LE “SCRITTURE”

Aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: «Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti...».
(Luca 24,45-46)



«Secondo le Scritture» è diventata un’espressione attraverso la quale si formula il nesso profondo tra il Primo e il Nuovo Testamento. Quest’ultimo, infatti, si è posto come la “pienezza” dell’antica alleanza tra Dio e Israele e, quindi, in continuità con le Scritture ebraiche che raccoglievano in sé la parola di Dio e la storia della salvezza vissuta da Israele. Con il termine greco grafè/grafai, “Scrittura/Scritture”, si ribadisce, allora, la fede nella parola di Dio rivelata al popoio ebraico. Nella tradizione successiva si adotterà il vocabolo, sempre di origine greca, “Bibbia”, così da indicare 73 “libri” che compongono i due Testamenti.

Nelle Scritture cristiane c’è, perciò, già la certezza che la “Legge, i Profeti e gli Scritti” (ossia i libri sapienziali) sono ispirati da Dio e sono rivelazione della sua volontà e del suo mistero. È ciò che afferma san Paolo: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato in ogni opera buona» (2 Timoteo 3,16). E san Pietro invita a «volgere l’attenzione ai profeti come a lampada che brilla in un luogo oscuro», ammonendo anche che «nessuna Scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, perché non da volontà umana fu recata mai una profezia, ma quegli uomini, mossi da Spirito Santo, parlarono da partedi Dio» (2 Pietro 1,19-21).

Ora, le “Scritture” bibliche sono citate nel Nuovo Testamento circa 350 volte, così da dimostrare la fede che in esse
avevano sia Cristo sia la Chiesa delle origini. Significativa al riguardo è la testimonianza di Matteo che nel suo Vangelo offre ben 63 citazioni esplicite dell’Antico o Primo Testamento, 10 delle quali sono introdotte da quella che viene detta “formula di compimento”: «Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta...» (si vedano in Matteo 1,3; 2,15; 2,18; 2,23; 4,15-16; 8,17; 12,18-21; 13,35; 21,5; 27,9-10). C’è, quindi, un legame intimo tra la vicenda di Cristo e l’annunzio profetico: è partendo dalla figura, dall’opera e dalle parole di Gesù di Nazaret che si comprendono le Scritture profetiche nel loro significato profondo.

E anche quando sembra che Matteo introduca una tensione tra la Scrittura antica e quella nuova, c’è sempre il desiderio di mostrare la continuità. È il caso delle cosiddette “sei antitesi” (Matteo 5,21-48) presenti nel Discorso iella Montagna: «È stato detto agli antichi... Ma io vi dico...». Certo, una novità è suggerita nel messaggio che Cristo propone riguardo all’amore, al matrimonio, ai giuramenti e così via; tuttavia essa è vista come lo sviluppo naturale dell’antico precetto. Gesù, dunque, assume il comandamento biblico, ne rifiuta l’interpretazione letteralistica o riduttiva e ne cerca l’anima autentica e profonda. È per questo che Cristo dichiara solennemente: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge oi Profeti; non sono venuto per abolire, ma per portare a pienezza... Chi osserverà e insegnerà agli uomini i precetti [della Scrittura] sarà considerato grande nel regno dei cieli» (Matteo 5,17.19).



LE PAROLE PER CAPIRE

KERYGMA - Questo vocabolo greco indica il primo e fondamentale “annunzio” cristiano, destinato a coloro che muovevano i primi passi nella fede. Il verbo sotteso keryssein designa, infatti, la predicazione di Cristo e degli apostoli. Al centro del kerygma di Gesù c’è il Regno di Dio e la conversione, mentre in quello dei suoi discepoli ci sarà soprattutto l’evento pasquale della sua morte e risurrezione.

ESPIAZIONE - Attraverso il sacrificio nell’Antico Testamento si otteneva la purificazione dal peccato che veniva “coperto” (il verbo ebraico kapper, “espiare”, aveva tale significato) e quindi reso invisibile a Dio e cancellato. Nel Nuovo Testamento la riconciliazione con Dio avviene attraverso il sangue di Cristo e la Chiesa riceve da lui il mandato di “rimettere i peccati”.