Le grandi visioni di Ezechiele


In una visione quasi surreale il profeta si trova di fronte a una sterminata distesa di ossa calcificate: è un immenso panorama di morte. Una voce lo invita a invocare il passaggio dello Spirito creatore che irrompe per ridare vita a quegli scheletri. Il profeta proclama allora ai quattro venti, cioè alla totalità dello spazio, l'irruzione dello Spirito divino (in ebraico, "vento" e "spirito" sono espressi da un unico vocabolo, ruah). Si compie, a quel punto, un evento sorprendente: le ossa secche e prive di vitalità si ricompongono così da costituire tante figure umane sulle quali si stendono i nervi, la carne, la pelle.

Lentamente, attraverso uno stridio impressionante, si levano nuove creature, come era accaduto al momento iniziale della creazione dell'umanità. Infine, ecco davanti a noi uno sconfinato esercito di viventi. Il profeta che dipinge questa scena di risurrezione, dai significati molteplici, ben adatta all'attuale celebrazione pasquale, è Ezechiele ("Dio è forte"), che ce la offre nel capitolo 37 del suo libro, spesso costellato di immagini, simboli, visioni emozionanti e persino di taglio "barocco".

La sua vicenda profetica era iniziata nel 593-592 a.C. lungo uno dei canali di Babilonia, ove da cinque anni egli viveva come esule, in seguito alla prima deportazione eseguita dagli occupanti babilonesi in Terra santa nel 597-596 a.C.(vedi 2Re 24,l0-17).
Lungo quel canale irriguo il Signore, in una maestosa visione, lo aveva chiamato a una missione di giudizio. Spazzando via tutte le illusioni degli Ebrei esuli a Babilonia e di quelli rimasti ancora a Gerusalemme, il profeta nei primi 24 capitoli del suo libro aveva dovuto annunziare il crollo irrevocabile del regno di Giuda. Quando questo evento accade, nel 586 a.C., la missione di Ezechiele subisce una svolta radicale. È ciò che appare nei capitoli 33-39, ove si colloca appunto la citata visione degli scheletri aridi che riprendono vita.

Il giro di boa è descritto anche dalla finale del libro, allorché Ezechiele disegna la mappa della Terra santa e di Gerusalemme risorte (capitoli 40-48). Con una minuziosità spiegata pure dal fatto che il profeta era un sacerdote gerosolimitano, si delineano il tempio del futuro, il suo culto, la sua comunità, mentre un fiume d'acqua viva, che sgorga dal tempio ricostruito, feconda tutta la terra d'Israele, compreso il Mar Morto, riportando vita e speranza.

Ma il mutamento più profondo sarà quello che il Signore opererà nella coscienza di ogni ebreo, trasformandone il cuore.

È ciò che viene annunziato nel capitolo 36, una pagina che è proclamata nella Veglia pasquale cristiana. Ecco le parole centrali di quell'oracolo di salvezza, che ricalca un analogo annunzio di Geremia (31,31-34) e che riprende un altro passo di Ezechiele (11,19-20): "Vi darò un cuore nuovo, metterà dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi".