LA “PACE”

Cristo è la nostra pace, colui che dei due ha fatto un po polo solo, abbattendo il muro di separazione. (Efesini 2,14)



Il Regno di Dio non è questione di « cibo o di bevanda ma è giustizia, pace e gioia nello Spinto Santo»: così scriveva Paolo ai cristiani di Roma (14,17). Purtroppo, però, la storia umana è striata costantemente dal sangue di guerre e di violenze e la Bibbia, che è la rivelazione di Dio nella storia e sulla storia, non può non essere segnata dalle battaglie e dalle ingiustizie: ben 600 passi evocano guerre e uccisioni e 1.000 descrivono l’ira divina giudicatrice sul male perpetrato dall’umanità. Eppure il progetto divino, descritto nel capitolo 3 della Genesi comprendeva una triplice e perfetta armonia dell’uomo con Dio, con la natura e col proprio simile (la donna).

Anzi, la meta verso cui converge l’intero itinerario della storia è, per la Bibbia, la pace messianica, in ebraico shalòm (donde l’arabo salam), in greco eirène. Nel Talmud, il testo delle tradizioni giudaiche, si legge che «la pace è per il mondo quello che è il lievito per la pasta». La concezione dello shalòm è poliedrica, perché il vocabolo nella sua radice suppone qualcosa di ‘compiuto, perfetto” e, allora, la pace biblica comprende non solo l’assenza della guerra ma anche benessere, prosperità, giustizia, gioia, pienezza di vita. Come diceva il Salmo 85, «giustizia e pace si baceranno» (v. 11), e il filosofo ebreo olandese Baruch Spinoza affermava giustamente che «la pace non è assenza di guerra soltanto, è una virtù, uno stato d’animo che dispone alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia».

Emblematica in questo senso è la proclamazione angelica del Natale di Gesù: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Luca 2,14). Terra e cielo sono uniti in un’armonia d’amore, come aveva annunziato Isaia in quell’affresco in cui gli animali tra loro ostili si rappacificano con l’arrivo del re-Emmanuele messianico (11,6-8). Il volere della parola di Dio è, infatti, che tutti i popoli abbiano a «forgiare le loro spade in vomeri, le loro lance in falci e che un popolo non alzi più la spada contro un altro popolo e non si esercitino più nell’arte della guerra» (Isaia 2,4). Il re messianico per primo è colui che fa sparire carri e cavalleria, infrange l’arco di guerra e «annunzia pace a tutte le genti» (Zaccaria 9,10).

Nasce, così, una visione di pace universale che il Nuovo Testamento esalta in Cristo, «nostra pace, che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia..., per creare in sé stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due in un solo corpo... distruggendo in sé stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini» (Efesini 2,14-15). Cristo, dunque, è colui che abbatte le divisioni, sorgenti di odio e di conflitti. Egli, infatti, nel Discorso della montagna, non aveva esitato a invitare i suoi discepoli ad «amare i nemici e a pregare per i persecutori» (Matteo 5,43-45).

È, così, che la Chiesa diventa segno di unità e di pace tra i popoli, come appare nella scena di Pentecoste allorché in tutte le lingue e culture si cancella la divisione babelica (Atti 2; Genesi 11), e come si fa balenare per la meta ultima della storia umana, quando «una moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua» intonerà insieme l’inno della salvezza (Apocalisse 7) e tutti finalmente ascolteranno «ciò che dice il Signore Dio: egli parla di pace» (Salmo 85,9).



LE PAROLE PER CAPIRE

GERMOGLIO - Questo suggestivo simbolo vegetale è applicato — con vocaboli ebraici diversi — al re-Messia. Spunta dal tronco arido di lesse, il padre di Davide, simbolo della dinastia gerosolimitana (Isaia 11,1), diventa in Geremia «il germoglio giusto» (23,5; 33,15) e il profeta Zaccaria lo usa come nome proprio simbolico del sovrano messianico futuro (3,8).

GIUDA - È il quarto figlio che il patriarca Giacobbe ebbe dalla prima moglie ha. Egli dette il nome alla tribù dalla quale discendettero sia Davide sia lo stesso Gesù. Per questo il regno meridionale ebraico fu chiamato “di Giuda”, anche perché la tribù più importante era appunto quella di Giuda: essa abitava la Giudea, la regione ove era situata la capitale Gerusalemme.