I DUE VOLTI DELL'ATTESA


Dio, tu hai scelto di farti attendere tutto il tempo « di un Avvento. Io non amo attendere. Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell’istante...». Così pregava un autore spirituale contemporaneo francese, Jean Debruynne, evocando l’Avvento che stiamo iniziando.
Nella Bibbia l’attesa ha sostanzialmente due volti: nell’Antico Testamento ha i tratti del Messia, nel Nuovo quelli della piena e perfetta redenzione, quando Cristo verrà nella gloria perché «Dio sia tutto in tutti» (1 Corinzi 15,28). Una delle figure capitali per alimentare la speranza messianica è stato il profeta Isaia. Vissuto nell ‘VIII sec. a.C., ci ha lasciato un testo nel quale sono confluiti gli scritti di altri profeti anonimi a lui posteriori. Le pagine, comunque, che sono riconosciute come opera sua, sono di grande bellezza poetica, al punto tale che c’è stato chi ha considerato Isaia come il Dante della poesia ebraica biblica.
Per il tema messianico sono fondamentali alcuni testi racchiusi tra i capitoli 7-12 della sua raccolta di oracoli profetici: essi sono convenzionalmente chiamati “il libro dell’Emmanuele”, dal nome del protagonista, una figura regale, il cui significato è «Dio-con-noi». In queste domeniche di Avvento cercheremo di illustrare alcuni di quei testi che partono proprio con l’annunzio della nascita di questo Emmanuele. Si tratta di un versetto esaltato dal Nuovo Testamento, che vi ha visto i tratti della venuta al mondo di Gesù Cristo.
Si legge in Isaia 7,14: «Ecco una ‘almah concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele». La versione greca antica della Bibbia e la tradizione cristiana — a partire da Matteo
(1,23) — hanno tradotto il vocabolo ebraico ‘almah con parthénos, cioè “vergine”. Di per sé il termine rimanda solo a una “giovane donna”. Forse Isaia alludeva alla moglie del sovrano di allora, Ezechia, una guida saggia e giusta del suo popolo.
La lettura cristiana intuirà invece nei lineamenti di quel bambino la fisionomia del re messianico perfetto, il “Dio-con-noi” per eccellenza, cioè Cristo. È per questo che Isaia apparirà accanto a Maria e al Bambino mentre indica una stella in un affresco dcliii sec. presente nelle catacombe romane di Priscilla. È per questo che egli sarà presente nell’anta sinistra del polittico dell’altare di Isenheim, dipinto da un grande pittore, Mathias Grùnevald nel 1513-15 (il soggetto è anche qui la scena dell’Annunciazione a Maria). È per questo che Isaia dominerà in tante raffigurazioni di molti artisti in chiese celebri e modeste, come cantore della speranza messianica.