IL “PERDONO”

Il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. (Luca 15,20)



Il grande filosofo Blaise Pascal nei suoi Pensieri immagina un dialogo tra Dio e l’anima riguardo ai peccati spesso ignorati dall’uomo: se svelati, getterebbero il peccatore nello sconforto. Dio, però, dichiara: «Tu non ti dispererai, perché i tuoi peccati ti saranno rivelati nel momento stesso in cui ti saranno perdonati». Colpa, conversione e perdono sono realtà che s’intrecciano tra loro e già nell’Antico Testamento è frequente la celebrazione gioiosa del perdono divino: «Beato l’uomo a cui è rimessa la colpa e perdonato il peccato!» (Salmo 32,1). Il celebre De profundis è l’esaltazione di questo grande dono, atteso con ansia come le sentinelle aspettano il sorgere dell’aurora: «Presso dite è il perdono..., presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione» (130,4.7).

Se la giustizia di Dio è severa e si estende «fino alla terza e alla quarta generazione», il suo amore misericordioso è infinito e si allarga «fino a mille generazioni» (Esodo 20,5-6; 34,7). È per questo che la legge biblica ci descrive i riti sacrificali di espiazione da celebrare nel tempio; essi hanno il loro apice nella solennità del Kippur, in ebraico “espiazione, perdono”, vera e propria assoluzione collettiva di Israele (Levitico 16). Ma i profeti sottolineeranno la necessità della conversione del cuore, nella scia della famosa proclamazione del “Miserere”: «Tu non gradisci il sacrificio... Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato...» (Salmo 5 1,18-19).

Il Nuovo Testamento è percorso dal tema del perdono che fiorisce dall’amore divino e dalla conversione dell’uomo. L’indimenticabile parabola del figlio prodigo di peccato e del padre prodigo d’amore riferita da Luca (15,11-32) è quasi la sceneggiatura di una storia di peccato, di conversione e di perdono. L’incontro tra due amori, quello di Dio e quello del convertito, è espresso in modo folgorante dalla frase che Cristo rivolge alla peccatrice: «Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (Luca 7,47). Spesso Gesù dichiarerà perdonati i peccati, suscitando le reazioni dell’uditorio: «Bestemniia! Chi può rimettere ipeccati se non Dio solo?» (Marco 2,7).

Anzi, egli affìderà alla Chiesa il «ministero della ricondliazione» (2Coiinzi5,18). Lo farà rivolgendosia Pietro: «Tutto quello che sdoglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Matteo 16,19), ma anche agli apostoli: «A chi rimetterete i peccati saranno rimessi» (Giovanni 20,23; vedi anche Matteo 18,18). Alla radice di questo dono, che avrà ilsuo compimento nel sacramento della riconciliazione, c’è la morte di Cristo, come lo stesso Gesù affermerà nell’ultima cena sul calice del vino: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati» (Matteo 26,28). il più antico Credo riferito da san Paolo afferma che «Cristo mo i~ per i nostri peccati, secondo le Scritture» (1 Corinzi 15,3). Sulla croce Gesù compirà come ultimo suo gesto quello di perdonare il malfauore pentito e gli stessi suoi crocifissori (Luca 23,33-43).

Il cristiano, sulla scia del suo Signore e Maestro, dovrà, allora perdonare «non fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Matteo 18,22), ricordandosi dell’invocazione che ogni giorno dice nel ‘Padre nostro”: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Perdoniamo perché siamo perdonati.



LE PAROLE PER CAPIRE

FARISEI - Il termine indica I separati” o anche “i separatori”, cioè coloro che distinguono i precetti della Legge biblica. Si tratta di una corrente del giudaismo di taglio spirituale, aperta alle esigenze del popolo, costituita da laici, spesso in contrasto con la corrente sacerdotale detta dei “Sadducei”. I Vangeli polemizzano con loro più per l’ipocrisia e l’incoerenza del loro comportamento che non per i contenuti della loro dottrina che era abbastanza vicina ad alcuni insegnamenti di Gesù.

PUBBLICANI - Il vocabolo è di origine latina e traduce il greco telònes dei Vangeli. Si trattava degli esattori delle tasse in appalto da parte dello Stato romano. Per questo erano odiati e non di rado si rivelavano corrotti e prevaricatori. Cristo si preoccupa di rivolgersi anche a loro per condurli a conversione (vedi il caso di Zaccheo in Luca 19,1-10).