NAHUM, PROFETA-POETA DAGLI ORACOLI VEEMENTI


La liturgia di questa domenica è tutta all'insegna del giudizio divino sulla storia, a partire dalla prima lettura che è desunta dall'opera di un profeta, Malachia, già entrato nella galleria dei nostri ritratti biblici: "Sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia...". Abbiamo, così, pensato di accostargli un altro dei dodici profeti "minori", Nahum ("consolato"), un poeta di qualità nonostante le poche pagine del suo libretto, fatto di sole 558 parole ebraiche, distribuite in tre capitoli.

I suoi sono oracoli ardenti e veementi, segnati dall'irrompere del giudizio divino sulla grande avversaria di Israele, Ninive, capitale dell'Assiria, una città le cui gloriose rovine si trovano nei pressi di Mosul, nell'attuale Irak settentrionale. il poema della distruzione di Ninive, che inizia in 2,3 e si conclude in 3,19, è di un'intensità straordinaria e riesce a sceneggiare dal vivo il crollo di un impero, attraverso una sequenza di quadri di taglio impressionistico: "Sibilo di frusta, fracasso di ruote, scalpitio di cavalli, cigolio di carri, cavalieri incalzanti, lampeggiare di spade, scintillare di lance, feriti in quantità, cumuli di morti, cadaveri senza fme, s'inciampa nei cadaveri" (3,2-3).

Ora è noto che Ninive, "la città sanguinaria", come la chiama il profeta, crollò nel 612 a.C. sotto l'attacco congiunto del re dei Medi Ciassare e di Nabopolassar, il fondatore della dinastia neo-babilonese. Nahum, perciò, visse in quel periodo storico e fu contemporaneo di Geremia, anche se più anziano di lui: infatti, egli dimostra di aver pure conosciuto la caduta della capitale d'Egitto, Tebe (No-Amon). Questo evento è evocato indirettamente proprio nel canto terribile del giudizio su Ninive (3,8-10) ed era databile nel 663 a.C.: era stato proprio un grande sovrano assiro, Assurbanipal, a liquidare l'impero egizio di allora.

Al di là di questi eventi non sappiamo nulla di Nahum. Certo, si dice che era nato a Elcos, ma si tratta di un villaggio che non è mai stato identificato, anche se san Girolamo lo collocava in Galilea, sul luogo dell'odierna El-Kause, nome arabo che echeggia quello antico ebraico che significava "Dio ricompensa". Al profeta è collegata (non si sa, però, con quale nesso) anche una città della Galilea frequentata spesso da Gesù, Cafarnao, in ebraico kefar-nahum, "villaggio di Nahum". Curiosamente nel Medioevo si pensava che il profeta fosse originario di un villaggio attualmente abitato da turchi, non lontano proprio da quella Ninive cantata da Nahum. Là, secondo laleggenda, si conserverebbe anche la sua tomba.

Ma questo profeta "minore" - come accade anche per Malachia letto in questa domenica - non ha lasciato che il sipario calasse solo sul giudizio. Il Signore, che regge il cosmo e la storia, si schiera dalla parte degli oppressi e delle vittime e agli Ebrei sottomessi dagli Assiri annunzia la libertà e la pace: "Ecco sui monti i passi di un messaggero che proclama la pace! Celebra le tue feste, Giuda, sciogli i tuoi voti, poiché non ti attraverserà mai più il malvagio!" (Na2,1).