Precetti incisi dal dito di Dio
 
  
« Tu certo devi averlo sentito / con « ferro e fuoco scavare la pietra, / perché mai più sulla terra qualcuno / solo scalfire potesse quei segni. / No, non poteva che essere lui, / che ti erompeva da dentro il cuore».

Così David M. Turoldo cantava quel giorno in cui il Signore - colui che era visibile solo di spalle perché la luce dei suo volto era accecante - aveva inciso sulla pietra il Decalogo, parole intoccabili ed eterne.

Un famoso teologo, martire in un lager nazista nel 1945, Dietrich Bonhoeffer, nel suo scritto Memoria e fedeltà aveva descritto così quel momento fondamentale per la storia di Israele e dell’umanità: « Il Decalogo è una parola dinanzi alla quale la terra sussulta e gli elementi sono sconvolti. Rivelazione di Dio nella solitudine di una cima fumante. Non è Mosè a dare quei precetti, ma è Dio che li dà; non è Mosè a scriverli, ma è Dio che li scrive col suo dito in tavole di pietra. " E non aggiunse altro" (Deuteronomio 5,22)».

Proprio in questa cornice trascendente ci fa comprendere che il Decalogo, pur accogliendo le componenti capitali della legge naturale che è in ogni essere umano, è perla Bibbia frutto di una rivelazione divina, è espressione di una morale religiosa che ingloba e conduce a pienezza la natura umana, la legge interiore della coscienza.
E ciò che è ben visibile nel primo comandamento, così importante da aver ben tre formulazioni.

La prima è di tipo teologico: «Non ci siano per te altri dèi di fronte a me» (Esodo 20,3). E ciò che prodama anche un altro passo biblico, chiamato Shema’dalla prima parola ebraica e recitato ogni giorno dall’ebreo fedele: «Ascolta, Israele! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze» (Deuteronomio 6,4-5).
Lutero nel suo Catechismo giustamente commentava il comandamento in questo modo:
«Avere un solo Dio significa avere ciò a cui il cuore si abbandona totalmente».

La seconda formulazione è di taglio pastorale, ossia è orientata verso scelte religiose concrete: è l’appello a spazzar via gli idoli, le statue e le immagini dei Signore Dio capaci di generare idolatria o magia (Esodo 20,4).
II Dio vero non è Imprigionabile in un oggetto o in uno spazio. Egli è solo voce, parola, presenza efficace e personale. Mosè ripeterà: «il Signore vi parlò dal fuoco: voi udivate il suono delle parole ma non vedevate nessuna figura, solo una voce udivate» (Deuteronomio 4,12).

La terza formulazione è di tipo cultico, liturgico: «Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai» (Esodo 20,5). Come si dice subito dopo, il Signore è un «Dio geloso», che non vuole spartire con nessun altro l’amore e il legame con il suo popolo. Atto d’accusa contro ogni idolatria, contro ogni degenerazione religiosa, contro ogni superstizione, il primo comandamento è l’affermazione di un vincolo personale ed esclusivo d’amore tra Dio e l’umanità.