IL “MATRIMONIO”

Voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei. (Efesini 5,25)



Dio creò l’uomo a sua immagine, « a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò» (Genesi 1,27). L’”immagine” di Dio si riflette nella bipolarità sessuale: attraverso la sua fecondità generativa, la coppia continua la creazione e quindi collabora col Creatore nel far procedere la storia della salvezza. La vicenda matrimoniale nella sua forma esemplare e archetipica è tratteggiata nel capitolo 2 della Genesi, quel testo a cui rimanderà anche Gesù nella sua visione dell’amore nuziale: l’uomo si sente incompleto, privo di un aiuto che gli sia kenegdò, in ebraico “che gli stia di fronte”, in un dialogo paritario. Ecco, allora, la creazione della donna che partecipa della stessa realtà dell’uomo rappresentata simbolicamente dalla costola, ossia dalla medesima carne, come dice il bel canto d’amore di 2,23: «Questa volta essa è carne dalla mia carne, e osso dalle mie ossa».

Non per nulla i due nomi in ebraico hanno la stessa origine: ‘ish, “uomo”, al maschile, e ‘isshah, “donna”, al femmmile. «L’uomo abbandona suo padre e sua madre e i due sono una carne sola» (2,24). Siamo di fronte al matrimonio nella sua anima profonda di unità di vita e d’amore. Naturalmente la legislazione biblica successiva registrerà anche i fallimenti di questo modello, introdurrà norme sulla dote (il mohar), sul divorzio (Deuteronomio 24,1-4), sull’adulterio e così via. Ma resterà sempre vivo quel progetto ideale divino, vera stella polare a cui riferirsi.

Significativo è, al riguardo, il Cantico dei cantici che esalta l’amore nella sua bellezza legata alla passione, all’eros, al sentimento, ma anche nella sua reciprocità totale di donazione: «11 mio amato è mio e io sono sua», dice la donna protagonista con l’uomo di questo poemetto; «io sono del mio amato e il mio amato è mio» (2,16; 6,3). Anche la profezia ricorrerà al simbolismo matrimoniale per celebrare l’alleanza che intercorre tra il Signore e il suo popolo: «Così dice il Signore: mi ricordo di te, dell’affetto della tua giovinezza, dell’amore al tempo del tuo fidanzamento, quando mi seguivi nel deserto...» (Geremia 2,2; vedi Osea 2).

È a questo modello alto che rimanda Cristo nei passi ove parla del matrimonio che egli vede come una donazione totale, assoluta ed eterna nello spirito primordiale della Genesi. In questa luce egli esclude il ripudio-divorzio: «Io vi dico: chiunque ripudia sua moglie — eccetto il caso di pornéia — la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata commette adulterio» (Matteo 5,32;19,9). L’eccezione che viene introdotta è probabilmente legata alla prassi della Chiesa di Matteo e per alcuni riguarderebbe il concubinato (e non sarebbe in questo caso un’eccezione in senso stretto), oppure certe forme matrimoniali vietate dalla tradizione giudaica (come le nozze tra consanguinei). Rimane, comunque, ferma nel messaggio di Gesù la concezione indissolubile del matrimonio cristiano.

È in questa prospettiva che esso diventa un segno efficace del Vamore di Dio che si dona. San Paolo, che delinea a più riprese la relazione marito-moglie (spesso riflettendo il diritto e la cultura del tempo), non ha esitazione nel trasformare il matrimonio in un grande simbolo cristologico ed ecclesiologico. È ciò che avviene in Efesini 5,25-33, ove la donazione piena d’amore tra i due è messa in parallelo a quella tra Cristo e la Chiesa. La conclusione è significativa: «Questo mistero [nuzialej è grande: Io dico per Cristo e per la Chiesa». La parola “mistero” nella versione latina di san Girolamo era tradotta con sacramentum e così il passo divenne un’affermazione sulla sacramentalità del matrimonio che è, comunque, espressa implicitamente nella pagina paolina.



LE PAROLE PER CAPIRE

SERVIRE - Il verbo, oltre all’accezione comune che parla di servitù, servizio e persino sdiiavitù, ha nella Bibbia un altro significato più alto: rimanda, infatti, all’atto di culto (“servizio religioso”), all’adesione fedele ai comandamenti del Signore (si legga Giosuè 24, ove il verbo “servire” risuona 14 volte). “Servo del Signore” diventa, allora, un titolo onorifico che è applicato anche al Messia e allo stesso Cristo.

SCANDALO - In greco skandalon, indica l”inciampo” che fa cadere chi sta camminando. In senso morale è la realtà che tenta al male o che genera sconcerto interiore. Per questo Gesù condanna aspramente chi “scandalizza” coscientemente (Matteo 18,6-9), ma sa anche di essere lui stesso principio di scandalo per chi deforma il suo messaggio (Giovanni 6,61).