ACHIMELEK INGANNATO DAL RE DAVIDE


Il segno fondamentale della solennità del Corpo e del Sangue del Signore è il pane eucaristico che, col vino, è evocato nell’Antico Testamento nel racconto di Melkisedek (“re di giustizia”), personaggio già da noi evocato.

Oggi, basandoci sullo stesso simbolo, quello del pane sacro, metteremo in scena un’altra figura biblica molto meno nota, dal nome affine, Achimelek, che in ebraico letteralmente significa “mio fratello è re”. La sua storia s’intreccia cori quella di Davide, allora combattente partigiano contro il re Saul nelle lande desolate del deserto di Giuda.

Un giorno coi suoi compagni, Davide aveva puntato verso un centro posto nel territorio montuoso della tribù di Beniamino, Nob, una “città sacerdotale”, ossia riservata alla residenza dei sacerdoti che, come membri della tribù di Levi, non avevano una propria regione come le altre tribù ma erano disseminati in varie città della terra di Israele. Egli, dunque, giunge dal sacerdote Achimelek che regge il santuario di Nob e, per essere accolto, gli inventa una storia: sarebbe in missione speciale segreta su ordine del re Saul (in realtà egli stava fuggendo, inseguito dalle truppe del sovrano).

Il sacerdote crede a questo racconto e acconsente a rifocillare Davide e la sua scorta. Solo che non ha pane a disposizione: decide, allora, di consegnare loro i «pani sacri», dodici focacce che venivano conservate per una settimamia davanti al luogo santo del tempio, ordinate in due file da sei e rinnovate ogni sabato. Tuttavia il sacerdote esige che per cibarsi di quei pani Davide e i suoi colleghi attestino di essere ritualmente puri, ossia di essersi astenuti da rapporti sessuali e di aver rispettato alcune norme di purità sacrale imposte dalla legge.

A quel punto, come si legge nel prinio Libro di Samuele, «il sacerdote diede a Davide il pane sacro perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore, per essere Sostituito con pane fresco nel giorno in cui lo si toglie» (21,7). Ma Davide si spinge oltre e, sapendo che in quel santuario di Nob era custodita la spada di Golia, eroe filisteo da lui ucciso con un colpo di fionda, se la fa astuta- mente consegnare dal mite Achimelek che la custodiva come un ex voto, avvolta in un panno prezioso.

Ma ecco il colpo di scena. Né Davide né Achimelek sanno che a Nob in quel giorno è presente un alto funzionario di re Saul, un certo Doeg di origini straniere (è un idumeo, cioè della tribù avversaria di Edom). Egli aveva la responsabilità di gestire tutti i pastori dipendenti dalla corte. Appresa la notizia, corre a comunicarla a Saul, il quale convoca Achimelek, del tutto ignaro di aver commesso un reato, essendo stato ingannato da Davide.

Ma, come si narra nello stesso libro biblico, Saul non vuole sentire ragioni e dichiara: «Devi morire, Achimelek, tu e tutta la casa di tuo padre!». I servi del re si rifiutano, però, di mettere le mani sopra i sacerdoti del Signore. Sarà, allora, Doeg, la spia, a uccidere di suo pugno 85 sacerdoti, compreso il nostro Achimelek (22,16-19). Si salverà solo un suo figlio, Ebiatar, che porterà la tragica notizia a Davide, che — una volta divenuto re — lo ricompenserà nominandolo sommo sacerdote (2 Samuele 20,25).