"UOMO- DONNA"

Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. (1 Corinzi 15,45)



Siamo soliti attribuire al primo uomo il nome proprio di Adamo. In realtà, in ebraico si ha la parola ha- 'adam che comprende l'articolo ha, "il", e il sostantivo 'adam, "uomo". Si tratta, quindi, di una figura archetipica che incarna quella realtà che tutti ci unisce, l'"umanità", l'appartenenza allo stesso genere umano. In questa luce san Paolo contrappone il "primo" e l'"ultimo" Adamo, ossia l'uomo peccalore che si lascia sedurre dal male e diventa sorgente di peccato e sofferenza, e l'uomo Cristo, redentore dell'umanità, alla quale egli partecipa attraverso l'Incarnazione.

Sviluppare una riflessione sull'antropologia biblica (cioè sull'essere profondo e comune a tutti gli uomini e le donne di tutti i tempi) è piuttosto complesso e non può comprimersi nello spazio di poche righe. Noi ora sottolineeremo alcune componenti fondamentali. La prima è quella della libertà. L'uomo èvoluto da Dio come un essere dotato di scelta e volontà: è posto, infatti, sotto l'albero simbolico della "conoscenza del bene e del male", ossia delle decisioni morali. Egli può riceverne dal suo Creatore il frutto, condividendo la determinazione divina di ciò che è giusto e ingiusto, oppure afferrare e rubare quel frutto decidendo lui quello che èbene equello che è male.

È l'atto a cui assistiamo nel celebre racconto della Genesi (capitoli 2-3): le armonie, volute dal Creatore, tra uomo e Dio, uomo e natura, uomo e donna (il prossimo), si spezzano e si ha l'allontanamento dal giardino dell'intimità divina, la devastazione della terra, la violenza contro l'altro uomo o donna.

Tutto questo nasce dall'esercizio della libertà da parte della creatura umana, che non è una stella retta da leggi astronomiche necessarie e necessitanti ma una creatura "di poco inferiore a Dio" (Salmo 8,6), capace di scegliere il suo destino. All'interno di questo profilo fondamentale possiamo estrarre un altro lineamento significativo.

La creatura umana è un essere posto in relazione: non è una cellula isolata, ma è una persona che comunica, che ama, che ha incontri. Importante è, quindi, il rapporto "orizzontale" col suo simile. Non per nulla si afferma che la persona è completa quando ha trovato un "aiuto che gli sia simile" perché "non è bene che l'uomo sia solo" (Genesi 2,18). In ebraico si parla letteralmente di un "aiuto che gli stia davanti", gli occhi negli occhi, in una parità di comunione. Per questo l'autore sacro ricorre al simbolo della "costola" per indicare che comune è la sostanza che intercorre tra uomo e donna; è per questo che si fa alla fine un gioco di parole intraducibile: "la si chiamerà 'isshah perché da 'ish è stata tratta" (2,23). Come è evidente, si tratta di un unico nome, l'uno al femminile ('isshah), l'altro al maschile ('ish), per indicare il tessuto comune che unisce donna e uomo, "carne dalla mia carne, osso dalle mie ossa".

In questa luce si comprende l'altra dichiarazione della Genesi: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò" (1,27). È suggestivo questo parallelismo tra "immagine di Dio" e "maschio e femmina". L'impronta divina non è solo nel maschio ma in entrambi, perché è proprio la capacità di amare e generare che rende la creatura umana, nella sua bipolarità sessuale, simile al Dio creatore. È attraverso l'amore e la generazione che la stessa storia della salvezza procede, certo, anche col peccato e col male, ma soprattutto con la redenzione e la liberazione. Essa raggiunge il suo apice nell"ultimo Adamo", Cristo, che ci riconduce alla comunione piena con Dio.



LE PAROLE PER CAPIRE

TUNICA- Era una veste sciolta, normalmente talare (talora per gli uomini giungeva al ginocchio), ed era portata sul corpo sia dagli uomini sia dalle donne, come awiene ancòr oggi nel mondo arabo. Dio stesso, come un padre di famiglia, è rappresentato nell'atto di confezionare una tunica di pelle per Adamo ed Eva (Genesi 3,21). Anche Gesù possedeva una tunica importante, senza cuciture, che fu sorteggiata dai soldati nella crocifissione (Giovanni 19,23).

MANTELLO - Era un indumento usato d'inverno o in qualche occasione particolare. I poveri lo impiegavano come coperta con cui awolgersi di notte e ripararsi nel sonno dal freddo. Per questo non poteva essere trattenuto come pegno se non di giorno (Esodo 22,25-26). Gesù usa tunica e mantello come segni per esortare il fedele alla non-violenza (Matteo 5,40; Luca 6,29): il cristiano preferisce cedere le sue vesti, pur di non reagire con la forza contro l'avversario.