Non è vuoto il cielo di Dio

 
Lo scrittore cristiano africano Tertulliano (II sec.), che è stato il primo commentatore del Padre Nostro con la sua opera De oratione dominica, affermava che questa preghiera è il breviarium totius evangelii cioè la sintesi di tutto il Vangelo. Nell’ultima nostra puntata avevamo evocato la sua presenza nella storia della musica, una presenza non particolarmente esaltante.
Tuttavia ai nostri giorni il Padre Nostro si è curiosamente ripresentato anche nella musica popolare.
Così, nel 1997 il cantante Enrico Ruggeri ha proposto ai FestivaI di Sanremo per gli O.RO. un suo Padre Nostro, ripreso nell’album L’isola dei tesori (1955).
Nel 1999 Cliff Richard, considerato la risposta europea a Elvis Presley, da alcuni anni sulla breccia con almeno 60 album e 250 milioni di copie vendute, ha presentato un Padre Nostro sulle note di una melodia tradizionale scozzese, il Walzer delle candele. Un Pater Noster famoso è quello cantato da Giovanni Paolo II in gregoriano e proposto in compact disc nei 1999 dalla Radio Vaticana e dagli Audiovisivi San Paolo col titolo Abba’ Pater.
Ma lasciamo da parte la musica e tra le mille riprese, commenti e meditazioni intessute sulla preghiera di Gesù, cerchiamo solo
due testimonianze antitetiche tra loro. Non è mancato, infatti, chi ha sbeffeggiato il Padre Nostro, come ha fatto il poeta francese Jacques Prévert che nelle sue Parole (1946) ha composto una parodia che cominciava così: «Padre nostro che sei nei cieli, restaci ».
Ma terribile e disperata (più che blasfema) è la ripresa che Ernest Hemingway, il famoso scrittore americano morto suicida nel 1961, ha fatto di questa preghiera nel 1938 nei suoi Quarantanove racconti (Mondadori 1966), sostituendo a ogni parola importante del testo di Gesù il vocabolo spagnolo Nada cioè ‘Nulla”. Ecco questa tragica invocazione al Dio del nulla, che è in realtà un lugubre lamento sul fallimento dell’uomo. «O Nada nostro che sei nel Nada, sia Nada il tuo nome, Nada il regno tuo e sia Nada la tua volontà così in Nada come in Nada.
Dacci oggi il nostro Nada quotidiano e nada a noi i nostri Nada come noi li nadiamo ai nostri Nada e non nadare noi in Nada, ma liberaci dal Nada».
A questa estrema implorazione senza speranza modellata sulla preghiera della fiducia, com’è per eccellenza il Padre Nostro, opponiamo qualche battuta della rielaborazione fatta dal teologo Karl Rahner nel libro Necessità e benedizione della preghiera (Queriniana 1994).
«Padre Nostro che sei nei cieli del mio cuore, anche se esso sembra un inferno. Sia santificato il tuo nome, sia invocato nel silenzio mortale del mio perplesso ammutolire. Venga a noi il tuo regno, quando tutto ci abbandona. Sia fatta la tua volontà, anche se ci uccide, perché essa è la vita e ciò che in terra sembra la fine in cielo è invece l’inizio della tua vita. Liberaci da noi stessi, liberaci in te, nella tua libertà e nella tua vita».