ELIODORO SCONFITTO DAI "MINISTRI" DI DIO


Si erge simile a una statua l'anonima madre di quei sette figli votati alla tortura e al martirio durante la lotta di liberazione degli Ebrei, guidati dai fratelli Maccabei, contro l'oppressione siro-ellenistica. Nella prima lettura biblica di questa domenica si ha, infatti, la narrazione - per altro epica e dai colori accesi, secondo lo stile dei cosiddetti "Atti dei martiri" - della strage di quei ragazzi. Noi punteremo, invece, il nostro obiettivo su uno dei volti dei persecutori disegnato proprio nella stessa opera biblica, il Secondo Libro dei Maccabei, al capitolo 3

Il personaggio in questione è un primo ministro del regno oppressore di Siria. Il suo nome è Eliodoro, in greco "dono del dio Sole" egli era stato compagno d'infanzia del re che ora serve, Seleuco IV, il quale - essendo in difficoltà finanziaria a causa di un pesante debito pubblico contratto coi Romani - l'aveva inviato a Gerusalemme per sequestrare il tesoro del Tempio, stimato (erroneamente) in 400 talenti d'argento (circa 140 quintali) e in 200 talenti d'oro (circa 70 quintali).

Eliodoro, favorito da un traditore, un alto funzionario del Tempio di nome Simone, procede alla confisca, mentre in città si freme e si prega contro questo atto sacrilego. Il ministro, frattanto, si reca davanti alla sala del tesoro per il sequestro.

Ma, all'improvviso, ecco apparirgli un misterioso cavaliere che monta un possente destriero e che è preceduto da due giovani. Si tratta di una delle frequenti apparizioni divine che costellano i libri dei Maccabei e che incarnano la presenza divina accanto al popolo ebraico oppresso. I due giovani, quindi, rappresentano i messaggeri angelici che scortano il Signore della storia.

Costoro si mettono a flagellare con nerbate Eliodoro, lo scaraventano a terra, lo accecano con la luce che da essi emana, così da costringerlo a essere trasportato in lettiga fuori dal Tempio. Di fronte a questa epifania trascendente, la scorta del ministro si rivolge al sommo sacerdote ebraico Onia III perché impetn la guarigione del loro padrone.

Proprio mentre il sacerdote sta supplicando Dio, i due giovani angeli si ripresentano davanti a Eliodoro invitandolo a ringraziare il Signore e a proclamare al mondo la salvezza ottenuta dal Dio di Israele. Ed è proprio questo che farà il ministro, appena guarito, suggerendo anche al re Seleuco IV di non inviare un'altra missione a Gerusalemme.

In tal modo si attestava non solo la sacralità del tempio di Sion, il cuore della fede e dell'amore di Israele per le sue tradizioni religiose e nazionali, ma anche il riconoscimento tra i pagani del Signore come unico Salvatore. La scena di Eliodoro diverrà celebre nella storia dell'arte soprattutto con l'affresco che Raffaello eseguirà nel 1512 nelle Stanze Vaticane, interpretando l'evento come il trionfo della Chiesa sui suoi avversari (tra la folla che assiste alla scena c'è anche il papa Giulio II in sedia gestatoria).