"Economia"

Quanti possedevono campi o case li vendevano... e deponevano l'importo ai piedi degli apostoli, che lo distribuivano a ciascuno secondo il bisogno.
(Atti 4,34-35)



Può sembrare strano che ci interessiamo a una realtà a prima vista estranea dall’orizzonte religioso come l’economia. Certo, i teologi usano parlare di “economia della salvezza”, ma il vocabolo è assunto in senso metaforico, così come quando san Paolo definisce gli apostoli e i ministri del Vangelo come oikònomoi, “economi” dell’annunzio e della vita della Chiesa, «campo di Dio, edificio di Dio» (1 Corinzi 3,5.9). Noi, invece, intendiamo proprio rimandare al significato primario del termine “economia” che in greco significa “regola di gestione della casa” (oikja, “casa”; nòmos, “legge”). Il cristianesimo, infatti, ha al centro l’Incarnazione, per cui Dio e uomo sono profondamente uniti, come lo sono la storia e l’eterno, lo spazio e l’infinito.

Così, ci sono stati studiosi che si sono preoccupati di studiare le coordinate sociologiche entro cui si è svolta la storia dell’Israele biblico o quella del cristianesimo, adottando schemi interpretativi anche eterogenei (marxisti o liberali). Ricordiamo solo un’interessante Sociologia del cristianesimo primitivo, pubblicata nel 1979 dal tedesco Gerd Theissen (Queriniana 1987). Certo, la Bibbia rivela diversi modelli sociopolitici legati ai condizionamenti storici e alle varie istanze che si volevano testimoniare. È il caso dell’esperimento vissuto dalla comunità cristiana delle origini, esperimento esaltato da Luca negli Atti degli Apostoli.


Esso è definito come koinonfa, un termine greco che indica la “comunione fraterna” dei beni, una sorta di “comunismo” ideale, modellato sulla ripartizione degli averi tra tutti i membri della comunità secondo criteri di uguaglianza assoluta. Il punto di riferimento era l’appello del libro biblico del Deute ronomio: «Non vi sarà nessun bisognoso tra voi»; ma lo erano anche certe esperienze di condivisione dei beni presenti nel giudaismo (la comunità di Qumran sul Mar Morto) e nello stesso mondo pagano (pitagorici e stoici). Giustamente un amico di Marx, il pensatore tedesco Friedrich Engels, faceva notare che non era equiparabile questa prassi gerosolimitana alla proposta marxista, essendo differenti le motivazioni di fondo
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Alla base di questo progetto — che, tra l’altro, era possibile in una società ristretta ed economicamente semplificata — c’era, infatti, la fede comune nello stesso Dio, la cui paternità ci rende tutti figli suoi e tra noi fratelli. C’era il riconoscimento della necessità che tutti hanno della salvezza, per cui non esistono privilegiati, e c’era una relativizzazione dei beni materiali rispetto al valore supremo della giustizia e dell’amore.

Cristo aveva sul tema della politica e dell’economia ribadito a livello generale questi valori, senza proporre modelli concreti. Aveva, comunque, affermato la distinzione delle sfere nella celebre frase: «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Ma aveva ricordato col simbolo dell”immagine” che, se è vero che la moneta reca l”immagine” di Cesare e quindi ha una sua legittima autonomia, l’uomo rimane sempre “immagine” di Dio e non può essere piegato al servizio ultimo dell’economia o della politica. Per questo già i profeti avevano levata alta la loro voce di protesta contro le ingiustizie e così hanno fatto Cristo e la Chiesa (vedi l’Apocalisse).



LE PAROLE PER CAPIRE

KOINONÈA - Questa parola greca indica la “comunione” che intercorre tra alcune persone tra loro solidali. Nel Nuovo Testamento il vocabolo è usato secondo due dimensioni: da un lato, si esalta la koinonfa fraterna tra i cristiani di Gerusalemme (Atti 2,42) che mettevano in comune i loro beni; d’altro lato, è il segno della comunione con il corpo e il sangue di Cristo nell’Eucaristia (iCorinzi 10,16).

AGAPE - In greco è “amore” ed è la definizione stessa di Dio (1 Giovanni 4,8.16). È anche alla base del precetto cristiano dell’amore (Mt 22,37.39; Gv 13,34). Agàpe, a differenza del più comune vocabolo greco eros, indica l’amore di donazione. La parola verrà applicata anche al banchetto fraterno che accompagnava la celebrazione dell’Eucaristia.