RALLEGRATI, MARIA!
  

Aveva un volto bellissimo, un profilo ideale per interpretare il fra Cristoforo dei Promessi sposi:
ho conosciuto a Gerusalemme padre Bellarmino Bagatti, francescano e archeologo.
Fu lui a isolare all'interno di una modesta casa di Nazaret del I-Il secolo un graffito che recava le lettere greche XE MAPIA, cioè "Ave Maria, Rallegrati Maria, le parole che l'angelo Gabriele rivolge alla futura madre di Gesù nel racconto dell'annunciazione secondo Luca (1,26-38).

Modellata sui racconti biblici degli annunzi di nascita di personaggi importanti come Sansone o il re-Emmanuele (Isaia 7,10-17), questa pagina evangelica dolce e intensa ha al centro una vera e propria professione di fede cristologica: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce, Io chiamerai Gesù. Sarà grande e sarà chiamato figlio dell'Altissimo.
Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine...
Lo Spirito Santo scenderà su di te, la potenza dell'Altissimo stenderà su te la sua ombra; colui che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio» (1,32-35).

Noi tutti abbiamo in mente la scena dell'annunciazione con i colori teneri ed estatici del Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze. Nell'ultimo dei suoi Canti spirituali il grande poeta tedesco Novalis (1772-1801)
confessava però una sensazione che era di tutti:
«In mille immagini, Maria, ti vedo / amabilmente ritratta. / Ma nessuna di esse può fissarti / come ti vede la mia anima».
È per questo che si sono moltiplicate non solo le Annunciazioni pittoriche, ma anche quelle letterarie (ad esempio, L'annuncio a Maria di Paul Claudel, 1912) e musicali (L'Angelo a Maria di Mussorgskij e Cajkovskij, 1887).

Il saluto dell'angelo ha generato l'Ave Maria, la preghiera mariana più popolare, ininterrottamente ripetuta nella forma che fu codificata definitivamente, così come oggi è recitata, da papa Pio V nel '500, preghiera musicata infinite volte.
Una preghiera deformata in quella terribile e disperata ripresa dello scrittore americano Hemingway: «Ave, Nulla, pieno di nulla, il nulla sia con te!». Ma alla sostanza teologica che sta nel cuore di questa invocazione
sono state dedicate tante riflessioni.

Ne scegliamo due molto lontane tra loro, eppure entrambe suggestive.

San Bernardo nel XII secolo si rivolgeva così a Maria: «L'angelo aspetta la tua risposta, o Maria! Stiamo aspettando anche noi,
Signora, questo tuo dono, che è dono di Dio. Sta nelle tue mani il prezzo del nostro riscatto.
Rispondi presto, o Vergine! Pronunzia, o Signora, la parola che terra e inferi e persino il cielo aspettano!».

L'altra testimonianza è del filosofo tedesco Johann G. Fichte che nel 1786 esclamava:
«Ci sembra poco che fra tutti i milioni di donne della terra soltanto Maria fosse l'unica eletta che doveva partorire l'Uomo-Dio Gesù?
Ci sembra poco l'esser madre di Colui grazie al quale l'uomo sarebbe divenuto un'immagine della divinità e l'erede di tutte le sue beatitudini?».