Come fiume d'acqua - e luce che illumina


« Sono così nemico del libro di Ester che vorrei che non esistesse affatto perché è troppo giudaico e contiene molta malvagità pagana ». A questo durissimo giudizio di Lutero nei suoi Discorsi a tavola, motivato dalla vendetta degli ebrei che eliminano chi voleva eliminarli, si oppone ovviamente l’entusiastica accoglienza della Sinagoga che ha collocato il libro tra i cinque “Rotoli” della lettura liturgica (oltre a Rut, Cantico dei Cantici, Qohelet, Lamentazioni), accanto ai cinque libri fondamentali della Torah, cioè Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

Anche la cristianità ha amato Ester, facendone una prefigurazione di Maria, la madre di Gesù. Così, l’ha raffigurata mille volte nell’arte (Lippi, Botticelli, Tintoretto, Veronese, Rembrandt, Tiepolo...). Luminosa è la hermosa Ester, dramma del grande Lope de Vega (1610), potente l’Ester di Racine (1689), simbolo di virtù, pietà e amore per il suo popolo, mentre nel nostro tempo Max Brod col dramma Una regina di nome Ester (1918) esalta il contributo offerto dal giudaismo sull’evoluzione dei costumi e dei sentimenti dell’umanità. E non sono mancati neppure oratori musicali dedicati all’eroina, come quelli di Stradella, Hàndel, Malipiero (Esther d’Engaddi) e di Mario Castelnuovo Tedesco (Il libro di Ester 1962). C’è persino un film, Ester e il re di Raoul Walsh (1960).

Lo sfondo storico dello scritto biblico è fittizio: ci riporta all’epoca del re Assuero, il persiano Serse, morto nel 465 a.C. In realtà, il libro riflette un periodo più recente di persecuzioni antisemite, quello siro-ellenistico del II secolo a.C. che vide la rivolta dei Maccabei. Ester, «donna di presenza bellissima e di aspetto affascinante» (2,7), vive col cugino Mardocheo che l’ha adottata durante il terrore di una strage di ebrei ordinata da un editto reale, voluto da un primo ministro, Aman, fieramente avverso a Israele.

Nella scena centrale del libro, Ester si presenta davanti al re Assuero, affascinato dalla sua bellezza, e tenta una rischiosa missione di ambasciatrice per la giustizia e la salvezza del suo popolo. Sostenuta dalla preghiera, essa riesce a ribaltare le sorti della comunità ebraica e la festa dei Purim (delle «sorti» appunto) — che è quasi il carnevale di Israele — suggellerà nella gioia il successo della missione e dell’intercessione di Ester.
Questa donna diventa, quindi, come una testimone di vita e di felicità.

È ciò che afferma il padre adottivo Mardocheo quando, nella versione greca antica del libro (giunta a noi oltre all’originale ebraico e dotata di brani ulteriori), ne traccia la fisionomia interiore. Ester è simile a un fiume d’acqua fresca che tutto feconda, fa fiorire e verdeggiare. «Mardocheo disse: tutte queste cose sono accadute per opera di Dio. Mi ricordo di un sogno: c’era una piccola sorgente che si trasformava in fiume; spuntava una luce, brillava il sole e l’acqua era abbondante. Questo fiume è Ester...! Attraverso lei il Signore ha salvato il suo popolo, ci ha liberati da tutti i mali e ha operato segni e prodigi grandiosi» (dal capitolo 10 del testo greco).