Lidia, l'imprenditrice di Filippi


A prima vista può sembrare una notazione di taglio antifeminnista, propria della cultura orientale di impronta maschilista (ma anche il mondo greco-romano al riguardo non scherzava!).

Nel brano degli Atti degli Apostoli proposto dalla liturgia di questa quarta settimana di Pasqua si ha la descrizione del successo che la predicazione di Paolo e di Barnaba registra tra i pagani nella città di Antiochia di Pisidia, nell'attuale Turchia centrale. Poi, però, Luca annota: "I Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li cacciarono dal loro territorio" (13,50).

Ora, nella vicenda missionaria di Paolo le cose non andarono sempre così. Anzi, spesso le donne furono ardenti sostenitrici della nuova fede. Vogliamo, allora, proporre un personaggio femminile minore degli Atti degli Apostoli che risponde proprio a questa caratteristica. Si tratta di una certa Lidia, una donna d'affari della città greca di Filippi, in Macedonia. Là, infatti, nacque la prima comunità cristiana europea, dopo che l'Apostolo a Troade, nell'attuale Turchia, aveva avuto la visione notturna di un Macedone che lo supplicava: "Passa in Macedonia, e aiutaci!" (16,9).

Così, salpando da Troade, era approdato a Filippi e, dopo una sosta di alcuni giorni, di sabato si era recato fuori dalle porte della città lungo un fiume: là, infatti, si radunavano gli Ebrei locali che, non avendo una sinagoga, pregavano sulle rive di quel fiume così da avere a disposizione l'acqua per le abluzioni rituali. Paolo, com'era suo costume, si rivolse proprio a costoro.

"C'era ad ascoltare una donna di nome Lidia, commerciante di porpora della città di Tiatira, una credente in Dio, e il
Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo" (16,14).
Lidia portava un nome comune allora diffuso; era quello di una regione dell'Asia Minore, famosa per la sua prosperità (suo re era stato Creso!). Fu convertita all'ebraismo dal paganesimo: tale, infatti, è il valore della formula usata da Luca: "credente in Dio". Era originaria di una città dell'Asia Minore, Tiatira, situata sul fiume Lico, famosa per le sue industrie di trattamento della porpora: la corporazione dei tintori di quel centro è attestata da molte iscrizioni venute alla luce.
Alla comunità cristiana di quella città era indirizzata una delle sette lettere dell'Apocalisse (2,18-29).
Anche Lidia apparteneva a quella corporazione di operatori commerciali che trattavano la porpora rossa e viola, ma si era trasferita poi a Filippi. la sua vita fu mutata proprio da quell'incontro.

Scrive Luca negli Atti: "Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò: Se avete giudicato che io sia fedele al Signore, venite ad abitare nella mia casa. E ci costrinse ad accettare" (16,15). E, anche dopo la carcerazione che Paolo col suo collaboratore Sila dovette subire a Filippi, la casa di Lidia rimase sempre aperta, divenendo una sorta di chiesa domestica dove i cristiani filippesi, tanto cari all'Apostolo, si riunivano in fraternità e in preghiera (16,40).