GLI “ANIMALI”

Il cielo si aprì e scese su di lui Io Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba. (Luca 3,21-22)



La Bibbia è popolata da un curioso e colorato bestiario che va dal mastodontico cammello fino al tarlo nascosto nel legno e alla pulce. L’ingresso in scena degli animali coincide con quello dell’uomo. È, infatti, nel sesto giorno del racconto d’apertura della Bibbia che Dio completa la creazione degli animali iniziata il quinto giorno ordinando: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie... E Dio vide che era cosa buona/bella» (Genesi 1,24-25). Sia nell’uomo, che verrà creato subito dopo come vertice dell’atto divino, sia nell’animale corre lo stesso spirito vitale ed è per questo che tutte le creature viventi sono sotto la protezione del Creatore che si cura anche dei «piccoli del corvo che gridano a lui» (Salmo 147,9).

Infatti, «buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature... Uomini e bestie tu salvi, Signore» (Salmi 145,9; 36,7). È per questo che anche «le fiere, tutte le bestie, rettili e uccelli alati» sono invitati a intonare un canto di lode al Signore (148,10). Tuttavia questa visione non sconfina in quella indiana che considera ogni creatura vivente un’identica manifestazione divina. L’umanità ha una funzione primaziale nel creato, espressa attraverso una frase divina decisiva: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra» (Genesi 1,26; vedi Salmo 8,7-9).

Certo, l’uomo può trasformarsi in un tiranno che devasta la creazione di Dio e ne altera l’armonia. È per questo che Isaia dipinge l’era messianica come un mondo di pace in cui le bestie travolte dalle opposizioni indotte dalla sopravvivenza e dallo stesso male dell’uomo ritornano a convivere gioiosamente e «il bambino metterà la mano nel covo dei serpenti velenosi» senza nessuna paura. Nella Bibbia gli animali sfilano spesso portando su di sé caratteristiche impresse dall’uomo. Così, si ha una ben nota classificazione tra animali “puri e impuri” sia per l’uso sacrificale sia per quello commestibile, sulla base di tradizioni ancestrali, folcloriche e ambienta li (si legga, per esempio, Levitico 11,1-47 oppure Deuteronomio 14,3-21). Altre volte essi ricevono funzioni simboliche alte. È il caso, per esempio, dell’agnello pasquale che diventa persino l’emblema di Cristo stesso sia nell’Apocalisse, sia nelle parole del Battista: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!» (Giovanni 1,29). La colomba, invece, nella scena del battesimo di Gesù incarna lo Spirito Santo (Luca 3,22), mentre nell’Antico Testamento era quasi lo stemma di Israele. In questa linea gli animali acquistano anche aspetti oscuri, divenendo espressione del male, a partire dal serpente della Genesi che forse rappresenta l’idolo dei culti pagani sessuali e che poi sarà identificato nel diavolo (Sapienza 2,24; Apocalisse 20,2).

È in questa luce che emergono dalle pagine bibliche i mostri come il drago dell’Apocalisse che tenta di divorare il bambino partorito dalla donna gloriosa (cap. 12) o come la bestia terrestre e quella marina che lo stesso libro biblico descrive nel cap. 13 come segno del male della storia, sulla scia di immagini analoghe del profeta Daniele. La stessa funzione avevano i due mostri Behemot (ippopotamo) e Leviatan raffigurati da Giobbe (capp. 40-41). Ma su di essi sempre si erge il Creatore, che è Signore e dominatore del bene e del male, dell’essere e del nulla.



LE PAROLE PER CAPIRE

PESCE - Tra gli animali biblici ha un rilievo particolare, soprattutto nei Vangeli, a causa del fatto che i primi discepoli di Gesù erano pescatori del lago di Tiberiade. L’Antico Testamento classificava i pesci per alcune loro caratteristiche che li rendevano commestibili o no secondo le norme rituali alimentari. La parola greca ichthùs rese il “pesce” un simbolo di Cristo a causa delle lettere che componevano quel termine viste come l’inizio delle parole greche: lesous Christòs Theou Vios Soter, “Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore”.

PREDILETTO - ll titolo attribuito dal Padre a Cristo nel Battesimo (Luca 3,22) e nella Trasfigurazione (Marco 9,7) è l’equivalente di “unigenito” (Giovanni 1,18), ossia di figlio unico.