Il Giro del Giorno in Ottanta Mondi-Julio Cortàzar -1967
SELEZIONE DI LIBRI SULL' ARGOMENTO SIXTIES
Questa pagina è dedicata ai libri che, a mio parere, possono essere d’aiuto a chi vuole avvicinarsi alla musica in particolare a quella psichedelica e alla cultura underground degli anni sessanta. Non vi troverete i capolavori della letteratura beat, che ovviamente vi straconsiglio di leggere, ma piuttosto quelle pubblicazioni che trattano di musica e di quegli ambienti culturali che ruotavano intorno ad essa influenzandola e rimanendo a loro volta influenzati. Per quanto riguarda l’Italia sono citati sia libri riguardanti mostre sull’argomento anni sessanta, he recenti pubblicazioni sul beat italiano ( come fenomeno musicale) che ebbero il loro precursore in Manifesto Beat del 1989 di Ursus fondatore dei No Strange ed ora disegnatore di fumetti trash http://members.fortunecity.com/fumettitrash/intervista.htm. Il suo libro ebbe un’importanza notevole perché fu il primo a trattare l’argomento in modo sistematico con biografie di complessi e discografie; peccato non sia ristampabile (confermatomi dalla stesso Ursus).Questa pubblicazione fu seguita da un altro libro (attualmente irreperibile) Mondo Beat: musica e costume nell’Italia degli anni sessanta che parlava di musica, ma analizzava anche i nuovi problemi sociali nati con la rivoluzione industriale e il boom economico: interessanti erano le schede sulle cover in italiano di pezzi stranieri. Attualmente stanno uscendo molti libri sul periodo anni sessanta e quella che segue è una mia selezione che prometto di ampliare periodicamente.
Non potevo aprire questa sezione senza citare le due "bibbie" del perfetto collezionista psichedelico. Il mitico Vernon ha appena rivisitato le sue enciclopedie indispensabili per orientarsi nei labirinti floreali della musica sixties.
Posso dire di conoscere Federico Ferrari come giornalista da vent’anni, quando negli anni 80 grande esperto di garage iniziò a collaborare con riviste del settore realizzando articoli di grande interesse e belle interviste come quella che fece a Leithon Koizumi dei Morlocks prima della sua eclissi durata sino al 2003. Negli anni la sua passione per la musica lo ha spinto ad esplorare più approfonditamente le varie sfaccettature dell’underground musicale, subendo l’irresistibile fascino della psichedelica inglese. Al nascente interesse ha fatto seguito una scrupolosa ricerca che gli ha permesso di acquisire una profonda conoscenza del genere tanto da realizzare un curatissimo libro dal titolo “All’Ombra di Sgt. Pepper – Storia della Musica psichedelica inglese” uscito per la Coniglio Editore. L’opera è senza dubbio importante per l’accuratezza di una trattazione che nulla ha da invidiare alle produzioni d’oltre manica e per una sistematicità che inconfutabilmente rappresenta uno dei suoi miglior pregi; Ferrari ha opportunamente suddiviso il libro in 7 parti ognuna contraddistinta da un colore diverso per una più facile e immediata consultazione e individuazione degli argomenti. L’autore giustamente fa coincidere la nascita di un nuovo spirito ed una nuova consapevolezza con l’arrivo della controcultura beat in Inghilterra attraverso i reading organizzati con i poeti Allen Ginsberg, Ferlinghetti e Corso. I primi ad essere contagiati dal furore psichedelico furono personaggi come Barry Miles e John Hopkins che organizzarono grandi avvenimenti musicali come il Launch Party e il 14th Hour Technicolor Dream all’Alexandra Place rimasti negli annali della storia per la numerosa partecipazione sia di gruppi che di pubblico. Anche clubs come l’Ufo o il Middle Earth svolsero un ruolo fondamentale nella diffusione dei nuovi suoni così come le trasmissioni libere di Radio London, che vide l’affermarsi con il suo programma Perfumed Garden uno dei futuri protagonisti assoluti della scena musicale inglese: John Peel. Le nuove idee arrivarono a coinvolgere diversi campi della società, da quello della stampa con la nascita di numerose testate giornalistiche alternative come “It” a quelle della moda sicuramente più evidenti per l’originale creatività degli stilisti che favorirono il moltiplicarsi delle boutique tra le più famose Granny Takes a Trip. L’autore nel libro non trascura anche il ruolo rivestito dalle droghe “mind-expanding” che se inizialmente favorirono l’assimilazione di comportamenti anticonformistici e disinibiti, alla lunga devastarono molte giovani menti tra le quali quella di un genio indiscusso del periodo, Syd Barret. Con l’interessantissime parti sull’arte grafica psichedelica che legò indissolubilmente le sue fortune alla pubblicizzazione degli eventi musicali e sui Lightshows, Federico Ferrari ci prepara all’ingresso nel mondo multicolore delle bands sia quelle più famose che rappresentarono la facciata del movimento sia quelle meno conosciute al grande pubblico, ma assolute protagoniste della scena underground. La parte dedicata a quest’ultime è la più corposa in considerazione del fatto che vengono presentate le schede di circa 150 gruppi con accuratissime storie e indispensabili discografie. Alla fine l’autore ha inserito anche una esaustiva guida alle più importanti compilations di psychedelia inglese e un’utilissima cronologia degli eventi che si succedettero nell’anno cruciale: il 1967. Se a tutto questo aggiungete che “All’Ombra di Sgt. Pepper ” ha una veste grafica curatissima con innumerevoli belle foto che riempiono le più di 200 pagine del libro, avete una irrinunciabile guida alla psichedelica inglese di fine sixties.
Beat e Mondo Beat chi sono I Beats, i Provos, I Capelloni di Matteo Guarnaccia
è un libro uscito nel corso dell’ultimo anno e come esplicitato nel titolo il tema trattato è la generazione beat nelle sue varie sfaccettature. A questo scopo l’autore ha raccolto in ordine sistematico molte testimonianze dell’epoca, lasciando l’onore di introdurre l’argomento ad una figura carismatica come Jack Kerouac. Lo scritto proposto fu pubblicato su
Playboy nel 1959 e contiene le considerazioni personali dell’inventore della scrittura spontanea sulla beat generation. La prima parte del libro è interamente dedicata alla nascita della cultura beat e ai personaggi che l’animarono, anche se decisamente sbilanciata verso il beatnik per eccellenza, Kerouac. Ritengo che uno dei migliori documenti sia
indubbiamente la trascrizione del programma radiofonico di Claudio Gorlier del 1962 dal titolo La beat Generation, rivolta ed innocenza. Cattura immediatamente l’attenzione per la profondità e l’obiettività d’analisi tanto che in qualche parte mi ha ricordato un curatissimo e obiettivo studio di James Campbell : Questa è la Beat Generation. Basta leggere
la parte sul processo intentato dalle autorità americane contro Urlo di Ginsberg e la successiva interpretazione dei versi contenuti nella poesia per rendersi conto della serietà con cui fu affrontato l’argomento. Introduce la successiva parte del libro una disquisizione di Guarnaccia sui diversi significati mitologici attribuiti ai capelli e sulla simbologia legata alle
chiome fluenti. Questa breve parentesi storico “tricologica” è tuttavia propedeutica all’introduzione dell’argomento beat in Italia ed alla comprensione degli atavici motivi che alimentarono la greve avversione perbenista (per usare un eufemismo) nei confronti dei “capelloni” al loro apparire nella nostra società gretta e bigotta degli anni 60. Leggendo gli articoli presi
da vari giornali, è imbarazzante constatare quante tra le testate giornalistiche, anche le più autorevoli (Corriere della Sera), si scagliarono con veemenza contro i giovani beat, inneggiando ad una nuova crociata contro i fedifraghi delle norme di un comportamento conformista. Uniche voci fuori dal coro gli intellettuali Calvino, Morante, Quasimodo, Cederna e ovviamente Fernanda Pivano.
Il libro dedica poi un’ampia ricerca agli scritti generati dall’esperienza di Mondo Beat uscito in sette numeri(quattro sequestrati) grazie alla caparbietà del “provo” Vittorio Di Russo e di Melchiorre “Paolo” Gerbino. Nel giornale trovavano spazio tutti coloro che avevano qualcosa da dire tranne gli “onanisti mentali”, mentre la sede del giornale si trovava sotto la “Statua del pirla a Cavallo” che per
chi è di Milano è facile identificare. A questa sezione segue poi una raccolta di documenti tra quali spicca Lettera Al Partito pubblicato su Mondo Beat n 2 ad opera del gruppo Beatnik’s Clan dove si stigmatizza con ironia il comportamento dell’intera classe politica che cercò prima di contrastare in ogni modo poi di imbrigliare il movimento beat, non riuscendoci. Beat e Mondo Beat si chiude
con una parte, un po’ povera a dire il vero, dedicata alla riproduzione di manifesti, posters, disegni ed immagini di articoli di giornali dell’epoca.
Il precedente libro di Guarnaccia era, come ho detto,
volutamente incentrato sull’analisi della controcultura beat, tralasciando gli aspetti modaioli e musicali che erano snobbati (tranne il jazz come abbiamo visto) se non contrastati apertamente dai beatnik più
intransigenti ed ideologizzati; li consideravano uno strumento di controllo sulle masse ed in particolare sui giovani, incatenandoli in un consumismo forzato. ‘60 gli
anni giovani- musica, consumi, stili di vita- catalogo della mostra omonima affronta il tema degli anni sessanta dal punto di vista dei fenomeni di costume e della
musica con una grande predominanza della parte iconografica. Attraverso le immagini ci viene presentata una società in rapida evoluzione che importava mode straniere,
si divertiva con i balli Shake, Hully Gully e Twist e si scontrava con le prime avvisaglie delle nascenti idee giovanili. Emblematica in tal senso è l’avventura di Barbonia
City, il campeggio organizzato da Mondo Beat a Milano che scatenò la reazione dei benpensanti guidati dal Corriere della Sera che così battezzò malignamente l’utopia
di alcuni giovani di creare una pacifica comune; sogno interrotto dallo sgombero forzato della polizia. Dopo una parte iniziale dedicata all’analisi del nascente consumismo
di massa, si arriva alla musica con le esibizioni dei Beatles nel 1965 raccontate attraverso numerose belle immagini, ma non mancano le foto dei complessi nostrani
Equipe 84, New Dada, Ribelli, Rokes (consideriamoli un po’ italiani). Da leggere con attenzione è il florilegio di articoli della nostra “stampa” di quei giorni che davano
giudizi contrastanti, non riservando, nel complesso, un buon trattamento neppure ai “Fab 4”. Furono molte le testate giornalistiche che si prodigarono nel sottolineare lo
scarso successo (non sempre vero) di pubblico ottenuto nelle diverse tappe della turnè, tranne quella del Vigorelli a Milano, oppure la non brillante vendita di dischi,
emblematico il titolo della Notte: Però Bobby Solo vende più di Loro. La parte finale è occupata da un interessante capitolo sul grande impulso che le arti grafiche,
gli studi sul design e la comunicazione subirono nel nostro paese durante il decennio dei 60.
Beat Italiano dai capelloni a Bandiera gialla è il terzo libro di questa rassegna ed è quasi interamente incentrato sulla musica. L’autore Tiziano Tarli, tuttavia, nella parte introduttiva e in quella dedicata ai capelloni (corposa) giustamente si dedica alla disamina della nascita della letteratura e della cultura beat negli Stati Uniti e al suo approdo sulle nostre coste con le implicazioni sociali a cui abbiamo accennato parlando del libro di Guarnaccia. Anche Tarli sottolinea la grettezza della società italiana assolutamente incapace di capire ed accettare i giovani beat anzi tutte le istituzioni attraverso le pagine dei giornali si impegnarono caparbiamente nell’osteggiarli sino al paradosso dell’istigazione all’assalto al capellone ed al coatto taglio dei capelli. In chiusura del capitolo c’è una parte doverosamente dedicata a Fernanda Pivano che ha sempre suscitato sentimenti contrastanti tra i beatnik per la sua origine alto borghese che agli occhi di alcuni la faceva apparire come l’intellettuale snob che si interessava alla “sottocultura beat” (definizione sua) solo per suo diletto personale. La successiva parte è dedicata ad un fenomeno tutto italiano che riscosse un discreto successo anche all’estero: le messe beat. Durante i sessanta furono molti i gruppi che si cimentarono nella composizione di pezzi da cantare durante le funzioni religiose, tra questi i Barritas (La Messa dei Giovani), Gli Amici (Chinati ai tuoi piedi), The Brains e The Bumpers. La gerarchia ecclesiastica fu abbastanza scaltra nel comprendere che ciò avrebbe potuto essere sfruttato nell’ambito di un’operazione “simpatia “ per cercare di recuperare consensi fra i giovani e furono parecchi i parroci (più sensibili) che invitarono complessi beat (cattolici) a suonare in Chiesa anche se sopravvisse sempre in molti fedeli un forte senso di diffidenza verso le Messe beat. Proseguendo sull’argomento prettamente musicale seguono: le schede di molti tra i gruppi e i cantanti , dove non mancano le sorprese per la presenza di personaggi come Chetro & Co. o Ghigo (Mister Anima); un interessante elenco dei complessi beat divisi per regioni e città di provenienza. Nel capitolo dedicato alle canzoni più significative del periodo vengono commentati i testi suddividendoli per argomenti: il disagio giovanile; le nascenti contraddizioni e aberrazioni della società consumistica; la condanna per la guerra. Al fianco di pezzi famosi come Dio è Morto (Guccini), Pugni Chiusi (Ribelli) o Ciao Amore Ciao (Tenco) troviamo Le Insegne pubblicitarie dei Fantoms, Atto di Forza n 10 dei Ragazzi del Sole, I Capelli Lunghi di Gene Guglielmi, mentre potevano starci benissimo Un Dio al Neon delle Mani Pesanti, Segui la Fila e Che Vita è Questa Qua di Nico. Dopo una breve indagine sull’evoluzione del mercato discografico, si chiude con l’immancabile discografia essenziale che come tutte quelle che ho letto, sembrano fatte apposta perché ognuno di noi possa criticarle nel constatare la presenza o meno di qualche cantante o gruppo.
È uscito in questi giorni un interessantissimo libro sulla psichedelia inglese “100 Greatest Psychedelic Records” di David Wells. L’autore, partendo da un’idea semplicissima come quella di proporre secondo i suoi gusti 100 dischi fondamentali, ha creato una vera e propria guida al genere. Il libro, infatti, è composto da più di duecento pagine a colori con copertine degli album e dei 45, foto dei gruppi, articoli di giornale, pubblicità, manifesti dei concerti oltre ad una serie di notizie sui gruppi e sulla realizzazione dei dischi. Nella lunga introduzione Wells ripercorre le tappe fondamentali della psichedelia inglese e a testimonianza del suo accurato lavoro di ricerca, in alcuni casi, ha inserito anche brevi interviste ai protagonisti. Poiché in tutta l’opera i riferimenti alle bands del periodo sono numerosi, è stato opportunamente inserito un esteso indice che permette una rapida ricerca. Un libro dal modico costo (13 euro circa), che soddisferà sicuramente gli appassionati di musica psichedelica.
Peace & Love è un interessantissimo libro sulla cultura underground di San Francisco nel periodo 1965-1970. Guaitamacchi descrive la nascita e il declino della musica psichedelica americana, con un occhio particolare alla west coast, in modo appassionato e approfondito: la raccolta delle informazioni e delle testimonianza ha impegnato l'autore per oltre 25 anni. Indubbiamente un libro da leggere e da ascoltare visto che allegato c'è anche un cd che raccoglie alcuni "classiconi" del periodo psichedelico californiano suonati dallo stesso Guaitamacchi e la sua band. L'introduzione è di Country Joe McDonald.
Catalogo interessantissimo della mostra che si è tenuta a Carpi nel 2004. Il fenomeno psichedelico viene visitato in tutte le sue forme dagli album artistici, ai poster, alle riviste. Si può provare a chiedere al Comune di Carpi ufficio cultura se sono ancora disponibili delle copie.
Il sottotitolo è embelmatico: gli artisti e gli album che hanno fatto un'epoca. Questo è uno di quei libri che io preferisco, perchè sono immediatamente consultabili nella loro chiara suddivisione per anni e perchè ogni disco ha la sua recensione. Gli album trattati sono 250 e la scelta ristretta agli anni 50/60 è stata dettata dalla passione dell'autore oltre che dall'importanza che un opera ha rivestito nel panorama musicale del suo tempo.