LA “CROCE”

Condussero Gesù al luogo del Golgota, che signifìca luogo del cranio.., e lo crocifissero... Erano le nove del mattino quando lo crocjfissero.
( Marco 15,22.24-25 )



L'orribile esecuzione capitale per crocifissione, di origine orientale, fu ampiamente praticata dai Romani che la adottarono nei confronti degli schiavi e dei ribelli nelle province del loro impero. Anche in Israele ci fu un sovrano, Alessandro Ianneo (104-76 a.C.), che l’applicò contro 800 farisei crocifiggendoli davanti alle loro mogli e ai figli, mentre egli banchettava con le sue concubine. Di solito la croce consisteva in un palo infisso nel terreno (è per questo che negli Atti degli Apostolisi parla spesso di “legno”); l’asse laterale era portato sul luogo del supplizio dal condannato che veniva inchiodato su di esso e poi innalzato. Un sostegno reggeva il corpo così da prolungarne l’agonia, mentre un paletto posto sulla sommità mostrava il titolo giuridico della condanna (per Gesù esso ricordava il suo essersi arrogato la regalità ed era scritto in ebraico, la lingua locale, in greco, la lingua comune, e in latino, la lingua ufficiale).

Al di là dal racconto della crocifissione di Gesù, che gli evangelisti narrano tenendo conto del messaggio che essi vogliono comunicare (per Giovanni, ad esempio, la croce è già la sede regale della gloria pasquale di Cristo), è soprattutto san Paolo a esaltare il significato teologico della croce. Egli la vede come il segno fondamentale della fede cristiana, il vertice dell’Incarnazione: lassù, infatti, il Figlio di Dio si rivela pienamente uomo perché entra nell’abisso della morte. È per questo — dice l’Apostolo — che «la parola della croce è stoltezza» per coloro che non credono, e la predicazione di «Cristo crocifisso è scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei sia Greci, è potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Corinzi 1,18.23-24).

In questa luce la croce diventa motivo di gloria per il cristiano (Galati 6,14), nonostante sia un emblema così infame, simile ai nostri giorni a una sedia elettrica. Si delinea, perciò, sia in Paolo sia in Giovanni una particolare rilettura della croce. Essa è verticale e quindi unisce terra e cielo: si può, perciò, attraverso la crocifissione rappresentare già la vera meta della morte di Gesù, ossia la sua risurrezione. La Pasqua di Cristo è, così, descritta come un “innalzamento” sulla croce; l’ascensione del corpo martoriato di Gesù su quel legno è l”esaltazione” gloriosa pasquale, sorgente di redenzione e di salvezza per l’umanità.
Nel dialogo notturno con Nicodemo Gesù aveva appunto comparato la sua crocifissione all’innalzamento del serpente nel deserto e aveva concluso: «Così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Giovanni 3,14-15). E, poco prima della sua passione, aveva dichiarato: «Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Paolo, descrivendo in un inno la morte in croce di Cristo, segno estremo di umiliazione, affermava: «Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è sopra ogni altro nome» (Filippesi 2,9).
La via della croce diventa, allora, via di luce e «se qualcuno vuol venire dietro a Cristo, prenda ogni giorno la sua croce e lo segua» (Luca 9,23).



LE PAROLE PER CAPIRE

AZZIMI - Il vocabolo di origine greca significa “senza lievito”. Questi pani non lievitati (in ebraico mazzòt) davano il nome a una festa agricola che il libro dell’Esodo associa alla Pasqua. Le focacce cotte su lastre di pietra dai pastori diventano il simbolo della Pasqua ebraica e della sua novità di celebrazione, non più naturistica, ma storica. Il tema è raccolto anche da san Paolo: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete animi» (1 Cor 5,7).

PASQUA - Deriva dall’ebraico pésah, termine variamente interpretato (“oltrepassare”?) e riferito a una festa ebraica d’origine nomadica. Il rituale dell’agnello arrostito intatto nella sua ossatura, il sangue asperso sulle tende, il bastone da viaggio e i pani animi rimandano appunto a una cerimonia pastorale di transumanza. Per Israele, invece, sarà la festa storica della liberazione dall’oppressione e dal male.