LA "PERSECUZIONE"

Lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte..., per gettarlo giù dal precipizio. (Luca 4,29)



« Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi » (Matteo 5,10-12). Queste due ultime "beatitudini" del discorso della Montagna gettano un duplice sguardo sulla storia biblica. Si rivolgono al passato, allorché i profeti erano sottoposti a feroci contestazioni da parte di quel potere che essi sfidavano per affermare verità e giustizia.

Pensiamo a Elia e all'attacco sistematico della regina Gezabele per farne tacere la voce. Oppure ad Amos, contestato anche dal sacerdote ufficiale Amasia, o a Geremia, la cui vita tormentata sarà evocata autobiograficamente nelle pagine del suo libro denominate dagli studiosi come "confessioni". Pensiamo al destino dell'ultimo dei profeti, Giovanni Battista, la cui voce fremente ("Non ti è lecito!") e la cui esistenza sono cancellate dal potere prevaricatore del re Erode Antipa. Il primo martire Stefano, pri. ma di suggellare col sangue la sua fede accuserà il Sinedrio con queste parole "Quale dei profeti i vostri padri nor hanno perseguitato? Essi uccisero quel. li che preannunciavano la venuta de] Giusto, del quale voi ora siete divenut traditori e uccisori" (Atti 7,52).

Lo sguardo di Cristo si rivolge anche al futuro suo e della sua Chiesa. Infatti, nel "discorso missionario" non esiterà a tracciare un ritratto severo del destino che attende il suo discepolo, sia all'interno della sua famiglia e sia nella sua comunità nazionale e religiosa. Simili a pecore in mezzo a lupi, i fedeli vedranno attorno a sé ergersi una fredda cortina di odio, di rigetto, di criminalizzazione che li costringerà alla fuga, proprio come era accaduto al piccolo Gesù sotto l'incubo del re Erode, e a portare la croce fino al martirio per la fedeltà al Vangelo (Matteo 10,16-23).

Sarà lunga la lista delle persecuzioni che gli Atti degli Apostoli registrano per la comunità cristiana delle origini, i cui capi, gli apostoli, sono trascinati davanti ai tribunali, flagellati, incarcerati e talora anche uccisi. Significativa sarà la sorte di san Paolo. Lui - persecutore della Chiesa, come spesso confessa nelle sue lettere (iCorinzi 15,9; Galali 1,13; Filippesi3,6) -diverrà un perseguitato a causa di Cristo, costretto ad appellarsi alla suprema cassazione romana ove, però, troverà la sentenza di morte, come ci informa l'antica tradizione.

La lealtà alla propria fede, alla giustizia e alla coerenza trasformano il testimone in martire (come è noto, quest'ultimo vocabolo greco ha il valore di "testimone"). La figura sulla quale ci si esempla è quella del martire per eccellenza, Cristo. La sua esistenza è sottoposta a una pressione continua, la sua opera e la sua parola sono osteggiate, l'approdo ultimo della sua vita è in un processo e in un'esecuzione capitale. Ma, come il seme che muore nella terra, egli è destinato per questa via a portare frutto di salvezza. È per questo che il martirio di Stefano è modellato su quello di Cristo (Atti 7,55-60). È per questo che le persecuzioni dei giusti, descritte dall'Apocalisse (capitoli 13-14 e 17-18), hanno come meta la gloria celeste e la vita eterna nella Gerusalemme nuova e perfetta.



LE PAROLE PER CAPIRE

GREMBO - Nel grembo materno il Salmista vede in azione Dio stesso che plasma l'embrione destinandolo alla vita umana (139,15-16; Giobbe 10,8-11). Geremia (1,4-5), il Servo del Signore (cfr Isaia 49, 1.5), e san Paolo (Gal 1,15) parlano di una chiamata per la loro missione da parte di Dio fin da quando erano nel grembo della madre: un modo per esaltare la grazia divina alla radice della propria vocazione.

MEDICO - La figura del medico e la sua missione è celebrata dal Siracide, nel Il secolo a.C., ove si sottolinea il rilievo positivo delle medicine (38,1-1 5). Gesù, nel discorso nella sinagoga di Nazaret, cita il proverbio: "Medico, cura te stesso" (Luca 4,23). Marco (5,25-26) ironizza sull'incapacità dei medici a guarire l'emorroissa, osservazione assente nel passo parallelo di Luca, che è medico (Colossesi 4,14).