Servo di Jahvé e figlio di Dio


Il personaggio biblico che ora faremo avanzare sulla ribalta non ha un nome proprio, ma solo un titolo simbolico, in ebraico 'ebed-Jhwh, cioè "Servo del Signore". Egli entra in scena all'improvviso nel capitolo 42 di Isaia, presentato da Dio stesso: "Ecco il mio Servo...", e questo brano costituisce proprio la prima lettura (a scelta) della festa del Battesimo di Cristo che celebriamo in questa domenica. Egli riappare nel capitolo 49 ed è lui stesso a presentarsi: "il Signore dal seno materno mi ha chiamato...; mi ha plasmato suo Servo dal seno materno". È ancora il Servo a parlare nel capitolo 50 ed è qui che per la prima volta il suo volto è quello di un perseguitato: flagellato sul dorso, aggredito con sputi, torturato con lo strappo della barba.

Infine, un quarto e ultimo carme - in assoluto il più celebre - presente nel capitolo 53 di Isaia ne dipinge la passione, la morte e la glorificazione. È facile comprendere che per gli evangelisti quel profilo misterioso e quel personaggio innominato era da sovrapporre al volto stesso di Gesù, il Messia sofferente e glorioso. Un'applicazione messianica, dunque, che però non aveva tracce certe nella tradizione giudaica. Ecco, allora, la domanda: a chi pensava il profeta quando nei quattro canti delineava quel personaggio dal nome emblematico? Non si deve dimenticare, infatti, che "servo del Signore" è un titolo onorifico applicato ad Abramo, Giosuè, Davide e ai profeti.

Tra gli studiosi c'è chi ha pensato proprio a un secondo Mosè che avrebbe guidato Israele verso la libertà piena. Anzi, altri hanno ipotizzato che il profeta alludesse a Zorobabele, il principe di discendenza davidica che guidò il primo scaglione di Ebrei rimpatriati dall'esilio di Babilonia, dopo l'editto liberatorio del re persiano Ciro (538 a.C.). C'è chi è ricorso al profeta Geremia, un testimone di Dio sottoposto a continue umiliazioni e persecuzioni, annunciatore del crollo di Giuda e di Gerusalemme.

Altri ancora hanno rimandato allo stesso Isaia o a qualche altro profeta o personaggio anonimo ma ben noto al profeta e ai suoi lettori. Non è mancato chi ha visto nel Servo del Signore lo stesso popolo di Israele, purificato dalla sofferenza e pronto ormai a proclamare al mondo la parola di Dio. Scriveva, infatti, un esegeta, Christian Johannes Lindblom: "Il Servo incarna l'idea della missione di Israele nel mondo".

Ebbene, se storicamente questo volto rimane avvolto nella penombra, a livello cristiano non si hanno esitazioni. Le parole che, nella scena del battesimo di Gesù al Giordano, scendono dal cielo echeggiano proprio la presentazione divina del Servo del Signore: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3,17); "Ecco il mio Servo di cui mi sono compiaciuto" (Isaia 42,1). Solo che ora il Servo Gesù viene chiamato Figlio. Egli non è più solo il Messia, ma anche il Figlio di Dio.