Dieci parole per tutti gli uomini
 
  
«Esistono da seimila anni, nessuno li ha posti in discussione e, nonostante ciò, da migliaia d’anni ogni giorno noi nuovamente li infrangiamo». Così il regista polacco Krzysztof Kieslowsky spiegava la ragione che l’aveva spinto a dedicare a ciascuno dei dieci comandamenti del Decalogo un film di un’ora, creando in tal modo un’intensa e sorprendente attualizzazione di una delle pagine più celebri e più alte della Bibbia. Al di là dell’errore di datazione (l’esodo d’Israele dall’Egitto e la marcia nel Sinai, luogo della rivelazione del Decalogo a Mosè, sono probabilmente da collocare attorno al 1200 a.C.), la dichiarazione del regista esprime bene l’universalità di questi precetti.

Egli, infatti, continuava così: «I comandamenti non sono tanto le leggi fondamentali della religione cristiana (o ebraica) ma dieci affermazioni ben concepite in cui concordano tutti gli uomini indipendentemente dal luogo, dalle tradizioni, dalla conoscenza o meno dei comandamenti».

Un noto musicista tedesco, Carl Orff (1895-1982), autore del Carmina burana, ribadisce:
«Io non sento il Decalogo come antico ma soltanto come valido. Ciò che è legato al proprio tempo cade, la forza spirituale perdura». E a proposito di musica, non dimentichiamo che a soli 11 anni Mozart compose un testo musicale intitolato Die Schuldigkeit des ersten Gebotes (K 35), cioè “II dovere del primo comandamento”, prima parte di un oratorio che verrà eseguito nel 1767.

Dedichiamo, allora, anche noi un po' di spazio a queste “dieci parole: tale, infatti, è il valore del vocabolo greco “Decalogo” con cui sono stati chiamati i precetti che solennemente vengono rivelati a Mosè dalla vetta del Sinai e che la Bibbia ci offre in due redazioni (Esodo 20 e Deuteronomio 5) e varie citazioni, tra le quali una anche di Gesù (Matteo 19,18-19). Essi incarnano la Legge suprema e trascendente. Persino coloro che, come io scrittore francese André Gide nei Nutrimenti terreni (1897), reagiranno a queste lapidi incise nella Storia perché “indolenziscono l’anima”, non potranno non riconoscere la potenza “lapidaria” e la forza ordinatrice e sovvertitrice.

Se Cristo al dottore della legge che gli chiede di indicargli la via della vita eterna replica con un deciso: «Tu conosci i comandamenti», Lutero in una delle lezioni del suo Catechismo insegnerà:
«Non c’è specchio migliore in cui tu possa vedere quello di cui hai bisogno se non appunto i dieci comandamenti nei quali tu trovi ciò che ti manca e ciò che devi cercare». Riprendiamo, allora, in mano questa pagina bella e buona che per molti è forse solo un pallido ricordo “catechistico” dell’adolescenza sul quale si è steso il velo dell’oblio e dell’infedeltà.