LA “LUCE”

La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce. ( Giovanni 3,19 )



«Dio disse: Sia lucel E la luce fu» (Genesi 1,3). Da questa irradiazione che squarcia la tenebra del nulla si dipana per tutta la Bibbia un filo luminoso che ne pervade tutte le pagine. «Dio è luce», dichiara san Giovanni nella sua Prima Lettera (1,5), svelando così un valore simbolico altissimo di questa realtà fisica. Cristo si presenta come «luce del mondo», mentre il celebre prologo del quarto Vangelo lo dipinge nel suo ingresso nella storia e nel mondo come «la luce vera che illumina ogni uomo». E a Nicodemo Gesù confermerà che «la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere» (Gv 3,19-20).

La luce è in tutte le religioni un simbolo divino perché riassume in sé due aspetti fondamentali di Dio: egli è trascendente, e la luce è appunto esterna a noi e ci supera; ma egli è anche presente nella storia umana e nella creazione, proprio come la luce che ci avvolge, ci riscalda, ci pervade e ci rivela. Per questo anche il fedele diventa luminoso: si pensi al volto di Mosè irradiato di luce, dopo essere stato in dialogo col Signore sulla vetta del Sinai. Anche il cristiano è invitato da Cristo (che sul monte della Trasfigurazione apparirà abbagliante di luce) a essere una lucerna posta sul lucerniere perché rischiari le tenebre circostanti: «Voi siete la luce del mondo... Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini» (Matteo 5,14-16).

Anche lo spazio e la storia umana sono intrisi di luce quando sono visitati da Dio. Pensiamo, ad esempio, all’era messianica cantata da Isaia: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in una terra tenebrosa una luce rifulse» (9,1). La terra è bagnata dalla luce simbolica di Dio, lo è soprattutto la città santa: «Alzati, Gerusalemme, rivestiti di luce, perché viene la luce, la gloria del Signore brilla su dite. Ecco, le tenebre ricoprono la terra e una nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su te risplende il Signore, la sua gloria rifulge su te. Allora i popoli cammineranno alla tua luce e i re allo splendore della tua aurora» (60,1-3).

In quest’ultima strofa isaiana. come in molte altre pagine bibliche, vediamo profilarsi il contrasto tra luce e tenebra. fl buio è la negazione dell’essere, della vita, del bene, della verità. Per questa ragione gli inferi, che sono l’antipodo della luce celeste, sono immersi nell’oscurità, sono «il paese delle tenebre e delle ombre mortali, il paese della caligine e dell’opacità, dell’oscurità e del caos, in cui la stessa luce è tenebra fonda» (Giobbe 10,2 1-22). Eppure lo sguardo di Dio riesce a perforare anche l’oscurità: «Nemmeno le tenebre per te sono oscure e la notte è chiara come il giorno, per te le tenebre sono come la luce» (Salmo 139,12).

La Gerusalemme celeste, meta ultima della storia, non avrà più né tenebra né luci come il sole e le lampade, perché su di essa sfolgorerà un nuovo sole e una nuova luce: «Non vi sarà più notte e non ci sarà più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli» (Apocalisse 22,5).



LE PAROLE PER CAPIRE

SINEDRIO - Termine greco che indica un “consesso” e che è stato adottato per designare il consiglio supremo che reggeva la comunità ebraica. Comprendeva 70 membri più il presidente, che era il sommo sacerdote in carica, I seggi erano divisi secondo tre classi: gli ex sommi sacerdoti e l’alto clero; gli “anziani”, ossia i capi politici; gli “scribi”, cioè i dottori della legge. Gesù fu processato davanti al Sinedrio, presieduto da Caifa. Nicodemo era probabilmente un sinedrita, così come lo era Giuseppe d’Arimatea.

SERPENTE - Considerato in Oriente un simbolo sessuale di fertilità, entra in scena nel racconto del peccato di Genesi 3, ove forse incarna l’idolatria, anche se poi il libro della Sapienza lo identificherà col diavolo, Il serpente di bronzo del deserto, un simbolo dell’efficada salvifica di Dio contro il veleno, diventa nel Vangelo di Giovanni un emblema di Cristo crodfisso che salva dal male.