“SPIRITO SANTO”

Quando verrà il Consolatore, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza. (Giovanni 15,26)



È stato detto da un teologo che lo Spirito Santo, a differenza di quanto accade nell’Oriente cristiano, è una sorta di cenerentola nella teologia, nella liturgia e nella spiritualità occidentale. In questo c’è un fondo di verità che può essere superato attraverso il ricorso alle Scritture, partendo già dall’Antico Testamento, ove si ha la presenza dello “Spirito di Dio” che non è ancora la terza persona della Trinità cristiana ma è un’efficace manifestazione dell’azione creatrice divina che dà la vita: «Mandi il tuo Spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra» (Salmo 104,30).

Lo Spirito divino ha anche il compito di consacrare il Messia. «Su di lui», afferma Isaia in un famoso inno, «si poserà lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore». Lo Spirito diverrà la fonte della stessa profezia, come si confessa in un altro passo di Isaia che Cristo applicherà a sé stesso: «Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri» (61,1; Luca 4,18). Lo Spirito di Dio si effonderà nella pienezza dei tempi su tutto il popolo di Dio, come ricorderà anche san Pietro nel giorno della Pentecoste cristiana, sulla scia di un passo del profeta Gioele: «Io effonderò il mio Spirito sopra ogni uomo..., anche sopra schiavi e schiave effonderò il mio Spirito» (3,1-2; Atti 2,17-18).

In ebraico un unico vocabolo, rjìah, indica sia lo Spirito divino, sia lo spirito vitale umano e animale, sia il vento, e questa varietà si riflette anche nel tenni- ne greco pnéuma. Suggestive sono le parole di Cristo a Nicodemo, quando lo Spirito viene esaltato come la sorgente della nostra rinascita battesimale: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne e quello che è nato dallo Spirito è Spirito... Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,5-6.8).

Lo Spirito Santo è, quindi, il prindpio di quella vita divina che è inimessa nel battezzato così da renderlo fi glio di Dio, pronto a invocarlo come ahha, “babbo”, in un’intimità di vita simile a quella del Figlio Gesù Cristo. Si configura, così, nel Nuovo Testamento una presenza sempre più personale dello Spirito Santo, al punto tale da dar origine a formule “trinitarie” che appaiono in testi paolini e in quell’estremo mandato che il Risorto consegna alla Chiesa nella finale del Vangelo di Matteo: «Andate... e battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». L’evangelista Giovanni, proponendo ben cinque promesse dello Spirito Santo (o Paraclito) da parte di Gesù nei discorsi dell’ultima cena, ne aveva delineato la duplice missione. Da un lato, egli deve “ricordare”, cioè rendere sempre viva e operante la parola di Cristo all’interno della Chiesa, conducendola così alla verità piena.

D’altro lato, lo Spirito è accanto al fedele che subisce, come Cristo, il processo da parte del mondo ed è rifiutato e perseguitato. La sua sarà una presenza di “consolazione” e di conforto, di sostegno, perché egli saprà «convincere il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio» (Giovanni 16,8). È, questo, il grande evento di condanna del male del mondo.



LE PAROLE PER CAPIRE

PARACLITO - Termine greco usato nel Vangelo di Giovanni per denominare lo Spiri to Santo, Il significato primario è quello di “difensore, protettore”, soprattutto in sede processuale, quando il cristiano sarà perseguitato e in crisi. Significato derivato è quello di “consolatore”, perché lo Spirito Santo infonde fiducia nelle prove subite per il Vangelo.

PENTECOSTE - In greco indica la “cinquantesima” giornata dopo la Pasqua. In ebraico era detta Shavuòt, ossia la festa delle Settimane, perché appunto cadeva sette settimane dopo la Pasqua. In essa si celebrava il dono della Legge al Sinai e successivamente la “nuova alleanza” nello Spirito di Dio cantata dal profeta Geremia (31,31-34).