Il Messia cavalca un'asina
 
  
Quando da Gerusalemme si scende verso est per recarsi al santuario della visitazione di Maria a Elisabetta, situato nel villaggio di Am Karim, si intravede sulla sinistra un edificio moderno, collocato su un’altura.
È l’Hadassah Medical Center, un importante complesso ospedaliero israeliano.

Talora alcuni gruppi di pellegrini puntano anche verso questo centro medico per visitarne la sinagoga.
Essa, infatti, è abbellita da dodici stupendi vetrate ideate dal famoso pittore franco-russo Marc Chagall, che era di stirpe e di religione ebraica.

Ora, ciascuna di quelle scene, fitte di simboli e di colori, delinea il profilo delle 12 tribù di Israele e i soggetti sono stati scelti tenendo conto di una pagina poetica di forte suggestione, le cosiddette «benedizioni di Giacobbe» conservate in Genesi 49.
Il patriarca biblico alle soglie della morte pronunzia, infatti, una specie di testamento, i cui contenuti saranno ripresi anche da Mosè in un’analoga «benedizione» (Deuteronomio 33).
Si ha come uno sguardo panoramico sul futuro destino delle tribù che i figli di Giacobbe genereranno.

In realtà, così come sono costruite, queste benedizioni sono “commemorative”, cioè sono raffigurazioni della situazione posteriore di Israele al tempo della monarchia, perciò molti secoli dopoi patriarchi. Poste in bocca a Giacobbe, vengono messe al futuro e considerate un preannunzio dei destino delle singole tribù. Tra esse una posizione di prestigio è naturalmente riservata a Giuda, la tribù dalla quale discenderanno Davide ela sua dinastia (49,8-12). Ed è altrettanto naturale che questo passo sia stato riletto in chiave messianica dalla tradizione giudaica e cristiana.

Le inunagmi usate sembrano appunto evocare l’atmosfera messianica gloriosa, contrassegnata da una straordinaria prosperità agricola, simboleggiata dal vino e dal latte abbondanti e dall’asino, l’animale del lavoro nei campi.
In particolare il versetto 10, piuttosto oscuro nell’originale ebraico e che probabilmente esalta solo la regalità duratura e il primato di Giuda (lo scettro e il tributo sono simboli regali), è stato riletto liberamente in chiave messianica dalla versione latina della Bibbia, la Vulgata di San Girolamo.

Nell’originale si ha più o meno questa dichiarazione:
«Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché sia portato il tributo a lui e sua sia l’obbedienza dei popoli».
Nella resa di san Girolamo, cara alla liturgia cristiana d’Avvento, si ha invece:
«Non sarà tolto lo scettro a Giuda... finché verrà Colui che dev’essere inviato».
E per i cristiani l’Inviato per eccellenza dal Padre, come spesso si afferma soprattutto nel Vangelo di Giovanni, è Cristo.
E l’asino diventa, allora, la cavalcatura del Messia, come già aveva cantato ii profeta Zaccaria (9,9), ripreso da Matteo (21,7) per l’ingresso di Gesù in Gerusalemme.