LA “SESSUALITÀ”

Ci fu uno sposalizio in Cana di Galilea e c’era anche la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù. (Giovanni 2,1-2)



«Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò». In questa dichiarazione fondamentale del racconto della creazione dell’uomo e della donna la bipolarità sessuale ha una sua interpretazione teologica: la generazione è vista come una partecipazione all’atto creativo di Dio. “Immagine” divina non è, quindi, solo il maschio, come vorrà la tradizione giudaica successiva, ripresa anche da san Paolo ( 1 Corinzi 11,7); lo sono l’uomo e la donna nella loro relazione d’amore che sarà esaltata nel libro della Genesi.

Là, infatti, si ricorderà che «i due sono una carne sola» (Genesi 2,24), e non solo perché essi hanno una comune identità umana: «Essa è carne dalla mia carne», dice l’uomo alla sua donna, «e osso dalle mie ossa» (2,23). Sono «una carne sola» anche nell’atto sessuale e nella comunione di vita e d’amore. In questa luce, come dirà la tradizione medievale, il mutuo desiderio sessuale tra uomo e donna è «un bel dono di Dio».

Siamo, quindi, lontani dalla visione spiritualista greca che considererà il corpo come un peso che umilia l’anima e il sesso una realtà bassa, secondo una concezione che s’infiltrerà nella stessa storia della cristianità. Basti solo leggere quel gioiello poetico che è il Cantico dei cantici. Là si presenta in tutta la sua forza anche la sessualità che è, però, già illuminata dalla bellezza e dalla tenerezza (si leggano i capitoli 4; 5; 7): al sesso, quindi, che è una realtà anche animale e istintiva, si aggiunge l’eros che è qualità umana comprendente il sentimento e il fascino. Ma si deve andare oltre: è ciò che insegna la donna del Cantico per la quale «il mio amato è mio e io sono sua..., io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3). Al sesso e all’eros deve, dunque, intrecciarsi l’amore che è donazione totale e reciproca all’altro.

Si comprende, allora, come il matrimonio diventi un grande simbolo per parlare di Dio. I popoli circostanti a Israele, soprattutto gli indigeni della terra promessa, i Cananei, concepivano la divinità come sessuata: accanto al dio principale c’era una dea; la tempesta era il loro orgasmo; la pioggia era il seme divino fecondatore della terra; la sessualità umana era resa fertile attraverso riti di indole sessuale che comprendevano rapporti con sacerdotesse, incamazioni della divinità. I profeti condanneranno aspramente questa sacralizzazione della sessualità e proporranno, invece, un percorso inverso.

L’amore di coppia e la vita sono segni che parlano dell’amore di Dio per l’umanità, così come il tradimento e l’adulterio diventano simboli della nostra infedeltà al Signore attraverso l’idolatria (Osea 1-3; Ezechiele 16). Si configura, così, una morale sessuale che ha talora espressioni contingenti, legate a epoche e culture del passato (pensiamo alla poligamia), ma che si premura di riportare alla sua funzione di segno teologico l’amore tra l’uomo e la donna. È ciò che ribadirà Cristo esigendo che il matrimonio sia indissolubile, manifestazione di un amore pieno e totale, anzi, come dirà Paolo, «mistero grande, in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Efesini 5,32).



LE PAROLE PER CAPIRE

VINO-Essendo la vigna una delle tipiche coltivazioni delle regioni mediterranee, il vino diventa una presenza significativa sulle tavole del popolo ebraico. Celebrato come fonte di gioia perché accompagna le feste (Salmo 104,15; Giovanni 2,1-12), diventa unsimbolo messianico (lsaia 25,6). L’eccesso di consumo è, però, vivacemente e aspramente bollato come un vizio (Proverbi 23,29-35).

GLOSSOLALIA - L’apostolo Paolo fa talora cenno al “dono delle lingue” (o alla “varietà delle lingue”). Non si tratta tanto della conoscenza di lingue straniere o antiche o arca- ne, quanto piuttosto della capacità del fedele di usare nella preghiera e nella testimonianza cristiana un linguaggio mistico, ispirato, coinvolgente ed efficace anche sugli altri.