bandigione. Deve essere la variante originaria di "im-bandigione", sostantivo registrato con questi significati: a) solennità dell’imbandire(del celebrare un pranzo solenne); b)pietanza, vivanda. In "bandi-gione" la seconda parte, che ora sembra terminazione o suffisso senza un significato particolare, in origine era sostantivo che si spiegava col significato originario della radice "k-n" ed era variante del latino "conn-us"(= sesso femminile). Si ha che "bandi-gione" è parallela a "bande-ria" ovvero le due voci sono una sinonimo dell’altra.

bandina. Si divide bene in "band-ina" e si spiega col significato originario di "band-". La terminazione "-ina" non deve avere funzione diminutiva, ma laudativa. Si può fare inoltre l’ipotesi di "bandi-na", dove "-na" è l’originario monosillabo "ka". In questo modo si ha un accrescitivo che spiega bene il significato della voce.

bandinella. Si spiega bene con "banda" nel significato di "striscia di panno". Si divide in "bandi-nella" e la seconda parte non ha funzione diminutiva. Si trova la variante "baldi-nella", che forse è più antica e si spiega secondo quanto si è detto per "balda-c-chino", che ha la variante latina "banda-chinus"-

bandire, bando e collegati. Per i dizionari il verbo dipende dal sostantivo e CZ collegano il verbo italiano al verbo gotico "bandwjan"(= fare un segno) ed il sostantivo al gotico "bandwo"(= segno). Ma vedi anche il franco "ban"(= bando o banno) ed è facile avvertire che le due voci gotiche sono dalla stessa voce originaria da cui anche il franco "ban". In territorio italico le varianti medievali sono "bannum", "bannus", "banno", "bando" e forse anche "ban" e "bano". Per i dizionari il significato primario di "bando", dal quale fanno dipendere il verbo e tutte le voci del gruppo, è quello di "notificazione" o di "segno". In questo modo è ignorato del tutto che i significati astratti, come "notificazione" e "segno", ne suppongono uno concreto che gli studiosi devono rintracciare. E’ indicato sufficientemente dal sostantivo tedesco "Bann" nel significato di "fascino", significato astratto che si spiega con la metonimia; come "fascino" si spiega col latino "fascinum", che significa anche "membro virile", così il tedesco "Bann" in origine doveva indicare primariamente i due sessi. Dipendentemente da questa ipotesi in ordine alfabetico si spiegano tutte le voci che i dizionari fanno dipendere da "bando" nel significato di "notificazione" o "segno".

Il verbo bandire ha la variante "bannire" ed il significato lessicale primario di "annunziare o fare annunziare pubblicamente qualcosa". Questo significato equivale a "manifestare", come è sottolineato da quelli di "mettere qualcosa al pubblico incanto" e di "far sapere agli altri le proprie cose".

Si noti questa frase di Dino Compagni: "Il papa scomunicò i Pratesi e bandì loro la croce addosso". Qui "bandire la croce addosso ai Pratesi" ha il significato reale di "ordinò una crociata contro i Pratesi"; ma la frase doveva derivare dal parlare popolare, dove doveva avere il significato reale di "gli ficcò addosso la croce; cioè "bandire" nel significato di "intimare" è un’idea analoga a "fottere uno".

"Bandire una persona" significava fare annunziare pubblicamente che una persona era stata condannata ad abbandonare il paese" e se non lo avesse fatto poteva essere ucciso da chiunque. Gli studiosi spiegano questo significato di "bandire" con "annunziare pubblicamente" ovvero con "bando"(= notificazione). In questo modo se un signore feudale o un sovrano avesse fatto annunziare pubblicamente che i contadini dovevano riparare gli argini dei fiumi, il verbo "bandire" si poteva usare anche col significato di "di riparare gli argini dei fiumi". Si suggerisce perciò questa diversa spiegazione. Già si è notato che "bandire la croce addosso a uno" poteva avere il significato reale di "ficcargli la croce addosso"(= ucciderlo o farlo uccidere con la croce o a causa della croce). Quando un signore feudale cacciava uno dal proprio feudo il relativo individuo si trovava nella situazione di una lepre, contro la quale il cacciatore ha lanciato i cani; in altre parole era simile a una donna, che un violentatore vuole usare sessualmente e per salvarsi deve darsi alla fuga. Cioè "bandire uno dal proprio territorio" equivale a "cacciarlo dal proprio territorio: costringerlo ad allontanarsi se non vuole essere ucciso(= fottuto).

Il sostantivo bandimento(= bando = il bandire) può essere più antico di "bandire"; deve risalire a quando non esistevano i verbi e per dare un significato verbale a un sostantivo concreto, questo era usato insieme ad un altro sostantivo concreto con significato simile e la locuzione o parola composta poteva essere usata per indicare tutte le azioni o gli aspetti verbali degli oggetti concreti indicati primariamente dal sostantivo "band-". Si ha che "bandi-mento" si spiegava col significato originario di entrambe le parti e poteva avere il significato astratto di "il manifestare"(= il far vedere il proprio band o il proprio sesso perché il relativo soggetto desiderava fare l’amore), di "il fare l’amore" e di ogni altro aspetto verbale che si può collegare con "il fare l’amore".

Il femminile bandita può essere participio di "bandire", aggettivo e sostantivo e per i dizionari sia l’aggettivo che il sostantivo dipendono dal participio. Da quel che diremo si fa l’ipotesi che "bandita" è di antica origine popolare ed esisteva quando nessuno conosceva il verbo "bandire"(= fare un bando, annunziare pubblicamente); perciò non può essere originario participio. Si notino i diversi significati che può avere in alcuni modi di dire.. Può indicare una cosa riservata all’uso di uno: un terreno o un lago dove è permesso pascolare, cacciare, raccogliere frutti selvatici o pescare solo al padrone. Per questo significato "bandita" è sostantivo e la voce è analogica a "moglie", che sessualmente può essere usata solo dal marito; quindi si deve spiegare col significato originario di "banda" con la determinante perfettiva "t" e con allusione al sesso maschile o al marito che ha l’uso esclusivo della moglie. Si ha che per un tale significato il sostantivo femminile "bandita" si spiega con la metonimia: la donna in quanto appartiene al bandi-to"(= al marito o a quel maschio che è il suo padrone sessuale).

Vi era il proverbio "guardati dalla donna di festa e dalla bandita di grazia". L’espressione "donna di festa" deve equivalere a "donna che vuol far festa o che vuole divertirsi, ed a sua volta "donna di grazia" a "donna molto bella". Anche questa volta "bandita" è sostantivo e si può spiegare come "bandito"(vedi) e si ha "donna non solo sessualmente matura ma anche piena di grazie o simile al maschio, che è molto desiderato dalle donne perché lo ha molto dinamico.

Il modo di dire "persona di bandita" aveva il significato reale di "persona privilegiata per nobiltà o per altro titolo" come risulta da questo testo: " per noi è persona di bandita che, giungendo alla mensa, non saluta". Questa volta il sostantivo "bandita" è un collettivo simile a "partita" in "una partita di sacchi o di formaggio"(= un insieme di sacchi o di forme di formaggio); ha quindi il significato reale di "gruppo di nobili o di privilegiati sociali"(= gruppo di banditi, secondo il significato primario di "bandi-to").

Per la locuzione avverbiale "a bandita" vedi "l’usuraio fa l’usura a bandita e non se ne vergogna", dove "a bandita" equivale a "manifestamente" e si spiega bene con "come la bandita", dove "la bandita" si deve spiegare col significato primario di "sesso maschile in fase dinamica" e con allusione al fatto che gli animali maschi, compreso il maschio della specie umana, non si vergognano di aver fatto l’amore con qualche donna che non è la loro moglie, anzi se ne vantano con gli amici.

Il sostantivo "bandita" si trova anche col significato di "il fare un bando"(= fare una pubblica notificazione). Vedi "se voi fate bandite e gride, ognuno per terrore starà cheto". Qui "bandite" non è participio di "bandire"(= fare un bando o una notificazione pubblica); il suo significato reale è "manifestazioni", perciò si deve spiegare come il sostantivo "bandito"(vedi) ovvero con la metonimia del significato originario di "band-" con la determinante perfettiva "t": dal sesso in fase dinamica a "la sua manifestazione".

L’espressione "corte bandita" aveva il significato reale di "grande festa con banchetto, alla quale partecipavano tutti, non solo i nobili ma anche i popolani e gli abitanti delle campagne". Per i dizionari in tale espressione la parola "bandita" è aggettivo e quindi originario participio del verbo "bandire"(= fare una pubblica notificazione) e "corte bandita" aveva il significato di "la corte o la piazza del palazzo feudale, alla quale tutti avevano libero accesso perché così aveva detto il banditore, incaricato dal relativo feudatario. Ritorna l’equivoco del quale già si è detto. Se il signore feudale avesse detto al banditore di fare il bando o la notificazione pubblica della vendita del vino, per indicare la vendita del vino si potrebbe usare anche "bandita". La spiegazione deve essere diversa. Anzitutto nel parlare quotidiano "corte bandita" doveva esistere quando nessuno conosceva il verbo "bandire" né il relativo participio passato. Quindi "corte bandita" si collega a "tener corte", che significava "accogliere splendidamente nella reggia o in un luogo vicino alla reggia tutti e non solo i nobili". Come diremo a suo luogo, "tener corte" derivava dalla preistoria, quando l’espressione indicava le feste comunitarie, che in genere si celebravano in un grande spazio o "corte". In questo modo al tempo dei signori feudali "corte bandita" aveva il significato di "la corte o la piazza del palazzo feudale, come copia o continuazione dello spazio o della "corte" delle feste comunitarie della preistoria. Si può anche dire che nell’espressione la voce "bandita" è aggettivo, che però si deve spiegare col significato originario del sostantivo "bandita", in quanto è femminile del significato originario del sostantivo "bandito": corte o luogo dove si fa festa, il cui aspetto preistorico più importante era che tutti gli uomini e le donne sessualmente mature facevano l’amore.

Il sostantivo bandito per i dizionari è originario participio di "bandire", usato come aggettivo e quindi anche come sostantivo. Si deve dire il contrario. E’ originario sostantivo, che poteva essere usato anche come aggettivo e quando fu creato il verbo letterario "bandire" fu usato anche come participio.

Per i dizionari il sostantivo "bandito" indica primariamente chi è reo di gravi delitti e con pubblico bando è stato condannato a starsene fuori dello Stato; se non si attiene a questa pubblica notificazione può e deve essere ucciso da chiunque. Anticamente anche i soldati erano indicati col sostantivo "bandito" e per TB la voce si spiegava col fatto che l’arruolamento avveniva mediante pubblico bando. In questo modo per gli studiosi il sostantivo "bandito" dipende da un duplice diversi significato del verbo "bandire": a) da "bandire" nel significato di "pubblico bando col quale si ordina di allontanarsi dallo Stato"; b) da "bandire" nel significato di "pubblico bando col quale i giovani sono invitati a recarsi al palazzo feudale o alla caserma per diventare soldato". La spiegazione adeguata è indicata dal significato che "bandito" aveva in Sardegna e nella Corsica, dove la voce aveva conservato il significato originario. "Bandi-ti" erano quei giovani coraggiosi che, per sottrarsi ai soprusi di quelli della classe dominante contro gli indigeni, si davano alla macchia ed alla guerriglia contro il potere, vivevano con doni spontanei degli indigeni ed emarginati e con taglie contro quelli della classe dominante, ed erano molto amati e stimati dalle popolazioni locali. Siamo così al significato originario di "band-" con la determinante perfettiva "t". Soprattutto contro tali individui i signori feudali lanciavano i loro bandi o pubbliche notificazioni ed in questo modo prima o poi "i banditi" erano costretti ad allontanarsi dal proprio territorio se non volevano essere uccisi. Ma i letterati, che quasi sempre ed in genere stanno dalla parte della classe dominante, dettero a "bandito" il significato dispregiativo di "individuo malvagio contro il quale il signore feudale lancia i suoi bandi o pubbliche notificazioni".

Del sostantivo bando già si è detto che si spiega col significato originario di "ban" o della radice "b-n"; ed il suo significato originario si è conservato bene nel sostantivo tedesco "Bann" nel significato di "fascino" e nel sostantivo marinaresco italiano "im-bando", dove il prefisso è vocale iniziale con la consonante eufonica ed il significato lessicale di "parte della grossa fune che sopravanza alla parte tesa e sta come in abbandono" è chiaramente analogico al sesso maschile quando non è in fase dinamica. Segue che "bando" nel significato di "il manifestare" o "il notificare" si spiega con la metonimia, secondo quanto già si è detto.

Per i modi di dire con "bando" forse si deve tenere presente questo rilievo. Contrariamente a quanto dicono i dizionari il sostantivo "bando" è variante di "banda", di cui si è detto che corrisponde al latino "vannus"(= vaglio) ed al dialettale "vanna" nel significato di "luogo" e si è aggiunto che il tema "ban" o la radice "b-n" è presente anche nel lessico greco. Cioè la parola preistorica, da cui "band", nell’originario unico lessico preistorico doveva essere usata con alquanta frequenza per significati anche apparentemente diversi, come si è detto già qualche volta del verbo "cacciare", che può significare "mettere dentro" e "allontanare". In altre parole nel parlare popolare preistorico il tema "band-" poteva essere usato con significati lessicali diversi, a seconda del contesto nel quale la voce era inserita; ed ognuno di tali significati rimandava a qualche aspetto dello o degli oggetti indicati primariamente dalla voce.

"E se pure si volesse vendicare, fatemi un’opera contro; ed io la stamperò di bando". In questa frase la locuzione "di bando" può significare "volentieri" o "gratuitamente" o "subito" e non ha nessuna relazione a "bando" nel significato di "notificazione pubblica". In essa "io la stamperò di bando" si può spiegare con "ed io la farò conoscere a tutti come fa ogni uomo con la sua banda(= sesso)": volendo fare l’amore, lo manifesta alla compagna.

Nel Tesoretto "andare di bando" sembra che abbia il significato di "vilmente" o "fiaccamente"; per alcuni significa invece "frettolosamente". Per la prima spiegazione già si è detto di "im-bando"(=fune moscia) e siamo a "comportarsi al modo di chi lo ha impotente; Per l'altra spiegazione si ha "comportarsi come chi lo ha dinamico".

"Mandare in bando" significa "cacciare"(= mandare via) e si spiega come questo verbo ovvero col relativo significato dispregiativo, chiaramente presente nel molto volgare modo di dire "va fa ‘n culo", che si deve spiegare con "vai a ficcarti nel culo di uno"(= vai a metterti nella merda). Da questo significato si è sviluppato "dare bando" nel significato di "allontanare qualcuno da sé". Vedi "ha dato bando alla neve"(= ha allontanato la neve), che si può spiegare con "ha trattato la neve come un sesso maschile spregevole e lo ha gettato in un luogo melmoso o simile".

Per "gettarsi in bando" vedi "gittossi in bando ed alla strada; e fea, con molti altri Amoretti, il rubatore". Qui "bando" allude al sesso femminile ed in questo modo tutta la frase equivale a "si gettò alla conquista di donne e fece il rubatore di donne".

Il modo di dire "filare in bando" significa "far scorrere una fune senza accompagnarla né trattenerla". Si fa l’ipotesi che la frase nell’originario parlare popolare alludeva al sesso maschile che entra in quello femminile. L’ingenua fantasia dei preistorici vedendo una fune che entrava in un tubo senza che fosse guidata o accompagnata dalla mano, assomigliò il fatto a quanto avviene nel rito amoroso sessuale.

bandista. In "banda" vedi "banda musicale".

bandito. Vedi in "bandire".

bando. Vedi in "bandire".

bandoliera. Secondo CZ dipende dal francese "bandoulière", dal catalano "bandolera", perché usata dai "bandoleros"(= banditi). La spiegazione è adeguata, ma precisando che "bandoleros" deve essere spiegato come "bandito", secondo il significato che questa voce aveva in Sardegna e nella Corsica. Si ha così che "bando-leros" si spiega col significato originario di entrambe le parti, la voce doveva essere un accrescitivo ed aveva il significato reale di "eroe popolare".

bandolo. Per i dizionari dipende da "banda" nel significato di "striscia". Si fa invece l’ipotesi che dipende da "banda" nel significato originario e con allusione al sesso maschile. Questa ipotesi è suggerita dall’espressione "il bandolo della matassa", che è parallela a "il capo della matassa". Tenendo presente che il significato lessicale più antico di "matassa" è quello di "filo" o di "seta", si ha che nell’originario parlare popolare non si diceva "il capo della matassa" e neppure "il bandolo della matassa", ma soltanto "trovare il bandolo" e "trovare il capo". Per il significato originario di "capo" si rimanda al suo luogo; qui è sufficiente notare che TB registrano le espressioni "trovare il bandolo di una cosa" e "trovare il bandolo" non solo nel significato di "trovare la soluzione di un problema o di una situazione intrigata", ma anche nel significato di "avere". Quindi si ha che nell’originario parlare popolare "trovare il bandolo" equivaleva a "trovare marito".

bandolone. Dipende da "banda" nel significato di "lastra metallica", che si usa come saracinesca.

bandono e bandonare. Sono la forma originaria di "ab-bandono" e "ab-bandonare". Nel secolo 13° è documentato il francese "abandon", dipendente dalla più antica espressione "ètre à bandon"(= essere in potere). Si fa l’ipotesi che l’italiano "bandono", da cui "bandonare", è autonomo dal francese ed il suo significato originario è ancora alquanto presente in alcuni modi di dire. Vedi "lasciare in bandono qualcosa", che può equivalere a "lasciare o mettere qualcosa in un luogo". Qualcuno potrebbe fare l’ipotesi che "lasciare in bandono" equivale ad "abbandonare" nel significato che ha in "abbandonare uno"(=lasciarlo solo, non pensare più a lui); ma in origine non doveva essere questo il significato di "lasciare in bandono", come risulta da queste due frasi: "Quando m’innamorai / e lo mio cor messi in abbandono" e "Ho messo la speranza in abbandono"; in entrambe l’espressione "in abbandono" equivale a "in un luogo sicuro" o "in un luogo che mi dà piena fiducia". Si ha che in "lasciare in bandono" il sostantivo allude al sesso femminile. A sua volta "abbandonare" nel significato che ha "in abbandonare uno" dipende da "bandon-are" nel significato di "diventare bandono", dove "bandono" indica di nuovo il sesso femminile e "diventare bandono" equivale a "diventare simile al sesso femminile"(= diventare molle o impotente), da cui "essere lasciato solo" e "lasciare solo". Per "bandono" nel significato di "simile al sesso femminile nel n.7 TB dicono che la voce era usata anche col significato di "totale scoramento. Si aggiunge che nel parlare popolare "bandono" doveva indicare anche il sesso maschile. Ciò è sottolineato dall’antica frase del latino barbarico dei primi secoli del Medioevo, "bandonum del re degli Eruli", dove "bandonum" ha il significato di "vessillo", che però è un significato derivato da quello primario, che doveva essere "sesso maschile", come si dice in "bandiera" e in "labaro".

Consideriamo ora il diverso significato di "abbandonare" in queste frasi. In "abbandonare la patria" e in "le forze mi abbandonano", il verbo significa "lasciare solo" perché ci si allontana o si va via. Invece in "abbandonarsi alle cure di una persona o alla fantasia" il verbo equivale ad "offrirsi a". Infine "abbandonare le redini" non equivale a "lasciare le redini" né tanto meno a donare o offrire le redini a qualcuno", ma solo ad "allentarle" o "fare in modo che non siano tirate o tese". Infine vedi l’avverbio "abbondantemente"(= senza ritegno). Si ha che "abbandonare" nel significato di "abbandonarsi alle cure di uno" e simili dipende da "bandono" in quanto indicava il sesso femminile ed "ab-bandonare" equivale ad "offrire il proprio sesso"; in questo modo "bandon-are" si confonde con "ban-donare" e nell’originario lessico preistorico poteva esistere anche la locuzione sostantivale "ban-dono"(= il dono del ban). Invece in "abbandonare le redini" il verbo si spiega con "far diventare le redini simili al sesso femminile"(= fare in modo che le redini non siano tese ma afflosciate). Infine "abbandonare la patria" equivale a "rifiutare la patria" analogamente a quanto può accadere e accade quando un soggetto femminile rifiuta un maschio perché il suo sesso non è più dinamico ma è diventato "bandono" o simile al sesso femminile.

Per la struttura originaria si fa l’ipotesi di "ban-dono", che si spiega col significato originario di entrambe le parti e la voce è una specie di accrescitivo. E’ facile avvertire che questo significato originario si può confondere con "ban come dono"(= il dono del ban). Ciò si vede bene nelle due frasi seguenti. "Mettere in bandono" equivale a "mettere nel sesso femminile" e "bandono" si spiega bene come un accrescitivo o col significato originario delle due corrispondenti radici; invece in "abbandonarsi alle cure di uno" il verbo si spiega bene con "donare se come ban a uno"(= donarsi a uno per fare l’amore).

bandura. Ha le varianti bandòla, mandòla, mandora, pandura e pandora. E’ un liuto a tre corde, introdotto nel secolo 15° in Europa dalla Russia Meridionale, dove è tutt’ora in uso. Nel lessico latino è "pandura" ed in quello greco ha le varianti "pandoùra" e "pàndouros". Secondo Varrone era un liuto a tre corde e secondo Rocci era di origine orientale. Si fa l’ipotesi che la variante più antica è "bandò-la", strutturalmente simile a "bàndo-lo"; ma si può dividere anche in "ban-dola", che però sembra esclusa dalle due varianti greche. Vedi "mandòla" e tutte le varianti richiamate forse si spiegano col significato originario della radice "b-n", di cui "m-n" può essere variante.

bang. Interiezione di origine inglese, presente nei fumetti. Per CZ è di origine onomatopeica ed ha sostituito l’italiano "bum". Si nota però che l’inglese "bang" non è solo interiezione. E’ anche sostantivo con i significati di "colpo", "botta" e frangia; ed avverbio con i significati di "violentemente" ed "esattamente". Si fa perciò l’ipotesi che la voce inglese deriva dal comune lessico preistorico, si spiega col significato originario della radice "b-k" ed i significati indicati alludono più particolarmente al sesso maschile. Il significato dell’interiezione deve alludere al momento dell’unione o all’orgasmo, come forse è suggerito dall’espressione "to go bang"(= l’esplodere), che forse alla lettera si può tradurre con "l’andare del bang""(= il ficcarsi di b-n ).

bangio o banjo. Per CZ le due varianti sono alterazione africana dell’inglese "bandore"(= bandura). Invece EI precisa che lo strumento è di origine africana e forse la stessa cosa si deve dire delle due varianti verbali.

banno. Vedi "bando" in "bandire".

bano. Dal serbo croato "ban"(= governatore), di origine avarica. Può essere di origine preistorica e si spiega bene col significato originario della radice "b-n", tenendo presente che "re" e simili sono in genere originarie voci popolari che indicavano il sesso maschile.

bansa. Specie di uva bianca. I dizionari non conoscono l’origine della parola. Si fa l’ipotesi che si spiega col significato originario di "bianca" o "bianco": A conferma vedi "pancia", che in alcuni dialetti diventa "panza" o "pansa".

bar-. La radice di questo tema è "b-r", variante di "b-l" e viceversa. Indicava, come risulta dall’esame delle voci che iniziano in "b-r", i due sessi.

bar. Locale pubblico dove si consumano liquori, caffè e simili. I dizionari sono sicuri che dipende da "bar"(= sbarra), con allusione alla sbarra che separava i consumatori dal banco di mescita; e prima in Inghilterra indicava la sbarra divisoria nelle corti di giustizia. Si lascia da parte il richiamo di "bar" nelle corti di giustizia e si fa un’ipotesi diversa, partendo dal significato reale di "bar"(= luogo dove si consumano caffè e altri liquidi) e di "barman"(= uomo che mesce caffè ed altri liquidi). Nel lessico inglese il significato di "sbarra" del sostantivo "bar" è un significato derivato; invece nel significato indicato "bar" e "barman" sono di origine popolare e le due voci si devono spiegare col significato originario di "bar", suggerito da questi altri significati della voce: lingotto(di oro), tavoletta o panetto(di cioccolato), verga, striscia, striscia di luce, pezzo(di sapone), riga. E’ ovvio che tutti questi significati ne suppongono uno che li contiene tutti e siamo al significato originario di "sesso maschile". Segue l’ipotesi che "bar"(=locale dove si consumano liquidi) e "barman" nel parlare popolare inglese fecero la loro comparsa insieme. Quelli del popolo quando videro per la prima volta il relativo gestore, con la loro fantasia dovettero pensare immediatamente a uno che minge e fu indicato col sostantivo "bar" o con la locuzione "bar man"(= uomo pene = uomo che minge); e molto presto per la metonimia "bar" fu usato col significato di "locale dove sta l’uomo che minge".

bar. Unità di misura della pressione atmosferica. Voce scientifica, ricavata dal sostantivo greco "bàros"(= pesantezza), che significa anche "potenza", "credito", "autorità". Aggiungi l’aggettivo "barùs": a) pesante, violento, duro, forte; b) potente, valido, ecc.; i verbi "barèo"(= opprimo) e "baròo" o "barùno"(= premo, ecc.) e il sostantivo "barìs"(= battello, barca, torre, fortezza). Tutti questi significati suppongono che in origine la radice "b-r indicava i due sessi. Nel lessico italiano vedi "barra" o "s-barra", il cui significato lessicale primario allude al sesso maschile, e "bara", il cui significato allude al sesso femminile.

bara. Per i dizionari è dal non documentato longobardo "bara"(= bara, lettiga), dall’ipotetico germanico "ber-an"(= portare). CZ richiamano le varianti "barra"(1255) e "bara"(1280). Si fa l’ipotesi che la voce è di antica origine popolare, autonoma dal germanico e si collega bene al greco "bàris"(vedi "bar" nel significato di unità di pressione atmosferica). A conferma dell’autonomia si aggiunge che la voce italiana forse ci ha conservato il significato originario in alcuni modi di dire. "Avere la bocca nella bara" è registrato col significato di "essere vecchio e pronto a morire"; TB aggiungono che con lo stesso significato si dice "avere il piede nella bara", che sembra variante di "avere la bocca nella bara". Il sostantivo "bocca" si collega bene a "buca" e quindi anche a "boga", una specie di pesce e in origine la voce doveva indicare anche il sesso maschile. A sua volta "mor-ire" si spiega col significato originario della radice "m-r"(vedi "mira-bile" e "mera-viglioso") ed il tema "mor-" usato come verbo aveva il significato primario di "fare l’amore", che per il sesso maschile si conclude con la sua "morte" o col suo afflosciarsi. Segue che il proverbio nell’originario parlare popolare doveva suonare "avere la boga nella bara", che significava primariamente "fare l’amore", che si conclude con la morte del sesso maschile; e per analogia si poteva e si può dire che i vecchi si trovano in una situazione simile. Smarrito però il significato originario, "boga" diventò "bocca" e si ebbe "avere la bocca nella bara". A sua volta "avere il piede nella bara" può non essere una correzione di "avere la bocca nella bara", ma una variante del proverbio ovvero spiegando "piede" col suo significato originario ed a suo luogo si dirà che la voce indicava primariamente il sesso maschile.

Vedi anche il proverbio "il morto è nella bara"(= le cose sono al punto tale che bisogna operare e non si può tornare indietro). Per il suo significato reale originario si aggiunge questo verso di una poesia: "Donne, il morto è in sulla bara". Nell’originario parlare popolare "mor-to" si spiegava col significato originario della radice "m-r" con la determinante perfettiva "t" ed indicava primariamente il sesso maschile in fase dinamica e solo per la metonimia acquistò il significato di "individuo senza vita", perché al termine del rito amoroso sessuale il sesso maschile "muore" o si affloscia perché era dinamico. Quindi "il morto è in sulla bara" equivale a "il sesso maschile sta facendo l’amore", da cui il significato del proverbio.

Chiunque può spiegare "mostrare il morto in sulla bara", che aveva il significato di "convincere uno di un’affermazione fatta facendogli vedere la relativa situazione concreta".

barobasso. Anche "barabasco" e "barbasso". Corrisponde al latino "ver-bascum"(= verbasco). Si spiega col significato originario delle radici "b-r" e "b-k" e la voce è un’originario accrescitivo.

barabau. La voce è registrata da DEI come variante di "babau"(vedi). Si fa invece l’ipotesi che poteva essere un altro nome dell’originaria divinità dei preistorici.

barabba. La voce è stata documentata la prima volta nei dialetti settentrionali con i significati di "vagabondo", "briccone" e simili e per CZ dipende dal malfattore Barabba, del quale parlano i Vangeli. Sembra che la voce sia stata documentata la prima volta a Milano in occasione di una rivolta il 6 febbraio del 1853: quelli che vi parteciparono furono detti dispregiativamente "barabba"; ma nel dialetto milanese la voce era conosciuta almeno dal 1841. Si fa l’ipotesi che la voce, di origine popolare, suonava "bara-ba" e si spiegava col significato originario di "bara" e con allusione dispregiativa al sesso maschile; né forse si deve escludere l’ipotesi che la voce popolare era "barba", spiegata col suo significato originario e avvicinata arbitrariamente, non da quelli del popolo ma da chi condannava i rivoltosi, al Barabba dei Vangeli.

barabuffa. Per i dizionari la voce si è sviluppata da "ba-ruffa". L’ipotesi può essere valida; ma forse non si deve escludere l’ipotesi contraria e "ba-ruffa" sarebbe riduzione di "bara-buffa", che si può spiegare col significato originario di entrambe le parti.

baracca e derivati. Vi è anche la variante "baraca"(CZ). Aggiungi che "baracca" ha anche il significato di "gozzoviglia"; inoltre vi sono il sostantivo "baraccone" col significato di "compagno goditore e crapulone" e il verbo "baraccare" col significato di "gozzovigliare". Per CZ il sostantivo "baracca" dipende dallo spagnolo "barraca", che nel secolo 13° è registrato col significato di "capanno per i pastori" ed è considerato di origine preromana. Si fa l’ipotesi che la voce deriva dal comune lessico preistorico e si collega bene ai greci "bàrekes"(= le gengive, le mascelle), "bàruka"(= il sesso, ordiglione) e "bèrekes"(= focacce erette). Nel lessico italiano vedi "rizzare baracca", che significa "mettersi a litigare" e si spiega bene con "rizzare il sesso maschile"(= farlo diventare dinamico e lottare contro un eventuale avversario sessuale). Nello stesso modo si deve spiegare "mettere su baracca"(= venire alle mani). Si fa l’ipotesi che "mettere su baracca" è variante recente di "rizzare baracca", dovuta al fatto che "rizzare baracca" non si spiegava bene col significato lessicale di "baracca", di cui si era smarrito il significato originario. Per la struttura originaria si fa l’ipotesi che "baraca", la variante più antica, si è sviluppata da "barca" e siamo al significato originario della radice "b-r-k". Ma si può fare anche l’ipotesi di "bara-ca", che si spiega col significato originario della radice "b-r", con allusione all’uno o all’altro dei due sessi ed anche ad entrambi.;. la seconda parte può essere terminazione, anche se in origine doveva essere il monosillabo in "k" e la voce era una specie di accrescitivo. Vedi "barca".

baraccano. Anche "baracano", e "barracano". Per i dizionari è dall’arabo "barrakan", per qualcuno forse di origine persiana. Ma si noti che la voce è presente in Francia nei primi anni del secolo 12° nelle varianti "barracanus" e "barracana" col significato di "stoffa" o di "coperta di lana"; in seguito si trova "bouracan" per indicare una stoffa di lana che si fabbricava in Francia e nelle Fiandre. La voce era presente anche nel Portogallo e nella Spagna. In Italia la variante più antica è forse "baracane". Si aggiunge che a occidente dell’Egitto il "barrakan" è una lunga pezza di stoffa rettangolare e senza cuciture, in Tripolitania lunga da m.4,6° a 5 e larga da 1,40 a ,50; si usa per avvolgere due volte il corpo in un drappeggiamento artistico. Si può fare l’ipotesi che in Europa la voce era autonoma dall’arabo? In altre parole si fa l’ipotesi che la voce è dalla stessa parola preistorica da cui anche "baracca". Vedi "baraccola".

baraccola. Sostantivo registrato da DEI come voce usata dalle genti dell’Alto Adriatico per indicare i pesci del genere Raia. Si fa l’ipotesi che è dalla stessa voce originaria o preistorica da cui anche il greco delle glosse "bàrakos", che indicava una specie di pesci di acqua dolce. Ma nel lessico greco "bàrakos" ha anche il significato di "fulmine" e la voce è considerata, per questo significato, di origine ebraica.

baraggia. Voce piemontese e lombarda. Si fa l’ipotesi che si spiega col significato originario della radice "b-r" con una terminazione peggiorativa simile ad "-accio".

baragozzo. Può essere dal significato originario della radice "b-r-k" con teminazione peggiorativa.

baraonda. Per i dizionari dipende dallo spagnolo "barahunda" di origine incerta. Ma CZ ci fanno sapere che la voce era presente nei dialetti almeno dal 1690.. Lasciando da parte l’autonomia in Italia, la voce spagnola si divide bene in "bara-hunda", che corrisponde bene a "Berecinzia", che in latino è "Berecuntia", altro nome di Cibele, l’unica divinità femminile della preistoria. Al tempo dell’Impero Romano e nei primi secoli del Medioevo tra gli emarginati le feste religiose più importanti erano in onore di Cibele, Iside e simili, tutti nomi dell’unica divinità dei preistorici. Era ovvio che i privilegiati considerassero negativamente le manifestazioni festive degli emarginati, da cui il significato lessicale di "baraonda".

barare. Vedi "bara".

baratro. Anche "balatro", "balato", "baratto" e "barattolo". Per i dizionari dipende dal greco "bàrathron"(= baratro, voragine, abisso), tramite il latino "barathrum" e fanno dipende il sostantivo greco dal verbo "bibròsko"(= mangio, divoro, ingoio), da cui anche "bòra"(= pascolo, nutrimento), cui si collega il verbo latino "vor-are"(=divorare). Questi collegamenti sono validi non però nel senso che le voci richiamate dipendono dal verbo "bibròsko", ma nel senso che derivano dal lessico preistorico e si spiegano col significato originario della radice "b-r", che aveva anche la variante "v-r" ed indicava primariamente i due sessi. Di qui il fatto che il latino "vor-are" significa anche "unirsi sessualmente", che può essere il suo significato più antico o primario. Inoltre noti che nel lessico italiano antico esisteva anche il sostantivo "balatroni"(= testicoli). Cioè "bàratro" è autonomo dal latino e dal greco ed i suoi significati lessicali alludono al sesso femminile. Il fatto poi che anche nell’antica Grecia la voce era usata soprattutto col significato di "voragine", può sottolineare che con questo significato la voce era usata anche nella preistoria. Nella voce greca si noti la terminazione "-thron", nella quale la "r" può essere di origine eufonica, come forse è sottolineato dalle varianti italiane "barato" e "baratto"; in essa il gruppo "th" può rappresentare un originario suono gutturale, che si era modificato o si stava modificando in dentale. In questo modo la radice originaria della voce potrebbe essere "b-r-k" e "barato" con "baratro" sono varianti di "baratt-" e viceversa.

baratt-. Contrariamente a quanto dicono i dizionari le voci con questo gruppo si spiegano come "baratro" o col significato originario che indicava i due sessi, secondo quanto si è detto spiegando "bàratro".

Il sostantivo baratta può significare "scambio", "contesa" e "inganno". Né forse si deve escludere che negli antichi testi e nell’antico parlare popolare era usato anche con altri significati. Si spiega bene, per tutti i significati, con allusione a quello originario, indicato spiegando "bàratro". Si noti il provenzale "barata", per il quale il tema "baratt-" è originariamente lo stesso di "baratro".

Il verbo barattare ha la variante "baratare", che si collega a "barato", variante di "baratro". Può significare "scambiare un oggetto con un altro", "ingannare", "conversare", "sbaragliare"; si spiegano tutti con allusione ai vari aspetti del rito amoroso sessuale ed il significato originario di "barattare" si è conservato bene nei modi di dire "non si baratta" e "non c’è da barattare" che si usavano quando due carri o carrozze, incontrandosi in una strada, non potevano incrociarsi: non potevano mettersi nella situazione nella quale si mettono un uomo ed una donna quando fanno l’amore. Qualche dizionario collega il verbo "barattare" al greco "pràtto"(= opero, faccio, compio). Il collegamento può essere valido, ma solo nel senso che Il verbo italiano e quello greco dipendono dalla stessa radice preistorica; quindi, siccome il verbo greco ha la variante "pràddo" ed il tema "prag-", si fonda l’ipotesi che il tema di "baratt-" o "barat-" è dalla radice "b-r-k".

Le altre voci del gruppo dipendono dal sostantivo "baratta". Zingarelli registra il sostantivo "baratto" anche col significato di "larghezza di strada tale che possono incrociarsi due carrozze"; ma deve trattarsi di un significato arbitrario, ricavato dal significato di "barattare" nei due suddetti modi di dire.

Il sostantivo barattolo, che nei dialetti è anche "baratto", si spiega come "baratta" e con allusione al sesso femminile.

barba e derivati. Questa volta con "derivati" in genere si intendono tutte le parole che iniziano con "barb-" e ciò risulterà chiaramente da quanto si dirà della struttura e del significato originari di "barba". CZ registrano tre principali significati di "barba": a) l’insieme dei peli che coprono le guance e il mento; b)zio; c) noia. La voce ne ha altri, che CZ riducono a questi tre e per essi il primo dipende dal latino "barba", di origine indeuropea; il secondo sembra di origine longobarda e pensano che dipende da quello di a); per il terzo, che sembra documentato da poco, fanno dipendere la voce dal francese e la considerano di origine gergale.

Per la spiegazione adeguata si nota che strutturalmente "barba" è simile all’osco "farfa"(= barba; Zing. in "farfecchie") ed al latino "valva", che può significare "baccello" e "battente" di una porta o di una finestra e si collega strettamente a "volva" o "vulva"(= sesso femminile). Segue l’ipotesi che "barba" è di origine preistorica, indicava primariamente i due sessi e quindi anche quello maschile, al quale in genere alludono i significati dell’italiano "barba" e delle voci che iniziano con "barb-". Qui limitiamoci ai significati di "barba". Per quello di "l’insieme dei peli delle guance e del mento" si pensi ad un adulto, maschio o femmina, il cui lessico è formato quasi soltanto di sostantivi concreti e vede per la prima volta un uomo con la barba; la prima immagine che si presenterà nella sua fantasia sarà quella del sesso maschile. "Barba" nel significato di "radice" si spiega nello stesso modo; e non, come dicono i dizionari, perché le radici delle piante sono simili ai peli della barba di un uomo. A conferma vedi "barba-bietola".

Nell’antico lessico dei marinai il sostantivo "barba" indicava un tipo di corda(TB 57) e siamo a "fune" che si spiega col significato originario della radice "f-n", variante di "p-n" di "il pene". Altro significato antico di "barba" è quello di "fondamento" o "principio" o "causa". Vedi "la superbia è barba di tutti i vizi"(TB,48).

Di "barba" nel significato di "noia" si è detto che la voce è di origine gergale ed in questo modo si dice che si ignora l’origine di tale significato. Si aggiunge che "barba" si trova anche per indicare un uomo di valore o fornito di autorità e di esperienza(CZ). Cioè "barba" può indicare "valore" ma anche "mancanza di valore". Sono due significati, collegati strettamente ai due aspetti primari del sesso maschile: quando è dinamico, è simbolo di valore; quando è impotente, è simbolo di non valore. Se un soggetto femminile fa l’amore con un impotente, per lei l’unione è una "noia" e parlando alle amiche del relativo soggetto maschile poteva esclamare "che barba!" e le amiche capivano che era un impotente o quasi. Segue l’ipotesi che la parola gergale era presente da sempre nel parlare popolare; ma solo in questi ultimi tempi è entrata nel lessico letterario perché gli scrittori ne ignoravano il significato reale originario.

Infine "barba" nel significato di "zio" deve derivare dall’originaria cultura preistorica dove i diversi gradi di parentela(padre, nonno, zio, cognato, suocero, ecc.) erano indicati con voci sessuali; ed a suo luogo vedremo che "zio" si spiega col significato originario della radice "k-k", da cui anche il volgare "cazzo". Segue che nell’originario lessico preistorico gli zii potevano essere indicati anche col sostantivo "barba" perché erano stati generati, insieme ai propri genitori, dallo stesso sesso o dalla stessa "barba". Si ha anche l’ipotesi che per il significato di "zio" il sostantivo "barba" allude all’uno o all’altro sesso; invece per gli altri significati l’allusione è in genere al sesso maschile.

Nel Piemonte il sostantivo "barba" è usato anche col significato di "pastore valdese" o pastore protestante. Per i dizionari si spiega con "barba" nel significato di "zio" o di persona per la quale si ha rispetto e stima, analogamente a "padre", che nell’Italia Meridionale si usa con i sacerdoti cattolici. La spiegazione sembra valida. Ma forse non si deve escludere l’ipotesi che nei primi tempi la voce fu usata con una punta di disprezzo e quindi col significato originario; ma questo significato, che poteva essere ignorato dagli emarginati che nei primi tempi dei Valdesi furono i loro principali ammiratori e devoti, fu accettato perché esprimeva bene il loro sentimento di stima e di rispetto per i dirigenti valdesi. A "barba" nel significato di "pastore valdese" nel Piemonte è presente anche "barbetto", forse per indicare i valdesi o i relativi pastori; e TB richiamano il plurale "barbetti" come voce fiorentina per indicare i sacerdoti della congregazione di S. Vincenzo. Si fa l’ipotesi che questi significati di "barbetto" e quello di "pastore valdese" di "barba" si devono spiegare come "barbetta"(vedi) il cui significato di "converso" ha una leggera allusione dispregiativa.

Si conclude con l’ipotesi che il sostantivo "barba" si è sviluppato da "baba"(vedi "babà" con l’aggiunta della "r" eufonica. A conferma di questa ipotesi vedi "barbastello"; inoltre si ripete che "barba" è simile a "Farfa", nome di un affluente del Tevere; anticamente era detto non solo "Farfa-rus" ma anche "Faba-ris". Ma si aggiunge che il tema "barb-" e simili generarono un nuovo e notevole gruppo di parole e presentemente le radici "b-r-b" e simili si devono considerare autonome e si collegano con "b-r-k" e simili. Cioè nella determinazione dell’etimo delle parole l’aspetto più importante è quello dell’origine dei diversi significati, in genere dipendenti da un originario significato sessuale concreto; invece quello della struttura originaria è meno importante ed a volte anche difficilmente rintracciabile, perché durante la preistoria dovette essere facile l’incrocio di voci che avevano lo stesso significato originario.

barbabietola. Arbitraria la spiegazione di CZ, per i quali la voce dipende dalla locuzione latina "herba beta"(= erba bietola). E’ voce di origine popolare e si spiega col significato originario di "barba" e con quello lessicale di "beta" e si ha "bietola col pene"(= bietola con una radice o tubero simile al sesso maschile).

barbablù. Ha i significati di "marito violento, geloso e sanguinario" e di "persona che incute paura". Dal francese "barbe bleu", in un racconto il nome di un personaggio con la barba turchina. Così CZ. Si fa l’ipotesi che il relativo autore derivò il nome dal parlare popolare, dove la locuzione poteva essere usata per indicare un uomo malvagio; quindi si spiegava col significato originario di "barba" e della radice "b-l"; si aveva così un accrescitivo, da cui i due significati lessicali.

barbacane. A Perugia "berbecane", documentato la prima volta nel secolo 13°, indica un legno infisso nella parete per sostenere una tavola. Devoto dice che in un documento francese del secolo 12° la voce ha il significato di "sotterraneo" e CZ aggiungono l’arabo "barbahane"(= canale sotterraneo attraverso il quale passa l’acqua). Segue l’ipotesi che "barba-cane" è di origine preistorica, si spiega col significato originario di "barba" e di "cane" ed era una specie di accrescitivo che poteva essere usato per indicare primariamente il sesso maschile e quello femminile.

barba-cheppo, -lacchio, -locco, -ndrocco. Queste varianti si spiegano col significato originario della prima e della seconda parte, ma precisando che la prima parte allude al sesso maschile e la seconda a quello femminile. Si ha così il significato primario di "sesso maschile simile o molle come quello femminile", da cui i significati lessicali. Nell’ultima variante la "n" è eufonica e "-drocco" si deve spiegare col significato originario della radice "t-r-k", da cui eanche "troia" nel significato di "prostituta".

barbaforte. La prima parte si spiega col significato originario e con allusione al sesso maschile; la seconda si spiega col significato lessicale, ma con allusione al sapore piccante, che riporta l’aggettivo "forte" al relativo significato originario.

barbagianni. Si spiega col significato originario di "barba" e della radice "k-n" ed in origine la voce doveva essere un accrescitivo.

barbaglio. Si divide bene in "barba-glio", spiegando la prima parte col relativo significato originario e considerando la seconda terminazione o suffisso, che in origine poteva essere il sostantivo monosillabico in "k".

barbagrazia. Si trova solo nelle locuzioni avverbiali "in barbagrazia" e "per barbagrazia". Vedi "ottenere in o per barbagrazia il favore chiesto". Si fa l’ipotesi che in origine si trattava di ottenere qualcosa da un soggetto femminile; in questo modo "ottenere in o per barba grazia" si spiegava con "ottenere qualcosa a causa della barba", dove "barba" indicava primariamente il sesso maschile.

barbaia. Da "barbo" nel significato lessicale di "il pesce barbo o barbio".

barbanera. Vedi i dizionari.

barbano. Da "barba" nel significato di "zio".

bàrbara. Solo in "la santa barbara". Luogo dove sulle navi o presso gli eserciti si custodiscono le polveri da sparo. Per i dizionari la locuzione dipende dal fatto che verso il 1530 gli artiglieri scelsero come loro protettrice Santa Barbara. Ma EI ci fa sapere che ciò non è documentabile; aggiungi che la santa è leggendaria e forse non è mai esistita. Segue l’ipotesi, lasciando da parte l’esistenza o meno della santa, che la locuzione si spiega col significato originario di "barba-ra" e con allusione al sesso maschile. Niente di strano che gli incolti soldati del secolo 16° abbiano indicato il deposito delle polveri con "la santa barbara" o con allusione al fatto che tale deposito aveva una potenza simile a un barba divino. Si aggiunge l’ipotesi che il tema "barbar-" si può dividere anche in "bar-bar", che si spiega col significato originario della radice "b-r" e si ha un accrescitivo, che spiega equalmente bene i significato di "la santa barbara".

barbare. Di questo verbo si notino i significati di "piantare" o "ficcare dentro" e quello che ha in "barbare uno schiaffo"(= dare uno schiaffo). Quindi dipende dal significato originario del sostantivo "barba", in quanto indicava il sesso maschile.

barbarella. Altro nome che si dà al balestruccio(vedi) nell’Italia Centrale. Si spiega col significato originario di "barba".

barbaresco o barberesco. Le due varianti dipendono, scondo i significati, o da "barbaro" o da Barberia, paese dei Berberi, l’Africa settentrionale dalla Libia al Marocco.

barbariccio. Sostantivo registrato da DEI, indica una piccola barca a remi, sulla quale prende posto il capo pesca nella mattanza dei tonni. Non è indicato l’etimo. Si fa l’ipotesi che la voce si spiega col significaro originario di "barba" e della radice "r-k". Si ha un accrescitivo ed in origine la voce poteva indicare direttamente il capo pesca e per la metonimia la barca.

barbaro. Per i dizionari dipende dal latino "barbarus", dal greco "bàrbaros", che fanno dipendere da una voce simile al latino "balbus"(= balbuziente) e con allusione al fatto che per i Greci quelli che non conoscevano la loro lingua, parlavano come i balbuzienti o come quelli che tartagliano. Ma vedi "balbo", che si può spiegare come variante di "barba" e quindi col relativo significato originario. Significati del greco "bàrbaros": straniero, non greco, incolto, incivile, zotico, crudele,. Del latino "barbarus": straniero, forestiero, rozzo, incolto, sozzo, selvaggio, duro, crudele. In nessuno di questi significati compare quello di "balbuziente" o di "che tartaglia" o di "che non parla greco o latino". Aggiungi il sanscrito "barbarah", forse un plurale che gli studiosi spiegano con "non arii". Inoltre EI ci fa sapere che Omero non indica mai i Troiani o i loro alleati con "bàrbaros", eppure è ovvio che parlavano al modo di tutti gli altri popoli barbari. Infine nel secolo 6° a.C. per indicare quelli che non parlavano greco gli scrittori usavano la parola "àglossos"(= senza lingua). Segue l’ipotesi di "barba-ros" spiegando la prima parte col relativo significato originario, e la seconda con quello originario della radice "r-k" in quanto indicava il sesso femminile. Si ha il significato di "impotente, da cui direttamente quasi tutti i significati indicati. E’ vero che in Omero i Carii, alleati dei Troiani, sono indicati con "barbarò-fonoi"(= che parlano barbaro), che non si deve spiegare con "che parlano al modo di chi balbetta o tartaglia", come invece forse pensavano gli antichi grammatici alessandrini; ma con " che nel parlare sono simili agli impotenti nel fare l’amore"(= sono rozzi e quasi impotenti anche quando parlano).

Si aggiunge che il sanscrito "barba-rah" forse ci scopre l’origine del suffisso in "r" del greco "bàrba-ros" e del latino "barba-rus" e frequente nel lessico greco ed in quello latino. Può essere l’originario sostantivo in "r-k", che indicava primariamente i due sessi. Vedi particolarmente il sostantivo latino "rus"(= campagna, podere), i cui significati lessicali sembrano analogici al sesso femminile.

Per la validità di quanto si è detto si nota che nel lessico greco il sostantivo preistorico "barba" forse si è conservato nel sostantivo "barbòs", che indicava una specie di cucchiaio e l’analogia sarebbe al sesso femminile; ma poteva trattarsi anche di un cucchiaio col manico alquanto lungo e l’allusione sarebbe al sesso maschile. Ma vedi anche il sostantivo "bòrbo-ros"(= pantano, brago, melma, fango), i cui significati sono analogici soprattutto al sesso femminile. In questo modo nel lessico preistorico il sostantivo "barba" o con la terminazione in "a" indicava il sesso maschile, invece con la terminazione in "o" forse indicava più particolarmente il sesso femminile.

barbarossa. Una specie di uva dagli acini rossi. Per i dizionari la prima parte o "barba" allude al grappolo, simile alla barba di un uomo. Ma forse nell’originario lessico popolare i grappoli erano simili all’apparato genitale maschile.

barbascia. Nome italiano dell’Achillea nobilis. Si fa l’ipotesi che si spiega come "barbasso"(vedi), quindi si divide in "barba-scia" e si spiega col significato originario di "barba".

barbasso. Anche "barbasco", "barabastio", "barabasso" e "guaragnasco". Tutte queste varianti corrispondono al latino "verbascum"(= verbasco), dal quale però sono autonome. Insieme suggeriscono l’ipotesi di due radici: "b-r" e "b-k". In questo modo la voce sarebbe una specie di accrescitivo.

barbassore. Corrisponde bene al provenzale "valvassor", che i dizionari fanno dipendere da "vassi vassorum"(= vassalli dei vassalli). Sembra però che non si trova mai l’espressione singolare "vassus vassoris"(= vassallo del vassallo). Segue l’ipotesi di "barba-s-sore" e "valva-s-sor", notando che nelle due voci "barba" e "valva" sono varianti una dell’altra; a sua volta la seconda parte si dovrebbe spiegare come "sor"(= signore). Si avrebbe "signor padrone" o più esattamente "signor barba", spiegando "barba" col suo significato originario. Fu ovvio che, smarrito il significato originario del popolaresco "barba sor", questa locuzione fu spiegata come dipendente dal non documentato "vassus vassoris".

barbastello. Sostantivo registrato da DEI per indicare una specie di pipistrello. La voce si divide bene in "barba-stello", corrispondente a "pipi-strello". Si ha che le due voci dipendono da una stessa voce o locuzione sostantivale, nella quale la prima parte si spiegava col significato originario della radice "b-b"(= p-p) e la seconda con quello originario di "stella"(vedi). Per questa ipotesi si ha che "barba" può essersi sviluppata da "baba", almeno in alcune parole.

barbastelo. La voce si divide bene in "barba-stelo" e si spiega col significato originario di "barba". Si fa l’ipotesi che la seconda parte in origine era sostantivo, si spiegava col relativo significato originario e la voce era una specie di accrescitivo.

barbata. Solo nel significato di "cosa noiosa". Si spiega con "barba" nel significato di "noia" o di "cosa noiosa".

barbatella. Si divide in "barba-tella", può essere un diminutivo e si spiega col significato originario di "barba".

barbato. Solo nel significato di "savio". Si può spiegare con "che ha la barba", dando a "barba" il significato lessicale primario e con allusione al fatto che gli uomini con la barba sono anziani e i loro pareri e consigli sono conformi alla loro molta esperienza. Se però la voce con tale significato deriva dalla cultura preistorica, si deve preferire l’ipotesi di "barba-to", che si spiega col significato originario di "barba" con la determinante perfettiva "t". Per questa ipotesi la parola è parallela a "savio", "giusto", "santo" e simili, tutte voci che alludono all’uso del sesso secondo la relativa dinamica biologica: impegno totale a moltiplicare e curare la vita nella maniera migliore.

barbazzale. Anche "barbozzale" e "barbocciale". Dipende da "barbozza"(vedi).

barbecchia. Voce registrata da TB come nome di una specie di insetti. Si fa l’ipotesi di "barbe-c-chia", che si spiega col significato originario della prima parte. Nella seconda parte la prima "c" è eufonica e "-chia" è terminazione, che corrisponde bene alla terminazione latina "-cula" con funzione diminutiva

barbera. Si può fare l’ipotesi di "barbe-ra"? che si spiega col significato originario di "barba" e si ha "un vino piacevole come i due oggetti primari indicati primariamente da barba". Si tenga inoltre presente quanto in "barba-ro" si è detto della terminazione in "r". Nell’originario parlare popolare "barbe-ra" poteva essere una specie di accrescitivo che fonda meglio il significato di "vino molto piacevole".

barberare. Si divide bene in "barbe-r-are", specialmente se la "r" si spiega come si è ipotizzato per "barba-ro" e per "barbe-ra"; ma si può dividere anche in "bar-ber-are", che si spiega col raddoppiamento del significato originario della radice "b-r". Per entrambe le spiegazioni si hanno i significati derivati di "gioire" e di "dare dei sussulti".

barbero. La variante più antica è "bàrbaro" ed aveva il significato di "cavallo veloce". Per i dizionari dipende da Barberia", che nel Medioevo indicava l’Africa settentrionale dalla Libia al Marocco e secondo i dizionari era indicata con tale voce perché la regione era in parte abitata dai Berberi(vedi "berbero"). Si pensava che i cavalli "barbari" provenivano da tale regione. Si fa invece l’ipotesi che la voce si spiega col significato originario di "barba-ro" o di "bar-baro"; era un accrescitivo e spiega bene il significato di "cavallo veloce". Fu ovvio che, ignorando il significato originario di "barbaro", la voce fu spiegata con Barberia, che forse arbitrariamente si spiega con "Berberi".

barbetta. Solo nel significato di "fratello converso". Si fa l’ipotesi che la voce è di origine popolare e si spiega col significato originario di "barba", con una leggera punta dispregiativa.

barbetto. Nel significato di "pezzuola per pulire il rasoio" è variante di "barbino"(vedi). Come voce piemontese per indicare i pastori valdesi, vedi "barba" nello stesso significato.

barbigio. TB registrano questo sostantivo col significato di "basetta" e lo fanno dipendere dal latino "barbitium"(= barba). Si nota che nelle frasi, registrate da TB, vi è solo il plurale "barbigi" ed il significato della voce forse non è quello di "basette". In "strapparsi i capelli ed i barbigi" e "pelare la nuca e i barbigi" il plurale "barbigi" può essere voce popolare della quale i letterati ignoravano il significato reale e quelli del popolo usavano col significato di "testicoli". Si avrebbe che "barbi-gio" si spiega col signicato originario di "barba". La stessa cosa si deve dire del latino "barbi-tium", usato da Apuleio e dai dizionari tradotto arbitrariamente con "barba". Si fa l’ipotesi che la voce è variante di "barbiglio" e viceversa.

barbiglio. In qualche dialetto ha anche il significato di "giocaia dei buoi". Si spiega bene col significato originario di "barba".

barbino. Oltre al significato di "pezzuola che i barbieri usano per pulire il rasoio" la voce si trova anche come aggettivo con i significati di "difficile", "meschino", "avaro", "fatto male", "crudele", "senza grazia e qualità". Cioè la voce si deve spiegare col significato originario di "barba" e nel parlare popolare più che un diminuitivo era un dispregiativo e alludeva più particolarmente al sesso maschile impotente.

barbio o barbo. Secondo CZ il pesce fu detto "barbus" da Ausonio(4° secolo d.C.) per i relativi quattro barbigli, che in latino erano dette "barbae". Ma il barbio è molto simile al merluzzo e ad altri pesci e si fa l’ipotesi che la voce si deve spiegare col significato originario di "barba".

barbito. Dal greco "bàrbiton", che ha le varianti "bàrmos" e "bàrmitos". Le tre varianti si possono dividere in vari modi; ma la prima parte o "bar-" si deve spiegare col relativo significato originario.

barbiturico. Da "(acido)barbiturico", dal tedesco "Barbitur-saure", la cui prima parte fu estratta da "barbabietola" e "urea"(da CZ).

barbo. Vedi "barbio".

barbocchio. E’ il rizoma della canna, detto anche "occhio"(EI nell’indice). Si spiega col significato originario di "barba" con allusione al sesso maschile. Forse è riduzione di "barba-occhio".

barbogio. Si spiega col significato originario di "barba", ma in senso dispregiativo come "coglione" in "sei un coglione".

barbone. Si notino questi significati: a) pesce di acqua dolce(TB); b) graminacea cespugliosa con culmi eretti alti sino a 2 metri(EI); c) malattia che colpisce particolarmente i bufali e presenta una tumefazione calda e dura che si estende al muso e al collo e a volte anche ad altre parti(EI).; d) uomo o donna che vive senza dimora. Si fa l’ipotesi che la voce in genere si spiega, per tutti questi significati, con quello originario di "barba". Come nome di una moneta di Lucca del secolo 18° gli studiosi spiegano la voce con riferimento al volto di Gesù, che vi era rappresentato con la barba. Forse non si deve escludere l’ipotesi che la voce fu usata la prima volta da quelli del popolo, senz’altro con allusione alla barba di Gesù, ma forse anche con allusione al significato originario che la voce poteva avere nel parlare popolare. Forse qualcosa di simile si deve dire per il significato d).

barboso. Da "barba" nel significato di "noia".

barbotta. Naviglio medievale da guerra, munito di uno sperone(TB). Si spiega bene con l’ipotizzato significato originario di "barba". Vedi "barbottare".

barbottare. Variante di "borbottare" e viceversa. In qualche dialetto settentrionale è "barbotà", che suggerisce l’ipotesi del non documentato sostantivo "barbota", che si spiega bene col significato originario di "barba" con la determinante perfettiva "t", da cui "barbotta", il cui significato di "naviglio con sperone" dipende dalla presenza dello sperone, simile al sesso maschile in fase dinamica. In questo modo "barbottare" quando si dice dell’acqua che bolle(Zing.) si collega a "rusc"(= ruggisce; "sc" si pronuinzia come in "scia"), usato con un significato simile in qualche dialetto meridionale ed esattamente per indicare il rumore che fa l’acqua nell’imminenza della bollitura. Cioè "barbottare" dipende dall’indicato significato "barbotta" e quindi con chiara allusione al sesso maschile nell’imminenza di fare l’amore.

barbottino. Nome livornese di una specie di pesci. Si spiega col significato originario di "barbotta", di cui anche in "barbottare".

barbotto. Antico sostantivo, registrato da TB col significato di "zona delle maschelle" come risulta da questa frase. "Vitellio fu menato a modo di ladro, col coltello sotto il barbotto, perché fosse veduto e non chinasse la testa". Gli stessi aggiungono che nei dialetti vi è la variante "barbuzzo". La voce strutturalmente è simile a "barbotta" e si deve spiegare nello stesso modo ovvero con allusione al fatto che le mascelle degli animali grandi erano usate anche come bastoni e quindi con allusione al sesso maschile. La stessa cosa si deve dire della variante "barbuzzo", che si deve spiegare come "barbozza"(vedi).