LA VISIONE DI ZACCARIA


«No es sueno la vida. Alerta./Alerta, alerta», «la vita « non è sogno. Sveglia. / Sveglia, sveglia». Così cantava il poeta spagnolo Federico Garcfa Lorca (1898-1936) reagendo all’altro grande spagnolo Calderòn de la Barca (1600-1681) che aveva scritto un dramma intitolandolo La vita è sogno. Nell’ultima puntata della nostra rubrica ci siamo mcamminati sulla via dei sogni biblici e, in pratica, abbiamo dato ragione a entrambi questi poeti nonostante l’evidente antitesi della loro concezione.
Per la Bibbia il sogno è un modo simbolico per spiegare il senso profondo della vita alla luce di Dio: quindi, la vita è un sogno divino. Ma dev’essere vissuta nella veglia, cioè nella consapevolezza che l’immagine è una lezione per la realtà, per l’attenzione e l’azione (non per nulla Gesù ripete di star svegli e vigilare). Noi ora vorremmo invitare i nostri lettori a prendere in mano la loro Bibbia, a cercare uno dei profeti minori (è il penultimo della sequenza), Zaccaria, e a leggere i capitoli 1-6.
Scopriranno una specie di filmato surreale nel quale scorrono otto visioni fantasmagoriche che — per quanto si è appena detto — sotto il velo delle immagini spesso clamorose, nascondono un appello a Israele immerso nelle contraddizioni e nei drammi della storia. Io mi fermerò brevemente sulla sesta (5,1-4) e settima visione (5,5-11) perché — di là dell’apparente oscurità — offrono un’amara e realistica lettura del mondo
in cui viviamo.
«Alzai gli occhi ed ecco un rotolo che volava... L’angelo mi spiegò: È una maledizione che si sta diffondendo su tutta la terra. Ogni ladro sarà punito ed espulso come questo rotolo». Le parole scritte sul rotolo volante non sono festose, le righe parlano di maledizione. Su un lato si maledicono i ladri, sull’altro gli spergiuri. I delitti finora impuniti vengono denunziati e giudicati nel libro della vita tenuto da Dio. Ma non abbiamo il tempo di seguire il volo del rotolo che subito si presenta la settima sorprendente visione.
«L’angelo mi disse: Alza gli occhi e vedi ciò che appare. Domandai: Cosa? Rispose: un moggio. Così grande è la corruzione su tutta la terra! Fu alzato il coperchio di piombo ed ecco all’interno una donna. Disse: È la malvagità!». Il moggio, unità di misura dei cereali, è descritto in ebraico come capace di un’efa, cioè 36 litri (contro i normali 22 dei moggi agricoli). Si tratta, dunque, di una grande anfora, una specie di vaso di Pandora. Infatti, sbloccato il coperchio, ecco uscir fuori una donna, il cui nome è Malvagità. E lei, purtroppo, la grande signora della storia, la sua presenza seducente conquista tutta la terra. La speranza è nel coperchio di piombo che Dio solo può levare e risigillare.
Ancora una volta appare — anche sotto il velo del sogno visionario — che cosa sia la vera profezia. Essa non è né magia né preveggenza parapsicologica, ma un dono divino di interpretazione della realtà sotto l’involucro superficiale che rivela alla “vista” fisica e razionale. È per questo che si usa la “visione”, che è uno sguardo che perfora la superficie e penetra in profondità scoprendo il mistero della vita e dell’essere. Ed è per questo che il profeta è chiamato anche “il Veggente”.