L'IDILLIO DI RUT, BISNONNA DI DAVIDE


«Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel Regno di Dio». Con queste parole, lette nell'odierno Vangelo domenicale (Luca 13,29), si ha la raffigurazione di un universalismo che già l'Antico Testamento aveva fatto balenare e che noi ora vorremino tipizzare in un personaggio femminile dolce e delicato, Rut il suo è un nome di difficile decifrazione: c'è chi vi scopre la radice ebraica di "vedere" e chi quella di "riempire", mentre alcuni pensano sia una contrazione di re'ut, "compagna". Forse più suggestiva è l'ipotesi che "Rut" derivi da rwh, "essere irrigato a sazietà" ("riempire" d'acqua) e, per metafora, "essere colmo di beni", uno dei termini usati dai profeti per indicare la benedizione del Signore nei confronti del suo popolo.

In realtà, Rut era una straniera, originaria di Moab, e aveva sposato un emigrante ebreo, dal nome emblematico, Chilion, "consunzione": egli, infatti, era morto presto. Rut, però, aveva deciso di seguire la suocera Noemi ("grazia, fascino"), che, priva dei figli (anche un altro figlio le era morto in giovane età), ritornava in miseria al suo villaggio d'origine, Betlemme. Là Rut aveva vissuto una delicata vicenda d'amore con un ricco proprietario terriero, Booz ("forza"), che si era invaghito di lei.
L'incontro era avvenuto sullo sfondo di un'estate gioiosa, in mezzo ai campi nei quali Rut cercava di spigolare così da assicurare la sopravvivenza a sé e a sua suocera Noemi. Tutto, però, si era complicato a causa della parentela di Booz col primo marito di Rut: per la legge del levirato (dal titolo levir, "cognato"), codificata dalla Bibbia nel Deuteronomio (25,5-10), c'era un altro parente più prossimo di Booz che aveva un diritto di prelazione matrimoniale. C'è, dunque, un elemento di attesa e di ansia che, però, viene sciolto alla porta del villaggio di Betlemme, luogo simile al nostro municipio. Quel parente accetta, attraverso un accordo, di lasciar il passo a Booz.

Così, la scena finale del delizioso libretto di Rut è quella della nonna Noemi che stringe felice tra le braccia il piccolo Obed ("servo" del Signore), nato dal matrimonio finalmente raggiunto tra sua nuora e Booz. È proprio a questo bambino che la storia di Rut, la straniera divenuta partecipe del popolo ebraico, ci vuole condurre.

Infatti, come indica la genealogia che suggella il libro, Obed fu il padre di Iesse, colui che a Betlemme genererà il futuro re Davide. Si comprende, allora, che il libro di Rut, la bisnonna di Davide, non vuole solo dipingere un mirabile quadretto d'amore paesano, ma si presenta come un testo religioso, legato alla dinastia davidica e alla speranza messianica.

È per questo che Rut è una delle pochissime donne (quattro) inserite nella genealogia di Gesù tracciata da Matteo in apertura al suo vangelo (1,5), mentre il libro di Rut entrerà tra le cinque Meghillot, cioè i "Rotoli", opere bibliche particolarmente care alla liturgia sinagogale (gli altri testi sono il Cantico, le Lainentazioni, Qohelet ed Ester). Il "rotolo" di Rut è letto nella festa di Pentecoste, forse per il fondale che suppone una delle sue scene più intense ed emozionanti, quella dell'incontro notturno tra Rut e Booz, in occasione della mietitura e dell'estate (capitolo 3).