RACHELE E GIACOBBE: È SUBITO AMORE


Tradizionalmente denominata come "domenica del Buon Pastore", la liturgia della quarta domenica di Pasqua ha al centro la lettura di un brano del discorso che Gesù tiene nel capitolo 10 di Giovanni e che è retto appunto dall'immagine pastorale, una delle più caratteristiche dell'orizzonte simbolico biblico. È per questa ragione che noi oggi facciamo emergere il ritratto di una donna, moglie di un pastore, la cui storia d'amore inizia proprio con una scena tipica della vita nomade. Siamo, infatti, davanti a un pozzo nel deserto ove sono raccolti alcuni pastori della zona che attendono di essere tutti radunati per rimuovere la grossa pietra che protegge la bocca del pozzo e così dissetare sé stessi e il gregge.

C'è là, però, anche uno straniero che si ferma a parlare con loro. All'iniprovviso sopraggiunge una pastorella: il suo stesso nome è "pastorale", perché si chiama Rachele, ossia "capretta". Il caso vuole che essa sia proprio una parente di quello straniero il cui nome nella Bibbia sarà celebre, Giacobbe, il nipote di Abramo, che sta fuggendo dall'ira funesta di suo fratello maggiore Esaù, a cui ha sottratto con un inganno i diritti della primogenitura. I suoi occhi s'incrociano con quelli della ragazza ed è subito amore.
Egli, allora, si fa riconoscere e con la forza sovrumana che sa dare l'amore riesce da solo a rimuovere la pietra del pozzo per offrire l'acqua a quella pastorella e al suo gregge. Poi, dopo aver pronunziato una frase che di per sé ha un doppio senso ("Tu sei mio osso e mia carne", alludendo alla parentela ma anche alla coppia che poi essi costituiranno, come si legge in Geizesi 2,23), Giacobbe si reca in visita al padre di lei già con l'intenzione di chiedergli la mano di questa ragazza "bella di forme e avveilente di aspetto".

Questo quadro di vita pastorale narrato nel capitolo 29 della Genesi, sarà l'avvio di un'avventura piena di colpi di scena che invitiamo a leggere nel testo biblico. Giacobbe dovrà con molta fatica conquistarsi questa donna perché il padre di lei, Labano, fiutando l'affare, non solo imporrà al suo parente di sposare prima la figlia maggiore, la brutta Lia dagli "occhi smorti", ma lo costringerà a lunghi anni di prestazioni lavorati-ve prima di concedere a Giacobbe anche la bella Rachele. Da entrambe queste donne nasceranno i capi delle varie tribù di Israele.

Nel racconto della Genesi, che prosegue fino al capitolo 36, si avranno altre vicende di taglio pastorale, come quella legata alle tradizioni nomadi secondo la quale, se si pongono negli abbeveratoi del gregge rami con la corteccia intagliata e quindi striati, si avrà nell'accoppiamento l'effetto di far partorire pecorelle col mantello chiazzato, a causa di un influsso visivo-mimetico (30,37-42).

La vita della bella Rachele finirà proprio in quegli spazi liberi ed estesi ove si muovono i pastori. Sarà, infatti, nel deserto di Giuda, nei pressi di Betlemme, durante una marcia di migrazione che la donna morirà dando alla luce il figlio più caro a suo marito, quel Beniamino la cui storia abbiamo già avuto occasione di narrare.