SIMONE LO “ZELOTA” O IL “CANANEO”


Nel Vangelo di questa domenica sfilano i dodici apostoli coi loro nomi, a partire dal “primo”, Simone, chiainato Pietro da Gesù (Matteo 10,2-4). Ma in quella lista c’è un altro Simone: è il penultimo dell’elenco, prima di Giuda Iscariota il traditore, e a lui è riservato un soprannome, “il Cananeo”.

È su tale nome che ora fissiamo la nostra attenzione, facendolo uscire da quell’”anonimato” in cui — almeno stando ai Vangeli — scorre la sua vita. Tutto quello che sappiamo di lui, infatti, dobbiamo estrarlo dal suo nome.

Diciamo subito che sono almeno nove i personaggi neotestamentari che si chiamano Simon, nome greco ma usato anche da ebrei che lo consideravano come l’equivalente dell’ebraico “Simeone”, nome portato non solo da uno dei capi- tribù di Israele, secondo figlio del patriarca Giacobbe e di Lia (Genesi29,33), ma anche da una figura evangelica suggestiva, il vecchio Simeone.

Ora, se il Simone per eccellenza è Pietro (e il termine è presente 50 volte nel Nuovo Testamento applicato a lui), Simone è anche quest’altro discepolo di Cristo, che sia Matteo sia Marco (3,18) denominano come ho Kananaios, “il Cananeo”.

Per capire il significato di questo appellativo e intuire qualcosa della biografia dell’apostolo bisogna confrontarlo con la curiosa variante usata da Luca che, nel suo Vangelo (6,15) e negli Atti degli Apostoli (1,13), lo chiama invece Simone ho Zeloks, “lo Zelota”.

A questo punto riusciamo a decifrare anche quel “Cananeo” da cui siamo partiti. Esso non significherebbe né che egli fosse originario del villaggio di Cana ove Gesù aveva operato il celebre miracolo nuziale (Giovanni 2,1-1 1), né che fosse di ascendenze legate agli indigeni della Terrasanta, i cosiddetti “Cananei”, né che fosse un mercante, dato che nell’Antico Testamento il vocabolo era diventato sinonimo di “commerciante” (Proverbi 31,24).

La radice ebraica qan’an rimanda, infatti, alla "gelosia”, all’ardore “zelante” per una causa, ed era divenuto in greco “zelota”, titolo col quale anche lo storico giudaico filoromano Giuseppe Flavio (I secolo) designava i combattenti della resistenza antiromana. Pare che a creare questo movimento partigiano rivoluzionario fossero stati un certo Giuda il Galileo e un fariseo di nome Sadok. Essi si dichiaravano appunto “zelanti” nel difendere la religione, le leggi, le tradizioni e la libertà di Israele, riconoscendo come re solo il Signore.

Chi è stato pellegrino in Terrasanta avrà sicuramente visitato la fortezza di Masada sul Mar Morto e là avrà sentito narrare l’eroica storia di quegli zeloti che nel 73 d.C. decisero di darsi la morte pur di non cadere in mano all’esercito romano che li aveva a lungo assediati. Simone, perciò, aveva probabilmente alle spalle una militanza politica che aveva abbandonato per seguire colui che era, sì, venuto a portare una spada, ma di ben altro genere, destinata a creare una divisione tutta particolare, perché la sua era la via della nonviolenza e dell’amore. Una strada che anche l’ex zelota e ardente nazionalista Simone aveva imboccato, lasciando l’altro percorso segnato dalla lotta e dal sangue, sia pure per una causa alta e nobile.