IL “BATTESIMO”

Giovanni predicava: lo vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con Spirito Santo (Marco 1,8)



Alla base delle parole “battesimo”, “battezzare”, “Battista” c’è un duplice verbo greco affine: bàpto/baptizein, “immergere”.

Questi due termini, coi loro derivati (battesimo, Battista), risuonano nel Nuovo Testamento 116 volte. Tutte le culture religiose hanno adottato riti lustrali attraverso abluzioni con l’acqua. Anche il giudaismo contemporaneo di Gesù seguiva questa prassi che è attestata dalle vasche e dalle piscine di Qumran sulle rive del Mar Morto, sede di una famosa comunità ebraica antica della quale sono venuti alla luce nel 1947 i famosi manoscritti biblici e giudaici. Anche il Battista amministrava un “battesimo di penitenza”.

Questo rito, come riconosce lo stesso Giovanni, acquista una svolta col cristianesimo: non sarà solo l’immersione purificatrice dal peccato, ma sarà anche l’infusione dello Spirito divino, quindi di una nuova vita. Come nella nostra nascita abbiamo ricevuto il respiro della vita fisica, così nella rinascita battesimale riceviamo un altro respiro-spirito, quello della stessa vita di Dio. È per questo, allora, che noi invochiamo Dio con l’appellativo affettuoso usato dallo stesso Gesù, il Figlio di Dio: «Noi abbiamo ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Romani 8,15). E abba’era il titolo aramaico con cui i bambini interpellavano il loro “papà” o “babbo”.

Questo avviene perché nel battesimo si compie in noi un evento particolare che san Paolo descrive così: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti assieme a lui nella morte e, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Romani 6,3-4). Ci sono, quindi, due sepolcri paralleli tra loro. In quello di pietra entra Gesù morto; ma da esso esce risorto e glorioso. Nel sepolcro d’acqua del fonte battesimale entra l’uomo “vecchio” e morto per il peccato e rinasce come creatura nuova, purificata e dotata dello Spirito divino, segno di nuova vita.


La morte e risurrezione di Cristo si ripetono, dunque, in noi: «quanti siete battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo», continua Paolo (Galati 3,27). È per questo che il battesimo è sacramen to, perché in esso opera Dio stesso attraverso il Figlio suo ed è il primo sacramento perché è una nascita che dà l’avvio a una nuova vita. Essa è comune a tutti i battezzati perché è un unico dono divino. Come tutti siamo figli di Adamo nella nostra umanità, così siamo tutti figli di Dio attraverso il battesimo e, quindi, siamo tutti fratelli, sia nella fragilità della nostra umanità sia nella gloria della nostra filiazione adottiva: «Tutti noi siamo stati battezzati in un solo Spirito» (1 Corinzi 12,13). Per questo motivo il mandato che Cristo rivolge alla sua Chiesa, salutandola dopo la sua risurrezione, è esplicito: «Andate e fate discepoli tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (Matteo 28,19).



LE PAROLE PER CAPIRE

ADOZIONE - Per definire il nostro essere figli di Dio distinguendo dalla figliolanza divina di Cristo, san Paolo è ricorso al termine legale greco hyothesia, “adozione a figlio”. Cristo è «primogenito tra molti fratelli» (Romani 8,29); noi, invece, abbiamo ricevuto «uno spirito da figli adottivi» (8,15).

FIGLI DI DIO - Il titolo — a differenza di “Figlio di Dio”, riservato a Cristo — è nella Bibbia più generico ed è applicato agli angeli, a Israele, al re e ai cristiani. Al re davidico, ad esempio, Dio dice: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato» (Salmo 2,7). Dei cristiani san Giovanni dice: «Dio ha dato il potere di diventare figli di Dio» (1,12).