Giuseppe Verdi
nel centenario della morte
La vita
1813
- Nasce a Roncole di Busseto il 10 ottobre.1820 -1831 - A Roncole e a Busseto i primi studi. Frequenta la casa di Antonio Barezzi.
1832 -1835 - Con il sussidio del Monte di Pietà di Busseto e del Barezzi studia privatamente a Milano col Maestro Vincenzo Lavigna.
1836 - Vince il concorso di Maestro di musica del comune di Busseto. Sposa Margherita Barezzi il 4 maggio.
1840 - Morte improvvisa di Margherita il 18 giugno.
1842 - Trionfo di "Nabucco" alla Scala. Protagonista femminile è Giuseppina Strepponi, già conosciuta ai tempi dell’Oberto.
1847 - Incontro con Mazzini. Inizia a vivere con Giuseppina Strepponi.
1848 - A Milano, subito dopo le Cinque Giornate e a Busseto per l’acquisto del podere di S.Agata.
1851 - Va a vivere con la Strepponi a S.Agata. Il 28 giugno muore la madre Luigia Uttini.
1858 - Sposa Giuseppina Strepponi il 29 agosto a Collanges sous Salève nella Savoia. In settembre a Torino come rappresentante eletto delle Province Parmensi per offrire a Vittorio Emanuele II la loro annessione al Piemonte.
1861 - Eletto deputato al primo Parlamento italiano è a Torino per la proclamazione del Regno d’Italia.
1867 - Il 14 gennaio muore a Busseto il padre mentre il Maestro è a Parigi. Dal maggio inizia a prendersi cura della cugina Maria Filomena Verdi che diverrà sua erede universale. Il 21 luglio muore Antonio Barezzi.
1868 - Il 30 giugno visita Alessandro Manzoni a Milano. Il 13 novembre muore Giacomo Rossini: per onorarlo Verdi si fa promotore di una messa da requiem scritta da vari compositori italiani e per la quale si riserva il Libera me.
1874 - La "Messa da requiem" composta per Manzoni è diretta dal Maestro nella Chiesa di San Marco a Milano il 22 maggio. E’ nominato senatore.
1888 - Il 6 novembre si inaugura l’Ospedale di Villanova sull’Arda fatto costruire e poi mantenuto dal Maestro.
1889 -
Acquista a Milano il terreno per la costruzione della Casa di Riposo per Musicisti.1897 - Il 14 novembre muore a Sant’Agata Giuseppina Strepponi.
1901 - Il 27 gennaio il Maestro muore all’Hôtel Milan di Milano. I funerali in forma semplice il 30 gennaio per la sepoltura al Cimitero Monumentale e il 26 febbraio in forma solenne per il trasporto della salma sua e di Giuseppina Strepponi nella Cappella della Casa di Riposo per Musicisti.
Le opere
Oberto 1839 Milano
Un giorno di regno 1840 Milano
Nabucco 1842 Milano
I Lombardi 1843 Milano
Ernani 1844 Venezia
I due Foscari 1844 Roma
Giovanna D’Arco 1845 Milano
Alzira 1845 Napoli
Attila 1846 Venezia
Macbeth 1847 Firenze
(2° versione 1865 Parigi)
I Masnadieri 1847 Londra
Jerusalem 1847 Parigi
Il Corsaro 1848 Trieste
La battaglia di Legnano 1849 Roma
Luisa Miller 1849 Napoli
Stiffelio 1850 Trieste
Rigoletto 1851 Venezia
Il trovatore 1853 Roma
La Traviata 1853 Venezia
Les vépres siciliennes 1855 Parigi
Simone Boccanegra 1857 (81) Venezia
Un ballo in maschera 1859 Roma
La forza del destino 1862 (69) Pietroburgo
Don Carlos 1867 (84) Parigi
Aida 1871 Il Cairo
Messa da requiem 1874 Milano
Otello 1887 Milano
Falstaff 1893 Milano
Quattro pezzi sacri 1898 Parigi
"Quattro pezzi sacri"
Ave Maria, scala enigmatica armonizzata a 4 parti;
Stabat Mater, per coro a 4 parti e orchestra;
Te Deum, per doppio coro a 4 parti e orchestra;
Laudi alla Vergine Maria, per 4 voci bianche
(testo del canto XXXIII del Paradiso di Dante).
Concepiti e composti da Verdi ciascuno in modo autonomo rispetto agli altri nell’arco di dieci anni, i "Quattro Pezzi Sacri" vengono pubblicati da Ricordi nel 1898, pochi anni prima della morte del Maestro (1901).
In un primo momento non vengono destinati alla diffusione, ma per volere dello stesso Verdi, gli ultimi tre, vale a dire Laudi alla Vergine Maria, Te Deum e Stabat Mater (1895-96), hanno visto una prima esecuzione pubblica il 7 aprile 1898 al Grand-Opera di Parigi. Ma Verdi non vi presenzia: due anni prima era morta Giuseppina Strepponi e l’ormai vecchio Maestro di Busseto non si sente in grado di affrontare il lungo viaggio e la grande fatica dell’esecuzione e direzione. E’ Arrigo Boito che si cura della preparazione del concerto e fa le veci di Verdi.
L’unico dei Quattro Pezzi Sacri che non viene eseguito alla prima parigina è l’Ave Maria. Per la sua origine ha ben poche cose in comune con gli altri pezzi, eccezion fatta per il testo sacro. La composizione di questa viene prodotta da Verdi come puro esercizio di contrappunto, stimolato da un invito pubblicato sulla Gazzetta musicale di Milano, che proponeva ai suoi lettori di comporre una propria armonizzazione di una "scala enigmatica" comparsa sullo stesso giornale. Verdi accetta la sfida e Boito si occupa del testo. L’ubicazione dell’autografo dei Quattro Pezzi Sacri è a tutt’oggi sconosciuta.
Nello Stabat Mater, Verdi riprodusse l’assunto della Messa da requiem: rappresentare le varie fasi del testo, in questo caso addirittura fornire una immagine complessiva del dolore della Vergine. Soltanto alla fine, quando la drammaticità della scena alla croce ha dato luogo alla sua interpretazione corale, di stile melodrammatico, la conclusione si presenta come un commento soggettivo, nel tono della sublimazione.
Diverso è il caso del Te Deum. Verdi non voleva che venisse eseguito in pubblico, e lo aveva destinato a se stesso, perché gli venisse deposto nella bara. La ragione di una simile intenzione è molto più semplice di quanto si creda. Verdi si rendeva conto che difficilmente il senso del Te Deum, nella conclusiva invocazione a Dio, sarebbe stato disgiunto dalle sue convinzioni personali, che restarono fino all’ultimo attendibilmente non religiose e certamente non confessionali. Infatti alla conclusione, le voci del soprano e del coro affermano la fede, ma l’orchestra prosegue sola, in tono atono e vuoto. Se Verdi aveva deciso che l’immagine del nulla, ancor più terrorizzante del Dies irae nella Messa, concludesse la serie dei pezzi sacri, non vi può essere dubbio sulle sue convinzioni certamente irreligiose.