PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
PROVINCIA
RELIGIOSA
SAN
BENEDETTO
DI
DON ORIONE
Graduatoria Selezione
Progetto Servizio Civile
1)
Ente
proponente il progetto:
PROVINCIA
RELIGIOSA SAN BENEDETTO di DON ORIONE Via
Paverano, 55 - 16143
- Genova - Tel. 01052291 - Fax 010511107 http://web.tiscali.it/prsbge, servizi.camaldoli@pcdo.it |
1)
NZ01070
Codice di accreditamento:
3
2)
Classe
di iscrizione all’albo:
3)
Titolo
del progetto:
CARITA’
E AZIONE |
4)
Settore
ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):
La
Piccola Opera della Divina Provvidenza di cui la PROVINCIA
RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE è parte integrante, svolge la sua
attività a favore dei disabili fisici e psichici, degli anziani auto
sufficienti e non, dei minori, delle ragazze-madri, dei giovani in difficoltà
nelle strutture scolastiche, nelle parrocchie e negli oratori. Settore: ASSISTENZA Aree di
intervento:
ANZIANI-MINORI-GIOVANI-DISABILI-DONNE CON MINORI A CARICO E/O IN
DIFFICOLTA’ Codifica : A01 - A02- A03 - A06 - A11 |
5)
Descrizione
del contesto territoriale e/o settoriale entro il quale si realizza il progetto
con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori
misurabili:
La Piccola Opera della Divina Provvidenza
si inserisce proficuamente nel tessuto sociale del territorio italiano,
avviando percorsi di integrazione con le comunità referenti e raccogliendone
le istanze più significative. Essa è aperta prevalentemente all’accoglienza
di uomini e donne anziani e/o disabili ma opera anche efficacemente con minori,
ragazze madri, studenti e giovani. La provenienza geografica degli utenti già
inseriti riguarda tutte le regioni Italiane dove la Piccola Opera della
Divina Provvidenza opera. È divisa in tre Province: la PROVINCIA SAN MARZIANO
(Nord Italia), la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE
(Centro Italia) e la PROVINCIA SS APOSTOLI PIETRO E PAOLO (Sud Italia). Per
una più approfondita analisi del bacino di utenza dei vari settori
potenzialmente interessati all’offerta dei nostri servizi, presentiamo gli
ultimi studi statistici disponibili dall’ISTAT. Disabili
e Anziani I risultati dell’indagine svolta dall’ISTAT sui
presidi residenziali socio-assistenziali in Italia, rendono molto chiara la
situazione. Le informazioni raccolte riguardano tutte le strutture in cui
trovano alloggio persone che per motivi diversi si trovano in stato di
bisogno: anziani soli o con problemi di salute, disabili, minori sprovvisti
di tutela, giovani donne in difficoltà, stranieri o cittadini italiani con
problemi economici e in condizioni di disagio sociale. Ad un’utenza così
eterogenea corrisponde un’ampia varietà di servizi residenziali, sia pubblici
che privati, sia del settore “non profit” che con fine di lucro. I dati descrivono
i presidi residenziali dal punto di vista organizzativo, i modelli di
convivenza adottati, il personale impiegato, il rapporto con le istituzioni
pubbliche e i costi del soggiorno. Per quanto riguarda gli ospiti delle
strutture le informazioni raccolte riguardano i principali caratteri
demografici e i problemi sociali, economici o di salute che sono alla base
del ricovero. L’offerta
di servizi residenziali subisce un continuo processo di trasformazione,
dovuto alla chiusura o alla riconversione di alcuni presidi e alla nuova
attivazione di altri. I presidi residenziali attivi in Italia al 31 dicembre
2000 sono 7.731, per una disponibilità complessiva di 321.747 posti letto.
Rispetto all’anno precedente le unità abitative sono aumentate del 3%, mentre
il numero di posti letto è diminuito del 2,4% (Prospetto 1.1). Si registra
quindi una lieve riduzione delle capacità ricettive: il numero medio di posti
letto è passato da 44 nel 1999 a 42 nel 2000. Le strutture di più recente
attivazione sono tendenzialmente più piccole rispetto alle istituzioni più
tradizionali e hanno il carattere di comunità; questo si riscontra
soprattutto nel caso dei presidi per minori, in conformità con quanto
indicato nei più recenti provvedimenti normativi. Nel corso degli anni Novanta
sono stati attivati molti presidi a carattere comunitario, sia per i minori,
sia per persone con bisogni assistenziali di varia natura: adulti con
disturbi psichici, donne con bambini a carico o sottratte allo sfruttamento,
anziani e adulti con disabilità. Per quanto riguarda il tipo di utenza
prevista, la parte più ampia dell’offerta è destinata ad accogliere le
persone anziane (Figura 1.1), spesso in condizioni di non autosufficienza. Di
tutti i presidi residenziali censiti nel 2000, infatti, il 61% è finalizzato
al ricovero degli anziani, anche se in circa la metà di queste strutture
vengono ospitate sia persone anziane, sia persone al di sotto dei 65 anni. I
presidi dedicati ai minori sono il 17% del totale, ma arrivano al 26% se si
comprendono le strutture che accolgono anche persone con più di diciotto
anni. Figura
1.1 - Presidi residenziali socio-assistenziali per tipo di utenza. Anno 2000 Le presenze rilevate al 31 dicembre 2000 sono 283.316, di cui oltre
i tre quarti hanno superato la soglia dei 65 anni, mentre gli adulti
compongono il 15% e i minori poco più dell’8%. Nel corso del 2000 gli ospiti
nel complesso sono diminuiti del 2,7%, ma vi sono differenze rilevanti fra le
diverse fasce di età: mentre i minori sono diminuiti del 15%, gli adulti sono
aumentati del 7% e gli anziani, contrariamente alla tendenza degli anni
Novanta, risultano lievemente diminuiti (-3%) (Prospetto 1.1). Per quanto
riguarda gli stranieri si registra un incremento consistente in termini
relativi (25%), ma il loro numero in valore assoluto è ancora contenuto e la
loro incidenza sul totale degli ospiti è appena del 3,6%. I cittadini
stranieri si concentrano prevalentemente nelle età più giovani, dove la
composizione per cittadinanza ha subito variazioni significative. Per quanto
riguarda i bambini e gli adolescenti, in particolare, l’aumento degli ospiti
provenienti da altri paesi ha coinciso con un forte calo degli italiani che
vivono nei presidi; questo ha contribuito ad accrescere la quota di stranieri
fra i minori, che è passata dal 12% nel 1999 al 18% nel 2000. Prospetto 1.1 - Presidi
residenziali, posti letto e ospiti per classe d'età e per cittadinanza. Anni
1999 e 2000 Dal punto di vista territoriale non vi sono cambiamenti di rilievo rispetto
all’anno precedente; i presidi sono concentrati per il 57% nelle regioni
settentrionali, mentre in Italia centrale si trova il 18% delle strutture e
nel Meridione il 25% (Figura 1.2). L’offerta di servizi dell’Italia
settentrionale si conferma superiore, rispetto alle altre aree geografiche,
anche in rapporto alla popolazione residente. Il numero di posti letto per
10.000 abitanti passa da un minimo di 20 nella regione Campania a un massimo
di 131 nella Provincia Autonoma di Trento. Figura 1.2 - Presidi residenziali
socio-assistenziali per ripartizione geografica. Anno 2000 Anche
il tipo di utenza a cui si rivolgono le strutture residenziali presenta
alcune differenze territoriali: nel Meridione le strutture residenziali per
minori rappresentano il 33% dell’offerta complessiva e quasi un quarto degli
ospiti è di età inferiore a diciotto anni; nelle regioni settentrionali e
centrali, invece, i presidi per minori sono soltanto l’11% e gli ospiti
minorenni sono una quota molto ridotta del totale. Viceversa, i presidi che
accolgono adulti e anziani sono concentrati nel Centro e in particolar modo
nel Nord, dove gli utenti con più di 65 anni sono l’82%. Gli ospiti delle
diverse fasce d’età, quindi, non sono distribuiti in modo uniforme sul
territorio: gli anziani risiedono per il 71% nei presidi del Nord, contro il
15% nel Centro e il 14% nel Meridione. I minori, invece, risiedono per il 50%
nei presidi del Sud e delle Isole, contro il 15,5% nel Centro e il 34,5% nel
Nord. Data l’assoluta prevalenza degli anziani sul totale degli ospiti, in
Italia settentrionale si trova la maggior parte delle persone assistite in
Italia (Figura 1.3). Figura 1.3 - Ospiti dei presidi
residenziali per fascia d'età e ripartizione geografica. Anno 2000 I
servizi disponibili si differenziano, oltre che per il tipo di utenza, per le
caratteristiche organizzative e le finalità specifiche dell’assistenza
fornita. In ogni regione i bisogni di alloggio, di tutela e di prestazioni
sociali o sanitarie della popolazione trova risposte differenziate per quanto
riguarda la tipologia dei presidi. Nel Lazio, ad esempio, l’assistenza agli
anziani si basa principalmente sulle residenze assistenziali, mentre altre
tipologie di presidi sono poco diffuse; in altre regioni, come il Veneto, sono
molto numerose le residenze socio-sanitarie, dove è più forte la componente
sanitaria; in Lombardia gran parte delle strutture per anziani sono
accreditate come Residenze sanitarie assistenziali (RSA). Analogamente a
quanto osservato nel 1999, nel corso del 2000 quasi la metà dei presidi
residenziali ha dovuto rifiutare nuove accoglienze per mancanza di posti
letto disponibili. Situazioni in cui la domanda di assistenza residenziale ha
superato l’offerta si sono verificate in tutte le tipologie di presidi, ma
vengono dichiarate più spesso dai centri di accoglienza notturna. Tali
strutture offrono un servizio di ricovero occasionale a persone con grave
disagio economico e familiare, sono aperte in orari serali prestabiliti e
assicurano l’accoglienza per una sola notte, con possibilità eventuale di
rinnovo. Rispetto al 31 dicembre del 1999 questi centri sono aumentati in
modo consistente (da 13 a 43 unità) e sono stati censiti anche nelle regioni
meridionali, dove risultavano del tutto assenti. Il numero di strutture con
tali requisiti, tuttavia, rimane molto ridotto e non sembra ancora
sufficiente a soddisfare la corrispondente domanda assistenziale: il 64% dei
centri di accoglienza notturna ha dovuto rifiutare nuove accoglienze (il 100
per cento nel 1999). Per quanto riguarda gli anziani, il rifiuto di
accogliere nuovi ospiti si verifica soprattutto nelle strutture a maggiore
valenza sanitaria, dove sono ospitati principalmente gli anziani non
autosufficienti. Le RSA e le residenze socio-sanitarie per anziani hanno
anche elevatissime percentuali di posti letto occupati alla fine dell’anno,
mentre nelle residenze per anziani autosufficienti la disponibilità di posti
letto è mediamente più alta. Dal punto di vista degli ospiti si assiste a
rapidi cambiamenti: diminuisce il ricovero degli autosufficienti e una quota
crescente degli utenti anziani ha problemi di non autosufficienza. L’offerta
di strutture assistenziali sembra adeguarsi tempestivamente ai bisogni della
domanda: nel corso del 2000 le residenze assistenziali per autosufficienti
sono diminuite di circa il 16%, mentre il numero di strutture ad alta
integrazione sanitaria è aumentato del 47%
(Prospetto 1.2). Per quanto riguarda i minori, l’esubero di domande
rispetto alle capacità ricettive si conferma sempre più raro nel caso degli
istituti, di cui soltanto il 14% ha rifiutato nuove accoglienze. Queste
strutture, infatti, hanno dimensioni ampie e sono rivolte a un bacino di
utenza tendenzialmente in diminuzione. Inoltre, in base alla normativa
vigente, gli istituti per minori sono destinati a cessare l’attività entro il
31 dicembre del 2006, poiché non idonei al soddisfacimento dei bisogni di
bambini e adolescenti. I minori bisognosi di assistenza, pertanto, vengono
orientati in maniera privilegiata verso altre tipologie di presidi, quali le
comunità familiari e le comunità educative, dove risulta infatti più intenso
l’utilizzo dei posti letto esistenti. Prospetto 1.2 - Disponibilità di
posti letto nei presidi residenziali e ospiti per classe d'età e tipologia di
presidio. Anno 2000 Si conferma una
tendenza generale del Paese, con decremento delle nascite e allungamento
delle aspettative di vita. Una
sintetica analisi della domanda di mercato, eseguita al nostro interno,
rivela attualmente una stabilizzazione delle richieste di ingressi da parte
degli utenti maschili, un’ aumentata richiesta di posti per utenti femminili,
e una notevole riduzione degli ingressi di persone disabili, soprattutto al
di sotto dei 65 anni di età. Questa situazione fa presagire, se detta
tendenza dovesse venire confermata nel tempo, l’esaurimento naturale del
gruppo storico dei disabili presenti in struttura e una conseguente maggior
attenzione prestata alle esigenze degli ospiti anziani, con tutto quel che ne
consegue in termini di organizzazione del lavoro e dei servizi. Minori Proseguendo l’analisi dei dati provenienti dall’ISTAT
evidenziamo qui di seguito altre due tabelle, rappresentanti rispettivamente:
la popolazione residente in Italia nel 2001, e la suddivisione per classi di
età:
Il mondo minorile ed adolescenziale rappresenta nella
società moderna un punto di confronto di grande impegno, con il quale si
misura anche il grado di civiltà di una popolazione. Di seguito vengono
proposti alcuni dati (per certi versi molto critici) della situazione del
mondo giovanile italiano. La rilevazione, in relazione
alla diffusione di modelli e di comportamenti a rischio, ha registrato tra i
giovani tra i 12 e i 19 anni un elevato consumo di alcolici (il 26,1%
li consuma “spesso” e ben il 45,3% “occasionalmente”) e superalcolici (con un
uso frequente per il 12,7% e occasionale per il 30,5%). Per quanto riguarda
l’assunzione di droghe, si rileva una discreta tendenza a consumare
hashish e marijuana: usa spesso queste sostanze il 6,5% degli intervistati,
più raramente l’11,3%. Segue, con percentuali più contenute, il consumo di
cocaina, molto frequente per l’1,8% dei giovani e occasionale per il 2,8%,
mentre l’eroina registra un grado di penetrazione minore. Il consumo delle
droghe di sintesi tende ad affermarsi prevalentemente in contesti
specifici, spesso legati alla vita
notturna: ketamine, crystal ed ecstasy vengono utilizzate “spesso” o
“occasionalmente” da oltre il 4% del campione. In ogni caso, una delle caratteristiche dei
consumatori delle nuove droghe è la poliassunzione, ossia la tendenza ad
assumere più sostanze in una stessa serata: negli ultimi anni, a quelle
tradizionali si è aggiunta una grande varietà di nuove droghe ed è sempre più
frequente il consumo legato al divertimento e al tempo libero. Sul piano
sociale e dello sviluppo delle opportunità formative, occorre rilevare come
non si sia ancora riusciti a contrastare la dispersione scolastica in
diverse aree regionali del nostro Paese, un fenomeno strettamente correlato
alla diffusione della manodopera minorile. In Italia, nel 2000, i
minori di 15 anni impegnati in attività lavorative risultavano 147.285, pari
al 3,1% dei ragazzi di quella fascia d’età. L’incidenza dei minori lavoratori
sulla popolazione minorile complessiva è strettamente correlata all’età:
nella classe tra i 7 e i 10 anni è dello 0,5% e sale progressivamente fino ad
arrivare all’11,6% tra i 14enni. Per quanto riguarda le vittime di abuso
sessuale, le statistiche del 2003 registrano un dato preoccupante: dopo
il picco nell’anno 2000 (700 vittime di abuso) e una generale diminuzione nel
2001 e nel 2002, il dato parziale relativo ai primi sette mesi del 2003 fa
registrare un aumento del +17,7% rispetto allo stesso periodo del 2002.
Questa variabilità riscontrata negli ultimi quattro anni risulta tuttora di
difficile interpretazione. Mostra allarmanti curve di crescita anche il
ripetersi di forme di sfruttamento e di abuso a danno di bambini e
adolescenti (comprese quelle consumate in famiglia o a fini commerciali, la prostituzione
minorile, la pedofilia, ect.).
L’Italia dedica appena lo 0,9% della ricchezza nazionale alle politiche
familiari. Tutti gli altri Paesi dell’Unione spendono molto di più per la
famiglia, a partire dal Portogallo e dai Paesi Bassi che destinano l’1,2% del
Pil alle politiche familiari. L’analisi dei
dati presentati nel Rapporto 2003
suggerisce alcuni possibili percorsi di intervento che vanno nella direzione
di migliorare la qualità degli interventi e della formazione permanente di tutti
gli operatori e di un incremento della capacità progettuale di nuovi servizi
per l’infanzia e la famiglia, coniugando la creatività con l’analisi dei
costi e dei benefici economici e sociali; deve altresì essere rafforzato il
sostegno a interventi progettuali specifici mirati a combattere le forme di
sfruttamento e abuso nell’infanzia non solo tramite la repressione
dell’illegalità, ma soprattutto con
politiche di prevenzione e interventi di salute mentale. Il disagio
nell’infanzia e nell’adolescenza deve essere analizzato alla luce delle
trasformazioni e delle riorganizzazioni dell’individuo nel corso dello
sviluppo, valutando caratteristiche individuali, fattori di rischio e fattori
protettivi presenti nel contesto familiare e socio-culturale, come evidenziano
i dati presenti in questo Rapporto.
Nel corso dello sviluppo un individuo affronta precisi compiti, la cui
risoluzione influenza la sua capacità di adattamento nelle successive fasi
evolutive. Ogni successo nel superamento di un compito evolutivo aumenta le
probabilità di una buona riuscita nei compiti successivi; viceversa, i
fallimenti aumentano la possibilità di andare incontro a ulteriori
fallimenti. Lungi dal comportare una visione deterministica, questa
prospettiva consente di osservare il corso dello sviluppo e di intervenire
nel momento in cui si rendono evidenti pericolose deviazioni non adattive: il
destino di un bambino non è irrimediabilmente segnato a partire dalle prime
difficoltà evolutive, perché in ogni
momento è possibile che nuovi elementi modifichino la situazione. Il fenomeno della devianza
minorile non è facilmente quantificabile per via del cosiddetto numero
oscuro, rappresentato da quella quota di reati non conosciuta alle autorità
giudiziarie a causa delle mancate denunce. Un dato che viene osservato in
modo costante è quello dei minori denunciati o che entrano negli Istituti
penali per i minorenni (Ipm). I minori denunciati alle Procure diminuiscono,
tra il 1991 e il 2000, del 14,4% nel corso del decennio, passando da 44.977 a
38.963. Per quel che riguarda i minori stranieri denunciati alle Procure la
situazione è differente. Dal 1991 al 1995, la percentuale aumenta del 60%,
mentre dal 1996 diminuisce progressivamente avvicinandosi nel 2000 ai valori
registrati nel 1993. Nel 2000, l’incidenza dei minori stranieri sul totale
dei minori denunciati è del 23,4%. Le minorenni denunciate alle Procure
diminuiscono del 28% circa dal 1991 al 2000. Nello stesso periodo
diminuiscono le denunce nei confronti dei minori di 14 anni (-23%).Nel
periodo che va dal 1991 al 2000, i 3/4 delle denunce a carico dei minori
riguardano gli italiani. Osservando il dato degli ingressi negli Ipm si nota
una inversione del rapporto: nel 1996 gli italiani ne rappresentavano il
55,3% di fronte al 44,7% degli stranieri. Nel 2000 tale rapporto è invertito:
il 41,3% degli ingressi in Ipm riguarda minori italiani, mentre il 58,7%
minori stranieri. Di particolare interesse è il dato che si ottiene in base
al rapporto tra minori denunciati e ingressi in Ipm. Nel 1996, il 3,4% dei
minori italiani denunciati fa ingresso in Ipm contro il 7,7% dei minori
stranieri denunciati. Per i minori italiani tale rapporto diminuisce
progressivamente passando al 2,6% nel 2000, mentre per i minori stranieri
tende progressivamente ad aumentare, raggiungendo il 12,1% nel 2000.
Relativamente all’anno 2002, i minori che hanno fatto il loro ingresso negli
Ipm sono risultati in totale 1.476, di cui l’85% circa composto da maschi.
Nell’85% circa dei casi si è trattato di nuovi ingressi, nel 10% circa di
trasferimenti da Istituti penali per adulti, e nel rimanente 5% dei casi da
rientri in istituto. Per quel che riguarda la nazionalità, il 57,3% risulta costituito da stranieri
contro il 42,7% di italiani. Per
quanto riguarda il numero dei minori, presenti negli Ipm, divisi per classe
di età, sesso e posizione giuridica, si può notare che dei 452 presenti, il
46,7% è composto da giovani adulti di età superiore a 17 anni, mentre il
40,7% da minori della fascia d’età 16/17 anni. Il 52,9% dei presenti negli
Ipm è costituita da soggetti in attesa di primo giudizio, mentre il 35% sta
scontando la pena in modo definitivo. Nel 91,6% dei casi si tratta di maschi.
I dati sulle presenze negli Ipm varia in base al Paese di provenienza
indicano una maggioranza di italiani (53,8%) e una presenza significativa di
110 minori provenienti da altri Paesi europei (24,3%), soprattutto jugoslavi,
albanesi e rumeni, e una discreta presenza di minori africani (89 in tutto,
il 19,7% del totale) provenienti soprattutto dal Marocco. In merito
all’ingresso nei Centri di prima accoglienza (Cpa, strutture non carcerarie
che ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati, in attesa
dell’udienza di convalida e che permettono di evitare l’impatto con
l’istituto penale), la maggior parte è costituita da stranieri (1.952, circa
il 56% del totale) rispetto agli italiani (1.561, 44% circa). Quasi i quattro
quinti degli ingressi nei Cpa sono di maschi (2.790, più del 79%) mentre il
restante 21% di femmine. Inoltre, la quasi totalità dei minori (il 94% circa) entra nei Cpa in seguito a
un arresto. Il motivo delle uscite dai Cpa è rappresentato, nel 22% circa dei
casi, dall’applicazione della custodia cautelare (791 episodi su 3.520); il
17% dei minori viene rimesso in libertà o usufruisce della permanenza in
casa; nel 16% circa c’è il collocamento in comunità e nel 12% vengono
applicate le prescrizioni. L’11% dei soggetti presenti nei Cpa non è
imputabile (ha un’età inferiore ai 14 anni), il 2% è maggiorenne mentre nell’87%
dei casi si tratta di minori imputabili. Tra questi primeggiano i
diciassettenni (34%), seguiti dai
sedicenni (26%), dai quindicenni (16%)
e, infine, dai quattordicenni (10,6%). Tra le misure cautelari finalizzate al
trattamento della devianza minorile, il dpr 448/1988 prevede il collocamento
in comunità. Anche in questo caso la percentuale più alta è rappresentata dai
minori di età compresa tra i 16 e i 17 anni (866, 64% circa), mentre è
inferiore la percentuale dei minori tra i 15 e i 16 e di 18 anni e oltre (17%
per i 14-15enni, 18% per i 18enni e oltre). I minori di 14 anni entrati in
comunità costituiscono l’1% dei casi. Il collocamento in comunità riguarda
nel 57% circa dei casi gli italiani (752 su 1.326), nel 36% gli stranieri
(478) e nel 7%i nomadi (96). A usufruire della misura del collocamento in
comunità sono in prevalenza i maschi (92% circa). Gli Uffici di servizio
sociale per i minorenni (Ussm) offrono assistenza ai minori autori di reato
in ogni fase del procedimento penale. Durante l’attuazione del provvedimento
dell’autorità giudiziaria, l’Ussm svolge attività di sostegno e di controllo
nei confronti dei minori sottoposti a misure cautelari non detentive. I dati
sulle segnalazioni dei minori all’Ussm nel 2002; di questi, il 70,8% è rappresentato
da italiani, il 18,4% da nomadi e il 10,6% da stranieri. Il 74% circa dei
soggetti segnalati dall’autorità giudiziaria erano a piede libero (per un
totale di 16.263 su 21.851). Il 58,4% del totale dei nomadi segnalati (e il
63,4% degli stranieri) è rappresentato da soggetti a piede libero; per gli
italiani tale incidenza è pari all’80,2%. Nel 2002, su un totale di quasi
22.000 segnalazioni all’autorità giudiziaria, il 71% riguarda minori
italiani, il 18% minori stranieri e il restante 11% minori nomadi. Se si
osserva il numero dei soggetti presi in carico nel 2002 da parte dell’Ussm,
si nota che il 77% è rappresentato da italiani, il 14% da stranieri e il 9%
da nomadi. Dividendo il numero dei soggetti presi in carico per il numero dei
soggetti segnalati, si ottiene un indicatore della capacità dell’Ussm di
intervenire in relazione alle necessità del territorio. Per l’anno 2002, tale
rapporto è del 64% circa; analizzando il dato in funzione della
nazionalità, si nota che tale valore è
del 70% per gli italiani, del 53% per i nomadi e del 50% per gli stranieri. È
interessante analizzare le tipologie di interventi svolti nei confronti dei
minori presi in carico dagli Ussm. Per quel che riguarda l’applicazione delle
misure cautelari, i minori italiani usufruiscono soprattutto delle
prescrizioni e del collocamento in comunità (28% dei casi per entrambe le
misure) ma anche della permanenza in casa
(27%). I minori stranieri, al contrario, usufruiscono soprattutto
della custodia cautelare (48%) e, in seconda misura, del collocamento in
comunità (30%). Anche i nomadi usufruiscono prevalentemente della custodia
cautelare (41% circa) e in secondo
luogo della permanenza in casa (29% circa). Un dato certamente non nuovo, ma
che fa riflettere sulle reali opportunità di usufruire delle misure
innovative del dpr 448/88, è quello relativo alla messa alla prova. Il 17%
circa dei minorenni italiani presi in carico usufruiscono della messa alla
prova (1.827 su 10.811), rispetto al 10% degli stranieri (206 su 2.011) e solo
al 4% dei minori nomadi (49 su 1.222). La misura della pena detentiva viene
rivolta per lo più agli stranieri e ai nomadi (rispettivamente nel 5,1% e nel
4,3% dei casi rispetto al numero dei presi in carico). I minori italiani cui
viene applicata tale misura rappresentano l’1,9% dei presi in carico (205 su
10.811). Giovani e Scuole I
cambiamenti intervenuti in questi ultimi anni, in Italia come in tutti i
Paesi europei e del mondo, hanno posto l’accento sulla necessità di rivedere
l’organizzazione dei sistemi educativi per renderli più funzionali ai
cambiamenti del mondo del lavoro e della vita sociale e hanno sottolineato
l’importanza di una formazione lungo tutto l’arco della vita. «Divenire
l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace
di una crescita economica duratura, accompagnata da un miglioramento
quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione
sociale» è il nuovo obiettivo strategico dell’Unione Europea annunciato in
occasione del Consiglio Europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000) e ribadito in
occasione del Consiglio Europeo di Stoccolma (23 e 24 marzo 2001). Questo
importante obiettivo obbliga i sistemi d’istruzione e di formazione a
impegnarsi in una seria operazione di rinnovamento e ad «avviare una
riflessione generale sugli obiettivi concreti futuri dei sistemi d’istruzione
e formazione, basata sulle preoccupazioni e sulle priorità comuni, nel
rispetto delle priorità nazionali…». I
giovani, che rappresentano la più importante risorsa per l’Europa, sono oggi
circa 75 milioni, compresi tra 15 e 25 anni. È naturale che l’istruzione e la
formazione di questa rilevante fascia di popolazione, non possa che essere
presa in grande considerazione da parte della civiltà moderna. In tal senso, anche
il legislatore italiano, ha voluto-dovuto prendersi carico della situazione
del nostro ordinamento scolastico: con la legge n. 53 di riforma del sistema
d’istruzione e formazione riconosce, infatti, quale finalità del sistema
educativo quella di favorire la crescita della persona umana nel
rispetto dei ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità di
ciascuno e delle scelte educative della famiglia, in coerenza con i principi
dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti
dalla Costituzione. Il rinnovamento della scuola si inserisce in un
contesto caratterizzato da profondi cambiamenti. Basti pensare
all’eccezionale e inarrestabile sviluppo tecnologico che condiziona e
trasforma la vita di ciascuno di noi e ai cambiamenti sociali ed economici
che si rincorrono con una variabilità finora sconosciuta. Tra i compiti della
nuova scuola, delineati dal piano di riforma, vi è quello di facilitare
l’inserimento dei giovani nella nuova «società della conoscenza», offrendo a
essi strumenti per fronteggiare la complessità, per essere cittadini attivi,
per esercitare un ruolo di protagonisti e poter partecipare ai processi
decisionali. I
dati di una recente indagine OCSE denunciano che il 65,5% della popolazione
adulta non supera il secondo livello di alfabetizzazione. In Italia i
laureati sono solo il 9% della popolazione che lavora e meno della metà di
coloro che frequentano la scuola superiore finisce regolarmente gli studi
contro una media che nell’OCSE è vicina al 70%. I tassi di dispersione
a livello di scuola superiore e universitaria sono da noi tra i più alti
d’Europa e con essa aumentano le percentuali di persone a rischio di
emarginazione e di esclusione sociale. In relazione al fenomeno dell’abbandono scolastico bisogna rilevare che non
sempre la scuola è attrezzata per combattere questo fenomeno. Nell'ambito
scolastico, quando si è fortunati, si riceve un insegnamento nozionistico.
Tale trasmissione d’informazioni serve, soprattutto, a tranquillizzare la
coscienza degli insegnanti, i quali possono sempre dimostrare a se stessi ed
agli altri che è stato completato un programma di studio. Purtroppo, si fa
poca vera educazione. Manca, talora, la sufficiente preparazione e l'adeguata
motivazione degli insegnanti nell'affrontare i numerosi e delicati temi ed i
tanti problemi di crescita emotiva e di maturazione sociale
dell'adolescente e del giovane, che spesso è abbandonato a se stesso e non riceve
un sufficiente sostegno affettivo e socio-relazionale, né in ambito familiare,
né in quello scolastico. La stessa preparazione nozionistica impartita negli
anni della scuola risulta, il più delle volte, del tutto inutile ai fini di
un’adeguata formazione professionale e di un successivo inserimento
lavorativo. Così, accanto ad un indubbio aumento della criminalità minorile,
non va dimenticata la sempre più difficile possibilità di un adeguato
inserimento nel mondo del lavoro, alla fine del periodo scolastico. Il problema della dispersione scolastica e dell’insuccesso formativo ha
assunto sempre più il significato di chiave di lettura non solo del
servizio scolastico, ma dell’intero sistema formativo. È, infatti, un
fenomeno complesso sia per la sua fenomenologia (mancati ingressi, evasione
dell’obbligo, abbandoni, proscioglimento dall’obbligo senza conseguimento del
titolo, ripetenze, bocciature, frequenze irregolari, ritardi rispetto
all’età, assolvimento formale dell’obbligo, qualità scadente degli esiti),
che per la pluralità di cause, interne ed esterne alla scuola, che lo determinano.
Vi sono, infatti, ragioni soggettive, che toccano la condizione dello
studente che abbandona: disagio, situazioni familiari, emarginazione sociale.
Vi sono ragioni oggettive: limiti e insufficienze del sistema
scolastico, assenza di un reale coinvolgimento delle famiglie e del mondo
esterno, diffusione del lavoro minorile. Nell’abbandono scolastico c’è,
innanzitutto, la perdita subìta da chi abbandona, ma c’è anche una perdita
per il sistema nel suo insieme, per la società e per l’economia, che vede
venir meno una preziosa risorsa. Per tali motivazioni, siamo convinti di
trovarci di fronte a un problema complesso, che non appartiene solo alla
scuola ma a tutta la società. Tale complesso fenomeno, non riducibile a
semplici interpretazioni di causa ed effetto, va analizzato secondo un
approccio sistemico, che tenga conto della realtà personale e sociale dei
soggetti e che rimandi a una continua interazione tra condizioni interne ed
esterne alla scuola, che si intrecciano alle problematiche del vissuto
giovanile. Si tratta di intervenire in un’ottica ecosistemica, ossia
attraverso l’integrazione di risorse e di progetti all’interno e all’esterno
del sistema di istruzione. L’approccio sistemico, comporta la presa in carico
della condizione giovanile da parte della comunità educativa e sociale,
rendendo possibile la progettazione unitaria di tutto il territorio,
attraverso la collaborazione e l’integrazione intra-interistituzionale tra
diverse figure professionali. Ciò consente anche di passare da interventi
rivolti a una fetta di studenti, i «dispersi» o i cosiddetti soggetti «a
rischio», all’intera popolazione giovanile in formazione. Tale evoluzione è
stata provocata dal fatto che il fenomeno della dispersione scolastica segue
e ha sempre seguito le trasformazioni sociali, trasformandosi essa stessa
nelle manifestazioni e negli esiti. Oggi,
infatti, il disagio si manifesta sotto diverse forme nel territorio nazionale
e, in particolare: • nei grandi centri urbani e nelle aree
a forte immigrazione emerge una fascia di evasione e di grande difficoltà
nella scuola di base che si intreccia a fenomeni di marginalità linguistica,
sociale e produttiva; • nell’accesso alla scuola secondaria
superiore emerge una fascia di dispersione che ha certamente una base socio-culturale,
ma che chiama in causa anche la scuola dentro cui sono stati compiuti
percorsi di formazione inefficaci; • in generale emerge un fenomeno
diffuso di disagio esistenziale che coinvolge anche persone che godono di
buona posizione sociale e di un normale rendimento scolastico, che rimanda a
un clima relazionale non positivo che investe le famiglie, la scuola e più in
generale il livello della convivenza civile del Paese e dei singoli
territori. Le
ricerche condotte a partire dagli anni Settanta hanno messo in evidenza
alcune variabili che contribuiscono a definire il profilo dei soggetti a
rischio di abbandono: a)il genere: abbandonano più i maschi; b)
la famiglia di origine: le frequenze di uscita dal sistema scolastico sono
inversamente proporzionali al capitale culturale della famiglia di origine; c) l’età: le uscite più massicce sono in
corrispondenza con le tappe iniziali dei diversi cicli scolastici, anche se
esistono fenomeni di abbandono anche negli anni intermedi dei diversi cicli; d)
l’irregolarità scolastica: percorsi scolastici segnati da ripetenze e
interruzioni costituiscono una condizione necessaria ma non sufficiente per
l’abbandono stesso. Tale variabile assume rilevanza quando associata a
carenze culturali, familiari, materiali; e)le motivazioni soggettive: tale aspetto non compare spesso
nelle ricerche. In particolare, le spiegazioni fornite dai soggetti sulle
motivazioni che hanno portato all’abbandono si dividono in due gruppi: coloro
che forniscono spiegazioni di tipo personale fino all’autocolpevolizzazione e
coloro che scorgono nel funzionamento della scuola o in difficoltà familiari
le ragioni prioritarie della decisione di interrompere gli studi; f) la precocità dell’abbandono: sembra ipotizzabile che tanto più
l’abbandono è precoce, tanto più è possibile un rientro nella scuola; g)la marginalità sociale: una parte di coloro che abbandonano vive una
condizione caratterizzata dall’intreccio tra emarginazione scolastica e
povertà economica, culturale e affettiva che rende difficile mettere a punto
interventi e forme di recupero focalizzate esclusivamente sul soggetto. Tale
marginalità unita agli insuccessi scolastici si esprime spesso nella carenza
di competenze cognitive e sociali, associandosi a sentimenti di
autosvalutazione, difficoltà socio-relazionali, ecc.; h)
gli esiti post-abbandono: una fetta considerevole di giovani rientra, a vario
titolo, nel sistema formativo (corsi di formazione professionale, corsi
serali, apprendistato, contratti di formazione-lavoro). In altri casi si verifica
un inserimento nel mondo del lavoro, spesso in attività di servizio poco
qualificate o fuori o ai limiti della legalità. Per
concludere, l’evoluzione degli studi e delle ricerche empiriche in materia ha
determinato una nuova concezione della dispersione che, anziché imputare le
cause esclusivamente alle caratteristiche socio-culturali e
psicologico-individuali dell’allievo, vede l’insuccesso scolastico come
insuccesso della scuola nel perseguimento e nel raggiungimento degli
obiettivi formativi cui è istituzionalmente preposta. In
sintesi, il fenomeno della dispersione scolastica come si è presentato in
Italia fino a oggi è stato caratterizzato da: 1.
una
particolare accentuazione nella scuola di base delle regioni meridionali,
nelle isole e nelle zone urbane degradate; 2.
una
rigidità del sistema scolastico, che nelle scuole secondarie, soprattutto
superiori, produce un’elevata selezione che si collega a una didattica poco
efficace; 3.
la
necessità di legami più stretti e coerenti tra istruzione generale e
istruzione professionale, sia statale che regionale; 4.
la
scarsa collaborazione tra scuola, famiglia e istituzioni locali; 5.
l’insufficiente
formazione dei docenti sul tema sia in fase iniziale sia in servizio; 6.
la
sostanziale inefficacia delle attività di orientamento. I
cambiamenti sociali hanno avuto una ricaduta anche sugli interventi di natura
normativa, tant’è che dal 1997 l’espressione promozione del successo
formativo ha sostituito quella di lotta alla dispersione
scolastica. Ragazze
madri Le cifre innanzi tutto: in Italia, le ragazze
madri, nubili, divorziate, vedove e così via, sono circa 1 milione
<<dovute alle alte percentuali delle nascite illegittime, il 29
percento, e dei divorzi, il 40%; nonché alla promiscuità ed alla irresponsabilità
di molti padri>>. Infatti il nucleo familiare tradizionale, padre,
madre e figli, è il 48% del totale; gli altri nuclei sono formati da coppie
non sposate o in cui, uno od entrambi i genitori sono divorziati, o anche da
coppie gay. In casi estremi la responsabilità è delle ragazze madri; le
natalità illegittime tra le ragazze extracomunitarie sotto i 18 anni sono
quasi il 40%, numerose sono le ventenni con due o tre figli. La condizione delle ragazze madri varia
tra quelle divorziate che hanno gli alimenti dall’ex marito e non. Sappiamo
che molte lasciano a casa soli, incustoditi, i figli dai sei anni in su. E’
una cosa che avviene anche quando entrambi i genitori hanno un impiego. Sono
milioni di bambini che, usciti da scuola, trascorrono ore in solitudine o
giocando in strada, tenuti a malapena d’occhio da qualche vicino. Esistono
naturalmente delle eccezioni. Ci sono ragazze madri per scelta, soprattutto
tra le career girl, le ragazze in carriera, che vantano alto reddito e
dispongono di costose strutture di supporto. Il
nostro desiderio è di lavorare su tutto il territorio italiano. Abbiamo
partecipato a conferenze e incontri sul problema delle famiglie italiane, e
il contatto sempre più diretto con la realtà territoriale, ci spinge ad agire
in maniera più significativa qui in Italia. * Ben
50.000 famiglie ogni anno si sciolgono, 1.000 ogni settimana. * Un
matrimonio su tre non supera l'anno di vita coniugale. * Una
coppia su tre convive senza nemmeno sposarsi, e anche in questo caso, fuori dalle
statistiche di cui sopra, vi sono molte separazioni Questi i numeri crudi che molti
italiani danno quasi per scontati prendendoli con sorriso, indifferenza, o
come conquista sociale, hanno gravissime conseguenze sui figli che subiscono,
senza colpa, una violenza o quanto meno una carenza affettiva. Nella
sola provincia di Milano esistono
almeno 1.000 ragazze "schiave", costrette a lavorare dalla sveglia
della mattina fino all'ora di dormire, spesso senza avere un minimo salario o
addirittura minacciate di denuncia, essendo clandestine, se soltanto osassero
parlare. Centinaia di casi, tutte le settimane, di violenza sulle donne,
siano esse nubili o sposate, madri o senza figli, perpetrate a volte anche in
presenza dei bambini. Violenza che distruggono la donna nel profondo.
Centinaia e migliaia di bambini allo sbaraglio, e che i Servizi Sociali
affidano a centri sempre più affollati e introvabili. Bambini che subiscono
sulla propria pelle e sul proprio cuore, nel profondo dei loro sentimenti e
in modo inerme le violenze (psicologiche, morali, fisiche, sessuali) del
mondo degli adulti. Aumento del fenomeno dei ragazzi e delle ragazze di
strada. Specialmente nel sud, l'assenteismo dalla scuola ha toccato il 27%. Abbinare
un termine positivo quale è “gravidanza”, ad uno negativo quale è
“indesiderata” può apparire forzato e contraddittorio ma purtroppo così non
è. La gravidanza e la nascita di un figlio rappresentano un’esperienza
positiva per ogni donna e coppia indipendentemente dall’età se vissuta in un
contesto di scelta e reale progetto comune, ma nell’adolescenza l’esperienza
della gravidanza avviene in un contesto quasi sempre traumatico e non
desiderato, certamente inatteso a cui l’adolescente è impreparato soprattutto
nella nostra realtà sociale dove l’età dell’adolescenza è dilatata rispetto
al passato. Comunque il problema dei matrimoni e delle gravidanze precoci ha
dimensioni mondiali. In Asia il 18 % delle ragazze al di sotto dei 15 anni è
già sposato, la percentuale è uguale in Africa ed è dell’8 % in America
Latina. Le ragazze tra i 15 e 19 anni hanno il doppio di rischio di morire
per cause legate al parto, per le piccole al di sotto dei 15 anni il rischio
è quintuplo. L’aumentato rischio di morte legato al parto è dovuto più a
cause sociali che non mediche essendo le gravidanze di queste giovanissime
donne non seguita da medici od ostetriche ed il parto avvenendo in condizioni
sanitarie dubbie. Delle 500.000 donne circa che ogni anno muoiono nel mondo
per cause legate al parto moltissime sono bambine o appena adolescenti. Al di
là del rischio sanitario, molte e pesanti sono le conseguenze che pagano
queste giovanissime a causa di gravidanze che definire precoci è un semplice
eufemismo. Troppo grandi per giocare, troppo piccole per essere madri, queste
adolescenti sono in gran parte condannate ad abbandonare la scuola ed a
condurre una vita difficile, con lavori precari ed un equilibrio familiare
precario. Molte di loro sopravvivono facendo lavori domestici sottopagare e
sfruttate perché facilmente ricattabili, per lo stesso motivo alcune di loro
finiscono nel giro della prostituzione. I padri dei bambini quasi sempre sono
assenti. Se valutiamo la cosiddetta “mortalità scolastica” vediamo che maschi
e femmine si iscrivono a scuola nella stessa percentuale, ma nella prima
adolescenza moltissime ragazze abbandonano gli studi perché in gravidanza.
Nella maggior parte dei casi, al primo figlio di queste madri-bambine ne
seguono altri, riformando una di quelle famiglie fragilissime che non possono
offrire a ragazzi-e nessuna sicurezza sociale o educativa, ripetendo
l’esperienza negativa all’infinito. Spezzare questo circolo vizioso è
possibile, ad esempio con centri di accoglienza dove le madri-bambine
ricevono assistenza sociale, psicologica, economica ma soprattutto un aiuto
per non abbandonare la scuola, affrontare la maternità in modo positivo,
acquisire una loro autonomia ricominciando ad avere fiducia in se stesse e
nel futuro. L’obbiettivo è creare forme di aiuto e solidarietà fra donne che
possono aiutare le bambine, una struttura sociale e scolastica che aiuti le
bambine ad evitare maternità precoci ed educare i bambini futuri uomini, a
valori diversi, a essere uomini, padri responsabili, e non solo “machos”. La
dipendenza per molto tempo del figlio alla madre o alla famiglia è una
caratteristica umana; un rapporto più profondo e costante con la madre e con
il padre si rivela importante per la salute fisica e psichica del bambino. La
donna in genere affronta in questa fase la difficoltà di conciliare il lavoro
con il tempo che sente di dovere e desidera dedicare al bambino. La
gravidanza nell’adolescenza pone oltre alle difficoltà ora accennate anche
tutte le problematiche legate alla giovane età della madre. Se in passato era
normale una maternità nell’adolescenza ora il numero delle gravidanze portate
a termine, in Europa e nel resto del mondo occidentale, è sensibilmente
ridotto rispetto ad altri tempi. Dalle indagini del Ministero della Sanità ed
i dati I.S.T.A.T. emerge che in Italia si verificano circa 10.000 parti in
ragazze minorenni e circa 4.000 interruzioni volontarie di gravidanza legali
( circa 7 % del totale ), mentre numerose, purtroppo sono le ragazze che
ricorrono all’aborto clandestino per aggirare i numerosi ostacoli burocratici
posti per accedere all’aborto legale per le minorenni. La maggioranza delle
gravidanze nell’adolescenza avviene nel periodo fra il primo rapporto
sessuale e l’inizio della contraccezione ( 1- 2 anni ), senza trascurare quei
casi rari ma non impossibili di gravidanze al primo o ai primissimi rapporti
sessuali. Le interruzioni volontarie di gravidanza nelle adolescenti hanno
un’incidenza di circa il 7,4 % del totale. Come le interruzioni di gravidanza
volontarie in generale, anche quelle richieste dalle adolescenti sono in
diminuzione, anche se ai dati in nostro possesso mancano i numeri dell’aborto
clandestino. Purtroppo le ragazze più giovani effettuano in ritardo il test
di gravidanza per un meccanismo di rimozione e paura. Il ritardo
nell’effettuare il test porta a prendere atto della gravidanza in epoche
gestazionali più avanzate rispetto alle donne più adulte. Una interruzione
volontaria di gravidanza lascia in un’adolescente come in tutte le donne, una
cicatrice emozionale profonda e condizionamenti nei rapporti con i familiari,
con i coetanei, con se stessa e con la propria femminilità e sessualità. La
gravidanza indesiderata precoce ed intempestiva dell’adolescente è un evento
da evitare. Ma come avviene una gravidanza indesiderata? Come prevenire l’esperienza
negativa di una interruzione volontaria di gravidanza? Questo ci impone di
trattare i temi di educazione alla sessualità, informazione contraccettiva e
resistenze alla contraccezione. Molti ragazzi e soprattutto ragazze iniziano
la loro vita sessuale senza una reale consapevolezza del corpo e senza l’uso
di contraccettivi ( primo rapporto sessuale intorno ai 16 anni, più del 90 %
senza alcun contraccettivo ). Questo avviene perché nell’adolescente è
frequente un atteggiamento di immunità e invulnerabilità che porta a pensare
“a me non succede”. Ancora sussistono false credenze, tra cui quella che la
donna non può restare incinta al primo rapporto sessuale, che il coito
interrotto è un metodo sicuro e che il preservativo toglie ogni piacere.
Purtroppo la sessualità è ancora vista come peccato e trasgressione, perciò
usare contraccettivi è un po’ come premeditare un delitto. L’atteggiamento
verso i giovani non deve mai essere di censura protettiva, bensì di ascolto e
di apertura verso il dialogo per capire insieme le difficoltà ed i rischi,
oltre ai lati positivi che sono la maggioranza, della sessualità.
L’obbiettivo è rendere i giovani in grado di essere responsabili di se stessi
in tutto e dunque nel sesso. Ribadendo che l’aborto non è un metodo per controllare
le nascite, pur notando come abbiamo già fatto che il numero di interruzioni
volontarie di gravidanza è in calo costante, ma ancora troppo alto è il
numero delle interruzioni di gravidanza fatto illegalmente, con grandi rischi
per le donne. La legge 194 del 1978 da la possibilità di abortire in ospedale
con personale preparato e professionalmente adeguato ma troppo lunghe le
liste d’attesa. La gravidanza è caratterizzata da un susseguirsi di
avvenimenti sia fisici che psichici dove si alternano conflitti, serenità,
stati d’ansia, dubbi e paure. Questi normali accadimenti emotivi avvengono in
ogni donna ma saranno accentuati nella giovane adolescente che vive di per se
conflitti psicologici normali legati alla crescita ed al passaggio
dall’infanzia all’età adulta. Una gravidanza in età adolescenziale porta
inevitabilmente a saltare alcune fasi della normale crescita e maturazione
psicologica accentuando dove vi sono conflitti intrapsichici o di rapporto
sociale e familiare. La reazione della famiglia di origine inevitabilmente
condizionerà il vissuto della giovane donna nei confronti della gravidanza
inattesa sia che la porti a termine sia che la scelta sia una interruzione
volontaria di gravidanza. Nel caso di gravidanza portata a termine nei primi tre
mesi, saranno presenti variazioni continue dell’umore, sensazioni positive e
negative si alternano anche in base all’accettazione più o meno serena della
gravidanza sia a livello individuale che con il partner (se è presente) e
nella famiglia. Nei secondi tre mesi i mutamenti del corpo mettono a dura
prova l’equilibrio della giovane in rapporto alla propria immagine. I primi
movimenti fetali aumentano la consapevolezza e creano un supporto reale
all’immaginario sul bambino. Se da un lato la madre non vede l’ora di
conoscere il viso, tanto immaginato, del bambino che cresce dentro di se,
dall’altro il parto (come per tutte le donne ma accentuato dalla giovane età
) può essere vissuto come un avvenimento desiderato e temuto allo stesso
tempo, vissuto con ansia sia per la rottura di un legame così intenso sia per
paure sul futuro personale che del bambino. E’ sufficiente avere il bambino
tra le braccia per ricreare l’intensità del legame madre e figlio. Le
adolescenti sembrano, rispetto alle donne più adulte, per lo più interagire
con i propri figli con un minor uso di contatti visivi e sorrisi, compensando
con altre vie di comunicazione per lo più verbali e di contatto fisico.
L’allattamento al seno nelle adolescenti sembra essere raro, nella nostra
società occidentale, ma anche questo dipende molto dall’ambiente familiare e
sociale della giovane mamma. La civiltà di una società si riconosce
innanzitutto dalla protezione riservata ai bambini e dunque alla tutela della
gravidanza ed al rapporto madre-bambino. Il primo passo verso una reale
tutela sociale della giovane donna diventata madre è si economico ma anche e
soprattutto culturale, eliminando la condanna sociale alla ragazza-madre, la
condanna popolare della giovane in gravidanza. Fino a quando l’ipocrisia sociale
elogia la maternità ma di fatto negando la sessualità condanna al
pettegolezzo la gravidanza di un adolescente non riusciremo a creare una vera
rete di accoglienza e comprensione. Oltre a favorire un approccio alla
sessualità dell’adolescente, prendendo atto di una realtà inconfutabile ed
incontrovertibile, informando senza terrorizzare, ricerca di sentimenti,
emozioni e piacere responsabili e rispettosi dei propri desideri e dei
desideri dell’altro. Responsabilizzarsi significa anche essere consapevoli
delle emozioni che entrano in gioco nella sessualità ma anche dei possibili
rischi che non sono soltanto le MST ma è soprattutto il condizionamento di
tutta la propria vita in caso di una gravidanza non desiderata sia che questa
si concluda con un parto una IVG. Alcuni cenni storici: Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina
Provvidenza Don Luigi
Orione nacque a Pontecurone (Alessandria), il 23 Giugno 1872 e morì a
Sanremo il 12 Marzo 1940. E' conosciuto nel mondo come un campione della
santità cristiana e fondatore della Piccola Opera della Divina
Provvidenza. Affrontò problemi sociali ed ecclesiali di ogni genere,
avvicinò alte personalità della politica, della cultura e della Chiesa,
illuminando tutti con il suo sguardo sapiente e la sua azione generosa. Gli
scritti di Don Orione hanno raggiunto una infinità di destinatari, a tutti
portando conforto, intelligenza di fede, ricchezza di contenuti. Il Papa
Giovanni Paolo II lo ha beatificato il 26 ottobre 1980, presentandolo alla
Chiesa come "una meravigliosa e geniale espressione della carità
cristiana" e lo ha santificato il 16 Maggio 2004. La sua santità ha
suscitato e continua a generare fama e devozione nei fedeli, imitazione e
sequela nei discepoli. Della luce del suo carisma si sono illuminati molti
eminenti seguaci di Don Orione, alcuni dei quali stanno per essere proposti
agli onori degli altari, altri hanno lasciato profonde tracce nella vita
della Chiesa e della società. La sua fondazione, diffusa oggi in una trentina
di nazioni del mondo, comprende le Congregazioni religiose dei Figli della
Divina Provvidenza, delle Piccole Suore Missionarie della Carità, l'Istituto
Secolare e un vasto Movimento Laicale, formato da Volontari, Ex
Allievi, Amici, Benefattori, Obiettori di coscienza e Volontari di Servizio
Civile, che irradia nel mondo, soprattutto tra i più poveri, lo spirito e i
progetti di bene del Fondatore. Per Piccola
Opera della Divina Provvidenza si intende l'insieme delle attività e
delle strutture che hanno preso avvio direttamente per iniziativa di Don
Orione o, dopo la sua morte, come sviluppo di sue precedenti indicazioni.
Attualmente i Figli della Divina Provvidenza sono 1035: 3 vescovi, 721
sacerdoti, 65 fratelli, 7 eremiti. In formazione ci sono 211 chierici e 26
fratelli di voti temporanei, 59 novizi. Sono riuniti in 8 Province, 2
Vice-Province e 3 Delegazioni. I Figli della Divina Provvidenza sono presenti
e svolgono le loro opere in 296 località di 30 nazioni; EUROPA: Italia,
Polonia, Spagna, Gran Bretagna, Irlanda, Vaticano, Francia, Svizzera,
Albania, Romania, Bielorussia, Ucraina; AMERICHE: Brasile, Argentina,
Uruguay, Cile, Paraguay, Venezuela, Messico, U.S.A.; AFRICA: Costa d'Avorio,
Togo, Madagascar, Kenya, Cabo Verde, Mozambico; ASIA: Giordania, Filippine,
India. Attualmente i religiosi
orionini sono 1.032 e le suore 990. Il carisma
orionino, in quanto dono particolare dello Spirito per seguire Cristo e vivere
il Vangelo, per il bene e la missione della Chiesa, è "cattolico".
Cioè è destinato a tutti i popoli e culture, è adatto a tutte le epoche e
situazioni storiche, è destinato a tutte le categorie del popolo cristiano.
Anche ai laici! La presenza dei laici, come singoli e come associazioni, è
parte integrante della identità e della storia della Piccola Opera della
Divina Provvidenza. La Piccola Opera della Divina Provvidenza è ben radicata nel tessuto
sociale italiano e ha come fine specifico l'assistenza e la promozione umana
di persone anziane e/o portatrici di handicap autosufficienti e non
autosufficienti, minori, ragazze madri, studenti e giovani in difficoltà. Il
fine principale dell’Opera è quello di servire la persona, per aiutarla a
conseguire uno sviluppo integrale, con attenzione particolare agli ultimi.
Attraverso l’accoglienza, l’assistenza, l’educazione e la cura, si vuole
rispondere all’esigenza dell’uomo e della donna di amare e di essere amati,
esigenza sentita fortemente da coloro che soffrono abbandono e solitudine. Un
obiettivo, questo, prioritario per promuovere la realizzazione integrale e
possibile della persona. Ecco allora che la finalità dell’Opera non deve
essere unicamente il saper dare delle risposte ai bisogni di una realtà territoriale,
ma essere la proposta di un modello di vita, quello improntato al carisma
orionino. L’Ente proponente, la PROVINCIA
RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE, parte integrante della Piccola
Opera della Divina Provvidenza, rivolge, attraverso le sue attività,
il servizio a varie tipologie di utenti: Anziani, Disabili fisici, Disabili
psichici, Minori, Ragazze madri, Giovani e Studenti. Tutte le strutture
assistenziali offrono possibilità di alloggi confortevoli dotati di tecnologie
e servizi sia a persone autosufficienti che non e consentono opportunità di
partecipazione, integrazione, scambi relazionali e culturali. Le esigenze
specifiche della terza età, della disabilità e del disagio giovanile non si risolvono solo con misure economiche
ed assistenziali, ma con la valorizzazione degli aspetti relazionali e
culturali connessi alla dignità delle persone. Non basta garantire solo vitto
e alloggio. Si deve offrire una rete di servizi completa, in un ambiente
costruito a misura d’uomo, affinché ogni utente possa vivere da protagonista
anche se non autosufficiente. La Provincia Religiosa San Benedetto di Don
Orione opera proprio in questa direzione da moltissimi anni. Le sue strutture
dispongono di spazi idonei per le attività più diverse: ricreative,
culturali, sociali, riabilitative. Personale specificatamente preparato a
fornire l’assistenza, ma anche calore umano, garantisce i più alti livelli di
professionalità nei servizi agli utenti considerati “ospiti”. L’organizzazione
generale è in grado di assicurare la massima serietà, esperienza e competenza
nella gestione quotidiana di tutti i servizi. Ogni sede di attuazione di
progetto offre ampie possibilità di alloggi residenziali per persone
autosufficienti e non: stanze singole o appartamenti dotati di servizi
adeguati (bagno, predisposizione tv, linea telefonica, sistemi di
monitoraggio costante etc.) in modo da garantire privacy, autonomia e allo
stesso tempo sicurezza. Inoltre, ogni sede di attuazione di progetto, offre:
tutto il necessario per la cura della persona (parrucchiere/barbiere,
podologo, pedicure), attività culturali di animazione e tempo libero
(biblioteca, sala tv, giochi), le attività sanitarie, educative e
riabilitative (medici, infermieri, fisiocinesiterapisti, operatori
assistenziali, educatori ed animatori), il servizio religioso e spirituale, i
servizi di ristorazione, i servizi di lavanderia e guardaroba e sanificazione
degli ambienti. Le strutture della Piccola Opera della Divina
Provvidenza, nella loro globalità, possiamo suddividerle, in ordine
geografico ed in ordine di attività: A) Ordine Geografico: ü
Italia
Settentrionale: N° Attività Utenza 1) Parrocchie 51.300 (adulti,
giovani, minori) 2) Disabili
1.038 3) Giovani
165 4) Anziani
573 5) Scuole Materne 75 6) Scuole elementari
40 7) Scuole Medie 181 8) Scuole Superiori
625 ü
Italia
Centrale: N° Attività Utenza 1) Parrocchie 32.155 (adulti,
giovani, minori) 2) Disabili
553 3) Giovani
1.180 4) Anziani
1.913 5) Scuole Materne 80 6) Minori 14 7) Donne in difficoltà
102 ü
Italia
Meridionale ed insulare: N° Attività Utenza 1) Parrocchie 44.700 (adulti,
giovani, minori) 2) Disabili 1.662 3) Immigrati 33 4) Anziani
200 5) Minori 300 6) Scuole elementari
30 7) Scuole Medie 30 8) Scuole Superiori
780 B) Ordine di attività: N° Attività Utenza 1) Parrocchie 128.155 (adulti, giovani, minori) 2) Disabili
3.253 3) Giovani
1.345 4) Anziani
2.686 5) Scuole Materne 155 6) Scuole elementari
70 7) Scuole Medie 211 8) Scuole Superiori
1.405 9) Minori 314 10) Donne in difficoltà 102 11) Immigrati 33 Nelle
strutture della Piccola Opera della Divina Provvidenza operano migliaia di
Laici: dipendenti, volontari, benefattori, amici, obiettori di coscienza e
volontari di sevizio civile. Inutile decantare il prezioso lavoro e la loro
fondamentale e indispensabile
presenza. Benché di ispirazione
eminentemente cattolica, per l’occasione che offre di accostarsi a problemi
sociali ed umani di interesse comune, la Piccola Opera della Divina
Provvidenza è aperta a chiunque si voglia impegnare nel volontariato.
Tentando di tracciare alcune linee generali, possiamo definire il lavoro
dell’”Opera Orionina” volto principalmente all’assistenza, alla
riabilitazione, al reinserimento sociale e all’educazione degli utenti, “nostri
ospiti”. Nel rispondere a questo fine, la Piccola Opera della Divina
Provvidenza cerca di costruire una rete di servizio composta di religiosi,
dipendenti, amici e volontari che nel momento in cui alleviano le sofferenze
dell’utente abbiano nel contempo una formazione professionale e spirituale.
Continuare l’opera intrapresa da Don Orione significa ancora oggi “riconoscere una dignità umana anche nei
più derelitti ed in coloro che sono emarginati dalla collettività” poiché
“nel più misero degli uomini brilla
l’immagine di Dio”. Le Attività della Provincia Religiosa San Benedetto
di Don Orione (della
Piccola Opera della Divina Provvidenza)
1.
Servizio di assistenza 2. Servizio
di riabilitazione 3. Servizio
di animazione e tempo libero 4. Servizio
alla persona 1.
Servizio di assistenza Il servizio di
assistenza si pone come obiettivo fondamentale il benessere della persona
accolta, benessere che non significa soltanto prevenzione o cura delle
malattie o assistenza generica, ma più concretamente il mantenimento al
livello più alto possibile dell’autonomia. Il mantenimento dell’autonomia
personale è finalizzato a far sì che la persona mantenga le attività e il
modo di vivere conservando la propria dignità, fondamento primo per la
promozione e realizzazione umana. A tal fine, la PROVINCIA RELIGIOSA SAN
BENEDETTO DI DON ORIONE, si avvale delle figure professionali previste dagli
standard regionali quali Operatori Tecnici di Assistenza, Infermieri
Professionali, Coordinatori dei Servizi, Psicologi, Assistenti Sociali,
Educatori, Animatori e Volontari. Agli Operatori Tecnici di Assistenza e agli
Infermieri Professionali, ognuno per la propria competenza, è affidato il
delicato compito di relazionarsi con gli ospiti erogando i servizi e le
prestazioni di cui necessitano. Ai Coordinatori dei Servizi è affidato il
ruolo di riferimento per gli ospiti e il personale operativo in ogni momento
della giornata. Gli Psicologi e gli Assistenti Sociali rappresentano le
figure indispensabili per l’integrazione tra le necessità particolari degli
ospiti e le esigenze organizzative. Il servizio prettamente
sanitario è garantito dai medici che, per quanto riguarda gli utenti non
autosufficienti, seguono le convenzioni di assistenza programmata dalle
Regioni-USL. 2. Servizio
di riabilitazione L’Obiettivo del
servizio di riabilitazione è quello di prevenire la perdita progressiva delle
capacità motorio-sensoriali della persona e di cercare di far mantenere il
più alto grado di autonomia possibile. 3. Servizio
di animazione e tempo libero In tutte le sedi di
attuazione di progetto sono operativi animatori professionalmente qualificati
ai quali sono affidati i programmi animativi, culturali, di
intrattenimento, turismo sociale,
svago, occupazione del tempo libero e, in generale, tutte le iniziative volte
a favorire le relazioni interpersonali. Valorizzare la persona (anziano,
disabile, minore, ragazza madre, giovane, studente) nella quotidianità,
favorendo le relazioni, recuperando le capacità residue e svilupparne le
potenzialità è un obiettivo specifico per consentire agli ospiti di mantenere
elevata la qualità della vita. In questo senso sono organizzate molteplici
attività (laboratori artigianali, ceramica, pittura, giardinaggio,
orticultura, feste, spettacoli teatrali, gite etc.) ma anche progetti
specifici sul singolo sulla base di programmi periodici in modo da favorire
anche il recupero delle capacità creative e relazionali. 4. Servizi
alla persona Gli altri servizi
offerti dalle nostre strutture si riferiscono alla cura dell’aspetto fisico e
spirituale della persona. Sono presenti nelle strutture
parrucchieri/barbieri, podologi e pedicure qualificati e disponibili in orari
prestabiliti in modo da facilitarne l’accesso agli ospiti. Per le persone non
autosufficienti, che non possono accedervi autonomamente, è previsto il
servizio in camera. Per quanto riguarda il
momento religioso e spirituale in ogni struttura il servizio è proposto da un
religioso/sacerdote che generalmente risiede presso la sede. La Santa Messa è
celebrata quotidianamente. Il Sacerdote è anche a disposizione degli ospiti e
del personale per le loro necessità di ascolto, confidenza, conforto o
preghiera. Il volontario presente
nelle strutture è impiegato soprattutto per aiutare e migliorare la qualità
della vita dell’ospite. Offre alle persone più sole e senza famiglia un
valido sostegno morale e fisico. Il
valore del servizio Ogni uomo è chiamato a collaborare affinché nasca la
civiltà dell’amore, a maggior ragione il cristiano. Una civiltà non è un
sentimento, una civiltà non è un’intenzione, una civiltà non è un’utopia. Una
civiltà è un’opera, una civiltà è una costruzione, una civiltà è mettere
pietra su pietra. Insomma è un mondo fatto di uomini posti in relazione che
mirano alla comunione nella salvaguardia della dignità della persona umana.
L’uomo deve sentirsi responsabile e consapevole di questa chiamata perché,
come dice Gesù, è chiamato ad essere il sale della terra e la luce del
mondo(Mt 5,13). Fondamentale è l’educazione
a pace-giustizia-solidarietà è la creazione e lo sviluppo di una rete
sistematica di relazioni con famiglie, scuole, centri culturali,
associazioni, gruppi di volontariato, comunità ecclesiali, comunità
religiose, interagendo nei modi possibili per i processi educativi in
questione. Questa animazione-promozione educativa, così come anche il ruolo
dell’evangelizzazione del prossimo passo, deve obbedire alla logica dei
processi sociali. Essi prevedono tre
fasi. Primo, la sensibilizzazione:
si tratta di un primo accostamento ai valori per via intuitiva, ottenendo di
uscire dall’indifferenza per suscitare un primo interesse, un primo
accorgersi delle cose. Secondo, la
mentalizzazione: si tratta di un approfondimento, una prima
esplicitazione dei valori, delle loro componenti, delle loro esigenze, della
bellezza e dell’importanza della cosa e delle ripercussioni. Terzo, la coscientizzazione e l’impegno: si
tratta della fase di comprensione e di responsabilità, della presa di
posizione, della militanza attiva e coraggiosa. Le “azioni tipo” sono essenziali in ognuna
di queste tre fasi, soprattutto a coronamento di ogni tappa. L’evangelizzazione
della cultura di pace-giustizia-solidarietà é l’azione culmine in cui si
fa, attorno alle persone/popoli/situazioni che patiscono guerra-violenza, ingiustizia-sopruso,
esclusione-emarginazione si scopre il Vangelo del Regno che è nascosto in
mezzo a noi. Fanno parte di questa azione evangelizzatrice due cose decisive.
Prima: la lettura e il
discernimento della qualità pacifica-giusta e solidale della cultura e della
stile ecclesiale chiesa locale e della sua pastorale (cfr. n. 2). Seconda: la progettazione (obiettivi a lungo, breve e medio termine),
la pianificazione (obiettivi e
metodologie a breve termine), la programmazione (obiettivo e attività annuali);
qui è parte decisiva individuare gli interlocutori strategici con cui
elaborare “questa animazione ambientale”, per mettere al centro della cultura
e della fede questi temi nuovi per la maturità culturale e quella ecclesiale. Con la collaborazione
di volontari e persone competente qualificati, d’intesa con la comunità
ecclesiale, si possono organizzare campagne e strategie di coscientizzazione
e mobilitazione dell’ambiente, attorno a modelli culturali collegati al tema
guerra-pace, carità-giustizia, emarginazione-inclusione, anche utilizzando i
Mezzi di Comunicazione Sociale. Le
realtà e le strutture Ecco le realtà e le strutture della PROVINCIA
RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE e i relativi servizi erogati: ü I
Piccoli Cottolengo
E’ il servizio rivolto a quanti sono
afflitti da forme gravi di malformazione e di handicap. Rappresenta una forma
estremamente significativa della nostra vocazione all’evangelizzazione della
società attraverso la testimonianza della carità. Don Orione è il Santo dei
Piccoli Cottolengo. In questa Opera noi cerchiamo di ricevere e rivelare
l’amore tenerissimo di Dio per i suoi più “piccoli”. Sono questi coloro che
don Orione definiva le nostre “perle”. Noi li riteniamo anche una “perla” per
la società e per la Chiesa. Il senso di questo modello è quello di mettere in
circolo, nel corpo sociale ed ecclesiale, questa linfa vitale. A consolazione
di questi Piccoli, per sollevare la loro vita e per far brillare la loro
dignità di figli di Dio, noi tentiamo di condensare il massimo di cure e
attenzioni. Volgiamo un Piccolo Cottolengo che sia “cittadella della carità”
e “laboratorio della solidarietà”, fermento della civiltà dell’amore.
ü Le
Case di Riposo - RSA
E’ il servizio rivolto a quegli
anziani che, avendo perso ogni possibilità di restare nelle proprie famiglie,
hanno bisogno di trovare una nuova casa che li accolga e che tenti di
alleviare il disagio della loro situazione. Si tratta allora di integrarli il
più possibile nella comunità umana e cristiana, creando le condizioni
affinché si sentano utili a sé e agli altri - anche al di là delle mura della
nuova casa - proprio per la loro situazione e nonostante essa. Sono comunità
in cui la persona è al centro delle attenzioni e delle cure amorose degli
operatori, dei volontari, degli obiettori di coscienza, dei volontari di
servizio civile, degli amici e occasionalmente anche delle famiglie e della
parentela, coordinati dai religiosi.
Se il numero lo consente, la casa si articola come “comunità di comunità” accentuando
il carattere familiare.
I Piccolo Cottolengo e le Case di
Riposo/RSA sono comunità in cui la
persona è al centro delle attenzioni. L’ambiente è particolarmente
curato, non solo dal punto di vista della pulizia e soprattutto
dell’estetica: colori, fiori, musica, quadri. L’aspetto qualificante è però
dato dalla presenza e dalla qualità delle relazioni delle persone. Il ritmo
della giornata integrerà armoniosamente tempi per il riposo, per la cura del
corpo, per opportune forme di preghiera, per incontri e forme adeguate di
socializzazione, per giochi e relax, per la cultura. Sarà accurata
soprattutto la organizzazione delle relazioni con l’esterno con possibili
uscite e diverse forme di visita. Sono presenti nelle nostre strutture dei
grandi Centri di Riabilitazione che oltre a fornire delle cure
sanitarie e terapeutiche mirate al miglioramento della salute fisica
dell’utente è rivolta anche al
mantenimento dei rapporti sociali e della vita di relazione, alla tutela di un ambiente familiare attraverso la
personalizzazione dello spazio in cui
vivono, alla tutela delle proprie
abitudini quotidiane. SERVIZI
1.
La formazione del personale: è il servizio, articolato in incontri
periodici, che deve offrire a tutti occasioni e strumenti diversificati per
scoprire e approfondire sempre di più le motivazioni e il senso del proprio
impegno professionale; deve aiutare ad
appropriarsi, in modo graduale e progressivo, delle competenze da esercitare,
personalmente e comunitariamente, in forma organica e complementare; si
tratta di decidere esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno
contemplati ovviamente i tempi privilegiati per la pianificazione e la
revisione del proprio servizio; sono importanti anche forme di condivisione
di esperienze con operatori analoghi; un’attenzione va messa sugli aspetti sanitari, etici e culturali della
professione, per culminare nella prospettiva della dimensione ecclesiale,
carismatica e profetica della Parola che Dio rivela nei “piccoli” e negli
“ultimi” e con cui evangelizza la Chiesa e la Società. Tali incontri sono
aperti a tutti coloro che desiderino partecipare. 2.
Cura e terapia della salute globale: è il servizio attraverso il quale vengono
definite ed erogate tutte le prestazioni clinico-sanitarie necessarie per la
salute, intesa in senso globale. L’attenzione è all’equilibrio tra i fattori
clinico-sanitari, per arrestare e limitare i processi degenerativi, i fattori
socio-culturali per far valere fino in fondo la terapia delle relazioni e i
fattori socio-religiosi per immergere la persona concreta nella luce di quel
Dio che ama rivelare i segreti del regno ai piccoli e ai poveri. 3.
Iniziazione e maturazione cristiana del dolore: è il servizio finalizzato a sostenere
l’assunzione cristiana del patire, ad accettarlo e a valorizzarlo nella luce
del mistero di Cristo Sofferente e Glorioso. E’ una pedagogia fondamentale
per aiutare ad accettare la sofferenza con pazienza e realismo e a viverla
con serenità. Mira a condurre tutti a percepire la possibilità e la grazia di
vivere il dolore e i limiti alla luce e come attualizzazione della Passione
del Signore e della forza della sua redenzione. A ciò serve anzitutto il
tratto relazionale, la capacità discreta di aiutare a sentire Cristo vicino a
sé, anzi vivente in sé… A ciò servono le forme quotidiane e periodiche fatte di gestualità, di simboli, di silenzi e
musiche, di preghiera. 4.
Una famiglia di servitori piccoli e grandi: è il servizio finalizzato a far sì che tutti si
sentano qualcuno, siano attivi, abbiano un piccolo incarico; mentre ricevono
i servizi di cui hanno bisogno sono aiutati, nel limite delle possibilità, ad
essere e sentirsi a loro volta servitori degli altri, con la strategia e
l’arte che organizza incarichi alla loro portata. E’ il modo per aiutarsi a
esprimere i doni e le qualità presenti in tutti. Si traduce in prassi il
criterio: “tutti a servizio di tutti in mille piccole cose”, affermando la
dignità che nessuno è così povero che non ha qualcosa da dare agli
altri. determinanti nella creazione
del loro ambiente di vita: una trama di piccoli e grandi servizi reciproci.
Entra in questo campo lo sviluppo di forme di attività e di lavoro, che porti
all’espressione di sé e allo sviluppo
delle proprie capacità, per sentirsi utili, per dare anche un contributo in
termini di utilità sociale. 5. La rete della
socializzazione: è il
servizio teso a creare e sviluppare una rete sistematica di relazioni con le
famiglie, con la Chiesa locale e con l’ambiente circostante, invitando la
gente a partecipare ai momenti significativi; è il momento della fraternità,
dello sviluppo dei legami, dell’affetto, dello scambio dell’amore. 6. L’ospitalità caritativa: è il servizio teso a far sì che si crei un vero movimento di ospitalità
caritativa; si tratta di sensibilizzare l’intera comunità e anche l’ambiente
sociale che la carità cristiana e la solidarietà umana non sono primariamente
nel dare cose, ma nel “donare relazioni”; occorre far sì che un numero sempre più elevato di famiglie si
sensibilizzi e si impegni a donare
alcune ore del proprio tempo invitando a casa propria e a mensa qualche
fratello o sorella in difficoltà. Sono forme di “adozione a vicinanza” che
hanno un alto potenziale educativo ed evangelizzatore. A ciò deve essere
attenta l’organizzazione per facilitare la realizzazione di queste iniziative
che sono nella linea dell’idea forza di questo modello. Prolungamento e
perfezionamento di questa iniziativa è passare da alcune ore a un fine
settimana, a una breve gita o vacanza.
ü
Le Case di Accoglienza Il
Servizio si rivolge a minori disadattati e con problemi di integrazione
sociale, a ragazze madri in difficoltà. Si tratta di un’espressione nuova
dell’intenzione fondazionale che ci spinge a “gettare l’amore di Dio nel
cuore” di quei poveri che subiscono violenze, fratture, strappi, umiliazioni
nelle/delle loro relazioni fondamentali, quelle che concretizzano
l’essenziale “vocazione comunitaria” della persona umana. Se nessuno può
realizzarsi se non nel dono di sé, tutto ciò che minaccia, attenta, ferisce o
altera tale vocazione alla relazione, sia nella trama personale che in quella
del “tessuto delle relazioni sociali”, chiama in causa il disegno
provvidenziale di Dio e chiama in causa la nostra Vocazione e Missione. Si
tratta di avere e promuovere viscere di misericordia per quei fratelli e
quelle sorelle, per quei nuclei familiari o gruppi sociali che soffrono la
frattura e la ferita dei legami, la lacerazione o la perdita del bene
sociale, la crisi dell’appartenenza coniugale, familiare, sociale,
l’attentato alla comunione. Si tratta di quei singoli o gruppi che per
molteplici ragioni subiscono la piaga dell’anonimato o dell’emarginazione
sociale, persone che vivono - in modo attivo o passivo - estraneità e
ostilità. Possono risiedere nel cuore delle città e o dei paesi, come, più
normalmente, nelle periferie, nei ghetti urbani, nelle abitazioni diroccate,
a volte nelle zone malfamate e degradate delle nostre paesi. I
volti di coloro che soffrono questa emorragia di appartenenza, di riferimento
e di comunione sono molti e in ambiti diversissimi: o
minori che
subiscono in famiglia forme di violenza, fino a quella sessuale; o
adolescenti
e giovani in rotta di collisione con i genitori e viceversa, come “stranieri
in casa”; o
giovani che
abbandonano il tetto familiare, in modo permanente od occasionale; o
donne che
subiscono molestie e violenze nel lavoro o in casa; o
minorenni
non accompagnati; o
ragazze
madri in condizioni di disagio Tutto quello che riguarda queste persone e
nuclei, viste nel contesto dell’ambiente umano ed ecclesiale, è il campo di
questo Servizio. Tutto ciò che riguarda la individuazione-intercettazione, il
raggiungimento-coinvolgimento, l’azione-organizzazione per la sanazione e
trasformazione evangelica per la trasformazione di queste situazioni è
oggetto di questo Servizio. SERVIZI
1. Esplicitazione: -
E’ il servizio in
cui si esprime in “forma organizzata” la nostra vicinanza a chi soffre ogni
forma di lacerazione dei rapporti e delle appartenenze con la passione di
asciugare ogni lacrima di mettere il balsamo dell’amore di Dio che
cicatrizza, sana, lenisce che rigenera i rapporto infranti, che aiuta a far prevalere la dinamica del perdono su
quella dell’ostilità e della vendetta, la dinamica dell’interazione della
pacificazione su quella della (auto)emarginazione e della latitanza sociale. -
E’ il servizio con
cui tendiamo a porre all’interno, anzi nel cuore della società le crisi di
rapporto. A partire da qui, è il servizio che, grazie all’analisi culturale e
al discernimento evangelico, segnala alla società e alla chiesa la qualità
relazionale, il coefficiente e la qualità della convivenza sociale, il grado
di misericordia e di compassione proprio delle nostre
culture e tradizioni, della stessa religiosità. E’ questo “grado comunionale”
che viene segnalato all’attenzione critica e alla riflessione cristiana. In
questo senso i casi critici sono assunti come indicatori e termometri della
“socialità diffusa e predominante”. -
E’ il servizio reso
a tutti dagli Ultimi nella logica della profezia biblica: nelle stimmate e
nel dolore sofferto e inflitto si cela il desiderio di una socialità e di una
società “altra”, che sia capace di misericordia, di perdono. Attraverso
l’analisi e la decodificazione dei casi critici o dei casi-limite, si rende
possibile l’interpretazione critica e cristiana della quota di intolleranza e
di violenza presente nel linguaggio e nel comportamento, nei giudizi e
pregiudizi correnti. Conosciamo fin dove arriva la “capacità sociale di
amare” e dove si rivela “l’incapacità sociale di amare” per promuoverne il
superamento. -
E’ il servizio che
attraverso la propria testimonianza, parola, presenza ed azione, tende, come
Gesù, nella potenza dello Spirito, a “dare parola ai muti”. E’ il servizio
che tende, come fece Gesù con i lebbrosi,
a rimandare in modo formale e ufficiale, non segreto e furtivo, gli
esclusi nel seno della comunità: questa è la dinamica messianica. 2.
La formazione del personale: è il servizio, articolato in incontri
periodici, che deve offrire a tutti occasioni e strumenti diversificati per
scoprire e approfondire sempre di più le motivazioni e il senso del proprio
impegno; deve aiutare a appropriarsi,
in modo graduale e progressivo, delle competenze da esercitare, personalmente
e comunitariamente, in forma organica e complementare; si tratta di decidere
esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno contemplati ovviamente i
tempi privilegiati per la pianificazione e la revisione del proprio servizio;
sono importanti anche forme di condivisione di esperienze con operatori
analoghi; un’attenzione va messa alla dimensione ecclesiale, carismatica e
profetica della Parola che Dio rivela nei “piccoli” e negli “ultimi” e con
cui evangelizza la Chiesa e la società. Tali incontri sono aperti a tutti
coloro che desiderino partecipare. 3.
Attività di monitoraggio e di osservazione del
territorio: è
il ruolo che garantisce la conoscenza aggiornata e permanente delle
situazioni in questione; è qui determinante l’alleanza discreta e molto
riservata con quegli enti e agenzie, non esclusi i giudici (minorili), i
garanti di pace, i medici e gli
assistenti sociali e con i centri di ascolto sociali ed ecclesiali. 4.
Iniziazione e maturazione cristiana del dolore: è il servizio finalizzato a sostenere
l’assunzione umana prima e cristiana dopo, delle sofferenze, ad analizzare e
decodificare queste fratture, per poi giungere a valorizzarle nella luce del
mistero di Cristo Sofferente e Glorioso. E’ una pedagogia fondamentale che
passa attraverso l’arte del dialogo e della comunicazione. 5.
Il primato dell’evangelizzazione riconciliatrice: è
il servizio che elabora ed anima itinerari di scoperta dei quattro carmi del
Servo di Yavhé e di analisi e di esegesi dei testi in cui Gesù avvicina e
guarisce quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Tali itinerari di
silenzio e parola, di ascolto e comunicazione devono culminare in
celebrazioni-evento in cui si rivive l’incontro con la potenza del Signore,
nella sanazione della memoria, nell’offerta del perdono, nel rivivere
l’incontro con Gesù che chiama a sé tutti color che soffrono e sono oppressi. 6.
Una famiglia di servitori piccoli e grandi: si tratta, dopo la prima fase di attenzione
privilegiata di orientare chi soffre a
diventare amico di uno che soffre di più, di creare una catena adeguata e
possibile di forme di vicinanza, di aiuto, di sostegno. Non si sana mai così
a fondo la propria ferita come quando
ci si occupa della ferita di un latro! 7.
La rete della socializzazione: si
tratta di creare e sviluppare una rete sistematica di relazioni con famiglie,
enti, centri culturali, associazioni, gruppi di volontariato, comunità ecclesiali,
comunità religiose, interagendo nei modi possibili, soprattutto nella
“evangelizzazione del sociale”. Tutto potrebbe culminare ogni anno in una
“settimana sociale”, creando forme di animazione, di convocazione invitando la gente a partecipare ai momenti
significativi; è il momento della socializzazione e dell’annuncio pubblico sui tetti. è il
momento culmine dell’evangelizzazione delle relazioni, nella luce
dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, un vero “sacramento relazionale”. 8.
L’ospitalità caritativa: occorre creare un vero movimento di ospitalità
caritativa; si tratta di sensibilizzare l’intera comunità e anche l’ambiente
sociale che la carità cristiana e la solidarietà umana non sono primariamente
nel dare cose, ma nel “donare relazioni”, soprattutto a chi ha sofferto
lacerazioni e violenze. 9.
L’evangelizzazione della cultura di relazione: l’azione culmine è quella in cui si fa, attorno
a chi soffre e con loro, coinvolgendo persone sensibili e qualificate due
cose decisive. Primo: la lettura e
il discernimento della qualità sociale della cultura e la qualità comunionale
della chiesa locale e della sua pastorale. Secondo: la progettazione (obiettivi a lungo, breve e medio termine),
la pianificazione (obiettivi e
metodologie a breve termine), la programmazione (obiettivo e attività
annuali); qui è parte decisiva individuare gli interlocutori strategici con
cui elaborare tutto questo e la individuazione delle strategie opportune, per
mettere al centro dell’attenzione della società e della chiesa le croci delle
relazioni. Così si parte dagli ultimi e si rigenera l’insieme. Qui diventa
operativa la relazione Regno di Dio-società umana; qui si attua quel “non
piangere” perché la morte è vinta. ü
Le Parrocchie e gli Oratori I servizi sono
quelli specifici che tendono a costruire la
Chiesa locale (diocesi, parrocchia, unità pastorale…) come una
comunità-popolo, che realizza un “cammino-itinerario” di riscoperta di fede, a
partire dalla primaria e fondamentale tappa “kerigmatica”, nello spirito
missionario di partire dagli ultimi, i “fuori sacrestia”, togliendo l’abisso tra chiesa e popolo.
Ogni azione richiama questo disegno comunitario e
di evangelizzazione missionaria, pronti ad indicare anche strumenti più
pratici e concreti. SERVIZI
1. Pastorale della moltitudine E’
la pastorale indirizzata al popolo di Dio nel suo insieme, utilizzando le
espressioni collettive della religiosità popolare, soprattutto là dove essa esiste,
e utilizzando la nuova cultura antropologica nei contesti più secolarizzati,
in funzione della loro assunzione, purificazione e valorizzazione, con
un’evangelizzazione permanente, progressiva e sistematica. 2. Pastorale delle Piccole comunità ecclesiali E’ la pastorale indirizzata alla creazione di
“piccole comunità parrocchiali”, quale spazio ecclesiale intermedio tra la
comunità più ampia e la famiglia. Si definiscono “piccole” perché consentono
a tutti i battezzati a alle famiglie di vivere il loro essere e divenire
Chiesa con relazioni personalizzate. 3. Pastorale familiare E’ la pastorale che si rivolge alle famiglie ed
ha lo scopo di promuoverle come: ·
comunità
umana e cristiana di fede, culto e servizio; ·
realtà in
formazione permanente, quale "Chiesa domestica" nella Chiesa
locale; ·
germe e
inizio della nuova civiltà dell'amore. Tende a coinvolgere le famiglie nei momenti
significativi della loro vita: fidanzamento, matrimonio, nascita dei figli, inserimento
dei figli nella scuola... Promuove e organizza incontri sulla base di
"situazioni comuni" che facilitano le famiglie ad aiutarsi
vicendevolmente a scoprire il disegno di Dio su di sé, per assumere le
implicazioni del Vangelo nella vita familiare e comunitaria; organizza la
"scuola per genitori" o un ciclo di incontri di uno o due anni, per
aiutare i genitori a comprendere i meccanismi psicologici e il senso
teologico del rapporto di coppia, la psicologia e pedagogia dell'età evolutiva,
gli aspetti etico-morali del rapporto di coppia; realizza anche diverse
attività per famiglie di divorziati, separati, genitori singoli, vedovi/e,
ragazze madri ecc., e per famiglie con problemi psicologici e sociali, avendo
particolare attenzione a tali vicende quali espressione di una chiesa
centrata sulla carità redentrice.
E' la pastorale della chiesa a servizio dei
giovani, in collaborazione con i Parroci, con gli altri operatori pastorali, con
le famiglie e con coloro che condividono il carisma orionino. Questa
pastorale tende a seguire e coinvolgere sistematicamente i giovani per farli
crescere come discepoli di Cristo, al servizio gli uni degli altri e della
comunità umana e cristiana, servizio che è la scelta fondamentale dell'essere
cristiani e fondamento di ogni scelta vocazionale specifica; affinché
diventino, così, non la tempesta ma “il sole del domani” (Don Orione). Tale
pastorale: -
crea un
dinamismo che mira a coinvolgere i giovani della parrocchia, della scuola, di
altre istituzioni, servizi e centri... in un cammino personalizzato di
crescita umano-cristiana attraverso iniziative proposte dalla Diocesi e dalla
nostra stessa Famiglia religiosa; -
promuove una
serie di servizi sociali, culturali, religiosi, promozionali, caritativi,
ricreativi, che i giovani realizzeranno a favore della crescita della
comunità locale, in coerenza con il piano pastorale della diocesi o della
parrocchia; e servizi che serviranno anche alla formazione personale e alla
loro crescita vicendevole, come: celebrazioni, incontri di riflessione, di
pianificazione e valutazione, di distensione, di preghiera, ecc. -
favorisce la
formazione di gruppi di volontariato affinché i giovani maturino nella
gratuità e nella carità evangelica, diventando capaci di contagiare i propri
coetanei; -
organizza un
programma educativo-formativo, fondato sull'esperienza finalizzata alla
formazione globale, e corrispondente alle diverse fasce di età. -
integra il
progetto della pastorale vocazionale della Congregazione in quello della
chiesa nazionale e collabora strettamente a livello nazionale, provinciale e
locale anche con l'équipe di animazione missionaria. I diversi
servizi sono offerti secondo la specificità di ognuno, ma in modo che: o
al servizio
specifico siano collegati gli altri per la promozione umana e per favorire la
vita comunitaria, la pastorale moltitudinaria, la pastorale delle piccole
comunità e quella della famiglia; o
ogni
servizio si compia formando i destinatari alla capacità di operare gli stessi
servizi, o altri, per il bene della comunità parrocchiale e umana, così da
rendere gli uni servitori degli altri; o
ogni
servizio specifico offra itinerari di abilitazione, momenti di riflessione e
preghiera, momenti di valutazione e programmazione, prevedendo impegni
precisi e tempi determinati per svolgerli; o a partire dal servizio che si svolge, si spinga e
aiuti il volontario impegnato nel servizio a valorizzare e interiorizzare
maggiormente il concetto di “cittadinanza attiva” ü
Le Scuole Il servizio si rivolge, in una prima fase, a
tutti quei ragazzi che ogni giorno varcano i cancelli delle nostre scuole. Come
diceva don Orione riguardo ai giovani che sono “sole e tempesta del domani”
la nostra congregazione è ben conscia del grande impegno che questa attività
comporta, in tal senso la nostra principale preoccupazione è in una prima
fase di accogliere tutti gli studenti nello stesso modo, facendoli il più
possibile partecipi del carisma del nostro fondatore. La nostra attenzione,
in un secondo momento, si rivolge a tutti quei ragazzi che durante l’anno
scolastico vanno incontro a difficoltà; l’obiettivo
è quello di accrescere la qualità della scuola, rendendola più aperta al
confronto e alla collaborazione dei partners esterni, e quello di rendere
l’apprendimento un’esperienza attraente e ricca per i giovani. Crediamo,
infatti, che una scuola impegnata sul fronte del disagio giovanile sia una
scuola che favorisce l’incontro tra il sistema ufficiale della formazione e
quello non formale, per dare vita a un modello flessibile delle conoscenze,
basato sia su unità formative, che sono proprie del patrimonio tradizionale e
specifico della scuola, sia su modelli esperienziali in grado di accogliere e
metabolizzare la cultura viva del territorio e del lavoro. La
scuola che voglia rispondere oggi ai bisogni dei giovani e della società è
una scuola che si propone nel territorio come «comunità educante»,
nella quale confluiscono l’impegno, la partecipazione e la corresponsabilità
di tutti i soggetti, pubblici e privati, coinvolti nell’azione educativa. SERVIZI
1. La formazione
del personale: è il servizio, articolato in incontri periodici, che deve offrire a
tutti occasioni e strumenti diversificati per scoprire e approfondire sempre
di più le motivazioni e il senso del proprio impegno professionale; deve aiutare ad appropriarsi, in modo graduale e
progressivo, delle competenze da esercitare, personalmente e
comunitariamente, in forma organica e complementare; si tratta di decidere
esperienze, contenuti e metodi di formazione; vanno contemplati ovviamente i
tempi privilegiati per la pianificazione e la revisione del proprio servizio;
sono importanti anche forme di condivisione di esperienze con operatori
analoghi; 2. La rete
della socializzazione: è il servizio teso a creare e sviluppare una
rete sistematica di relazioni con le famiglie, con la Chiesa locale e con
l’ambiente circostante, invitando la gente a partecipare ai momenti
significativi; è il momento della fraternità, dello sviluppo dei legami,
dell’affetto, dello scambio dell’amore. 3. L’impegno
verso la sensibilizzazione: è il servizio con il quale la scuola si fa
promotrice di interventi all’interno della comunità locale; rendere partecipi
e coscienti gli alunni che i privati e le istituzioni sono tutti compartecipi
della vivibilità del proprio quartiere e che le attività di gestione delle
risorse della propria zona devono essere condivise ma soprattutto devono
essere cogestita attingendo risorse da tutti gli abitanti locali. 4. Attività
di monitoraggio e di osservazione del territorio: è il ruolo che
garantisce la conoscenza aggiornata e permanente delle situazioni
particolari; è qui determinante l’alleanza discreta e molto riservata con
quegli enti capaci di poter segnalare alla direzione scolastica le eventuali
difficoltà a cui sta andando incontro l’alunno per poter organizzare un intervento
coordinato sullo stesso. |
6)
Obiettivi
del progetto:
Il Progetto della PROVINCIA RELIGIOSA SAN
BENEDETTO DI DON ORIONE, ha
tre tipologie di obiettivi:
1.
Obiettivi
generali ·
Aprire un canale di comunicazione privilegiato e fecondo tra mondo
giovanile e mondo della terza età, disabili e emarginati, grazie al quale si
avveri una trasmissione multidirezionale di saperi, sentimenti, esperienze,
resa meno probabile dalle recenti trasformazioni sociologiche della struttura
familiare; ·
Sostenere e stimolare le attività educative e riabilitative già
impostate nelle strutture; ·
Accentuare la caratteristica delle case di Don Orione di essere
comunità aperte al territorio, che sappiano leggere ed interpretare i segni e
le mutazioni sociali della comunità civile referente, valorizzandone gli
aspetti positivi e contrastandone i processi involutivi; ·
Proporre spunti di riflessione a persone estranee alla nostra realtà
in merito al carisma orionino, alla filosofia dell’azienda, alla mission
che perseguiamo. 2.
Obiettivi a favore degli
utenti delle case Ø
DISABILI ·
Miglioramento
della qualità del servizio rivolto ai disabili fisici e psichici sotto il
profilo assistenziale e sociale ·
Realizzazione della persona tramite il rinforzo positivo dell’ascolto
e della valorizzazione della propria storia personale; ·
Alleviare le
sofferenze in due momenti diversi: quello istituzionale, all’interno delle
strutture, e quello esterno che si
propone di portare conforto e aiuto alle famiglie, che vivono la realtà del
diversamente abile, a tempo pieno. ·
Stimolazione psichica attraverso la modalità di ascolto applicata
nella relazione dicotomica volontario – ospite; ·
Stimolazione sensoriale mediante l’esecuzione di lavori manuali in
regime di attività laboratoriale. ·
Possibilità
per la “gente del quartiere” di venire a conoscenza delle molteplici attività
rendendo così le strutture più aperte e quindi più accessibili alla comunità. ·
Miglioramento
della comunicazione sociale all’interno delle nostre strutture. ·
Ridurre le
sofferenze e i disagi dei diversamente abili assistiti all’interno della struttura
e delle relative famiglie, al fine di migliorare la qualità della vita. Ø
ANZIANI ·
Miglioramento
della qualità del servizio per l’assistenza e il sostegno agli anziani
autosufficienti e non in ambito socio-assistenziale. ·
Arricchimento
esistenziale dell’ospite autosufficiente, alla valorizzazione e difesa delle
capacità residue allo scopo di mantenere l’autonomia funzionale nelle
principali attività della vita quotidiana ·
Controbilanciare
le perdite cognitive subite in conseguenza del processo di deterioramento e
ridurre al minimo esperienze e stati di frustrazione, dolore fisico e
psicologico. ·
Avviare
attività di socializzazione, integrazione e di agevolazione ai rapporti
interpersonali tra gli anziani; ·
Stimolare e
valorizzare le competenze e le capacità manuali degli ospiti con stimolazione
al movimento ed alla manualità con valorizzazione dell’espressività
individuale. ·
Sviluppare
la creatività con esecuzioni di piccoli lavori di laboratorio come
falegnameria, modellazione della creta, cottura della ceramica, attività di
lavorazione della lana e creazione di piccoli oggetti. Ø
MINORI
– GIOVANI - STUDENTI ·
Ampliare le
occasioni di socializzazione nelle attività scolastiche con attività di
sostegno al doposcuola. ·
Migliorare
la qualità del servizio per il reinserimento sociale. ·
Migliorare
la qualità del servizio per l’assistenza a giovani in difficoltà
nell’orientamento e inserimento scolastico. ·
Coinvolgere
sistematicamente i minori del territorio, con l’obiettivo di concorrere alla
prevenzione del disagio e della devianza offrendo un luogo di aggregazione e
socializzazione stabile, cui sperimentare un sano utilizzo del tempo libero,
la possibilità di attività sportive continuative e di inserimento in gruppi
di interesse con la guida di educatori motivati e competenti. ·
Promuovere
la crescita globale dei giovani e la loro formazione integrale, favorendo per
questo l’aggregazione e la socializzazione, la diffusione dei valori sociali
attraverso lo sport e tutte le attività idonee a far scoprire e maturare nei
ragazzi attitudini e capacità, anche per un sano orientamento scolastico e
lavorativo futuro. ·
Consapevolizzare
ed individuazione delle risorse già presenti in loro; ·
Fare vivere
esperienze di problem solving e di assunzione di decisioni. ·
Recuperare e
ridurre la marginalità sociale come fine ultimo del progetto che parte
dal ruolo cardine delle famiglie fino
ad arrivare allo specifico recupero del minore studiando il bisogno
individuale e la sua capacità di soddisfacimento delle necessità
d’integrazione sociale. Ø
RAGAZZE
MADRI - MINORI ·
Miglioramento
della qualità del servizio per l’assistenza e il sostegno a ragazze-madri. ·
Acquisire
conoscenze riguardo alla crescita dei figli; ·
Acquisire
capacità relazionali positive all’interno della famiglia e al di fuori di
essa; ·
Acquisire
capacità educative genitoriali, stili educativi adeguati a creare un clima
familiare rispettoso del diritto di crescita di ciascun membro della
famiglia; ·
Acquisire
competenze comunicative efficaci; ·
Acquisire
competenze relative ai processi decisionali e al problem solving; ·
Stimolare la
famiglia “prima cellula sociale” con azioni positive per il miglior recupero
non del singolo minore ma dell’intero nucleo familiare; ·
Formare i
genitori insieme ai volontari sperimentando modalità d’incontro e confronto
con altri genitori attraverso varie attività ( conferenze, cineforum etc..). 3.
Obiettivi a favore della
crescita individuale di partecipanti al progetto ·
Avvicinare i
Volontari ai principi fondamentali di Solidarietà e di Pace visti non solo
come valori fondamentali della vita ma anche come mezzo per realizzare quella
carità cristiana caratteristica del nostro padre fondatore: Don Luigi Orione. ·
Possibilità
di esercitarsi sul campo (con caratteristiche tipiche del tirocinio e/o dello
stage lavorativo) in attività nell’area dell’assistenza sanitaria e sociale
rivolta a disabili, anziani, malati psichici, minori, ragazze madri, studenti
e giovani in difficoltà. Formazione al metodo tramite l’adozione di progetti individualizzati. ·
Valorizzazione
delle conoscenze pregresse, delle attitudini, delle sensibilità e delle
capacità dei volontari, rendendole utili e pertinenti rispetto al progetto
globale; ·
Responsabilizzazione
in merito ai casi umani presi in carico e alla loro gestione; ·
Possibilità
per i Volontari di acquisire conoscenze e competenze pratico-specifiche per
eventuale inserimento lavorativo in Enti del settore. ·
Acquisizione
di capacità relazionali, organizzative, dinamiche di gruppo, autostima,
valori sociali, autonomia, disponibilità al servizio, gestione dei conflitti,
stimolazione
dell’iniziativa personale, acquisizione del problem solving, gestione
dei conflitti, uso dell’autovalutazione, valore della solidarietà e della carità cristiana. |
7)
Descrizione
del progetto e tipologia dell’intervento che definisca dal punto di vista sia
qualitativo che quantitativo le modalità di impiego delle risorse umane con particolare
riferimento al ruolo dei volontari in servizio civile:
La PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON
ORIONE (della Piccola Opera della Divina Provvidenza) è una realtà in crescita. L’impegno di
tutti è rivolto sia alle strutture che alle relazioni umane. Si sta cioè
continuando il lavoro di ristrutturazione e miglioramento dell’ambiente e
nello stesso tempo si investe di più nella formazione dei dipendenti e dei volontari in modi diversi: una
formazione di carattere generale rivolta a tutti, ed una più particolare
rivolta alle persone chiamate ad una collaborazione più stretta. Nel primo
caso lo scopo è quello di far conoscere, più e meglio il carisma di Don
Orione e quindi di far comprendere maggiormente il senso del proprio
servizio; nel secondo caso lo scopo è quello di creare “punti di
riferimento”, persone di fiducia su cui poter contare per rispondere alle
esigenze quotidiane delle attività nelle strutture. Il volontariato esprime
un aspetto prezioso e insostituibile nell’attività delle nostre case, poiché
rappresenta il segno visibile di un amore generoso e gratuito. Esso si
costituisce come una componente che si inserisce nella progettualità della
casa con una presenza mirata di prevenzione e di intervento, senza alcuna
sovrapposizione con le competenze specifiche del personale di servizio e in
collaborazione con lo stesso. A questo scopo il volontariato sarà sostenuto
da un’azione formativa, con contenuti di orientamento carismatico–educativo,
assistenziale. Il riconoscimento dell’autenticità del servizio può portare a
fini individualistici se non inserito in un impegno formativo qualificante
per il futuro. Il Progetto prevede un percorso formativo che coinvolge i
religiosi, il personale dipendente e i
volontari di servizio civile per rendere meglio comprensibile e più
qualificante la specificità del loro servizio. I volontari di servizio civile
nelle loro mansioni operative saranno affiancati dal personale dipendente
qualificato. §
I Piccoli Cottolengo e Centri
di Riabilitazione
1.
Attività:
Assistenza Disabili Psichici e non - Riabilitazione. Il
contesto in cui saranno inseriti i volontari sono i Piccoli Cottolengo di Don
Orione ed i Centri di Riabilitazione, dove sono ospitati anziani
autosufficienti e non, disabili, handicappati e malati psichici. Il progetto
prevede l’inserimento dei volontari di servizio civile all’interno delle
attività assistenziali e sociali già presenti in struttura, con scopo di
intervenire sull’ospite migliorandone le facoltà, attraverso la stimolazione
attiva, le attività di gruppo e il sostegno psico-pedagogico. Il
progetto prevede inoltre la formazione dei volontari, attraverso un percorso
teorico e pratico puntualmente organizzato, in modo che siano in grado di attivarsi in collaborazione con
le figure professionali d’ambito e di integrarsi con la vita e le esigenze
professionali della struttura ed arrecando un valido supporto agli “ospiti”. Il volontario, sulla base di determinati progetti
di reparto, redatti dai membri dell’equipé della struttura, cercherà di
offrire attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti;
favorendone l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato
nell’aiutare l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di
vita quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i
bisogni, per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. I
volontari saranno impiegati in supporto agli operatori in mansioni di assistenza
sanitaria e sociale agli anziani autosufficienti e ai disabili fisici e mentali. L’intento del
servizio è quello di dare risposta al bisogno di efficienza e di benessere
per gli “ospiti” della struttura e per un miglioramento sociale, in cui possa
essere sostenuta ed esaltata la possibilità da parte dei volontari, di
aiutare gli utenti a condurre una vita che, anche se attraversa situazioni di
sofferenza e disagio, possa aspirare alla ricerca dell’armonia e della
serenità. In particolare, i
principi dei Piccoli Cottolengo e dei Centri di Riabilitazione sono: ·
l'assistenza ai bisogni primari dell'ospite ·
l'assistenza medico-geratrico-neurologica intesa in senso
multidimensionale ed integrato ·
la riabilitazione delle disabilità in qualsiasi forma essa si presenti ·
la socializzazione dell'anziano e del portatore di handicap ·
l'integrazione con la realtà territoriale ·
la pastorale
religiosa dell'anziano e del portatore di handicap. 2.
Mansioni del volontario Il progetto mira ad arricchire
il servizio riabilitativo, educativo, e socio-sanitario, già offerto dalla
struttura, aumentando il numero di ospiti inseriti in progetti
individualizzati. Il volontario, infatti, dovrà anche rendersi disponibile
per l’esecuzione di compiti di interesse collettivo. Al fine di ottimizzare
la disponibilità di tali risorse umane e di garantire la massima efficacia
possibile in ordine alle reali esigenze della casa, si provvederà ad
elaborare un planning di lavoro che preveda la rotazione dei volontari. Nei reparti in cui i volontari svolgeranno il
loro servizio, essi avranno modo di essere coinvolti nelle attività
occupazionali, strumento chiave e
stimolo alla comunicazione in base alla tipologia di utenti. Pittura,
disegno, collage , ritaglio, lavorazione della creta, ricamo, ginnastica
dolce, gite e discussioni sulle
notizie dei quotidiani e riviste sono alcune delle attività dedicate agli
ospiti, in cui il volontario potrà incentivare il desiderio di partecipazione.
Lo scopo delle attività occupazionali è quello di stimolare le capacità
cognitive e motorie, la socializzazione, la comunicazione, la ricerca della
realtà e il contatto con il mondo esterno
attraverso gite e passeggiate, quando possibile. Il volontario secondo
questo progetto potrà così accrescere le sue competenze sia da un punto di
vista teorico-pratico, sia umano arricchendosi attraverso un’esperienza unica
e motivante. I
volontari di servizio civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative
dal personale dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a
collaborare sono le seguenti: Assistenziale:
·
Sviluppo
delle autonomie primarie: Igiene orale, mani, capelli, mantenimento
dell’ordine di armadietti e comodini. ·
Sviluppo di attività motoria: attività ludiche ( utilizzo
delle del campo di calcio) e di
giardinaggio. ·
Partecipazione alle attività teatrali e musicali ·
Servizio
mensa e dialogo con essi durante la refezione. ·
Accompagnamenti alle visite mediche e/o uscite di
carattere personale dell’ospite. ·
Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie. Educativa e animativa: ·
Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva ·
Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un
ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali ·
Visita agli ospiti quando le condizioni di salute
prevedono ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla
propria camera. ·
Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più
autosufficienti ·
Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie. ·
Attività di carattere musicale e teatrale per animazione
feste. ·
Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare
informazioni anche a mezzo telefono. Tutto
ciò deve esser eseguito senza turbare la dignità, la libertà, l’individualità
e le convinzioni personali dell’anziano o del disabile con la partecipazione
della famiglia religiosa al piano di recupero o mantenimento delle risorse
anche attraverso forme di collaborazione con gli operatori. I volontari, inoltre, pur organizzati prevalentemente
in attività individualizzate, potranno con l’occasione partecipare
attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo. §
Case di riposo / RSA e Centri di Riabilitazione 1.
Attività:
Assistenza ad anziani autosufficienti e non - Riabilitazione Le
Case di Riposo ed i Centri di Riabilitazione della PICCOLA OPERA DELLA DIVINA
PROVVIDENZA, in conformità con lo spirito religioso di Don Orione, nostro
padre fondatore, sono rivolte al servizio di persone bisognose di aiuto ,
nella fattispecie anziani, autosufficienti per quanto riguarda le attività
motorie essenziali (vestirsi, lavarsi , mangiare , camminare), ma non
autonomi per molti altri aspetti della vita. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto,
redatti dai membri dell’equipe della struttura, cercherà di offrire attività
occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti, favorendone
l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare
l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita
quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni,
per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. È importante che vengano risvegliate e
sviluppate l’acquisizione di autonomia e della capacità decisionale
ragionata e libera. 2. Mansioni
del volontario I volontari di servizio
civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale
dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le
seguenti: ·
attività
culturali (aiuto nella lettura
di vari quotidiani e settimanali, libri che stimolino un interesse
personale; accompagnamenti a
spettacoli teatrali, film, documentari, ecc.sia all’interno che all’esterno
della casa) ·
attività motorie (
passeggiate quotidiane, ippoterapia, palestra, uso di cyclettes
personalizzate secondo le indicazioni degli istruttori) ·
attività di manipolazione e modellaggio ·
attività di laboratorio ·
attività teatrali ·
occupazione e gestione del tempo libero §
Case Accoglienza (MINORI – RAGAZZE MADRI) - MINORI 1.
Attività:
Accoglienza e Reinserimento sociale di
minori Il contesto del disagio delle ragazze-madri e dei
minori, con tutto il suo carico di problematicità deve poter trovare delle
risposte. Tali risposte vengono espresse dai centri Don Orione con la
creazione di spazi autonomi di case di accoglienza con equipe preparate a
gestire i rapporti di problematicità e con figure idonee di riferimento
educativo. Nel contesto dell’accoglienza per i minori in disagio, il progetto si colloca
all’interno di un pacchetto di proposte che alcune sedi della Piccola Opera
della Divina Provvidenza vanno articolando nel settore della tutela del
minore e che mira a dare un contributo al diffondersi di una cultura per
l’infanzia. Il fine specifico delle case di accoglienza è promuovere lo
sviluppo della persona in età evolutiva, rispettando le sue potenzialità e le
differenti capacità per raggiungere una migliore qualità di vita. Le case di
accoglienza nei nostri centri mirano dunque ad educare, accompagnare cioè la
persona nel cammino della vita offrendo: -
un clima
familiare di cura e protezione -
il
sostentamento materiale -
migliorare
le problematiche comportamentali -
rinforzare
le funzioni psicologiche -
migliorare
le competenze sociali -
ottimizzare
le relazioni con la famiglia I progetti si inseriscono nelle attività che già
svolgono le comunità educative. Nei centri vengono sviluppate attività atte
al recupero e reinserimento scolastico e sociale dei minori. I volontari nel
loro servizio saranno affiancati dagli educatori qualificati nelle loro
attività quotidiane di sostegno agli utenti nella struttura. I volontari, inoltre,
sono chiamati a assistere e guidare gli stessi
nelle attività; una guida fatta di stimolazione, di consigli di
incoraggiamenti, di aiuto, in una parola, a far si che tutte le potenzialità
di reinserimento degli utenti loro affidati vengano risvegliate e sviluppate, senza
sostituirsi ad essi ma portandoli ad acquisire autonomia e capacità
decisionale ragionata e libera. I volontari di servizio civile saranno affiancati
nelle loro mansioni operative dal personale dipendente qualificato. Le
attività a cui sono chiamati a collaborare sono le seguenti: 2.
Mansioni del volontario -
Aiuto nello svolgimento dei compiti giornalieri
assegnati -
Aiuto nella gestione del tempo libero -
Animazione scolastica ed extrascolastica -
Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello
didattico per l’orientamento scolastico -
Attività informatiche -
Attività ludiche e musicali -
Avviamento
ad attività sportive -
RAGAZZE MADRI 1.
Attività:
Accoglienza ragazze madri L’accoglienza
per ragazze madri e gestanti intende rispondere a un pluri obiettivo: -
creare un
ambiente sereno e solidale alle donne in difficoltà, in stato di gravidanza e
alle ragazze madri, al fine di garantire sostegno alla relazione
madre-bambino. -
Offrire
un’esperienza di vita comunitaria che sia un’occasione per una maturazione
personale -
Offrire una
collocazione stabile, educativamente valida, con strumenti per sviluppare le
funzioni materno-genitoriali, al fine di garantire solidarietà, sostegno e
soccorso alle vittime di maltrattamenti fisici e psicologici, di stupri e di
abusi sessuali extra o intra-familiari. -
Creare le
condizioni affinché il bambino cresca attraverso un processo di
responsabilizzazione della madre. -
Promuovere
infine la costruzione di rapporti esterni che permettano di vivere e
integrarsi con il contesto sociale I volontari di servizio
civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale
dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le
seguenti: 2.
Mansioni del volontario -
Coadiuvare i responsabili nella somministrazione e
preparazione alimenti -
Coadiuvare in tutte le iniziative della casa -
Coadiuvare nelle attività di doposcuola -
Partecipare
alle riunioni di equipe I volontari, inoltre, pur organizzati
prevalentemente in attività individualizzate, potranno con l’occasione
partecipare attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo. §
Scuole
Questo tipo di attività è configurabile con un
completo affiancamento del volontario al relativo operatore locale di
progetto, insieme al quale compie le attività ordinarie presenti nell’ambito
scolastico
E’ forse questo l’ambito più gratificante per il
volontario; la possibilità di seguire individualmente l’alunno
nell’esecuzione dei compiti assegnatigli, è un impegno, oltre che molto
importante e per certi versi gravoso, è sicuramente anche quello più stimolante,
in quanto rende il volontario copartecipe dei risultati scolastici
dell’alunno (il tutto ovviamente sotto la supervisione del responsabile del
doposcuola)
Lo Sport rappresenta
una grande occasione per conoscere e mettere alla prova se stessi,
confrontandosi lealmente con le capacità, le personalità e le risorse degli
altri. E' uno strumento di crescita dell'individuo, in un contesto di
socializzazione, di condivisione di regole e di comportamenti. L'attività
sportiva, praticata correttamente, con lealtà ed impegno, si rivela uno
strumento efficace per costruire nei giovani una personalità matura, capace
d’autogestirsi e di orientare positivamente le proprie energie, verso
specifiche finalità, opportunamente scelte e perseguite, in un contesto di
confronto ed incontro con gli altri. Lo Sport, infatti, stimola
l'acquisizione di caratteristiche psicologiche e comportamentali, che
orientano l'individuo verso un maturo senso della realtà. Tali risultati si ottengono
con la consuetudine ad una tecnica d’allenamento, con l'autodisciplina, con
la conoscenza del proprio corpo e dei propri limiti nell'obiettivo di
migliorarsi, con l'acquisizione della capacità di controllo e distribuzione
delle energie, con l'abitudine ad affrontare imprevisti e difficoltà, con
l'acquisizione di una buona capacità di tolleranza della frustrazione e della
sconfitta, con la giusta predisposizione a sopportare disagi, ma anche ad
investire sulle proprie potenzialità. All’interno di questa importantissima
attività, il volontario può dare sicuramente il meglio di sé conciliando un
ruolo educativo insieme ad un sano e gioioso divertimento.
L’attività delle scuole professionali è rivolta a ragazzi che
terminato il ciclo della scuola media intendono orientarsi verso un percorso
di inserimento tecnico-professionale. Dietro questa scelta, in molti casi, si
presentano giovani con situazioni di disagio, di difficoltà personale,
familiare e/o ambientale. E’ per questo motivo che i centri della Piccola
Opera della Divina Provvidenza si sono attivati al fine di prevenire il
disagio giovanile e la dispersione scolastica in collaborazione con le altre
realtà educative del territorio. La presenza pertanto di volontari di
servizio civile deve favorire un
progetto di prevenzione, lotta e contenimento del disagio mediante tutte
quelle attività di orientamento, osservazione e individuazione dei casi di
disagio, sviluppo delle attività di contenimento e soluzione ai problemi di
difficoltà e dispersione scolastica. 5.
Mansioni del volontario -
Aiuto nello svolgimento dei compiti giornalieri
assegnati -
Animazione scolastica ed extrascolastica -
Aiuto nelle attività sportive -
Aiuto nella gestione del tempo libero -
Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello
didattico -
Coadiuvare gli esperti nelle attività di sportello di
sostegno -
Lavorare in team con gli insegnanti di sostegno -
Lavorare in team con gli insegnanti-tutor della scuola §
Parrocchie ed Oratori 1.
Attività:
Animazione e supporto educativo L’animazione è valore di vita e metodologia educativa che
nasce da un modo di pensare l’uomo, i suoi dinamismi, i processi in cui gioca
la sua maturazione, e scaturisce dalla esigenza di coinvolgere destinatari ed
educatori alla partecipazione attiva e corresponsabile. Tale scelta comporta
necessariamente di pensare all'oratorio come luogo di incontro, di confronto
e di esperienza, e la “formazione di
animatori” capaci di essere presenza autentiche e di stimolare,
vivendola, una sintesi tra fede e vita. ·
Animazione
“ricreativa” -
Il cortile e la
sala come luoghi di incontro, di gioco, di festa, di divertimento, di
formazione… ·
Animazione
“culturale” -
La scuola momento
sistematico di apprendimento e di formazione - Recupero Scolastico -
Incontri,
dibattiti, ricerche -Attività
di teatro e di cinema -Recital
e musical -Turismo
e folklore -Corso
informatica di base ·
Animazione
“sportiva” -Sport
organizzato -Allenamento
e autodisciplina interna ed esterna -Senso
di squadra e stile di collaborazione L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso
e di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed
eventi sia di normale andamento e
sia di attività straordinarie della
parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività
dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto
formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di
doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie
in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso
il sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria,
darà un valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al
Centro fanno capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto
agli operatori del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per
collaborare all’efficienza dei servizi resi agli utenti. 2.
Mansioni del volontario Nell’attività dell’oratorio e della parrocchia, i
volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto formativo, morale,
civile, in: -
Attività
Oratoriali: accoglienza, giochi, organizzazione -
Varie
attività Sportive -
Accoglienza
immigrati (Costituire un punto di riferimento
per immigrati che hanno difficoltà di prima accoglienza. Promuovere uno spazio interculturale. Garantire la
presenza di un mediatore culturale. Dare opportunità agli immigrati di soddisfare i bisogni primari (condividere
un pasto caldo, usufruire di una doccia, ricevere vestiti per cambiarsi poter trascorrere la notte) -
Laboratorio di
Artigianato -
Laboratorio Danza -
Laboratorio Musica -
Animazione ed
attività ricreativa per anziani -
Servizio, appoggio
e sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura -
Laboratorio
doposcuola e strategie d’apprendimento -
Laboratorio
d’Informatica -
Laboratorio
Teatrale -
Attività
Ludico-Ricreative e di animazione varia -
Sportello
polifunzionale informativo servizi sociali e consulenza generale. |
48
8)
Numero
dei volontari da impiegare nel progetto:
9)
Numero posti
con vitto e alloggio:
10)Numero posti senza vitto e alloggio:
11)
48
Numero posti con
solo vitto:
36
12) Numero ore di servizio settimanali dei volontari,
ovvero monte ore annuo:
6
13) Giorni di servizio a settimana dei volontari
(minimo 5, massimo 6) :
14) Eventuali particolari obblighi dei volontari
durante il periodo di servizio:
5.
Buona
affabilità e disponibilità a tutte le attività connesse al progetto. |
15) Sede/i di attuazione del progetto ed Operatori
Locali di Progetto:
N. |
Ente
presso il quale si realizza il progetto ed a cui indirizzare le domande |
Comune |
Indirizzo
|
Cod.
ident. sede |
N.
vol. per sede
|
Telefono
sede
|
Fax
sede
|
Personale
di riferimento (cognome e nome) |
Nominativi
degli Operatori Locali di Progetto |
|
Cognome
e nome |
Data
di nascita |
|||||||||
1 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
CAMALDOLI |
GENOVA |
VIA BERGHINI 250 |
1 |
8 |
010 821790 |
010 820135 |
CAPRAI
IVO |
ZICARI
VANDA DELLI NOCI PAOLO |
20/12/1958 04/08/1956 |
2 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
PAVERANO |
GENOVA |
VIA CELLINI 22 |
1 |
4 |
010 5229337 |
010 5229596 |
CORONA GERMANO |
RISSO SUSANNA |
07/12/1975 |
3 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
CASTAGNA |
GENOVA |
VIA TIGULLIO 2 |
1 |
4 |
010 3990203 |
010 388464 |
PARODI ALBERTO |
LASAGNA GLORIA |
03/03/1960 |
4 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
BOGLIASCO |
GENOVA |
VIA AURELIA 59 |
1 |
4 |
010 3470114 |
010 3479105 |
PERCIVALE FULVIO |
MODICA SIMONA |
01/12/1969 |
5 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
SANREMO |
SANREMO (IM) |
VIA G. GALILEI 713 |
1 |
4 |
0184 59851 |
0184 598566 |
FERRARI FULVIO |
DORIGO
LUCIA |
16/05/1948 |
6 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
BOLOGNA |
BOLOGNA |
VIA MARZABOTTO 12 |
1 |
4 |
051 435119 |
051 6153445 |
BONOMI FRANCESCO |
LUPPI
SIMONA |
18/09/1976 |
7 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
FANO |
FANO (PU) |
VIA 4 NOVEMBRE 47 |
1 |
8 |
0721 804770 |
0721 801462 |
MASSI GIULIO |
GIORGI ROBERTO FACCHINI FABIO |
23/05/1967 22/09/1971 |
8 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
FIRENZE |
FIRENZE |
VIA CAPO DI MONDO 34 |
1 |
4 |
055 676397 |
055 667378 |
TRUDU GIANNI |
BATTISTOTTI LUIGI |
11/05/1928 |
9 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE –
SELARGIUS |
SELARGIUS (CA) |
PIAZZA DON ORIONE 11 |
1 |
4 |
070 840845 |
070 840917 |
BINDI ALBERTO |
SANNA
MARIA GRAZIA |
21/02/1969 |
10 |
PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE -
MAGRETA |
MAGRETA (MO) |
VIA DON FRANCHINI 400 |
1 |
4 |
059 554134 |
059 4791024 |
SISTIGU SERENA |
COSTABILE PIERO |
02/03/1967 |
11 |
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12 |
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13 |
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14 |
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15 |
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16 |
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17 |
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18 |
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Si elencano di qui
seguito in modo approfondito e dettagliato, tutte le Sedi di attuazione di
progetto dell’Ente PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE che
ospiteranno i volontari con le relative attività e piani di servizio di impiego dei volontari. I
contenuti, le finalità e gli obiettivi
di ogni Sede nella realizzazione dei vari piani d’impiego fanno
riferimento a quelle generali del Progetto presentato dall’Ente.
Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di
progetto: |
·
Sede di Genova: Piccolo
Cottolengo di Don Orione - CAMALDOLI “Villaggio della Carità” - Via Berghini, 250 – 16132 – Genova –
Camaldoli |
Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di
progetto: |
·
Sede di Genova: Piccolo
Cottolengo di Don Orione - PAVERANO Via Cellini, 22 – 16143 – Genova |
Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di
progetto: |
·
Sede di Genova: Piccolo
Cottolengo di Don Orione - CASTAGNA Via Tigullio, 2 – 16148 – Genova - Quarto |
In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi
contenuti, alle sue finalità e agli
obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:
q Attività: Assistenza Disabili Psichici e
Anziani.
Il contesto in cui saranno inseriti i volontari è il Piccolo
Cottolengo di Don Orione di Genova (CAMALDOLI – PAVERANO – CASTAGNA) dove sono
ospitati anziani autosufficienti e non, disabili, handicappati e malati psichici.
Il progetto prevede l’inserimento dei volontari di servizio civile all’interno
delle attività assistenziali e sociali già presenti in struttura, con scopo di
intervenire sull’ospite migliorandone le facoltà, attraverso la stimolazione
attiva, le attività di gruppo e il sostegno psico-pedagogico. Il
progetto prevede inoltre la formazione dei volontari, attraverso un percorso
teorico e pratico puntualmente organizzato, in modo che siano in grado di attivarsi in collaborazione con
le figure professionali d’ambito e di integrarsi con la vita e le esigenze
professionali della struttura ed arrecando un valido supporto agli “ospiti”. Il volontario, sulla base di determinati progetti
di reparto, redatti dai membri dell’equipé della struttura, cercherà di offrire
attività occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti; favorendone
l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare
l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita
quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni,
per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. I volontari saranno
impiegati in supporto agli operatori in mansioni di assistenza sanitaria e
sociale agli anziani autosufficienti e
ai disabili fisici e mentali. L’intento del servizio è quello di dare
risposta al bisogno di efficienza e di benessere per gli “ospiti” della
struttura e per un miglioramento sociale, in cui possa essere sostenuta ed
esaltata la possibilità da parte dei volontari, di aiutare gli utenti a
condurre una vita che, anche se attraversa situazioni di sofferenza e disagio,
possa aspirare alla ricerca dell’armonia e della serenità.
q
Mansioni del volontario
Nei reparti in cui i volontari svolgeranno il loro servizio, essi
avranno modo di essere coinvolti nelle attività occupazionali, strumento
chiave e stimolo alla comunicazione in
base alla tipologia di utenti. Pittura, disegno, collage , ritaglio, lavorazione della creta, ricamo, ginnastica
dolce, gite e discussioni sulle notizie
dei quotidiani e riviste sono alcune delle attività dedicate agli ospiti, in
cui il volontario potrà incentivare il desiderio di partecipazione. Lo scopo
delle attività occupazionali è quello di stimolare le capacità cognitive e
motorie, la socializzazione, la comunicazione, la ricerca della realtà e il
contatto con il mondo esterno attraverso
gite e passeggiate, quando possibile. Il volontario secondo la seguente
proposta di volontariato civile potrà così accrescere le sue competenze sia da
un punto di vista teorico-pratico, sia umano arricchendosi attraverso
un’esperienza unica e motivante.
·
Sviluppo delle
autonomie primarie: Igiene orale, mani, capelli, mantenimento dell’ordine di
armadietti e comodini.
·
Sviluppo di attività motoria: attività ludiche ( utilizzo
delle del campo di calcio) e di
giardinaggio.
·
Partecipazione alle attività teatrali e musicali
·
Servizio mensa
e dialogo con essi durante la refezione.
·
Accompagnamenti alle visite mediche e/o uscite di
carattere personale dell’ospite.
·
Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.
-
Affiancamento agli operatori sociali nelle loro mansioni
professionali educative e animative:
·
Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva
·
Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un
ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali
·
Visita agli ospiti quando le condizioni di salute
prevedono ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla
propria camera.
·
Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più
autosufficienti
·
Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.
·
Attività di carattere musicale e teatrale per animazione
feste.
·
Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare
informazioni anche a mezzo telefono.
Tutto ciò deve esser
eseguito senza turbare la dignità, la libertà, l’individualità e le convinzioni
personali dell’anziano o del disabile con la partecipazione della famiglia
religiosa al piano di recupero o mantenimento delle risorse anche attraverso
forme di collaborazione con gli operatori.
Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di
progetto: |
·
Sede di Genova: Istituto
“Famiglia Moresco”- BOGLIASCO Via Aurelia, 59 – 16131 – Genova - Bogliasco |
In riferimento al Progetto generale
dell’Ente in riferimento ai suoi contenuti, alle sue finalità e gli obiettivi, il piano d’impiego è il
seguente:
q
Attività:
Assistenza a Disabili mentali autosufficienti
q
Mansioni del volontario
·
Stimolazione cognitiva, ludica e affettiva
·
Stimolazione sensoriale e di ascolto musicale su un
ristretto gruppo di ospiti con gravi deficit mentali
·
Visita agli ospiti quando le condizioni di salute prevedono
ricoveri ospedalieri o momentanee indisposizioni ad uscire dalla propria
camera.
·
Intrattenimento durante la giornata per gli ospiti più
autosufficienti
·
Accompagnamenti in gite od uscite straordinarie.
·
Attività di carattere musicale e teatrale per animazione
feste.
·
Accoglienza dei visitatori e disponibilità a dare
informazioni anche a mezzo telefono.
Al termine del
progetto ai volontari saranno certificate le attività svolte nonché le
competenze maturate e le conoscenze apprese durante il servizio.
Realizzazione del
progetto nella Sede di attuazione di progetto: |
·
Sede di Sanremo (IM): Piccolo
Cottolengo di Don Orione - Sanremo Via Galileo Galilei, 713 – 18038 - Sanremo |
In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi
contenuti, alle sue finalità e agli
obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:
q
Attività: Assistenza
e promozione umana di persone anziane e/o portatrici di handicap
autosufficienti e non autosufficienti
La Residenza Protetta si inserisce
proficuamente nel tessuto sociale della città di San Remo, avviando percorsi di
integrazione con la comunità referente e raccogliendone le istanze più
significative. Essa è aperta all’accoglienza di uomini e donne anziani e/o
disabili. La provenienza geografica degli utenti già inseriti riguarda
prevalentemente la Riviera Ligure di Ponente, ma sono frequenti anche ingressi
extra-regionali, specie dal Settentrione.
Il Piccolo Cottolengo di
Don Orione di Sanremo ha come fine specifico l'assistenza e la promozione umana
di persone anziane e/o portatrici di handicap autosufficienti e non
autosufficienti. In particolare, i suoi principi sono:
·
l'assistenza ai bisogni primari dell'ospite
·
l'assistenza medico-geratrico-neurologica intesa in senso multidimensionale
ed integrato
·
la riabilitazione delle disabilità in qualsiasi forma essa si presenti
·
la socializzazione dell'anziano e del portatore di handicap
·
l'integrazione con la società sanremese e ligure
·
la pastorale religiosa dell'anziano e del portatore di handicap.
L'Istituto ospita attualmente 145 persone, di cui 83 donne
e 62 uomini (dati Giugno 2003). Accoglie persone, con una rilevanza di demenze
senili, per giungere ad anziani con problemi cardio-vascolari o
muscolo-scheletrici. La disabilità mentale ha la sua parte, con un reparto
esclusivamente ad essa dedicato. Diverse la patologie invalidanti, sia a
livello della deambulazione, che della vista e dell'udito. Il fine principale dell’Opera è quello di servire
la persona, per aiutarla a conseguire uno sviluppo integrale, con attenzione
particolare agli ultimi. Attraverso l’accoglienza, l’assistenza, l’educazione e
la cura, si vuole rispondere all’esigenza dell’uomo e della donna di amare e di
essere amati, esigenza sentita fortemente da coloro che soffrono abbandono e
solitudine. Un obiettivo, questo, prioritario per promuovere la realizzazione
integrale e possibile della persona. Ecco allora che la finalità dell’Opera non
deve essere unicamente il saper dare delle risposte ai bisogni di una realtà
territoriale, ma essere la proposta di un modello di vita, quello improntato al
carisma orionino.
q
Mansioni del volontario
Il progetto mira
prevalentemente ad arricchire il servizio riabilitativo già offerto dalla struttura,
aumentando il numero di ospiti inseriti in progetti individualizzati. In
particolare, godrà della disponibilità dei volontari il settore anziani, avente
attualmente un basso Coefficiente personale educativo - Numero totale degenti e, in particolare, un reparto femminile
specifico. Costituito quasi esclusivamente da ospiti affette da demenza di
Alzheimer, si ritengono per esso necessari, per la tutela ed il benessere delle
stesse, precisi interventi educativi, sistematici e coerenti. Questa sarà la
occupazione principale, ma non esclusiva. Il volontario, infatti, dovrà
comunque rendersi disponibile anche per l’esecuzione di compiti di interesse
collettivo. Al fine di ottimizzare la disponibilità di tali risorse umane e di
garantire la massima efficacia possibile in ordine alle reali esigenze della
casa, si è elaborato un planning di lavoro che preveda la rotazione dei
volontari (A, B, C, D) sulle quattro settimane lavorative di ciascun mese.
VOLONTARI |
1° settimana |
2° settimana |
3° settimana |
4° settimana |
A |
Uffici |
Fisioterapia |
Animazione |
Animazione |
B |
Animazione |
Uffici |
Fisioterapia |
Animazione |
C |
Animazione |
Animazione |
Uffici |
Fisioterapia |
D |
Fisioterapia |
Animazione |
Animazione |
Uffici |
Nella
tabella sono evidenziate le attività:
·
Uffici: disponibilità ad effettuare accompagnamenti di ospiti,
commissioni burocratiche, fotocopie, centralino, portineria, magazzino, etc.
secondo le necessità dell’attività amministrativa. Personale di riferimento:
ragioniere, assistente sociale, segretaria.
·
Fisioterapia: disponibilità ad affiancare ed aiutare il personale
fisioterapico nel suo compito riabilitativo. Personale di riferimento: le due
fisioterapiste.
·
Animazione: presa in carico di alcuni casi e loro gestione sotto la
supervisione del personale educativo. Personale di riferimento: l’educatrice
professionale.
I volontari, inoltre, pur organizzati
prevalentemente in attività individualizzate, potranno con l’occasione
partecipare attivamente ad eventi di animazione di carattere collettivo.
Realizzazione del
progetto nella Sede di attuazione di progetto: |
·
Sede di Bologna: Parrocchia
e Oratorio - Bologna Via Cimabue, 14 – 40133 - Bologna |
In
riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue
finalità e agli obiettivi, il piano
d’impiego è il seguente:
q
Attività:
Animazione e supporto educativo
Promozione attività di tipo aggregativo e sociale per giovani: Promozione e scoperta dell’importanza dei momenti
di socializzazione tra i giovani, apertura di luoghi d’incontro dove interagire
con l’universo giovanile alla scoperta delle nuove prospettive ed aspettative
dei giovani, attività di tipo ludico-ricreative di vario genere, come tentativo
di recuperare le emarginazioni sociali dei giovani.
Promozione attività sportive per giovani: Attrarre l’attenzione giovanile con iniziative di
tipo sportivo attraverso laboratori e palestre in cui praticare varie
discipline sempre non agonistiche, sperimentare l’importanza della sana
competizione sportiva allo scopo di realizzare la socializzazione e
l’aggregazione tra coetanei nonché promuovere l’educazione sportiva attraverso
l’organizzazione di attività motorie diversificate (calcio, basket, volley).
L’attenzione specifica è rivolta al giovane nella
dimensione della sua umanità secondo le particolari fasi della crescita per aiutarlo
a costruire una personalità matura. Maturazione umana che significa essere
“soggetto” della propria storia all’interno della storia del mondo, accogliendo
la vita come un dono e un compito, in una ricerca continua di significato e di
senso aperta e orientata al trascendente. La maturazione umana e l’appartenenza alla società sfociano
naturalmente nell’assunzione graduale di un impegno originale e concreto di
servizio nei confronti dell’uomo; tale servizio supera gli ambiti particolari
di azione e diventa slancio di impegno.
Al centro c’è il giovane con al sua individualità e la sua totalità,
anima e corpo, individuo e società, presente e passato. Il trinomio
fondamentale “ragione, religione,
amorevolezza” riassume l’originalità del metodo e lo concretizza nelle sue
linee essenziali. Accompagnarsi coi
giovani, cioè trovarsi con loro e inserirsi al punto e al momento
della loro maturazione umana e cristiana, del loro cammino di crescita, lungo
la loro strada, mettersi in ascolto e accoglienza delle loro domande e delle
loro aspirazioni. Andare ai giovani,cioè
eliminare le distanze, farsi prossimi, accostarsi a loro. Come Don Orione
vogliamo incontrare i giovani per le strade, nelle piazze, nelle scuole… per
ascoltarli, accoglierli e invitarli all’oratorio. Valorizzare i giovani, Cioè riconoscere e far sviluppare il
patrimonio che i giovani hanno per suscitare in loro spinta motivazionale,
volontà di impegno e gioia di crescita. Vivere insieme, nel più profondo
rispetto per la persona e ciascuno con i propri carismi, una stessa tensione
formativa attenta alle domande della società da un lato, ed alla ricerca di una
identità Ascolto, accoglienza, servizio, prevenzione insieme con la presenza di
un volontariato attivo e responsabile sono elementi fondanti del nostro impegno
educativo.
q
Mansioni del volontario
L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso e
di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed
eventi sia di normale andamento e
sia di attività straordinarie della
parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività
dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto
formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di
doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie
in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso il
sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria, darà un
valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al Centro fanno
capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto agli operatori
del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per collaborare
all’efficienza dei servizi resi agli utenti. Nell’attività dell’oratorio e
della parrocchia, i volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto
formativo, morale, civile, in:
-
Attività Oratoriali
(accoglienza, gestione, organizzazione): Attività di oratorio che accoglie i
ragazzi del territorio. Il servizio di animazione da parte dei volontari e
delle volontarie consiste nel diffondere valori di solidarietà, cultura della
pace, la giustizia e il vero valore della Carità.
-
Varie attività
Sportive
-
Animazione liturgica
-
Animazione ed
attività ricreativa per anziani
-
Servizio, appoggio e
sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura
-
Laboratorio
doposcuola e strategie d’apprendimento
-
Laboratorio
d’Informatica
-
Laboratorio Teatrale
-
Attività
Ludico-Ricreative e di animazione varia: un valido aiuto formativo, morale,
civile.
Realizzazione del
progetto nella Sede di attuazione di progetto: |
·
Sede di Fano (PU): Istituto
Sacro Cuore “Mons. Gentili” Via 4 Novembre, 47 – 61032 – Fano |
q
Attività:
1.
SCUOLE
PROFESSIONALI: Orientamento
e inserimento giovani in difficoltà nelle scuole professionali (settori industriali
meccanico, metalmeccanico, elettrico, elettronico, termoidraulico)
2.
CASA
DI ACCOGLIENZA: Minori e
Ragazze madri in difficoltà
1.
SCUOLE PROFESSIONALI
Cenni storici
Nata come scuola di “arti e mestieri”, nei primi decenni del ‘900,
mediante l’opera di Mons. Francesco Masetti e Mons. Giuseppe Gentili e il
coinvolgimento delle maestranze fanesi, la scuola aveva il compito precipuo di
educare i giovani ad una formazione cristiana e professionale, sviluppare la
manualità e l’abilità mediante l’esperienza di artigiani locali che prestavano
la propria opera gratuitamente. Con la presenza della Congregazione religiosa
“Piccola Opera della Divina Provvidenza” la scuola di “arti e mestieri” assume
il carattere e la tradizione di Centro di Addestramento Professionale
riconosciuto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale. Opera
successivamente con gli Enti locali: Regione Marche prima e l’Amministrazione
provinciale di Pesaro – Urbino poi. Il Centro di Formazione Professionale
“Don Orione” (CFP) continua oggi a educare e formare professionalmente i
giovani di Fano e dell’entroterra fanese con una precisa proposta ispirata
cristianamente, fondata sulla ricerca dei bisogni socio educativi e
professionali, fortemente correlata con il tessuto produttivo locale, promossa
e sostenuta dalle parti sociali, dalle istituzioni politiche e da quelle
scolastiche. Altro elemento peculiare dell’organizzazione del CFP “Don
Orione” è il legame nazionale ed
internazionale con altri 10 CFP appartenenti all’Opera “Don Orione” e con
numerose scuole secondarie di tipo tecnico tutti diretti e coordinati dalla
sede nazionale ENDOFAP di Roma. Un recente rapporto sulla gestione della
formazione professionale nella provincia di Pesaro Urbino, condotto dalla
società Sinnea International su commissione della Provincia di Pesaro Urbino,
ha messo in evidenza che il CFP “Don Orione” ha raggiunto standard qualitativi
di eccellenza in ordine al grado di occupabilità degli allievi, del grado di
soddisfazione degli allievi al processo formativo e al livello di radicamento
del Centro al tessuto produttivo del territorio. Dal 2001 la scuola si è
arricchita anche di un nuovo percorso formativo istituendo l’Istituto Tecnico
Industriale “Don Luigi Orione” riconosciuto legalmente il 29 maggio 2001 e
riconosciuto paritario l’8 aprile 2003. Questo secondo percorso riesce pertanto
ad ampliare l’offerta formativa e a promuovere maggiormente le occasioni di
formazione e inserimento professionale dei giovani nel mondo del lavoro.
L’azione formativa del è rivolta fondamentalmente nella direzione consolidata
della formazione iniziale, della formazione secondaria, della formazione
continua, della sperimentazione.
L’attività delle scuole professionali è rivolta a ragazzi che
terminato il ciclo della scuola media intendono orientarsi verso un percorso di
inserimento tecnico-professionale. Dietro questa scelta, in molti casi, si
presentano giovani con situazioni di disagio, di difficoltà personale,
familiare e/o ambientale. E’ per questo motivo che la scuola ha attivato un più
stretto collegamento con molte scuole medie e superiori di Fano istituendo la
rete scolastica “Orione” per la lotta al disagio giovanile e alla dispersione
scolastica. La presenza pertanto di volontari del servizio civile deve poter
favorire un progetto di prevenzione, lotta e contenimento del disagio mediante
tutte quelle attività di orientamento, osservazione e individuazione dei casi
di disagio, sviluppo delle attività di contenimento e soluzione ai problemi di
difficoltà e dispersione scolastica.
Le
attività formative e scolastiche interne si suddividono nel seguente modo:
Formazione iniziale nel centro di formazione
L’attività formativa iniziale è indirizzata a giovani
del post-obbligo scolastico che dopo un periodo di formazione biennale sono
intenzionati ad inserirsi nei settori industriali meccanico, metalmeccanico,
elettrico, elettronico, termoidraulico. I corsi promossi tutti gli anni di
concerto con la Provincia di Pesaro Urbino prevedono il conseguimento delle
seguenti qualifiche:
· Addetto macchine utensili (biennale)
· Elettromeccanico (biennale)
· Meccanico Auto (biennale)
Il percorso di formazione prevede tradizionalmente una
forte collaborazione delle istituzioni scolastiche con le quali
sistematicamente vengono promosse attività di orientamento e di collaborazione
al fine di consentire un più agevole passaggio dalla istruzione obbligatoria
alla formazione professionale di tipo iniziale. Oltre alla attività di
orientamento viene attivata dal Centro una attività di tirocinio durante tutto
il percorso formativo grazie alla collaborazione stabile e convenzionata con
oltre centro imprese dei settori meccanico, metalmeccanico, elettrico–elettronico
del comprensorio fanese. Le novità in ordine al nuovo obbligo scolastico e
nuovo obbligo formativo (L 9/99 e L 144/99) prevedono un nuovo assetto della
formazione iniziale promossa dal Centro: una formazione triennale nel rispetto
delle politiche di orientamento al lavoro, formazione e accompagnamento al
lavoro. Dall’anno formativo 1999/2000 il Centro promuove anche una formazione
rivolta a cittadini immigrati non occupati attraverso corsi di saldo –
carpenteria. I giovani che attualmente frequentano la formazione professionale
iniziale sono circa un centinaio.
Formazione secondaria dell’istituto tecnico
industriale
La scuola promuove attività formative di istruzione
tecnica superiore per la formazione di tecnici esperti nell’automazione
industriale e nel disegno tecnico grafico, operatori per la cantieristica
navale, operatori per la sicurezza e la prevenzioni degli infortuni.
Il percorso quinquennale di sviluppa in un biennio
comune propedeutico e in un triennio di specializzazioni.
q
Mansioni del volontario
-
animazione scolastica ed
extra-scolastica
-
coadiuvare gli esperti
nelle attività di sportello didattico
-
coadiuvare gli esperti
nelle attività di sportello sostegno
-
lavorare in team con gli
insegnanti di sostegno
-
lavorare in team con gli
insegnanti tutor della scuola
2.
CASA DI ACCOGLIENZA MINORI E RAGAZZE MADRI
Il contesto del disagio minorile, che si evidenzia
soprattutto nelle attività scolastiche e con tutto il suo carico di
problematicità, deve poter trovare delle risposte. Tali risposte vengono
espresse dal centro don Orione con la creazione di spazi autonomi di case di
accoglienza con equipe preparate a gestire i rapporti di problematicità e con
figure idonee di riferimento educativo. Nel contesto dell’accoglienza per i minori il progetto si colloca all’interno di
un pacchetto di proposte che il don Orione di Fano va articolando nel settore
della tutela del bambino e che mira da un lato a dare un contributo al
diffondersi di una cultura per l’infanzia. Il fine specifico della
casa-famiglia è promuovere lo sviluppo della persona in età evolutiva,
rispettando le sue potenzialità e le differenti capacità per raggiungere una
migliore qualità di vita. La casa famiglia mira dunque ad educare, accompagnare
cioè la persona nel cammino della vita offrendo:
-
un clima di
cura e protezione
-
il
sostentamento materiale
-
migliorare le
problematiche comportamentali
-
rinforzare le
funzioni psicologiche
-
migliorare le
competenze sociali
-
ottimizzare le
relazioni con la famiglia
Nel contesto, invece, delle Ragazze Madri e
gestanti intende:
-
creare un
ambiente sereno e solidale alle donne in difficoltà, in stato di gravidanza e
alle ragazze madri, al fine di garantire sostegno alla relazione madre-bambino.
-
offrire
un’esperienza di vita comunitaria che sia un’occasione per una maturazione
personale
-
offrire una
collocazione stabile, educativamente valida, con strumenti per sviluppare le
funzioni materno-genitoriali, al fine di garantire solidarietà, sostegno e
soccorso alle vittime di maltrattamenti fisici e psicologici, di stupri e di
abusi sessuali extra o intra-familiari.
-
creare le
condizioni affinché il bambino cresca attraverso un processo di
responsabilizzazione della madre.
-
promuovere la
costruzione di rapporti esterni che permettano di vivere e integrarsi con il
contesto sociale
● Il target
§
Minori
segnalati e affidati dai servizi sociali e dai tribunali per un determinato
periodo alla struttura di accoglienza.
Nello
specifico si tratta di minori con:
-
disturbi di relazione
con la famiglia di origine
-
disturbi
psicologici di lieve entità
-
disturbi
comportamentali
-
carenze
scolastiche
-
abbandoni,
maltrattamenti, incurie, abusi sul minore
-
morte di uno o
entrambe dei genitori
-
problemi
giudiziari di uno o entrambe genitori
-
problemi
sanitari di uno o entrambe i genitori
§
Ragazze con
rispettivi figli italiane e straniere dal momento in cui rimangono in stato
interessante, gestanti e madri con bambino (età compresa tra 0-1 anno).
Ragazze con:
-
disagio
psicorelazionale, che si trovano a vivere in ambienti marginali
-
ragazze con
segnalazione dei tribunali per i minori
-
ragazze con
provenienza da ambienti familiari disagiati
-
ragazze che
hanno sperimentato abusi e violenze
q
Mansioni del volontario
-
coadiuvare i responsabili
in somministrazione e preparazione degli alimenti
-
coadiuvare in tutte le
iniziative di casa
-
coadiuvare nelle
attività di doposcuola
-
partecipare a tutte le
riunioni di equipe
Realizzazione del progetto nella Sede di attuazione di
progetto: |
·
Sede di Firenze: Istituto
Don Orione Via Capo di mondo, 34 – 50136 - Firenze |
In riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi
contenuti, alle sue finalità e agli
obiettivi, il piano d’impiego è il seguente:
q
Attività:
Assistenza a Disabili autosufficienti e non
La
Sede di attuazione di progetto per la PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON
ORIONE “Istituto Don Orione”, in conformità con lo spirito religioso di Don
Orione, nostro padre fondatore, è rivolta al servizio di persone bisognose di
aiuto , nella fattispecie disabili, autosufficienti per quanto riguarda le
attività motorie essenziali (vestirsi, lavarsi , mangiare , camminare), ma non
autonomi per molti altri aspetti della vita. Il volontario, sulla base di determinati progetti di reparto, redatti
dai membri dell’equipe della struttura, cercherà di offrire attività
occupazionali adeguate alle diverse tipologie di ospiti, favorendone
l’autonomia e potenziandone l’autostima. Sarà anche impegnato nell’aiutare
l’ospite alla socializzazione, nella condivisione dei momenti di vita
quotidiana, e cercherà con sensibilità e pazienza di comprenderne i bisogni,
per risvegliare il più possibile interessi e motivazioni. Attualmente possono
essere alloggiati 30 ospiti residenti e
10 diurni.
q
Mansioni del volontario
I volontari di servizio
civile saranno affiancati nelle loro mansioni operative dal personale
dipendente qualificato. Le attività a cui sono chiamati a collaborare sono le
seguenti:
Realizzazione del
progetto nella Sede di attuazione di progetto: |
·
Sede di Selargius (CA): Parrocchia
e Oratorio - Selargius Piazza Don Orione,10 – 09047 – Selargius
(Cagliari) |
In
riferimento al Progetto generale dell’Ente ai suoi contenuti, alle sue
finalità e agli obiettivi, il piano
d’impiego è il seguente:
q
Attività: Animazione
e supporto educativo
Ø
Offrire luoghi di riferimento sicuri spazi di
incontro e di protagonismo; sviluppare i propri interessi in una sintesi vitale
del loro essere “cittadini”:
- Maturazione Umana
L’attenzione specifica è rivolta al giovane nella
dimensione della sua umanità secondo le particolari fasi della crescita per
aiutarlo a costruire una personalità matura.
Maturazione umana che significa essere “soggetto”
della propria storia all’interno della storia del mondo, accogliendo la vita
come un dono e un compito, in una ricerca continua di significato e di senso
aperta e orientata al trascendente.
- La vita come servizio e
testimonianza
La maturazione umana e
l’appartenenza alla società sfociano naturalmente nell’assunzione graduale di
un impegno originale e concreto di servizio nei confronti dell’uomo; tale
servizio supera gli ambiti particolari di azione e diventa slancio di impegno.
Ø
Attivare un sistema di prevenzione
Al centro c’è il giovane con al sua individualità e
la sua totalità, anima e corpo, individuo e società, presente e passato. Il
trinomio fondamentale “ragione,
religione, amorevolezza” riassume l’originalità del metodo e lo concretizza
nelle sue linee essenziali.
Ø
Camminare insieme
- accompagnarsi coi giovani,
cioè trovarsi con loro e inserirsi al punto e al momento della loro
maturazione umana e cristiana, del loro cammino di crescita, lungo la loro
strada, mettersi in ascolto e accoglienza delle loro domande e delle loro
aspirazioni.
- andare ai giovani,
cioè eliminare le distanze, farsi prossimi, accostarsi a loro. Come
Don Orione vogliamo incontrare i giovani per le strade, nelle piazze, nelle
scuole… per ascoltarli, accoglierli e invitarli all’oratorio.
- valorizzare i
giovani,
Cioè riconoscere e far sviluppare il patrimonio che i giovani hanno
per suscitare in loro spinta motivazionale, volontà di impegno e gioia di
crescita.
Ø
Incontrarsi
Vivere
insieme, nel più profondo rispetto per la persona e ciascuno con i propri
carismi, una stessa tensione formativa attenta alle domande della società da un
lato, ed alla ricerca di una identità Ascolto, accoglienza, servizio,
prevenzione insieme con la presenza di un volontariato attivo e responsabile
sono elementi fondanti del nostro impegno educativo.
q
Mansioni del volontario
L’aiuto e il servizio dei volontari sarà prezioso e
di sostegno morale, fisico e creativo in tutti quei momenti - attività ed
eventi sia di normale andamento e
sia di attività straordinarie della
parrocchia e dell’oratorio. Nell’attenzione ai ragazzi nell’attività
dell’oratorio, i volontari e le volontarie possono dare un valido aiuto
formativo, morale, civile e soprattutto nel sostegno all’attività di
doposcuola. Il volontario o la volontaria, opererà in diversi settori, specie
in aiuto alle persone malate o anziane del quartiere, alle quali è prezioso il
sostegno morale in tutti questi momenti. Il volontario o la volontaria, darà un
valido aiuto anche a tutte quelle associazioni caritatevoli che al Centro fanno
capo. Il volontario o la volontaria, sarà di supporto e aiuto agli operatori
del Centro di accoglienza e di ascolto parrocchiale per collaborare
all’efficienza dei servizi resi agli utenti. Nell’attività dell’oratorio e
della parrocchia, i volontari e le volontarie, possono dare un valido aiuto
formativo, morale, civile, in:
-
Attività Oratoriali:
accoglienza, giochi, organizzazione
-
Varie attività
Sportive
-
Accoglienza immigrati
(Costituire un punto di riferimento per
immigrati che hanno difficoltà di prima accoglienza. Promuovere uno spazio interculturale. Garantire la
presenza di un mediatore culturale. Dare opportunità agli immigrati di soddisfare i bisogni primari (condividere un
pasto caldo, usufruire di una doccia, ricevere vestiti per cambiarsi poter trascorrere la notte)
-
Laboratorio di
Artigianato
-
Laboratorio Danza
-
Laboratorio Musica
-
Animazione ed
attività ricreativa per anziani
-
Servizio, appoggio e
sostegno a varie associazioni caritatevoli presenti nella struttura
-
Laboratorio
doposcuola e strategie d’apprendimento
-
Laboratorio
d’Informatica
-
Laboratorio Teatrale
-
Attività
Ludico-Ricreative e di animazione varia
-
Sportello
polifunzionale informativo servizi sociali e consulenza generale.
Realizzazione del progetto
nella Sede di attuazione di progetto: |
·
Sede di Magreta (MO): Casa
Accoglienza “Orione 80” - Magreta Via Don Franchini, 400 – 41010 – Magreta (Modena) |
q
Attività:
Accoglienza minori in stato di abbandono e a rischio di devianza
La Casa di Accoglienza “Orione 80” si occupa di accoglienza per minori
(sia italiani che stranieri) e funziona anche come Casa Famiglia. In
particolare, negli ultimi tempi, si occupa di accogliere minori
extra-comunitari in stato di abbandono e a rischio di devianza. E’
convenzionata con il Comune di Modena, con diverse ASL della stessa Provincia e
con il Centro di rieducazione del Tribunale per i minori di Bologna. Offre
anche un servizio di prima accoglienza per Modena e alcuni Comuni limitrofi. La
struttura della Comunità è adeguata secondo le più recenti norme igienico-sanitarie
e di sicurezza. I minori sono alloggiati in camere da 3-4 letti ciascuna, tutte
arredate e con il proprio bagno. In generale, l’obiettivo è quello di cercare
di formare dei ragazzi educati ed autonomi, capaci di fare sacrifici e in
grado, all’ uscita dalla comunità, di inserirsi nel mondo del lavoro, di
integrarsi nella società onesta e, nel caso vi siano, di ricongiungersi con i
loro familiari.
I punti principali del progetto educativo prevedono:
-
una prima accoglienza
che dura dai 15 ai 30 giorni
-
un periodo medio di
verifica delle qualità del minore di 2-3 mesi, durante il quale ogni minore,
seguito dagli educatori, collabora nelle pulizie della casa, esegue piccoli
lavoretti e- se straniero- inizia l’ apprendimento della lingua italiana.
-
i minori dai 12 ai 14
anni frequentano la scuola media con i coetanei e sono seguiti nei compiti
-
i minori con più di
15 anni hanno la possibilità di essere inseriti nel laboratorio ceramico della
Cooperativa “Uscita di Sicurezza B”.
Il Progetto Individuale prevede tre tipi di scuola:
-
la scuola media
-
una scuola
professionale con stage finale ed eventuale borsa lavoro
-
una scuola serale di
italiano (se stranieri)
Ai ragazzi stranieri vengono fatti ottenere: permesso di soggiorno,
tesserino sanitario, codice fiscale,
passaporto e, quando possibile, il libretto di lavoro.Tutto questo fermo
restando che il progetto individuale venga da loro portato avanti con serietà
ed impegno.
q
Mansioni
del volontario
I volontari, il giorno in cui prenderanno servizio, saranno
accompagnati all’interno della struttura dove sono ospiti i minori, allo scopo
di conoscere l’ organizzazione della struttura stessa, gli educatori ed i
coordinatori educativi. I volontari si inseriranno, seguendo un percorso
formativo, all’ interno dell’ organizzazione già in corso affiancando gli
educatori nelle mansioni comunitarie, al fine di conoscere meglio i ragazzi di
cui cureranno i progetti relativi al sostegno scolastico, di socializzazione e
del tempo libero.
Il sostegno scolastico
-
Secondo
capacità del volontario e necessità del momento, il volontario potrà affiancare il minore nello svolgimento dei
compiti e nel recupero di materie arretrate.
-
Nel caso si
tratti di un minore straniero il volontario potrà seguirlo nell’ apprendimento
delle basi e/o potenziamento della lingua italiana.
-
Al fine di
favorire un sano e normale sviluppo dei minori è bene che questi abbiano
contatti anche all’ esterno della Comunità con gruppi sportivi e sociali
(parrocchie, boy-scouts, centri gioco, ecc.)
-
Il volontario
potrà accompagnarli, seguirli, instaurare un rapporto con loro e con il gruppo
stesso per favorire che ciò avvenga in un clima sereno e controllato.
-
“L’ozio è
padre dei vizi”…pertanto ogni
attenzione, iniziativa e dialogo che avvengono anche nel tempo libero è
importante !
-
Proporre,
creare, accompagnare, sono attività che il volontario, sempre affiancando gli
educatori, potrà svolgere con i minori.
Non sono da escludere anche accompagnamenti per gite, eventi, feste, visite mediche e
iscrizioni scolastiche.
Il
volontario/a si occuperà quindi di, inizialmente, affiancare gli
educatori per apprendere le regole e le mansioni della Comunità, per poi
muoversi all’ interno della stessa con più autonomia e sicurezza possibile,
sempre accompagnato, sostenuto e supervisionato però dal suo OLP, che sarà
presente durante ogni suo servizio.
NO
16) Specificare se il progetto prevede o meno l’impiego
di tutor:
17) Strumenti e modalità di pubblicizzazione del
progetto:
Il progetto verrà diffuso e pubblicizzato
attraverso brochure, locandine, manifesti da affiggere nelle rispettive sedi;
attraverso il sito internet dell’Ente e altro mezzo di diffusione disponibile
per una buona informazione all’opinione pubblica. Pubblicazione sui periodici
interni della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE.
Pubblicazione sui periodici interni della Piccola Opera della Divina
Provvidenza di Don Orione. Pubblicazione di annunci su quotidiani locali.
Diffusione del materiale pubblicitario nelle facoltà universitarie e nelle
scuole specifiche attinenti al progetto. Saranno presi contatti con
INFORMAGIOVANI e punti di informazione per i giovani. Si svolgeranno incontri
pubblici nelle Sedi di attuazione di progetto in occasioni di feste,
conferenze e attività specifiche. Adeguata pubblicità con passaggi su tv e
radio locali, durante il periodo post-bando. |
18) Eventuali autonomi criteri e modalità di selezione
dei volontari:
La selezione verrà fatta sulla base di quanto è
stato approvato dall’Ufficio Nazionale Servizio Civile ed approvato dal
Direttore generale con la determinazione del 30 maggio 2002. |
19)
Ricorso
a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale
indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):
NO |
|
|
20)
Piano
di monitoraggio interno per la valutazione dei risultati del progetto:
Il
Monitoraggio si effettuerà su due tipologie di risultati e su un piano di
rilevazione interno: o MONITORAGGIO RISULTATI PROGETTO (Strumenti e
metodologie a cura dell’Esperto di Monitoraggio) §
Costruzione
di un calendario delle attività del volontario sia interne che esterne alla
sede. §
Costruzione
di un mansionario specifico del volontario §
Costruzione
di scheda valutazione sulle attività svolte e sull’avanzamento del progetto. §
Realizzazione
di incontri periodici con gli OLP per la verifica delle attività svolte in
merito all’avanzamento del progetto. Verbale scritto e corredato di
documentazione allegata che testimoni lo svolgimento delle attività. §
Costruzione
di schede per la valutazione intermedia degli obiettivi ed eventuale
riprogettazione del percorso. §
Costruzione
di schede per la valutazione finale degli obiettivi raggiunti e
sull’apprendimento del volontario. o
MONITORAGGIO
RISULTATI APPRENDIMENTO E CRESCITA DEI VOLONTARI (Strumenti e metodologie a
cura dell’Esperto di Monitoraggio) §
Costruzione
di schede per la redazione da parte dei volontari di un rapporto scritto
settimanale che raccolga tutte le attività e le competenze acquisite. §
Predisposizione
di schede di valutazione per il monitoraggio della soddisfazione dei
volontari in relazione al percorso di apprendimento. §
Realizzazione
di incontri in gruppo mensili tra i volontari e gli OLP della Sede per la
verifica dell’andamento del servizio. Verbale scritto e corredato di
documentazione allegata. o
PIANO DI
RILEVAZIONE INTERNO (Strumenti e metodologie a cura dell’Esperto di
Monitoraggio) §
VERIFICA
IN ITINERE: 1.
Incontri
periodici di gruppo (uno al mese di norma) alla presenza dell’Operatore
Locale di Progetto, che raccoglie i successi e le problematiche riscontrati
nello sviluppo dei progetti individualizzati e si fa strumento per appianare
le difficoltà o suggerire nuovi percorsi. L’intento di questi incontri è
esplicitare le modalità dei progetti e stimolare i volontari a trovare
autonomamente nuove strategie percorribili per il raggiungimento degli
obiettivi. Detti incontri sono verbalizzati a turno dagli stessi volontari e
vertono sulle tematiche riscontrate nello svolgimento di tutte le attività
previste. 2.
Momenti di verifica, verbalizzati, previsti tra
volontario e OLP al termine di ciascun progetto individualizzato: ciò può
avvenire al termine delle due settimane consecutive di servizio. Nel caso di
esito negativo, si reimposterà il progetto originario alla luce delle nuove
informazioni emerse e lo si applicherà per una nuova durata. Nel caso di
esito positivo, si potrà valutare il caso di continuare con la stessa persona
o iniziare un nuovo progetto individualizzato con un altro soggetto. §
VERIFICA
FINALE: 1.
Autovalutazione da parte del volontario
protagonista, che licenzia la sua esperienza con un atteggiamento maturo e
obiettivo. Al volontario, infatti, sarà richiesta la stesura di una relazione
sulla qualità del servizio fornito, e sul grado di costruttività
dell’esperienza vissuta, che si soffermi possibilmente sui casi umani presi
in carico e sulle connotazioni, anche affettive, che saranno emerse. Non da
ultimo, gli verrà chiesto un giudizio critico sulla qualità della struttura,
delle persone che vi lavorano e sul grado di adesione alla mission
aziendale, da lui percepita. 2.
Compilazione
da parte del OLP di un questionario rivolto agli stessi ospiti (nel caso in
cui siano ancora lucidi o, in caso contrario, lo completerà lui stesso) circa
la loro percezione dell’esperienza relazionale. 3.
Relazione
finale del OLP su ciascun volontario, basata sul conseguimento o meno degli
obiettivi a lui dedicati. |
21)
Ricorso
a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale
indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):
NO |
|
|
22)Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la
partecipazione al progetto oltre quelli richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n.
64:
NO |
23)Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate
in modo specifico alla realizzazione del progetto:
|
24)Eventuali copromotori e partners del progetto con la
specifica del ruolo concreto rivestito dagli stessi all’interno del progetto:
|
25)Risorse tecniche e strumentali necessarie per
l’attuazione del progetto:
·
Utilizzo
delle risorse strutturali presenti nelle Sedi periferiche operative (aule,
laboratori, teatri, palestre, spogliatoi, ect.) ·
Nello
specifico, utilizzo degli strumenti in dotazione nelle Sedi di Attazione di
progetto (materiale monouso, abbigliamento idoneo, personal computers,
materiale didattico, etc.) ·
Fornitura di
una divisa e di un cartellino di riconoscimento per garantire un’immagine
decorosa e facilmente individuabile. ·
Locale
adibito a sala riservata ai volontari con servizi igienici. ·
Materiale di
consumo per le attività di laboratorio e attrezzature adeguate. |
26)Eventuali crediti formativi riconosciuti:
Il decreto ministeriale 24 febbraio 2000, n. 49 individua
le tipologie di esperienze che danno luogo a crediti formativi in
esperienze "acquisite al di fuori della scuola di appartenenza, in
ambiti e settori della società civile legati alla formazione della persona ed
alla crescita umana, civile e culturale quali quelli relativi, in
particolare, alle attività culturali,
artistiche e ricreative, alla formazione professionale, al lavoro,
all'ambiente, al volontariato, alla solidarietà, alla cooperazione, allo
sport". Il servizio civile di cui alla citata legge 6 marzo 2001, n. 64
trova dunque possibilità di riconoscimento nella normativa secondaria già
vigente e non richiede espressi atti modificativi per essere introdotta nel
sistema valutativo degli esami di stato. Con la circolare (in allegato) del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 09 Luglio 2004
(prot.2626) inviata ai Rettori delle Università degli studi e all’UNSC e con
la circolare Crediti formativi agli
universitari del servizio civile nazionale pubblicata sul sito ufficiale
dell’UNSC in data 29/07/2004 (in allegato), si sancisce che le Università
potranno valutare secondo la loro autonomia fino ad un massimo di 9 crediti
da imputare alle attività formative a libera scelta dello studente. Inoltre,
sempre su richiesta dello studente, gli Atenei, potranno riconoscere
ulteriori crediti (sempre fino ad un massimo di 9), valutando l’attinenza
delle attività svolte nel servizio civile con gli obiettivi formativi del
corso di studio. |
27)
Eventuali
tirocini riconosciuti:
|
28)Competenze e professionalità acquisibili dai
volontari durante l’espletamento del servizio, certificabili e validi ai fini
del curriculum vitae:
|
29)Sede di realizzazione:
|
30)
Modalità
di attuazione:
La
formazione generale è effettuata in proprio, presso l’Ente PROVINCIA
RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE con formatori propri e in
collaborazione con: Endofap DON ORIONE Liguria, Via Cellini, 17 –
16143 – Genova - Tel. e Fax. 010510555 ENDOFAP Liguria ENDOFAP
Liguria è un
Associazione no profit della PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
che si prefigge la formazione, la qualificazione e la riqualificazione di
giovani ed adulti, dipendenti e non dell’Opera Don Orione. Inoltre è regolarmente iscritto all’Albo Regionale
Ligure degli Enti di Formazione e partecipa attivamente alle iniziative del
settore, sostenendo le Politiche Attive del Lavoro. L’elemento distintivo di
ENDOFAP rispetto ad altri Enti che operano nel settore della Formazione e in
contesti affini, è la mission specifica, rivolta certamente allo
sviluppo della formazione e dell’aggiornamento professionale, ma con
particolare attenzione al contesto morale ed etico, nel rispetto
dell’impostazione carismatica di Don Orione. La proposta formativa di ENDOFAP
Liguria si sviluppa dall’esperienza maturata in diversi anni nella formazione
aziendale nell’ambito Piccolo Cottolengo di Don Orione e in altre realtà
dell’Opera, per poi aprirsi all’ esterno, con l’intenzione di estendere i frutti del lavoro svolto anche
fuori dai confini dell’Opera orionina. ENDOFAP, in coerenza con la propria mission
fondata sul carisma orionino, si propone di ideare, progettare e gestire
corsi, servizi, consulenze, studi e ricerche nell’ambito educativo,
dell’orientamento e della formazione professionale, guardando al settore
pubblico e privato, cercando di rispondere alla domanda formativa emergente
anche delle fasce sociali più deboli; operativamente si prefigge di
collaborare con organismi comunitari sopranazionali, con le amministrazioni
Comunali, Provinciali e Regionali e con qualsiasi Ente pubblico o privato
disposto a realizzare attività in coerenza con i propri scopi e con la mission
formativa. |
31)
Ricorso
a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale indicazione
dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:
NO |
|
|
32)Tecniche e metodologie di realizzazione previste:
Il
progetto prevede un percorso formativo per permettere ai volontari un efficace
e consapevole inserimento all’interno dei meccanismi e delle attività
presenti nelle diverse strutture, in modo che siano in grado di attivarsi in
collaborazione con le figure professionali d’ambito, integrandosi con la vita
e le esigenze della struttura arrecando un valido supporto agli “ospiti”,
siano questi minori, anziani, giovani, ragazze madri o disabili. Inoltre il percorso formativo prevede la promozione sul nostro
territorio di una cultura nuova, che si rifà ai principi costituzionali di solidarietà
e non più (non solo), al diritto/dovere di difendere il territorio, come
avveniva per il “vecchio” Servizio Civile. Il percorso si svilupperà su tre
incontri (uno all’inizio del servizio, uno alla metà e il terzo alla fine) e
si useranno le metodologie standard di formazione. Il percorso è finalizzato a: o far
acquisire strumenti teorici, tecnici e relazionali utili a favorire
l’operatività e la partecipazione consapevole dei volontari presso
l’Ente/Sedi, favorendone la partecipazione, la sensibilità e
l’operatività sulla base di un
percorso atto a perseguire la costruzione di un forte legame di pace; o valorizzare
al massimo le potenzialità e capacità dei volontari, rendendoli consapevoli
di una loro possibile crescita professionale e umana, coscienti
dell’importanza e del valore del loro servizio, momento di condivisione delle
potenzialità di bene di ciascuno. o
rendere i
volontari di servizio civile in grado di inserirsi in prima persona, ma
sempre sotto il monitoraggio degli OLP, nelle attività già presenti in
struttura, al fine di contribuire al perseguimento della migliore qualità di
vita degli “ospiti”, assecondandone desideri e attitudini. |
33)Contenuti della formazione:
q
PRIMO
INCONTRO: prima dell’avvio del servizio,
i volontari e i docenti si incontreranno per discutere le linee generali del
progetto.
Nell’arco di questo incontro-riunione,
si prevede l’approfondimento di: 1.
Itinerario
carismatico: a.
Contesto
storico in cui visse Don Orione (1872-1940). b.
Vita e
attività di Don Orione c.
Motivazioni
fondative. La storia e soprattutto il carisma di Don Orione guidano ancora il
presente e il futuro della sua attività, improntata e diretta da prospettive
quali: il valore sociale della carità, inteso come creazione e
diffusione di una cultura della solidarietà; il valore ecclesiale
della carità, non intesa come un semplice raccogliere le sofferenze di oggi,
ma come il segno vivo di una testimonianza cristiana. 2.
Itinerario
umano e culturale: a.
Storia e Principi
dell’obiezione di coscienza b.
“Difendere
la Patria con mezzi non violenti” un obiettivo possibile c.
Presentazione
della Carta Etica del Servizio Civile Nazionale d.
Esposizione
delle principali leggi e normative in materia di servizio civile. e.
Il servizio
civile come “cittadinanza attiva” f.
Confronto
sulle problematiche di servizio: diritti e doveri dei volontari in SC e definizione
del loro ruolo; importanza della figura del volontario nella società
contemporanea. g.
Presentazione
delle attività già presenti in struttura, all’interno delle quali i
volontari saranno direttamente
coinvolti. h.
Esposizione
degli aspetti principali di alcune discipline tra cui pedagogia, psicologia,
animazione, etica (le stesse verranno approfondite durante la “formazione
specifica”, in riferimento alla tipologia di utenti con i quali il volontario
presta il suo servizio) Lo scopo di questo
modulo è quello di dare ai partecipanti l’occasione di riflettere sul
rapporto del volontario con l’associazione che l’accoglie, e sulle proprie
motivazioni. In particolare si intende mettere a fuoco il tema delle
motivazioni, nel contesto del Servizio Civile Nazionale, inteso come
occasione per mettere in pratica un comportamento di “cittadinanza attiva”. q
SECONDO INCONTRO: a
metà del periodo di prestazione del servizio, i volontari saranno invitati a
confrontarsi, discutere, chiarire dubbi eventuali problemi. Sarà possibile,
con il monitoraggio dell’Esperto di Monitoraggio e degli OLP che hanno
seguito da vicino i volontari, verificare il raggiungimento o meno dei primi
risultati; nonché valutare le motivazioni e gli interessi degli stessi
volontari, per eventualmente modificare e migliorare la loro attività. Sarà
riproposto il Servizio Civile come “Cittadinanza Attiva” e si faranno
verifiche e confronti con gli indicatori del primo incontro. Inoltre,
l’incontro darà la possibilità di rilevare indicatori di qualità relativi
all’andamento del progetto, quali soddisfazione del volontario in base alle
aspettative di partenza, modalità di gestione e organizzazione delle
attività, livello di coinvolgimento personale e motivazionale ecc. q
TERZO INCONTRO: quando tutti i
volontari avranno terminato il loro servizio si prevede un incontro
conclusivo, dove saranno discussi i risultati del progetto, gli obiettivi
raggiunti, problemi incontrati. Verifiche generali sui temi proposti nel
primo incontro ed eventuale miglioramento e riprogettazione dell’aspetto
formativo. Sarà un momento di crescita
per tutti, per i volontari riflessione sul proprio futuro, per gli OLP e gli
operatori della struttura stimolo a un
eventuale riprogettazione del servizio erogato, col proposito di renderlo
sempre più efficace. |
34)Durata:
30 ore (su tre incontri) |
35)Sede di realizzazione:
Le
singole sedi di attuazione di progetto |
36)Modalità di attuazione:
La formazione specifica è affidata alle varie figure
professionali di riferimento presenti nelle sedi di attuazione del progetto,
e verrà costantemente supervisionata dal formatore dell’ente accreditato e
attuata in collaborazione con: Endofap DON ORIONE Liguria, Via
Cellini, 17 – 16143 – Genova - Tel. e Fax. 010510555 |
37)
Nominativo/i
e dati anagrafici del/i formatore/i:
CRISTINA TORRISI nata a GENOVA il13/07/1977 |
38)Competenze specifiche del/i formatore/i:
Laurea in “Scienze della Formazione”, specializzazione
in “Esperto nei processi formativi”
Votazione: 108/110 Tesi: “Percorsi di formazione
professionale per operatori delle Aziende di Servizio alla Persona.
Implicazioni pedagogiche e didattiche, dal progetto alla valutazione.” Docente in diversi
corsi ENDOFAP per materie psicopedagogiche, formatore d’ambito per Obiettori
di servizio civile e Volontari di servizio civile (normative e leggi in
materia, diritti e doveri, cittadinanza attiva, definizioni del ruolo,
importanza della figura volontario/obiettore, etc.). Nell’ambito del
progetto destinato alla realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo
di cittadini stranieri: elaborazione di griglie per i colloqui di selezione,
selezione e valutazione candidati con diverse competenze e provenienze,
individuazione e valutazione aziende, realizzazione di borse lavoro,
rendicontazione e predisposizione della modulistica di riferimento. Nel biennio
caratterizzante “Esperto Nei Processi Formativi”: educazione degli adulti,
psicologia della formazione, psicologia dei gruppi e delle organizzazioni,
psicologia del lavoro, metodologia della ricerca sociale, sociologia
dell’organizzazione, sociologia della comunicazione, didattica, informatica
II, statistica II, economia dell’istruzione, tecnologie dell’istruzione. Vedere Curriculum Vitae allegato. |
39)Tecniche e metodologie di realizzazione previste:
Il
progetto prevede, dopo i tre incontri di formazione generale, un momento di
formazione di base specifica e approfondita
delle discipline fondamentali in relazione alla tipologia di servizio e della
struttura di riferimento nella quale il volontario sarà inserito. Gli
OLP ricevono annualmente una scheda di verifica da compilare ed inviare al
Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente, esplicitando numero di
incontri svolti, elementi positivi e negativi riscontrati, suggerimenti. Rimane
di estrema importanza documentare, attraverso relazione scritta da parte
degli OLP di tutte le sedi di attuazione di progetto, tutti gli incontri di verifica svolti. Il
materiale scritto riferito agli incontri svolti sarà poi inviato al
Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente. Il Responsabile
Nazionale di Servizio Civile dell’Ente a sua volta depositerà tutto il
materiale nell’archivio della PROVINCIA RELIGIOSA SAN BENEDETTO DI DON ORIONE
e copia dello stesso, lo invierà all’Ufficio nazionale per il Servizio
civile, come è regolato dalla normativa vigente in materia. Ogni
Sede di attuazione di progetto all’inizio dell’anno sociale programmerà la
propria formazione specifica. Successivamente ne darà comunicazione per iscritto al Responsabile Nazionale di Servizio Civile dell’Ente. |
40)
Contenuti
della formazione:
Il
progetto si evolve nei suoi contenuti con un margine di flessibilità rispetto
alla struttura di riferimento (residenza per anziani, casa accoglienza,
centro giovanile ecc.). Il
volontario necessita, infatti, di un’adeguata preparazione teorica
antecedente all’ingresso pratico in struttura. Per questo sarà opportuno
supportarlo attraverso un basilare apprendimento degli aspetti specifici
delle discipline precedentemente trattata. (Ad esempio, il volontario che
opererà con anziani dovrà conoscere lo stato di salute e malattia degli
utenti, le principali patologie geriatriche, gli interventi psico-pedagogici
attualizzabili). I contenuti saranno trattati attraverso i seguenti step: 1.
Accoglienza
del volontario presso la struttura. 2.
Presentazione
dei valori e delle motivazioni proprie dell’attività svolta dall’ente. 3.
Partecipazione
e coinvolgimento del personale e dei volontari al progetto assistenziale
dell’ente. 4.
Stimolazione
del senso di appartenenza e di corresponsabilità tra le figure che ruotano intorno al progetto. 5.
Confronto,
approfondimento e sostengo del servizio svolto. 6.
Ricerca di
nuovi percorsi per migliorare il servizio. 7.
Fornitura
documentazione formativa di carattere pratico-teorico specifico inerente le
mansioni assegnate (libri, dispense, materiale fotografico, cartelle
nominative, etc.) 8.
Partecipazione
a corsi interni di aggiornamento se inerenti alle mansioni assegnate. |
41)
Durata:
50 ore necessarie per il riconoscimento dei crediti formativi universitari come da vostra circolare del 09 luglio 2004 – prot. 2626. |
42)Risorse finanziarie investite destinate in modo
specifico alla formazione sia generale, che specifica:
Quantificabili in circa Euro 3.900,00 (progettazione, formatore, supporti cartacei, mezzi tecnici, spostamenti ecc.). |
43)Modalità di monitoraggio del piano di formazione
(generale e specifica) predisposto:
In
questa fase rientra la Verifica e l’addestramento: In ogni Sede verranno
svolti nel corso del Servizio Civile, incontri di verifica e addestramento
(incontri periodici possibilmente mensili), per una formazione
continua, con l’OLP della Sede di attuazione di progetto e gli operatori,
per monitorare e per verificare costantemente l’attività organizzata, per
confrontare e condividere le
esperienze del servizio svolto nella realtà operativa da parte di tutti
(Operatori, volontari), per acquisire nozioni e aggiornamenti specifici alle
attività presenti, che fanno
riferimento sempre al PROGETTO GENERALE, presentato dall’Ente,
formulando anche negli stessi incontri varie proposte di lavoro. |
Genova, 19 Settembre 2004 Il Progettista
Dott. Roberto Franchini
Il Responsabile del
Servizio civile nazionale Il
Responsabile legale dell’ente Percivale Fulvio Don
Lucio Felici