La "Sapienza"

A chi è privo di senno la Sapienza dice: «Abbandonate la stoltezza e vivrete, andate dritti sulla via dell'intelligenza». (Proverbi 9, 4-6)



Nella classificazione tradizionale dei libri dell’Antico Testamento, accanto alla Legge e ai Libri storiti e ai Profeti si configura un settenario di “libri sapienziali” (Giobbe, Salmi, Proverbi, Qohelet, Cantico, Sapienza, Siracide). Ora, la “sapienza” è una forma di riflessione di taglio filosofico-sperimentale, dotata di generi, espressioni e stili letterari, che era fiorita in tutto l’antico Vicino Oriente e che aveva prodotto molti testi di grande suggestione. In Israele era stata introdotta con Salomone, considerato come l’archetipo e l’emblema della sapienza israelitica (si veda iRe 5,9-14), tant’è vero che a lui furono attribuite anche opere sapienziali posteriori come il Cantico o la Sapienza.

La riflessione sapienziale ha al centro non solo l’ebreo ma l’uomo in quanto tale, ha-’adam in ebraico, còlto nelle sue tre relazioni fondamentali: verso Dio, verso il prossimo, verso il creato (significativi, al riguardo, sono i capitoli 2-3 della Genesi). Si ha una sapienza che s’interroga sul valore ultimo dell’esistenza: «Quale vantaggio ticava l’uomo dalla fatica con cui s’affatica sotto il sole?» (Qohelet 1,3). In essa emergono anche le contraddizioni dell’esistenza, lo scandalo del male, il silenzio di Dio: si pensi alla-figura di Giobbe e al suo contrasto con i suoi amici sapienti. Costoro incarnano un’altra sapienza, che ha radici anche popolari e che vede la storia retta da una legge, quella della retribuzione, ritmata sui binomi delitto- castigo e giustizia-premio, così da armonizzare la realtà in nome di Dio e della sua giustizia. La sapienza è, però, anche una categoria “teologica”: essa, cioè, serve a spiegare Dio soprattutto nella sua veste di creatore.

Significativo è l’inno che la Sapienza divina personificata intona nel capitolo 8 del libro dei Proverbi (vv. 22-31). Essa si presenta come derivante da Dio stesso e come un “architetto” teso alla sua opera, che è la creazione del mondo. Per questo il creato reca in sé un’impronta della Sapienza e rivela una sua armonia; ma l’uomo saggio è l’espressione più alta di questa opera creatrice della Sapienza divina. Certo, nella sua libertà egli può anche perdere questo dono ed ecco apparire sulla scena lo “stolto” che condensa in sé l’antitesi della saggezza (un notevole contrasto tra Sapienza e follia è “sceneggiato” in Proverbi 9,1-6.13-18).


Nel Nuovo Testamento la sapienza in greco sophia è una qualità divina applicata a Cristo che è «potenza e sapienza di Dio» (1Corinzi 1,24). La Sapienza divina, cantata dai Proverbi diventa così la base per definire Cristo nella sua funzione di creatore e di redentore di tutto l’essere: «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui...» (si legga l’inno di Colossesi 1,15-20). La sapienza, realtà propria del Padre, è così partecipata anche al Figlio. Il circolo trinitario sarà chiuso dalla tradizione cristiana che, sulla base del dono della sapienza e dell’intelligenza offerto dallo Spirito di Dio (Isaia 11,2), applicherà anche allo Spirito Santo una qualifica sapienziale: lo Spirito crea e dà vita (Salmo 104,30). Si ha, così, con la sola nozione di “sapienza”, la possibilità di parlare della Trinità e della sua azione nel mondo e nella storia.



LE PAROLE PER CAPIRE

SOPHIA - È il termine greco per indicare la “sapienza”. Pur confrontandosi con la sapienza filosofica greca, il vocabolo acquista nel Nuovo Testamento un valore teologico e sarà adottato per definire sia la figura di Cristo sia quella dello Spirito Santo. Nella tradizione cristiana posteriore avrà anche un’applicazione mariana (Maria, “sede della sapienza”).

STOLTO - Termine antitetico a “sapiente”,
nel linguaggio sapienziale biblico acquista un valore anche religioso. Egli è colui che sceglie un comportamento etico alternativo rispetto alla proposta divina (Salmo 36,2), al punto tale da essere un negatore di Dio e della sua presenza nella storia: «Lo stolto pensa: Non c’è Dio» (Salmo 14,1)