BARZILLAI, MODELLO DI MODESTIA


In fondo, nascosto nell'oscurità del tempio, c'è un uomo quasi raggomitolato su sé stesso, consapevole del suo peccato. Egli si percuote il petto e dice solo queste poche parole: "O Dio, abbi pietà di me peccatore". È la preghiera che costantemente ripeterà anche il famoso pellegrino russo della tradizione ortodossa e che ha la sua radice proprio nella parabola del fariseo e del pubblicano, proposta dalla liturgia di questa domemca (Luca 18,9-14).

Parabola suggellata da Gesù con questo aforisma: "Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".

Ebbene, noi proporremo ora come modello di questa consapevolezza dei propri limiti un personaggio biblico minore. Il suo nome era Barzillai e viveva in Transgiordania, nella regione di Galaad. Un giorno era giunta a lui la notizia che il re Davide, braccato dal suo figlio ribelle Assalonne, era stato costretto a varcare il Giordano come un profugo e a cercare riparo in un centro di quella regione, Mahanaim. Barzillai, con altri amici, non aveva avuto esitazione e "aveva portato letti, tappeti, coppe, vasi di terracotta, grano, orzo, farina, grano arrostito, fave, lenticchie, miele, latte acido e formaggi di pecora e di vacca, per Davide e per la sua gente perché mangiassero. Diceva infatti: Questa gente ha patito fame, stanchezza e sete nel deserto" (2 Samuele 17,28-29).

Come è noto, le vicende ebbero poi uno sviluppo diverso: Assalonne fu ucciso in battaglia e Davide poté rientrare a Gerusalemme. Ora, proprio durante quel ritorno, ecco apparire davanti al re il suo sostenitore Barzilai. Davide non ha esitazioni: "Vieni con me a Gerusalemme" (la vicenda è narrata in 2 Samuele 19,32-40). Ma l'anziano Barzillai con molta semplicità, senza lasciarsi attirare dalle lusinghe della vita di corte e senza illusioni, replica al sovrano: "Quanti sono gli anni che mi restano da vivere perché io salga col re a Gerusalemme? Io ho ora ottant'anni: posso forse ancora distinguere ciò che è buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che mangia e ciò che beve? Posso udire ancora la voce dei cantori e delle cantanti? E perché allora il tuo servo dovrebbe essere di peso al re mio Signore?... Lascia che il tuo servo torni indietro e che io possa morire nella mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre" (19,35-38).

Commovente è questa umiltà come lo è la coscienza dei propri limiti, legati alla vecchiaia. Barzillai è, dunque, un simbolo di realismo e di modestia. Certo, egli apprezza la gratitudine di Davide, tant'è vero che è pronto a lasciare spazio a suo figlio che potrà, così, far carriera nella capitale: "Ecco qui mio figlio, il tuo servo Chimam: venga lui col re mio signore, fa' per lui quello che ti piacerà". "Allora il re baciò Barzillai e lo benedisse e costui tornò a casa" (19,40).

Davide, comunque, non dimenticò mai questa generosità e nel suo testamento per Salomone, suo figlio e successore, metterà questo codicillo: "Agirai con bontà verso i figli di Barzillai che mangeranno alla tua tavola: egli, infatti, mi ha assistito mentre fuggivo da Assalonne tuo fratello" (1 Re 2,7).