali: accoglienza, giochi, organizzazione

-          Varie attività Sportive

-         Accoglienza immigrati (Costituire un punto di riferimento per immigrati che hanno difficoltà di prima accoglienza. Promuovere  uno spazio interculturale. Garantire la presenza di un mediatore culturale. Dare opportunità agli immigrati di  soddisfare i bisogni primari (condividere un pasto caldo, usufruire di una doccia, ricevere vestiti per cambiarsi  poter trascorrere la notte)

-         Laboratorio di Artigianato

-         Laboratorio Danza

-         Laboratorio Musica

-         Animazione ed attività ricreativa per anziani

-         Servizio, appoggio e sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura

-         Laboratorio doposcuola e strategie d’apprendimento

-         Laboratorio d’Informatica

-         Laboratorio Teatrale

-         Attività Ludico-Ricreative e di animazione varia

-         Sportello polifunzionale informativo servizi sociali e consulenza generale.   

 

 

 

 

 

 

 

Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di progetto:

 

·       Sede di Magreta (MO):

 

Casa Accoglienza “Orione 80” - Magreta

Via Don Franchini, 400 – 41010 – Magreta (Modena)

       

In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue finalità  e agli obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:

 

q             Attività: Accoglienza minori in stato di abbandono e a rischio di devianza

 

 

La Casa di Accoglienza “Orione 80” si occupa di accoglienza per minori (sia italiani che stranieri) e funziona anche come Casa Famiglia. In particolare, negli ultimi tempi, si occupa di accogliere minori extra-comunitari in stato di abbandono e a rischio di devianza. E’ convenzionata con il Comune di Modena, con diverse ASL della stessa Provincia e con il Centro di rieducazione del Tribunale per i minori di Bologna. Offre anche un servizio di prima accoglienza per Modena e alcuni Comuni limitrofi. La struttura della Comunità è adeguata secondo le più recenti norme igienico-sanitarie e di sicurezza. I minori sono alloggiati in camere da 3-4 letti ciascuna, tutte arredate e con il proprio bagno. In generale, l’obiettivo è quello di cercare di formare dei ragazzi educati ed autonomi, capaci di fare sacrifici e in grado, all’ uscita dalla comunità, di inserirsi nel mondo del lavoro, di integrarsi nella società onesta e, nel caso vi siano, di ricongiungersi con i loro familiari.

 

I punti principali del progetto educativo prevedono:

-         una prima accoglienza che dura dai 15 ai 30 giorni

-         un periodo medio di verifica delle qualità del minore di 2-3 mesi, durante il quale ogni minore, seguito dagli educatori, collabora nelle pulizie della casa, esegue piccoli lavoretti e- se straniero- inizia l’ apprendimento della lingua italiana.

-         i minori dai 12 ai 14 anni frequentano la scuola media con i coetanei e sono seguiti nei compiti

-         i minori con più di 15 anni hanno la possibilità di essere inseriti nel laboratorio ceramico della Cooperativa “Uscita di Sicurezza B”.

 

Il Progetto Individuale prevede tre tipi di scuola:

-         la scuola media

-         una scuola professionale con stage finale ed eventuale borsa lavoro

-         una scuola serale di italiano (se stranieri)

 

Ai ragazzi stranieri vengono fatti ottenere: permesso di soggiorno, tesserino  sanitario, codice fiscale, passaporto e, quando possibile, il libretto di lavoro.Tutto questo fermo restando che il progetto individuale venga da loro portato avanti con serietà ed impegno.

 

 

 

 

 

 

 

 

q       Mansioni del volontario

 

I volontari, il giorno in cui prenderanno servizio, saranno accompagnati all’interno della struttura dove sono ospiti i minori, allo scopo di conoscere l’ organizzazione della struttura stessa, gli educatori ed i coordinatori educativi. I volontari si inseriranno, seguendo un percorso formativo, all’ interno dell’ organizzazione già in corso affiancando gli educatori nelle mansioni comunitarie, al fine di conoscere meglio i ragazzi di cui cureranno i progetti relativi al sostegno scolastico, di socializzazione e del tempo libero.

 

 

Il sostegno scolastico

 

-                Secondo capacità del volontario e necessità del momento, il volontario potrà  affiancare il minore nello svolgimento dei compiti e nel recupero di materie arretrate.

-                Nel caso si tratti di un minore straniero il volontario potrà seguirlo nell’ apprendimento delle basi e/o potenziamento della lingua italiana.

 

Progetti di socializzazione

 

-                Al fine di favorire un sano e normale sviluppo dei minori è bene che questi abbiano contatti anche all’ esterno della Comunità con gruppi sportivi e sociali (parrocchie, boy-scouts, centri gioco, ecc.)

-                Il volontario potrà accompagnarli, seguirli, instaurare un rapporto con loro e con il gruppo stesso per favorire che ciò avvenga in un clima sereno e controllato.

 

Tempo libero

 

-                “L’ozio è padre dei vizi”…pertanto ogni attenzione, iniziativa e dialogo che avvengono anche nel tempo libero è importante !

-                Proporre, creare, accompagnare, sono attività che il volontario, sempre affiancando gli educatori, potrà svolgere con i minori.

 

Non sono da escludere anche accompagnamenti  per gite, eventi, feste, visite mediche e iscrizioni scolastiche.

 

 

 

Il  volontario/a si occuperà quindi di, inizialmente, affiancare gli educatori per apprendere le regole e le mansioni della Comunità, per poi muoversi all’ interno della stessa con più autonomia e sicurezza possibile, sempre accompagnato, sostenuto e supervisionato però dal suo OLP, che sarà presente durante ogni suo servizio.

 

 

 

 

 

 

 

 

NO

 
 


16) Specificare se il progetto prevede o meno l’impiego di tutor:

 

 

17) Strumenti e modalità di pubblicizzazione del progetto:

    

 

Il progetto verrà diffuso e pubblicizzato attraverso brochure, locandine, manifesti da affiggere nelle rispettive sedi; attraverso il sito internet dell’Ente e altro mezzo di diffusione disponibile per una buona informazione all’opinione pubblica. Pubblicazione sui periodici interni della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE. Pubblicazione sui periodici interni della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione. Pubblicazione di annunci su quotidiani locali. Diffusione del materiale pubblicitario nelle facoltà universitarie e nelle scuole specifiche attinenti al progetto. Saranno presi contatti con INFORMAGIOVANI e punti di informazione per i giovani. Si svolgeranno incontri pubblici nelle Sedi di attuazione di progetto in occasioni di feste, conferenze e attività specifiche. Adeguata pubblicità con passaggi su tv e radio locali, durante il periodo post-bando.

 

 

18) Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione dei volontari:

    

La selezione verrà fatta sulla base di quanto è stato approvato dall’Ufficio Nazionale Servizio Civile ed approvato dal Direttore generale con la determinazione del 30 maggio 2002.

 

 

 

19) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

    

NO

 

 

 

 

 

20)            Piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto:

    

 

Il piano di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto,  prevede che: l’OLP di ogni Sede di attuazione di progetto invia, alla fine di ogni mese, al Responsabile Nazionale di Servizio Civile, una relazione sul lavoro svolto dai volontari e sull’andamento del servizio civile ed eventuali incontri di verifica. In riferimento alla formazione che verrà effettuata, il piano di monitoraggio del servizio civile prevede che: la Sede all’inizio dell’anno programmerà la propria formazione specifica e ne darà comunicazione per scritto al Responsabile Nazionale. In ogni Sede verranno svolti durante il servizio  civile, incontri di verifica e addestramento per una formazione continua, per verificare costantemente l’attività organizzata, per confrontare e condividere  le esperienze del servizio svolto nella realtà operativa, da parte di tutti (operatori/volontari) e per acquisire nozioni e aggiornamenti specifici alle attività presenti. Tutto il materiale riferito agli incontri, sarà inviato al Responsabile Nazionale di Servizio Civile per l’Ente che depositerà tutto il materiale pervenuto nell’archivio della Provincia Religiosa San Benedetto di Don Orione e copia dello stesso, lo invierà all’Ufficio Nazionale per il Servizio civile, come è regolato dalla normativa vigente in materia.  

 

Il Monitoraggio si effettuerà su due tipologie di risultati e su un piano di rilevazione interno:

 

 

o       MONITORAGGIO RISULTATI PROGETTO (Strumenti e metodologie a cura dell’Esperto di Monitoraggio)

 

§               Costruzione di un calendario delle attività del volontario sia interne che esterne alla sede.

§               Costruzione di un mansionario specifico del volontario

§               Costruzione di scheda valutazione sulle attività svolte e sull’avanzamento del progetto.

§               Realizzazione di incontri periodici con gli OLP per la verifica delle attività svolte in merito all’avanzamento del progetto. Verbale scritto e corredato di documentazione allegata che testimoni lo svolgimento delle attività.

§               Costruzione di schede per la valutazione intermedia degli obiettivi ed eventuale riprogettazione del percorso.

§               Costruzione di schede per la valutazione finale degli obiettivi raggiunti e sull’apprendimento del volontario.

 

 

o             MONITORAGGIO RISULTATI APPRENDIMENTO E CRESCITA DEI VOLONTARI (Strumenti e metodologie a cura dell’Esperto di Monitoraggio)

 

§               Costruzione di schede per la redazione da parte dei volontari di un rapporto scritto settimanale che raccolga tutte le attività e le competenze acquisite.

§               Predisposizione di schede di valutazione per il monitoraggio della soddisfazione dei volontari in relazione al percorso di apprendimento.

§               Realizzazione di incontri in gruppo mensili tra i volontari e gli OLP della Sede per la verifica dell’andamento del servizio. Verbale scritto e corredato di documentazione allegata.

 

 

o             PIANO DI RILEVAZIONE INTERNO (Strumenti e metodologie a cura dell’Esperto di Monitoraggio)

 

 

§               VERIFICA IN ITINERE:

 

1.      Incontri periodici di gruppo (uno al mese di norma) alla presenza dell’Operatore Locale di Progetto, che raccoglie i successi e le problematiche riscontrati nello sviluppo dei progetti individualizzati e si fa strumento per appianare le difficoltà o suggerire nuovi percorsi. L’intento di questi incontri è esplicitare le modalità dei progetti e stimolare i volontari a trovare autonomamente nuove strategie percorribili per il raggiungimento degli obiettivi. Detti incontri sono verbalizzati a turno dagli stessi volontari e vertono sulle tematiche riscontrate nello svolgimento di tutte le attività previste.

2.      Momenti di verifica, verbalizzati, previsti tra volontario e OLP al termine di ciascun progetto individualizzato: ciò può avvenire al termine delle due settimane consecutive di servizio. Nel caso di esito negativo, si reimposterà il progetto originario alla luce delle nuove informazioni emerse e lo si applicherà per una nuova durata. Nel caso di esito positivo, si potrà valutare il caso di continuare con la stessa persona o iniziare un nuovo progetto individualizzato con un altro soggetto.

 

§               VERIFICA FINALE:

 

1.      Autovalutazione da parte del volontario protagonista, che licenzia la sua esperienza con un atteggiamento maturo e obiettivo. Al volontario, infatti, sarà richiesta la stesura di una relazione sulla qualità del servizio fornito, e sul grado di costruttività dell’esperienza vissuta, che si soffermi possibilmente sui casi umani presi in carico e sulle connotazioni, anche affettive, che saranno emerse. Non da ultimo, gli verrà chiesto un giudizio critico sulla qualità della struttura, delle persone che vi lavorano e sul grado di adesione alla mission aziendale, da lui percepita.

2.      Compilazione da parte del OLP di un questionario rivolto agli stessi ospiti (nel caso in cui siano ancora lucidi o, in caso contrario, lo completerà lui stesso) circa la loro percezione dell’esperienza relazionale.

3.      Relazione finale del OLP su ciascun volontario, basata sul conseguimento o meno degli obiettivi a lui dedicati.

 

 

 

21) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

    

NO

 

 

 

 

22)Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64:

    

NO

 

 

23)Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del progetto:

    

 

 

 

24)Eventuali copromotori e partners del progetto con la specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto:

    

 

 

 

25)Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:

    

·              Utilizzo delle risorse strutturali presenti nelle Sedi periferiche operative (aule, laboratori, teatri, palestre, spogliatoi, ect.)

·              Nello specifico, utilizzo degli strumenti in dotazione nelle Sedi di Attazione di progetto (materiale monouso, abbigliamento idoneo, personal computers, materiale didattico, etc.)

·              Fornitura di una divisa e di un cartellino di riconoscimento per garantire un’immagine decorosa e facilmente individuabile.

·              Locale adibito a sala riservata ai volontari con servizi igienici.

·              Materiale di consumo per le attività di laboratorio e attrezzature adeguate.

 

 

CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISITE

 

 

26)Eventuali crediti formativi riconosciuti:

    

Il decreto ministeriale 24 febbraio 2000, n. 49 individua le tipologie di esperienze che danno luogo a crediti formativi in esperienze "acquisite al di fuori della scuola di appartenenza, in ambiti e settori della società civile legati alla formazione della persona ed alla crescita umana, civile e culturale quali quelli relativi, in particolare, alle attività culturali,  artistiche e ricreative, alla formazione professionale, al lavoro, all'ambiente, al volontariato, alla solidarietà, alla cooperazione, allo sport". Il servizio civile di cui alla citata legge 6 marzo 2001, n. 64 trova dunque possibilità di riconoscimento nella normativa secondaria già vigente e non richiede espressi atti modificativi per essere introdotta nel sistema valutativo degli esami di stato. Con la circolare (in allegato) del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 09 Luglio 2004 (prot.2626) inviata ai Rettori delle Università degli studi e all’UNSC e con la circolare Crediti formativi agli universitari del servizio civile nazionale pubblicata sul sito ufficiale dell’UNSC in data 29/07/2004 (in allegato), si sancisce che le Università potranno valutare secondo la loro autonomia fino ad un massimo di 9 crediti da imputare alle attività formative a libera scelta dello studente. Inoltre, sempre su richiesta dello studente, gli Atenei, potranno riconoscere ulteriori crediti (sempre fino ad un massimo di 9), valutando l’attinenza delle attività svolte nel servizio civile con gli obiettivi formativi del corso di studio.

 

 

27) Eventuali tirocini riconosciuti:

    

 

 

 

28)Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini del curriculum vitae:

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FORMAZIONE GENERALE DEI VOLONTARI

     

 

 

29)Sede di realizzazione:

    

Sede – Città

Indirizzo

Endofap DON ORIONE Liguria

Via  Cellini, 17  - 16143 Genova

 

 

30)            Modalità di attuazione:

    

 

La formazione generale è effettuata in proprio, presso l’Ente PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE con formatori propri e in collaborazione con: Endofap DON ORIONE Liguria, Via Cellini, 17 – 16143 – Genova - Tel. e Fax. 010510555

 

ENDOFAP Liguria

ENDOFAP Liguria è un Associazione no profit della PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA che si prefigge la formazione, la qualificazione e la riqualificazione di giovani ed adulti, dipendenti e non dell’Opera Don Orione. Inoltre è  regolarmente iscritto all’Albo Regionale Ligure degli Enti di Formazione e partecipa attivamente alle iniziative del settore, sostenendo le Politiche Attive del Lavoro. L’elemento distintivo di ENDOFAP rispetto ad altri Enti che operano nel settore della Formazione e in contesti affini, è la mission specifica, rivolta certamente allo sviluppo della formazione e dell’aggiornamento professionale, ma con particolare attenzione al contesto morale ed etico, nel rispetto dell’impostazione carismatica di Don Orione. La proposta formativa di ENDOFAP Liguria si sviluppa dall’esperienza maturata in diversi anni nella formazione aziendale nell’ambito Piccolo Cottolengo di Don Orione e in altre realtà dell’Opera, per poi aprirsi all’ esterno, con l’intenzione di  estendere i frutti del lavoro svolto anche fuori dai confini dell’Opera orionina. ENDOFAP, in coerenza con la propria mission fondata sul carisma orionino, si propone di ideare, progettare e gestire corsi, servizi, consulenze, studi e ricerche nell’ambito educativo, dell’orientamento e della formazione professionale, guardando al settore pubblico e privato, cercando di rispondere alla domanda formativa emergente anche delle fasce sociali più deboli; operativamente si prefigge di collaborare con organismi comunitari sopranazionali, con le amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali e con qualsiasi Ente pubblico o privato disposto a realizzare attività in coerenza con i propri scopi e con la mission formativa.

 

 

 

31) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:

    

NO

 

 

 

 

 

 

 

32)Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

    

 

Il progetto prevede un percorso formativo per permettere ai volontari un efficace e consapevole inserimento all’interno dei meccanismi e delle attività presenti nelle diverse strutture, in modo che siano in grado di attivarsi in collaborazione con le figure professionali d’ambito, integrandosi con la vita e le esigenze della struttura arrecando un valido supporto agli “ospiti”, siano questi minori, anziani, giovani, ragazze madri o disabili.

Inoltre il percorso formativo prevede la promozione sul nostro territorio di una cultura nuova, che si rifà ai principi costituzionali di solidarietà e non più (non solo), al diritto/dovere di difendere il territorio, come avveniva per il “vecchio” Servizio Civile. Il percorso si svilupperà su tre incontri (uno all’inizio del servizio, uno alla metà e il terzo alla fine) e si useranno le metodologie standard di formazione.

 

Il percorso è finalizzato a:

o       far acquisire strumenti teorici, tecnici e relazionali utili a favorire l’operatività e la partecipazione consapevole dei volontari presso l’Ente/Sedi, favorendone la partecipazione, la sensibilità e l’operatività  sulla base di un percorso atto a perseguire la costruzione di un forte legame di pace;

o       valorizzare al massimo le potenzialità e capacità dei volontari, rendendoli consapevoli di una loro possibile crescita professionale e umana, coscienti dell’importanza e del valore del loro servizio, momento di condivisione delle potenzialità di bene di ciascuno.

o       rendere i volontari di servizio civile in grado di inserirsi in prima persona, ma sempre sotto il monitoraggio degli OLP, nelle attività già presenti in struttura, al fine di contribuire al perseguimento della migliore qualità di vita degli “ospiti”, assecondandone desideri e attitudini.

 

 

 

33)Contenuti della formazione: 

    

 

q       PRIMO INCONTRO: prima dell’avvio del servizio, i volontari e i docenti si incontreranno per discutere le linee generali del progetto.

     Nell’arco di questo incontro-riunione,  si prevede l’approfondimento di:

 

 

1.      Itinerario carismatico:

a.      Contesto storico in cui visse Don Orione (1872-1940).

b.      Vita e attività di Don Orione

c.       Motivazioni fondative. La storia e soprattutto il carisma di Don Orione guidano ancora il presente e il futuro della sua attività, improntata e diretta da prospettive quali: il valore sociale della carità, inteso come creazione e diffusione di una cultura della solidarietà; il valore ecclesiale della carità, non intesa come un semplice raccogliere le sofferenze di oggi, ma come il segno vivo di una testimonianza cristiana.

 

 

2.      Itinerario umano e culturale:

 

a.      Storia e Principi dell’obiezione di coscienza

b.      “Difendere la Patria con mezzi non violenti” un obiettivo possibile

c.       Presentazione della Carta Etica del Servizio Civile Nazionale

d.      Esposizione delle principali leggi e normative in materia di  servizio civile.

e.      Il servizio civile come “cittadinanza attiva”

f.        Confronto sulle problematiche di servizio: diritti e doveri dei volontari in SC e definizione del loro ruolo; importanza della figura del volontario nella società contemporanea.

g.      Presentazione delle attività già presenti in struttura, all’interno delle quali i volontari   saranno direttamente coinvolti.

h.      Esposizione degli aspetti principali di alcune discipline tra cui pedagogia, psicologia, animazione, etica (le stesse verranno approfondite durante la “formazione specifica”, in riferimento alla tipologia di utenti con i quali il volontario presta il suo servizio)

 

 

Lo scopo di questo modulo è quello di dare ai partecipanti l’occasione di riflettere sul rapporto del volontario con l’associazione che l’accoglie, e sulle proprie motivazioni. In particolare si intende mettere a fuoco il tema delle motivazioni, nel contesto del Servizio Civile Nazionale, inteso come occasione per mettere in pratica un comportamento di “cittadinanza attiva”.

 

q       SECONDO INCONTRO: a metà del periodo di prestazione del servizio, i volontari saranno invitati a confrontarsi, discutere, chiarire dubbi eventuali problemi. Sarà possibile, con il monitoraggio dell’Esperto di Monitoraggio e degli OLP che hanno seguito da vicino i volontari, verificare il raggiungimento o meno dei primi risultati; nonché valutare le motivazioni e gli interessi degli stessi volontari, per eventualmente modificare e migliorare la loro attività. Sarà riproposto il Servizio Civile come “Cittadinanza Attiva” e si faranno verifiche e confronti con gli indicatori del primo incontro. Inoltre, l’incontro darà la possibilità di rilevare indicatori di qualità relativi all’andamento del progetto, quali soddisfazione del volontario in base alle aspettative di partenza, modalità di gestione e organizzazione delle attività, livello di coinvolgimento personale e motivazionale ecc.

 

q       TERZO INCONTRO: quando tutti i volontari avranno terminato il loro servizio si prevede un incontro conclusivo, dove saranno discussi i risultati del progetto, gli obiettivi raggiunti, problemi incontrati. Verifiche generali sui temi proposti nel primo incontro ed eventuale miglioramento e riprogettazione dell’aspetto formativo.  Sarà un momento di crescita per tutti, per i volontari riflessione sul proprio futuro, per gli OLP e gli operatori della struttura  stimolo a un eventuale riprogettazione del servizio erogato, col proposito di renderlo sempre più efficace.

 

 

 

34)Durata: 

    

30 ore (su tre incontri)

 

 

 

 

 

Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari

 

 

35)Sede di realizzazione:

    

Le singole sedi di attuazione di progetto

 

 

36)Modalità di attuazione:

    

La formazione specifica è affidata alle varie figure professionali di riferimento presenti nelle sedi di attuazione del progetto, e verrà costantemente supervisionata dal formatore dell’ente accreditato e attuata in collaborazione con: Endofap DON ORIONE Liguria, Via Cellini, 17 – 16143 – Genova - Tel. e Fax. 010510555

 

 

 

 

37) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i:

    

 

CRISTINA TORRISI nata a GENOVA il13/07/1977

 

 

38)Competenze specifiche del/i formatore/i:

    

Laurea in “Scienze della Formazione”, specializzazione in “Esperto nei processi formativi”  Votazione: 108/110

Tesi:Percorsi di formazione professionale per operatori delle Aziende di Servizio alla Persona. Implicazioni pedagogiche e didattiche, dal progetto alla valutazione.”

Docente in diversi corsi ENDOFAP per materie psicopedagogiche, formatore d’ambito per Obiettori di servizio civile e Volontari di servizio civile (normative e leggi in materia, diritti e doveri, cittadinanza attiva, definizioni del ruolo, importanza della figura volontario/obiettore, etc.).

Nell’ambito del progetto destinato alla realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo di cittadini stranieri: elaborazione di griglie per i colloqui di selezione, selezione e valutazione candidati con diverse competenze e provenienze, individuazione e valutazione aziende, realizzazione di borse lavoro, rendicontazione e predisposizione della modulistica di riferimento.

Nel biennio caratterizzante “Esperto Nei Processi Formativi”: educazione degli adulti, psicologia della formazione, psicologia dei gruppi e delle organizzazioni, psicologia del lavoro, metodologia della ricerca sociale, sociologia dell’organizzazione, sociologia della comunicazione, didattica, informatica II, statistica II, economia dell’istruzione, tecnologie dell’istruzione.

Vedere Curriculum Vitae allegato.

 

 

 

 

 

39)Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

Il progetto prevede, dopo i tre incontri di formazione generale, un momento di formazione di base  specifica e approfondita delle discipline fondamentali in relazione alla tipologia di servizio e della struttura di riferimento nella quale il volontario sarà inserito.

 

Gli OLP ricevono annualmente una scheda di verifica da compilare ed inviare al Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente, esplicitando numero di incontri svolti, elementi positivi e negativi riscontrati, suggerimenti.

Rimane di estrema importanza documentare, attraverso relazione scritta da parte degli OLP di tutte le sedi di attuazione di progetto,  tutti gli incontri di verifica  svolti.

Il materiale scritto riferito agli incontri svolti sarà poi inviato al Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente. Il Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente a sua volta depositerà tutto il materiale nell’archivio della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE e copia dello stesso, lo invierà all’Ufficio nazionale per il Servizio civile, come è regolato dalla normativa vigente in materia.  

Ogni Sede di attuazione di progetto all’inizio dell’anno sociale programmerà la propria formazione specifica.

Successivamente ne darà comunicazione per iscritto al Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente.

 

40)            Contenuti della formazione: 

    

Il progetto si evolve nei suoi contenuti con un margine di flessibilità rispetto alla struttura di riferimento (residenza per anziani, casa accoglienza, centro giovanile ecc.).

Il volontario necessita, infatti, di un’adeguata preparazione teorica antecedente all’ingresso pratico in struttura. Per questo sarà opportuno supportarlo attraverso un basilare apprendimento degli aspetti specifici delle discipline precedentemente trattata. (Ad esempio, il volontario che opererà con anziani dovrà conoscere lo stato di salute e malattia degli utenti, le principali patologie geriatriche, gli interventi psico-pedagogici attualizzabili).

 

I contenuti saranno trattati attraverso i seguenti step:

1.      Accoglienza del volontario presso la struttura.

2.      Presentazione dei valori e delle motivazioni proprie dell’attività svolta dall’ente.

3.      Partecipazione e coinvolgimento del personale e dei volontari al progetto assistenziale dell’ente.

4.      Stimolazione del senso di appartenenza e di corresponsabilità  tra le figure che ruotano intorno al progetto.

5.      Confronto, approfondimento e sostengo del servizio svolto.

6.      Ricerca di nuovi percorsi per migliorare il servizio.

7.      Fornitura documentazione formativa di carattere pratico-teorico specifico inerente le mansioni assegnate (libri, dispense, materiale fotografico, cartelle nominative, etc.)

8.      Partecipazione a corsi interni di aggiornamento se inerenti alle mansioni assegnate.

 

 

41) Durata: 

    

50 ore

necessarie per il riconoscimento dei crediti formativi universitari come da vostra circolare  del 09 luglio 2004 – prot. 2626.

Altri elementi della formazione

 

 

42)Risorse finanziarie investite destinate in modo specifico alla formazione sia generale, che specifica:

    

Quantificabili in circa Euro 3.900,00 (progettazione, formatore, supporti cartacei, mezzi tecnici, spostamenti ecc.).

 

 

43)Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto:

    

In questa fase rientra la Verifica e l’addestramento: In ogni Sede verranno svolti nel corso del Servizio Civile, incontri di verifica e addestramento (incontri periodici possibilmente mensili), per una formazione continua, con l’OLP della Sede di attuazione di progetto e gli operatori, per monitorare e per verificare costantemente l’attività organizzata, per confrontare e condividere  le esperienze del servizio svolto nella realtà operativa da parte di tutti (Operatori, volontari), per acquisire nozioni e aggiornamenti specifici alle attività presenti, che fanno  riferimento sempre al PROGETTO GENERALE, presentato dall’Ente, formulando anche negli stessi incontri varie proposte di lavoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

    

Genova, 19 Settembre 2004                                                           Il Progettista

Dott. Roberto Franchini

 

 

 

 

 

Il Responsabile del Servizio civile nazionale                   Il Responsabile legale dell’ente                             Percivale Fulvio                                                 Don Lucio Felici