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Ridere aiuta a sopravvivere... anche
al nazismo!
(dalla recensione di Alessandro Melazzini apparsa su <<Il Sole
24 ore>> del 5.11.2006)
<<Gesticola con le mani e le braccia, saltella agitato qua e
là>> , annotava di lui un poliziotto. Parlava di Hitler. Prima
che divenisse il Fuehrer. Poi tutti lo dovettero prendere sul
serio. Anzi no, come racconta Rudolph Herzog nel recente saggio
sull'umorismo ai tempi del Terzo Reich ( Heil Hitler, das
Schwein ist tot! [Heil Hitler, è morto il maiale], Eichborn,
Berlin, 2006, pagg. 266, € 19.90).Ufficialmente il
nazismo non tollerava scherzi. Per una barzelletta potevi finire
sulla ghigliottina, come accadde nel '43 alla star del cinema
tedesco Robert Dorsay. In realtà la pena capitale per via di una
freddura ebbe soprattutto un effetto deterrente. Ben pochi nella
Germania hitleriana si sarebbero mai permessi di prendere
apertamente per i fondelli il dittatore e i suoi sgherri. Questi
invece propagavano ossessivamente rozze caricature antisemite
sulle pagine dei fogli di regime. Eppur al riparo da orecchie
indiscrete anche i tedeschi si lasciavano talvolta andare a
commenti poco ortodossi. Goering? Un grassone vanesio.
Ribbentrop? Tanto arrogante da guadagnarsi il soprannome di
Ribben-snob. Per non parlare di Ernst Roehm, il brutale capo
delle SA. Hitler lo fece ammazzare con la scusa di averne
scoperto l'omosessualità. Ma la sua predilezione per i camerati
era un segreto di pulcinella. Il popolo sottecchi commentò:
<<chissà come sarà scioccato il Fuehrer quando scoprirà che
Goering è grasso e Goebbels zoppica>>. Tutto sommato erano motti
di spirito piuttosto innocui. Valvole di sfogo, anziché atti di
ribellione. Dopotutto nei primi anni del regime il nuovo ordine
imposto da Hitler riscuoteva parecchi consensi. I più coraggiosi
-o assetati- entrando nelle birrerie si azzardavano a storpiare
l'obbligatorio saluto nazista "Heil Hitler" gridando "Drei Liter"
(tre litri). Un addomesticatore si spinse ancora più in là,
insegnando alle proprie scimmiette a sollevare il braccio destro
ogni qualvolta capitasse a tiro un'uniforme. Gli venne subito
imposto di rieducare gli animali o consegnarli al macello. Anche
perché sotto Hitler di uniformi se ne vedevano tante. Così tante
da indurre i più ironici a chiedersi se i soldati avessero fatto
meglio a indossare abiti civili per farsi riconoscere.
A dispetto di chi poi affermò di <<non aver saputo nulla>>,
già negli anni Trenta si era a conoscenza dei Lager. Lo dimostra
anche una popolare battuta: <<Ho fatto una gita a Dachau.
Mammia mia. Filo spinato, mitragliatrici. E ancora
mitragliatrici e filo spinato. Ma credetemi. Se voglio, riesco a
entrarci!>>. Con la guerra, i lager e i bombardamenti le battute
contro il potere divennero più salaci. E più rischiose. Alcuni
religiosi proposero di modificare la preghiera del Padre Nostro
con la richiesta di <<non indurci in concentrazione>>.
Quando Rudolf Hess nel '41 ebbe la balzana idea di
paracadutarsi in Inghilterra per cercare di convincere gli
inglesi ad allearsi con il Terzo Reich, circolarono battute
mordaci. <<Allora siete voi il pazzo!>> chiede Churchill mentre
visita il prigioniero. <<No, sono solamente il suo
rappresentante>> risponde prontamente il "delfino di Hitler".
Per contrastare la carica eversiva di simili battute Goebbels
fece creare dal suo ministero della propaganda la coppia di
comici Tran e Helle. La trama degli sketch era sempre la stessa:
il nazistone Helle sbertuccia continuamente il disfattista Tran.
Al cinema il pubblico dimostrò alto gradimento, ma per Goebbels
la trovata si dimostrò un sonoro insuccesso. Gli spettatori
simpatizzavano per Tran anziché per Helle! Venne ordinata
l'immediata interruzione della serie. Questi imitava talmente
bene la pronuncia di Hitler durante i suoi show alla radio
britannica da indurre persino la Cia a chiedersi come mai Hitler
si fosse messo a sproloquiare anche sulle frequenze
dell'emittente pubblica inglese.
Ma l'umorismo più arguto di quegli anni bui venne da chi meno
aveva da ridere, ovvero gli ebrei, capaci di spirito e sorriso
anche sull'orlo del precipizio. Due di loro, racconta una
battuta autoironica, sono in attesa di essere fucilati. Il
momento si avvicina. Ma improvvisamente viene dato l'ordine di
impiccarli. <<Hai visto! - esclama allora uno dei condannati al
colmo della gioia - questi nazisti sono messi talmente male da
non avere più nemmeno le cartucce>>.
Updated: Jan., 4, 2007
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